LETTERATURA: Il piccolo Oro e la Morte
20 Febbraio 2020
di Bartolomeo Di Monaco
“Storie del piccolo Oro” è un libriccino che contiene racconti che nacquero quando i miei tre figli erano ancora bambini.
Stavo seduto nel lettone matrimoniale con la schiena appoggiata al cuscino e le gambe sotto le coperte; un foglio ed un lapis in mano. Davanti a me loro a colloquiare e a suggerire. Narravo a voce alta e scrivevo, poi mi fermavo ad un tratto e domandavo come dovessi proseguire. Chi suggeriva una cosa, chi l’altra, poi proponevo una scelta e si proseguiva fino alla prossima interruzione. Ne scrissi molte di più, ma il libriccino ne contiene soltanto 8, illustrate dalla brava Eva Scognamiglio. La copertina ritrae all’incirca il volto di mio figlio Stefano, che fino ad una certa età dell’infanzia ebbe i capelli biondi, ed è infatti pensando a lui (birichino ma già buono sin da quel tempo) che ho preso ispirazione per il personaggio. Oro è il bambino eterno (dunque è presente anche oggi) che Dio ha inviato sulla Terra per proteggere il bene dal male. Laddove si sta per compiere il male, ecco che lui interviene e tutto si risolve in gioia e felicità.
In uno di questi racconti, intitolato “La nera signora”, Oro incontra la morte. Questo è il dialogo che avviene tra i due:
“(…)
Così Oro si sciolse nell’aria e cominciò a percorrere gli stretti sentieri che lo avrebbero condotto al regno della nera signora.
Quale meraviglia, allorché vi giunse!
Davanti a lui si estendeva un bellissimo mare azzurro; sulla spiaggia, dove il bimbo si trovava, non c’era anima viva.
Si avvicinò ad uno degli scogli; vi salì, e contemplò la luminosità del cielo, il cui colore si confondeva con quello del mare.
Guardava incantato le morbide onde frangersi sulla riva, urtare contro lo scoglio.
Ma intuiva il bimbo che qualcosa di insolito era in quel paesaggio.
Non riusciva però a capire.
Fu il grande silenzio che dominava quella regione a svelare il mistero.
Per quanto vi ponesse la massima attenzione, infatti, Oro si accorse che su quella spiaggia non esistevano rumori; il mare pur muovendosi, le onde pur frangendosi contro la riva, non emettevano alcun suono; muti anche i passi del bimbo, come pure i sassi scagliati nell’acqua.
Vide apparire la morte.
Comparve nell’aria, giunta da uno dei suoi tanti viaggi; la macchia nera, prima informe, prese a poco a poco le sembianze di lei; dritta si stagliò di fronte al mare.
Non scorse il bimbo; passeggiò come stanca, preoccupata, l’andatura era lenta, incerta; ogni tanto, fermandosi, volgeva lo sguardo intorno.
Fu in occasione di una di queste soste che i suoi occhi incontrarono sullo scoglio lo sguardo di Oro.
Fu un sussulto per la nera signora, una visita straordinaria quella di lui, unica da quando esisteva la vita.
Un’agitazione incontrollabile s’impadronì di lei; corse incontro al bimbo quasi furente, dopo un primo momento di meraviglia.
Ma Oro conosceva bene la morte.
Si drizzò sullo scoglio e venne la nera signora a lui con passo lento, smorzato, gli occhi fattisi supplicanti.
«Sono venuto per alleviare la tua pena; » incominciò Oro «sappi infatti che sulla Terra, dopo quel tuo gesto memorabile, ora vi è un luogo dove regna l’amore tra gli uomini. »
«So di non essere amata nel mondo, al contrario di te, che tutti rimpiangono. »
Mostrò al bimbo, in un’apparizione che ricoprì tutto il cielo, gli innumerevoli spazi dell’universo e le molte vite del cui destino era strumento terribile.
«Da qui controllo tutta la vita del creato e vengo a conoscenza, per impulso di Dio, dell’essere che deve tornare a Lui. »
Camminarono insieme per un lungo tratto in riva al mare.
«Non è brutto morire, come tutti credono, e tu » disse la morte «dovresti insegnare anche questo agli uomini perché, anziché odiarmi, mi amino. Credi che non abbia anch’io bisogno di amore? »
Guardava il bimbo negli occhi così intensamente che Oro ne rimase molto turbato; si sentì in colpa verso di lei che, creduta inflessibile e fredda, in realtà trascorreva la sua eternità nel continuo dolore.
In quel luogo non scendeva mai la sera; Oro se ne accorse, e poté osservare che dove regna la morte, regna sempre anche la luce.”.
(…)
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Il libro qui.
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