LETTERATURA: Io, un eremita scrittore
8 Dicembre 2019
di Bartolomeo Di Monaco
Da piccolo piangevo se mi mandavano all’asilo, ho pianto nei primi due anni delle scuole elementari e, più grandicello, alle colonie. Non volevo staccarmi da casa. Non so se perché sentissi la mancanza di mia madre o della intimità che respiravo tra le quattro mura domestiche, grazie alla quale tutto era consueto e amico. Poi, finiti gli studi e arrivato il lavoro (a quei tempi non era difficile trovarne), ho scoperto una intraprendenza che mi era stata fino ad allora del tutto ignota, conservando, tuttavia, quella riservatezza di base che avrebbe potuto, a chi mi avesse conosciuto fin da bambino, svelare che nella sostanza ero rimasto quello di allora.
Cominciai a pubblicare qualcosa a partire dal 1967 – avevo 25 anni – su due riviste del Sud: “Studi e Ricercheâ€, diretta da Filippo Fiorito, che usciva a Catania, e pubblicò due mie poesie: “Ancora sarai memoriaâ€, nel n. 2 anno III del 1967 e “Ti chiamoâ€, nel n. 4 anno III sempre del 1967 (le potete leggere nella raccolta di poesie mie e di mia moglie: “Una vita insiemeâ€). Nel 1968 iniziai la collaborazione con “Sìlarusâ€, allora diretta da Italo Rocco e oggi dai figli Pietro e Lorenza, e vi pubblicai molti articoli prevalentemente di saggistica.
Mi misi però a scrivere con una certa continuità quando venni in pensione. Avevo davanti a me un tempo sterminato. Ero pieno di interessi e di curiosità unitamente a uno sfrenato desiderio di fissare nel tempo pensieri e emozioni.
Fui fortunato poiché, con l’aprirsi della nuova tecnologia di internet, potei inviare i miei lavori a varie riviste, che li pubblicarono: Vibrisse, Pagina Tre, Viadellebelledonne, La frusta letteraria, Il legno storto. Furono prevalentemente lavori di saggistica. Giulio Mozzi, che ho sempre giudicato il miglior narratore di racconti congiuntamente al lucchese Vincenzo Pardini, dedicò alle mie ‘letture’ uno spazio apposito.
Ebbi anche la fortuna di ricevere da un editore, Marco Valerio, la richiesta di stampare un libro con lui, e non fu l’unico libro che mi pubblicò. Il suo titolo era “La scampanataâ€, un breve e intenso romanzo di guerra.
Non sono, però, salvo rare eccezioni, mai uscito da casa per pubblicizzarli; è stata sempre una condizione inderogabile che ho posto ai miei editori.
Ho potuto assecondare, ossia, la mia vera natura, che non sono stato più, e ancora non lo sono, capace di nascondere, di uomo pigro e pantofolaio.
Nell’agosto 2007 aprii la mia rivista on line “Parliamone†– questa su cui mi state leggendo – , la quale mi ha consentito di offrire ai lettori gran parte del mio archivio di conoscenze, un’operazione che ho concluso questa estate, proprio il giorno del mio onomastico, il 24 agosto.
La rivista mi ha permesso, così, di raggiungere una completa autonomia, di poter godere di una invidiabile libertà di azione e di pensiero e di sbizzarrirmi su tutto ciò che mi piace, non dovendone rendere conto a nessuno.
Mi mancava, a questo punto, di acquisire un’altra libertà , quella di poter pubblicare qualsiasi contenuto mi fosse andato a genio: una raccolta di racconti, una raccolta di saggi, un romanzo, una raccolta di poesie, una raccolta di fiabe, una raccolta di leggende, una guida turistica, e altro che mi fosse venuto in mente, senza preoccuparmi delle mode del mercato.
Ho trovato nella tecnologia di Amazon la risposta giusta per me. Il colosso multinazionale consente, infatti, a chiunque di pubblicare un libro gratuitamente (proprio così!) e di vederlo subito inserito, entro un tempo prima inimmaginabile di due o tre giorni, nel suo catalogo internazionale di vendite on line.
Oggi, dunque, sono arrivato ad essere, finalmente e senza tema di smentite, uno scrittore libero; non dipendo da nessuno e scrivo ciò che voglio. Il tempo sterminato che avevo a disposizione l’ho coperto pressoché del tutto. Un risultato stupendo, poiché l’ho riempito e continuo a riempirlo di me, della società in cui vivo e della mia anima.
Mi si dirà : Scriverai anche tante sciocchezze. Sì, è vero: e lo so! Chi non ne scrive? Ma nello scriverle avverto, godo e assaporo ancora più compiutamente la pienezza della mia libertà , che oltrepassa ogni limite, come può farlo la fantasia. Nessuno è obbligato a leggermi; chi vuole farlo, mi legge, e chi vuole ignorarmi, mi ignora. Non scrivo mai per guadagno, ed anche in questo sono più che fortunato.
Il mio lavoro non costa niente a nessuno. Nessuno è costretto a fare un sacrificio per arrivare a me. La sua volontà non è mai violata.
Ho raggiunto il mio sogno? Sì. Posso comunicare e girare il mondo (con i miei libri) senza varcare la soglia della mia casa e, quando lo voglio, sono in grado di avere, oltre a quella di mia moglie e dei miei familiari, le altre due compagnie più desiderate e ambite: i libri (ho una discreta collezione che oggi supera i 3.500 volumi) e i film (una raccolta di quasi 2.300 titoli).
Posso definirmi, dunque, un eremita scrittore? Penso proprio di sì. Felice e a modo mio.
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