di Maria Antonietta Pinna

“Coraggio, cominci”.
“Sono sicuro che lei non mi crederà”.
“Perché no?”.
“Semplicemente perché quello che sto per dirle è inverosimile. Quelli come lei non credono a queste cose”.
“Provi”.
“No, no, sarebbe inutile, è meglio che vada”.
“Si rimetta seduto e cominci! Nel mio mestiere ho imparato a non stupirmi di niente”.
“Io qui non ci volevo venire. Loro mi hanno obbligato”.
“Loro chi?”.
“I miei familiari, mia moglie specialmente”.
“Va beh, ormai è qui, tanto vale parlare, no?”.
“Sono sicuro che lei penserà che sono pazzo”.
“Tutti lo siamo, in fondo. Anch’io, per certi versi …”.
“Già, altrimenti non passerebbe il suo tempo a ficcare il naso nella vita degli altri”.
“Su, cominci. Devo confessarle che sono curioso. L’ascolterò con attenzione”.
“Tutto è cominciato durante una cena. Era la vigilia di Natale. Premetto che personalmente odio le feste. Trovo ridicolo vestirsi per l’occasione, sorridere anche quando non se ne ha nessuna voglia, e cose del genere. C’era tutta la famiglia di mia moglie al completo. So che non mi sopportano. Anna mi ha sposato senza la loro approvazione. Un professore fallito, ecco cosa sono. Non sono mai riuscito a passare di ruolo. Mia suocera dice anche che ho un pessimo carattere”.
“Ed è vero?”.
“Certo che è vero! Comunque, torniamo alla cena. C’erano i miei suoceri, Andrea e Stefania, le zie e la sorella di mia moglie, Noemi. C’era anche il marito di mia cognata. È ingegnere. Edoardo, si chiama, un grassone. Guadagna bene. Stefania bacia la terra dove cammina. Pfiui, uno che se lo vedi lo sputi, per quanto è brutto!
Mia suocera ha cucinato l’agnello. A me è toccata la testa. Non la vuole nessuno, specialmente le donne. Anna dice che non riuscirebbe a mangiarla. Le fa impressione. Non capisce una madonna, la parte migliore è.
Edoardo ha sempre mangiato poco davanti ai parenti. Usa per tutto la forchetta, pure per le olive. Deve fare scena, credo. Non l’ho mai sopportato. Mi dà quasi una sensazione di fastidio fisico. Quella sera avevo fame, nonostante l’ingegnere mi desse sui nervi. Decisi di mangiare con le mani. L’ho fatto apposta. Non so esattamente perché. Volevo sprofondare nel trash, nell’abisso dell’estrema disapprovazione di mia suocera. Ho affondato le dita nel cervello. Era buonissimo. Silenzio improvviso, tombale. Stefania mi ha guardato coi suoi grandi occhi celesti…
Non mi sono mai piaciuti gli occhi chiari. Li trovo cattivi, freddi. Quelli di mia suocera poi, sono assolutamente privi di calore umano, di profondità.
Anche le zie, tre scope secche che non le toccheresti neanche con la canna, mi hanno guardato con disgusto. Avevano la stessa espressione di chi, camminando per strada, ha appena calpestato la merda di un cane. Il trippone invece sprizzava gioia da tutti i pori. Mi rideva quasi in faccia.
Anna mi ha dato una gomitata che per poco non mi ha fatto andare il cervello dell’agnello di traverso. Soltanto Andrea mi ha degnato di uno sguardo di simpatia.
La conversazione riprende. Le solite cazzate! Le tre zie si lamentano del carovita. Figuriamoci! Quelle non mangiano per non cagare. E quel rotolo di coppa di Edoardo? Oh lui giura di seguire una dieta ferrea, e ride. Che cazzo c’avrà da ridere! Andrea si è fatto la dentiera nuova. Noemi va ogni mese dal parrucchiere. Anna invece, la tintura se la fa a casa. Ma chi se ne frega! Mi concentro sulla testa d’agnello. La divido in tre parti, attacco dalla mascella. Prendo la lingua con le mani e chiedo dell’acqua a Stefania. Lo faccio con la bocca piena. Voglio che si schifi. Anna diventa rossa come un peperone. Mi piace di più quando è imbarazzata. Ricordo che ero contento. Era la seconda volta che Stefania mi guardava. Avevo fatto il bis”.
“Il bis? Che vuol dire?”.
“Che avevo raggiunto il mio scopo”.
“E qual era il suo scopo?”.
“Mia suocera, l’arpia, mi aveva guardato dritto nelle palle degli occhi, per ben due volte! Mica una, due! Capisce? Due! Evviva! Non l’aveva mai fatto in trent’anni”.
“Ah!”.
“Bene. L’arpia mi da l’acqua con un grugno da far paura. Ancora più brutta del solito era! Ah, ah! Scusi, da ridere mi viene”.
“Non si preoccupi, rida, rida pure”.
“Finisco di mangiare la lingua e attacco la zona attorno all’occhio, sempre con le mani, ovvio. E l’osso me lo rosicchio per bene. Mi lecco pure le dita, come fanno i bambini piccoli. Quelli smettono di nuovo di parlare. Capisce?”.
“Si”.
“Smettono di dire quelle megagalattiche troiate, per guardare me qui presente! Che bello! Non stavo più nella pelle! Il gioco mi piaceva. Perfino l’ingegner mastro Trippa ha smesso di ridere. Credo che Anna, poverina, abbia farfugliato qualcosa del tipo non si sente tanto bene, scusatelo. Così, dopo un po’, la conversazione è ripresa. Io però volevo farmi notare, volevo toccare il fondo. Con le mani sporche di grasso ho preso il bicchiere del vino. L’ho portato alla bocca e avido, ho bevuto, cercando di fare il massimo rumore possibile. Silenzio tombale. Stefania, ferma con la forchetta a mezz’aria mi ha guardato di nuovo, occhi negli occhi! E tre! Non mi sono mai divertito tanto in vita mia! Ho cominciato a belare. Non so perché l’ho fatto. M’è venuto spontaneo. Ho detto una buona parola a tutti. Alle zie che sono tre befane, brutte come la fame o qualcosa del genere, non mi ricordo bene. A Edoardo che è una chiavica d’uomo e che, se non avesse avuto tutti quei soldi, non l’avrebbe cagato nessuno, a Stefania che mi ha rotto i …”.
“Sì, immagino, immagino”.
“Neanche io capivo cosa mi stava succedendo. Comunque, Anna mi ha mandato qui perché dice che da quel giorno non sono più io, che sono strano. Secondo me è colpa dell’occhio”.
“Quale occhio, scusi?”.
“Quello dell’agnello, no? Le ho detto che a quella stramaledetta cena ho mangiato una testa d’agnello?”.
“Si, certo, me l’ha detto”.
“Allora, arrivo all’occhio. M’era rimasto solo quello. Lo lascio sempre per ultimo perché è la parte migliore, secondo me. Polposo, grasso al punto giusto, con un po’ di sale sopra poi …”.
“Sì, allora?”.
“Eh, allora. L’ho staccato dall’orbita e me lo sono messo in bocca. L’ho masticato lentamente. Inutile dire che ormai, dopo la scenetta del vino, mi guardavano tutti. Mai sentito tanto silenzio. Stavo bene, ero vivo sotto gli sguardi di quelle pupille, fisse su di me. Specialmente quelle di Stefania, eh, eh, fredde come il ghiaccio erano. Non poteva fare a meno di fissarmi, sembrava ipnotizzata. Ero il primo attore, quella sera. Dominavo la scena. Ad un certo punto, mentre con voluttà affondavo i denti nell’occhio …”.
“Sì?”.
“È successo qualcosa di inspiegabile. Qualcuno, non so chi, deve aver rovesciato un bicchiere pieno di vino. La tovaglia si è presto inzuppata. Per qualche minuto mi si è annebbiata la vista. Una mano mi afferra la testa, senza troppi complimenti, la tira all’indietro, con forza. Non riesco ad oppormi, mi sento debole, indifeso. Cerco disperatamente di muovermi, ma sono bloccato. Mani e piedi legati. Poi un flash, gli occhi di Stefania, chiari, freddi. Non potevo vedere che quelli. Il colore assurdo di quegli occhi, penetrante come una lama, affonda lento nel mio collo. Quello non è vino, sangue è! Sgorga dal collo ed io sono un agnello. Sono la bestia che ho mangiato, vedo col suo occhio, provo la sua agonia. Grido ma niente. Un gorgoglìo che è un belato, mi fuoriesce dalla strozza. L’hanno sentito tutti. La nebbia si è poi dissolta. E ho visto!”.
“Cosa ha visto?”.
“Quando mi sono ripreso non avevo niente sul collo. Stavano ancora tutti lì, compresa Stefania. Anna si è scusata con tutti e mi ha trascinato via. La macchina l’ha guidata lei fino a casa, io non avrei potuto …”.
“Forse ha bevuto troppo vino”.
“No, non ero ubriaco e quello che è successo dopo lo dimostra”.
“Che è successo?”.
“Ho consigliato a mia suocera di non guidare la macchina”.
“Perché?”.
“Perché sapevo che le sarebbe successo qualcosa di orribile”.
“Come faceva a saperlo?”.
“Io l’ho visto. Stefania non mi ha creduto. Ha avuto un brutto incidente. Hanno dovuto asportarle un occhio. Capisce?”.
“Cosa devo capire?”.
“Io lo sapevo prima! Ho un dono!”.
“Ma no, è un caso, non deve sentirsi in colpa”.
“Io in colpa? Guardi che lei non ha capito! Sono finalmente felice! Io, uno che lavora si è no quattro mesi in un anno, senza prospettive, senza soldi, senza raccomandazioni, senza amici, senza un cazzo, io, intellettuale fallito, ho un potere. Mia moglie non lo capisce! Dice che sto male! Che non sono più io, che vaneggio, che son tutte cazzate. Ma io ora so”.
“Cosa sa?”.
“Tutto. Io vedo. Ogni mattina mi sveglio, apro la finestra e grido ci sono anch’io! Si, dottore, sono vivo, sono in linea col mondo. Nessuno mi potrà più fermare. Lo sa che tengo lezioni all’università su quello che mi è successo? Sono stato invitato anche ad un convegno. Alcuni studiosi di parapsicologia mi hanno già contattato. Un famoso giornalista vuole perfino scrivere un libro su di me!”.
“Io non credo che …”.
“All’inizio anch’io pensavo ad una semplice coincidenza, poi ho capito”.
“Come?”.
“Con questo”.
“Cos’è?”.
“L’articolo di un giornale. È del 27 dicembre. Legga, dottore, legga”.
“L’ingegner Edoardo Di Fraia è stato trovato cadavere nella sua villa in campagna. Legata mani e piedi, la vittima è stata sgozzata come un agnello… Impressionante davvero”.
“Capisce adesso?.
“No”.
“Allora è tonto! Anche questo ho visto quella sera a cena! Sono l’uomo più felice della terra. Da quando ho mangiato quell’occhio, io vedo”.
“Vuol dire che ha visto come è morto suo cognato?”.
“Sì”.
“Prima?”.
“Sì, prima”.
“E sa anche chi l’ha ucciso?”.
“Sì”.
“E chi?”.
“La sua idiozia l’ha ucciso! Io l’avevo avvertito! Ma lui mi ha riso in faccia!”.
“Ah”.
“Sì, l’ho detto che rideva troppo! Non mi ha creduto! Peggio per lui!”.
“Uhm, certo il suo è un caso complicato”.
“Lei non mi crede”.
“Le prescrivo delle gocce”.
“Cosa?”.
“La faranno stare più tranquillo”.
“Se la prenda lei, quella merda”.
“Non faccia così, cerchi di collaborare”.
“Lei vuole scherzare?”.
“No, voglio soltanto aiutarla. Ne prenda trenta gocce la mattina e trenta la sera”.
“Lo sapevo che non mi avrebbe creduto”.
“Ma io le credo”.
“Davvero?”.
“Sì. Sono convinto che lei è in buona fede, soltanto che la mente a volte …”.
“La mia mente non ha niente che non va! Perché si rifiuta di capire?”.
“Io la capisco”.
“No, lei è come mia moglie. Prima non contavo niente! Adesso che ho dimostrato di esserci anch’io in questo zozzo mondo, vi preoccupate, pensate che sono pazzo, che mi devo curare …”.
“Cerchi di calmarsi”.
“Sono calmo”.
“Ci vediamo domani, sempre alla stessa ora”.
“Non credo”.
“Perché, non verrà?”.
“Io? Lei piuttosto!”.
“Io cosa?”.
“Lei non viene. Questo è poco ma sicuro”.
“Ma cosa dice!”.
“Io vedo!”.
“Cosa vede?”.
“Non glielo dico, così impara! Certo, mi dispiace per lei, così giovane”.
“Le dispiace?”.
“Addio”.
“Perché addio?”.
“Eh, chissà!”.
“La smetta!”.
“Smettere cosa? Ho detto soltanto che domani lei non verrà”.
“Perché?”.
“Non glielo dico, tanto lei non mi crede”.
“Me lo dica!”.
“No, perché dovrei?”.
“Così, sono curioso”.
“Pazienza!”.
“Beh, me lo può dire, magari mi convinco che ha ragione”.
“No, no. Se mi crede bene, se no, au revoir”.
“Va bene, le credo. Dica”.
“Eh no! Troppo bello così. Prima mi prende per il culo poi …”.
“Senta, sto cominciando a perdere la pazienza. Sono il suo psicanalista o no?”.
“Mbe’?”.
“Deve avere fiducia in me”.
“Eh, fiducia, sembra facile. Lei non mi crede, glielo leggo negli occhi. I suoi studi le impediscono di credere. Però, c’è un angolo remoto della sua mente che si domanda, e se fosse vero? La verità è che lei ha paura!”.
“Paura? E di che cosa?”.
“Di morire, ovvio! Oppure che le succeda qualcosa”.
“Andiamo!”.
“Eh, sì, lei mi insegna, caro dottore che l’istinto di conservazione è molto forte nell’uomo. Chissà perché poi! In fondo la vita è come la scala di un pollaio, corta e piena di mer…”.
“Allora me lo dice?”.
“No, Però rifletta. Se glielo dico, magari si salva”.
“Salvarmi da cosa?”.
“Chissà! Potrei forse evitarle un incidente … Lei lo sa che non ho alcuna malattia organica?”.
“Certo, lo so”.
“Lo sa che se non dicessi di avere un dono, nessuno potrebbe dire che non sono normale”.
“Certo!”.
“Lo sa che non sono pericoloso, che non ho mai fatto male a nessuno in tutta la mia vita, tranne forse a me stesso?”.
“Sì, sua moglie me l’ha detto”.
“Lo sa che non ho mai sbagliato le mie previsioni?”.
“Sua moglie dice che è un caso”.
“Può darsi di sì e può darsi di no! Chi lo sa? Anna vuol farmi interdire, non è così?”.
“Io non lo so”.
“Non menta! Lo capisco dalla direzione del suo sguardo! Qualche trucchetto lo conosco pure io”.
“E va bene. Sì, vuole farla interdire”.
“Ha bisogno della dichiarazione di un medico per poterlo fare”.
“Sì”.
“Ha bisogno che uno strizzacervelli le dica che sono completamente sbroccato”.
“Sì, più o meno”.
“Vuole ancora sapere perché domani lei non verrà?”.
“Sì, mi piacerebbe”.
“Scriva allora che sono assolutamente sano di mente e perfettamente capace di intendere e di volere”.
“Ma”.
“Niente ma”.
“Non sono ancora arrivato ad una diagnosi precisa”.
“Hanno rilevato anomalie nel mio elettroencefalogramma?”.
“No. Il suo tracciato è perfetto”.
“E allora?”.
“Non ha una lesione organica ma …”.
“Ma cosa? Va beh, ho capito, arrivederci”.
“No, aspetti, me lo dica”.
“Scriva”.
“Va bene, scrivo, scrivo”.
“Ha scritto?”.
“Sì”.
“Ha firmato?”.
“Sì”.
“Bene. Ah, ah”.
“Perché ride?”.
“Così. Grazie del certificato”.
“Sì, prego. Allora?”.
“Le ho detto prima che mi dispiace per lei?”.
“Sì”.
“Così giovane”.
“Che vuol dire?”.
“Eh, che vuol dire. Così giovane, e già rincoglionito! Domani lei non verrà perché è domenica e la domenica lo studio rimane chiuso. Io vedo!”.

Visto 2 volte, 1 visite odierne.

Commenti

115 risposte a “Io vedo!”

  1. Lettura molto coinvolgente, mi congratulo con Maria Antonietta
    marina

  2. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Lavoro dinamico ed ironico, che sfiora il surreale. Segna la rivincita di un personaggio fino allora anonimo, affatto considerato, non del tutto ben accetto.

    La trama scorre rapida ed accattivante, attraverso le varie situazioni ed un dialogo fortemente serrato. La coerenza descrittiva e la tensione narrativa penetrano, avvolgono e stimolano la partecipazione emotiva. Vanno sottolineati pure frequenti ed efficaci risvolti psicologici, che, sino anche al momento finale, sottendono la caratterizzazione dei vari personaggi, in particolar modo di quello principale.

    Ho notato, purtroppo, alcuni refusi: sì, affermazione, senza accento; be’= beh oppure bene, con l’accento e non con l’apostrofo; qual era, con l’apostrofo. So che certe inesattezze sfuggono con facilità. Succede anche a me. Spesso.

    Gian Gabriele Benedetti

  3. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Ho dimenticato, nel mio commento, di sottolineare un altro refuso da non sottovalutare, cioè: dà (verbo dare) senza accento. Come si vede è facile commettere errori ed omissioni.

    Gian Gabriele

  4. Ringrazio chi è intervenuto a commentare questo mio racconto.
    Per quanto riguarda i refusi, non li ho proprio corretti.
    Lasciamo lavorare i correttori di bozze, se esistono un motivo ci sarà. La scrittura al computer comporta inevitabilmente degli errori dattilografici.  Merito dello scrittore è l’invenzione creativa, le bozze possono essere corrette da altri.

    Maria Antonietta

  5. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Ho creduto opportuno sottolineare questi, che io ho chiamato “refusi”, semplicemente per due motivi:

    1 °) perché, avendo dato un giudizio positivo al racconto, non volevo che qualcuno mi rinfacciasse di non aver trovato  quegli stessi refusi;

    2 °) perché i lavori su questa rivista vengono visionati anche attentamente da studenti, che hanno a che fare con la lingua italiana e devono rendersi conto di impararla a dovere. Ciò ancor più in un momento in cui molti, non solo studenti, dimostrano di non conoscere certe regole essenziali soprattutto di grammatica e di sintassi.

    Penso, infine, che anche un richiamo, fatto educatamente, possa essere accettato e possa risultare benefico. Io sono disposto, nonostante i miei settantatré anni, che compirò domani, ad accettare umilmente qualsiasi rilievo, ringraziando chi me lo fa. C’è sempre da imparare!

    Gian Gabriele Benedetti

     

  6. Ho già ringraziato Gian Gabriele Benedetti per il  positivo commento al mio racconto.
    Per quanto riguarda i “refusi” ho semplicemente risposto quello che penso.
    Non credo proprio che il vuoto culturale dei nostri tempi sia dovuto ad una   virgola o un accento che sfuggono durante la digitazione al computer.
    Tra l’altro quando ho scritto questo racconto ero anch’io studentessa universitaria e l’ho lasciato esattamente com’era, senza correggere i refusi, che sarebbe poi un lavoro di correzione bozze per  cui si prevede appositafigura  professionale.  Il racconto non è stato scritto con l’intento di dare lezioni a nessuno. E gli studenti universitari che leggono la rivista sono abbastanza svegli da non prendere tutto per oro colato…

    Maria Antonietta Pinna

  7. Ci risiamo, ho scritto appositafigura attaccato anziché apposita figura, il mio è un vizio… Purtroppo ho il tasto spazio che funziona a intermittenza… Sono sicura che gli studenti mi perdoneranno. Non dimentichiamo che hanno a che fare coi professori universitari, quindi sono abituati a tutto…

    Maria Antonietta Pinna

  8. Ci risiamo, ho scritto appositafigura attaccato anziché apposita figura, il mio è un vizio… Purtroppo ho il tasto spazio che funziona a intermittenza… Sono sicura che gli studenti mi perdoneranno. Non dimentichiamo che hanno a che fare coi professori universitari, quindi sono abituati a tutto…

    Maria Antonietta Pinna

  9. Volevo aggiungere che mi è capitato di correggere le bozze  in  lavori dattiloscritti di professori universitari titolari di cattedra. Usare il termine “refusi” sarebbe eufemismo puro. Si trattava di orrori, sgrammaticature, periodi costruiti sfidando le   più elementari regole sintattiche, congiuntivi sbagliati…
    Eppure il lavoro è stato pubblicato. Un polpettone patetico  che l’editore (non faccio nomi) ha definito Romanzo storico…
    E  il tizio che l’ha scritto insegna all’università. Così va il mondo…

  10. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Ed allora, se vogliamo fare dell’ironia o se vogliamo “la guerra”, sia pur così!

    Io ho chiamato benevolmente “refusi” ciò che in realtà erano e restano ERRORI di ortografia veri e propri, più volte ripetuti. Non mi si dica che scrivere due o tre volte “dà” (verbo dare) senza accento, si semplicemente un “refuso” o colpa del tasto “riottoso”; non mi si dica che scrivere “qual era” con l’apostrofo sia colpa del tasto che rimane “appiccicato”; non mi si dica che scrivere parecchie volte “sì” (affermazione) privo di accento sia colpa del tasto che non è “venuto giù”; non mi si dica che scrivere “be’ ” (abbreviazione di “beh” o di “bene”), diverse volte, con l’accento e non con l’apostrofo sia colpa della tastiera che va per conto suo.

    Quando si pubblica un lavoro su una rivista, si presuppone che quel lavoro sia stato ben riletto, curato ed eventualmente corretto, specie da chi viene dagli studi universitari. Non si può, a meno che non si conoscano a fondo le regole elementari dell’ortografia, pubblicare pagine con errori imperdonabili e sperare che qualcuno li corregga. Altrimenti tutto è permesso. Ed allora si possono giustificare anche gli errori degli studenti, tanto c’è… “il correttore di bozze”, che conosce la grammatica (si presuppone!) e provvede. Qualche errore di battitura può capitare: è successo anche a me ed ho scritto subito a Bartolomeo, perché lo correggesse oppure, a volte, è rimasto lì, non essendo cosa grave. Ma se avessi commesso un errore ortografico, eccome avrei provveduto a farlo “riparare” al più presto! Un conto è l’errore di battitura, un conto è l’errore di grammatica o di sintassi!

    Gian Gabriele Benedetti

  11. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Come vede, ad un certo punto, io ho scritto “si” al posto di “sia”. Quello a casa mia è un “refuso”, non un errore di grammatica! Può darsi, visto che ho scritto di getto sul computer, abbia commesso altri “refusi”. Ma ciò che riguarda l’ortografia… è un altro discorso.

    Gian Gabriele Benedetti

  12. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Certo, se professori universitari scrivono con errori di qualsiasi genere e addirittura li pubblicano, andiamo proprio bene! Abbiamo un bella università che sarà capace di produrre altrettanti… ignoranti. Altro che riforma Gelmini, ci vuole! E’ necessaria una rivoluzione copernicana!

    Pensi che io sono un semplice maestro elementare in pensione. Se pubblicassi con le stesse magagne di quei professori,  per la vergogna, non mi farei vedere in giro! Si vede che quelli sono proprio… ben preparati al loro “alto” compito!

    N.B.

    Caso mai la “E’ ” maiuscola con l’apostrofo non è un mio errore: è impossibile trovarla accentata, se si scrive direttamente sulla rivista, come faccio io. Sulla pagina Word, invece è possibile.

    Gian Gabriele

  13. Gian Gabriele, non essere troppo severo. Si vede che hai fatto il maestro per tanti anni.

    La colpa è un po’ anche mia che non posso leggere interamente tutti i testi.
    Se Maria Antonietta lascia qualche errore, pazienza, l’importante è che il testo – come hai commentato tu – sia buono.

    Io miro soprattutto a questo. Maria Antonietta è una scrittrice feconda, come hai potuto notare. E’ curiosa di tutto e lo traduce in scrittura.

    L’importanza è che nella scrittura ci sia sostanza. Poi gli errori li correggerà con l’esperienza della pubblicazione in questa rivista, in cui d’ora in poi sa che ci sei anche tu a fare le pulci :-)

    Non mi ero accorto di questa piccola polemica, perché ho la linea adsl che va e viene e non mi riesce di capire perché.
    E questo è un periodo  in cui tutti i tecnici sono in vacanza!

  14. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Caro Bartolomeo,

    tu ben mi conosci e sai che sono una persona tranquilla, serena e affatto polemica.

    Non avevo alcuna intenzione di aprire un “contenzioso” con questa brava scrittrice, che ho apprezzato non poco. Ho voluto soltanto sottolineare alcuni suoi errori ortografici, che gentilmente e pacificamente (per non dire metaforicamente) ho definito “refusi”. L’ho fatto perché non avrei voluto che qualcuno mi avesse, poi, detto di aver buttato giù un commento favorevole, senza accorgermi di tali “manchevolezze”.

    Se, anziché rispondermi con una certa ingiustificata ironia, mi fosse stato detto semplicemente che quegli errori erano dovuti alla fretta oppure ad una mancata o superficiale rilettura, tutto finiva lì. Lungi da me fare il maestrino saccente, pignolo, altezzoso. E tu, ripeto, sai da molto tempo come sono io.

    Se qualcuno sottolineasse nei miei scritti qualche cosa che non va (e so che c’è, eccome! – vedi, ad es. l’uso eccessivo che faccio dell’aggettivo -) io lo ringrazierei, perché c’è sempre da imparare.

    Per me tutto finisce qui. Auguro alla giovane e brava scrittrice di continuare a scrivere come sa fare, vedendo di raggiungere sempre più alti traguardi.

    Ti abbraccio, Bartolomeo!

    Gian Gabriele

  15. Maria Antonietta non ti conosce come me, Gian Gabriele, e non sa forse che sei un uomo buono.
    Sono sicuro che in futuro vi conoscerete meglio e vi apprezzerete, come meritate.

  16. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Grazie, Bartolomeo, del tuo continuo e gradito apprezzamento. Mi spiace di essere uscito un po’… dalle righe. E’ la prima volta che mi succede, ma son stato quasi… tirato a forza in tal senso. Forse i  pur bravi giovani di oggi pare non abbiano quell’umiltà, tipica dei nostri tempi, di accettare un “buffetto” paterno, che serve a indirizzarli nel migliore dei modi. O forse io ho, in questo caso, avuto la presunzione di farlo

    Gian Gabriele

  17. SONO CONTENTA CHE IL MAESTRO GIAN GABRIELE ABBIA AVUTO UNA REAZIONE A QUELLA CHE DEFINISCE UNA MIA “IRONIA” E SI SIA SENTITO TOCCATO DA QUELLI CHE CHIAMA METAFORICAMENTE “REFUSI”.
    IL MAESTRO SARA’ PURE UN BRAV’UOMO MA FORSE QUALCOSA GLI SFUGGE.  L’HO RINGRAZIATO PER IL COMMENTO POSITIVO, MA SEMBRA NON ESSERSENE ACCORTO, TACCIANDOMI DI IMMODESTIA.
    SU UNA COSA HA RAGIONE: LA MODESTIA NON E’ LA MIA QUALITA’ MIGLIORE.
    LA A DI SARA’, DI FA’ DI QUALITA’ ETC.  NON HANNO L’ACCENTO PERCHE’ IL MIO COMPUTER NON LO FA’, CHE IL MAESTRO CI CREDA O NO.
    IL PC SUL QUALE LAVORO E’ (ALTRO ERRORE IMPERDONABILE) PIUTTOSTO VECCHIOTTO E BISOGNA ACCONTENTARSI DI QUELLO CHE   PASSA IL CONVENTO.  
    BISOGNEREBBE BADARE PIU’ ALLA SOSTANZA E MENO ALLA FORMA, IL SOSTANZIOSO, RABELAISIANO MIDOLLO…

    Maria Antonietta

  18. ANCHE IL MAESTRO SBAGLIA: “Non mi si dica che scrivere due o tre volte “dà” (verbo dare) senza accento, si semplicemente un “refuso” o colpa del tasto “riottoso…”. SIA CARO MAESTRO, SIA…

  19. SI VEDE CARO MAESTRO CHE LEI NON HA NIENTE DA FARE. PROVI COL GIARDINAGGIO INVECE DI GUARDARE GLI ACCENTI SUI SI E DI OCCUPARSI DI QUISQUILIE.
    TRA L’ALTRO HO LETTO SU WEB UN SUO RACCONTO CHE MI E’ SEMBRATO PIUTTOSTO SCIAPO…

  20. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    E così mi è caduta proprio in basso, usando un modo sciocco (da bimbetti) di voler offendere o denigrare.

    Innanzi tutto le confermo che mi occupo (ed anche bene, visti i risultati) di giardinaggio. Quindi invito inutile, il suo. Il mio giardino è ammirato spesso dai passanti.

    In secondo luogo, forse è vero che scrivo racconti “sciapi”, ne sono abbastanza consapevole. Tuttavia con i miei racconti “sciapi” e con le mie poesie “sciape” (pensi lei!) sono stato premiato in oltre trecento premi letterari, in tutta Italia, isole comprese (si vede che tutte quelle commissioni erano proprio “sciape”!).

    Ho avuto l’ardire di pubblicare cinque libri (ovviamente “sciapi”), pure questi più volte premiati. Mi sono permesso (pensi un po’!) di scrivere la bellezza di circa tremilacinquecento poesie e quasi centocinquanta racconti, sempre “sciapi” ed insignificanti, per carità! Ma questa produzione, per me, ha avuto il suo valore e la sua importanza: ha “tirato fuori” tutto ciò che “urge” nel mio animo.

    Sempre per renderla edotta sui miei pochi fatti, le ricordo che, oltre ad avere insegnato per quasi quaranta anni nella scuola elementare, ho fatto parte di commissioni in concorsi magistrali e per merito distinto, nonché di varie commissioni di premi letterari nazionali. Ovviamente “mettendo in campo” la mia persona “sciapa”. Ancora, per sua consapevolezza, le dico che sono stato per diversi anni nella dirigenza provinciale del SINASCEL-CISL, che ho tenuto lezioni in varie università popolari e della terza età, che ho presentato pubblicazioni di altri autori, che ho scritto svariate prefazioni e critiche letterarie e, infine, che sono iscritto alla SIAE ed ho pubblicato tre canzoni (testi letterari). Il tutto prestato da un “maestrucolo” “sciapo” come me!

    A proposito di lei e della sua supponenza, la invito a studiarsi bene la grammatica e soprattutto l’ortografia, senza dare la colpa ai tasti che non ci sono. Così con i suoi bei racconti potrà mettere ancor più in evidenza la pochezza dei miei. E la invito ad avere un po’ più di umiltà. Non le farebbe male!

    P.S.

    A proposito del “si” da me scritto al posto di “sia”, mi sembra di averglielo già sottolineato. Mi è sembrato inutile, pretestuoso e, mi scusi, anche stupido volerlo rimarcare.

    P.P.S.

    L’aggettivo “sciapo” è un termine più che altro locale, anche se rende bene l’idea.

    Gian Gabriele Benedetti

  21. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Vorrei anche ricordare  alla scrittrice Maria Antonietta che “fa”, terza persona del verbo fare NON VUOLE L’ACCENTO”!  Si mette soltanto l’apostrofo a “fa’ “, quando sta per “fai”. Vede, scrittrice Antonietta, che c’è sempre da imparare?

  22. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Mi dimenticavo di dirle: consideri pure “sciapo” anche il commento che ho scritto sul suo racconto!

    Gian Gabriele

  23. Avatar Maria Antonietta
    Maria Antonietta

    SI, E’ VERO, C’E’ SEMPRE DA IMPARARE, L’ALTISONANZA CON CUI OSTENTA I SUOI PREMI LETTERARI FA UN PO’ RIDERE. LO SANNO TUTTI CHE IN ITALIA I PREMI LETTERARI COMPRESI QUELLI PIU’ IMPORTANTI SONO TUTTI PILOTATI, E CHE RARAMENTE EMERGE IL TALENTO, CONTA PIU’ LA POLITICA E GLI AGGANCI, QUINDI AL DI FUORI DEL SUO FA SENZA O CON ACCENTO, LE RIBADISCO CHE IN BASSO CI SARA’ CADUTO LEI, NON IO. DATO CHE FA CRITICHE E SI PERMETTE DI CACCIARE LE PULCI NEI RACCONTI DEGLI ALTRI, DOVREBBE DARE UNO SGUARDO AI PROPRI. QUELLO SUL NATALE E’ DOLCE MELASSA E NIENTE PIU’. FORSE I SUOI Sì AVRANNO TUTTI L’ACCENTO, LE SUE VIRGOLE SARANNO PERFETTE, MA IL RACCONTO NON DICE PROPRIO NIENTE. GLIELO DICO DA PERSONA CHE LEGGE. IO NON SONO NESSUNO, PERO’  SONO LIBERA DI  DIRE QUELLO CHE PENSO, CHE LE PIACCIO OPPURE NO.

  24. Avatar Maria Antonietta
    Maria Antonietta

    PARDON, CHE LE PIACCIA OPPURE NO

  25. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    A presunzione è ben fornita, se lo fosse così anche in grammatica!

    Per quanto riguarda i premi letterari, quelli ai quali partecipo, non hanno niente a che fare con la politica o con gli “agganci”. Sono i premi più liberi e più puri. Provi a parteciparvi!

    I miei racconti sono “melassa” e sdolcinatura? Ma lei crede che, con qualche parolaccia o con qualcosa che fa voltare lo stomaco, il racconto sia migliore di quello che contiene “melassa”, e di questo abbia più importanza?

    Rispetto ai commenti che realizzo sulla Rivista, mi sembra che siano apprezzati da tutti, fuorché da lei. Le mie note sono spassionate e senza alcun interesse specifico. Bartolomeo ne è soddisfatto. Se lo stesso Bartolomeo o qualcun altro non gradisse, io non “oppongo alcuna resistenza”: mi ritiro in buon ordine. Non ho niente da guadagnarci né da perderci. Come sa, esistono anche i critici ed io, nel mio piccolo, mi sforzo di farlo, bene o male che mi riesca. Qualora fossi inopportuno, ripeto, lascio il tutto tranquillamente.

    A proposito di libertà di espressione, se lei è libera di dire ciò che vuole, non può pretendere da me di non esserlo altrettanto, altrimenti la sua alterigia toccherebbe le massime vette.

    Chiudo qui definitivamente, perché ritengo inutile una “controversia” con chi pare non voler capire e vuol tirar fuori argomentazioni pretestuose, per mascherare le sue “magagne”. Continui pure a leggere: ne ha proprio bisogno, e qualche volta le tornerebbe bene visionare anche qualche scritto con dolce “melassa”.

    Gian Gabriele Benedetti

    P.S.

    Avevo promesso a Bartolomeo di non risponderle più, ma visto quanto “veleno” gratuito ha ancora sparso, non ne ho potuto fare a meno. D’ora in poi scrivo la parola “fine” sul serio. Con certe persone è bene usare l’indifferenza. Le stesse vanno ignorate e lasciate nella loro “dorata” presunzione.

    Scriva pure a Bartolomeo, dicendogli che non sono gradito sulla sua Rivista. Io sono tranquillo lo stesso, con la mia “melassa” sotto braccio!

    Gian Gabriele Benedetti

  26. Avatar Maria Antonietta
    Maria Antonietta

    IO NON SPARGO AFFATTO VELENO, DICO SEMPLICEMENTE CHE LEI HA GIUSTAMENTE DETTO LA SUA E IO LA MIA.  NON VEDO PERCHE’ SE LA PRENDE TANTO. SARA’ PURE UN BRAVO SCRITTORE MA A ME PERSONALMENTE I SUOI RACCONTI NON PIACCIONO AFFATTO. E’ UN PARERE ASSOLUTAMENTE SOGGETTIVO ED OPINABILE.
    NON SI PREOCCUPI RIGUARDO ALLE MIE LETTURE.  LA GRAMMATICA LA CONOSCO  BENE. IL FATTO CHE NON HO CORRETTO I REFUSI NEL MIO RACCONTO NON SIGNIFICA  PROPRIO NIENTE, BADO PIU’ AL CONTENUTO…  SONO SICURA CHE LEI  USA LA CORREZIONE AUTOMATICA…

  27. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Ho detto: “FINE!” . E’ più “igienico”!

    Gian Gabriele

  28. PIU’ IGIENICO E PER CHI? O PERCHE’? LE SUE CRITICHE MI DIVERTONO…

  29. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Buon divertimento! Oddio! Avevo detto: “Fine!”

     

  30. NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO, TUTTO FINISCE, NULLA SI DISTRUGGE…

  31. Scusate se mi intrometto, ma non ho capito una cosa: chi è l’assassino? Chi ha ucciso Edoardo?

  32. Avatar Bianca Stefania Fedi
    Bianca Stefania Fedi

    Carino. Trovo un po’ sproporzionato l’ “io vedo del giovine “Io l’ho visto. Stefania non mi ha creduto. Ha avuto un brutto incidente. Hanno dovuto asportarle un occhio” o “Legata mani e piedi, la vittima è stata sgozzata come un agnello” con l’”io vedo” dello psicanalista “Domani lei non verrà perché è domenica e la domenica lo studio rimane chiuso” che c’ha poco da vedere se losa. Nel finale manca il sale*)

    p.s. e a ben vedere, c’è qualche refuso.

  33. Il sale sta proprio nel finale. L’iperbole mi è connaturata. C’è a chi piace e a chi no. Non a caso si è parlato di sciapezza. Tutto torna… Divertente…

  34. Il sale sta proprio nel finale. L’iperbole mi è connaturata. C’è a chi piace e a chi no. Non a caso si è parlato di sciapezza. Tutto torna… Divertente… Con la storia dei refusi si sfiora la noia o la paranoia…

  35. Avatar Bianca Stefania Fedi
    Bianca Stefania Fedi

    Se lo dici tu!*)

  36. DANIELA TOSCHI PROVI A LEGGERE QUALCHE GIALLO, MAGARI POI CI ARRIVA…

  37. RISPOSTA A STEFANIA FEDI.
    CERTO CHE LO DICO IO. PREFERISCO COMUNQUE DARTI DEL LEI, DATO CHE NON SO CHI SEI E NON ABBIAMO MANGIATO TARALLUCCI E VINO ASSIEME…

  38. NOTO CON PIACERE CHE MI STO FACENDO DEGLI AMICI… E’ BELLO INIZIARE IL NUOVO ANNO IN Sì AMENA COMPAGNIA…

  39. Avatar Bianca Stefania Fedi
    Bianca Stefania Fedi

    Ha ragione!*) Va bene anche il “Voi”. Magari il “NON SO CHI SEI”, non ci sta tanto bene con la richiesta.

    p.s. Bianca Stefania Fedi, grazie!

  40. SONO D’ACCORDO IL VOI VA BENISSIMO. CONTINUO COMUNQUE A NON SAPERE CHI SEI. PREGO.

  41. P.S. MARIA ANTONIETTA PINNA

  42. Avatar Bianca Stefania Fedi
    Bianca Stefania Fedi

    Lei più che iperbolica mi sembra un tantinello contradditoria, ma certo mi sbaglio: agli amici Lei dà del “Lei”? Se Le piace.
    *) “Chi sei?” che domanda è? Mica siamo qui a fare le presentazioni., si scriveva di letteratura. Buonanotte

  43. PERCHE’ SI SENTE COSì TOCCATA DA TALE INGENUA DOMANDA? CHIEDERE E’ LECITO, CORTESIA RISPONDERE. SOGNI D’ORO.

    MARIA ANTONIETTA

  44. E COMUNQUE CONTRADDITTORIA SI SCRIVE CON DUE T, TANTO PER ESSERE PRECISI… E CHE MALE C’è NELL’ESSERE CONTRADDITTORI CON DUE T? CHI MAI NON HA CONTRADDETTO SE STESSO NON PUO’ CERTAMENTE PERMETTERSI DI CONTRADDIRE GLI ALTRI… VI ASSICURO CHE NON L’HO TROVATA SUI CIOCCOLATINI…

  45. E COMUNQUE, GENTILE BIANCA, AGLI AMICI DO DEL LEI, AI NEMICI DEL TU, E POI AGLI AMICI DEL TU E AI NEMICI DEL LEI… NON CREDO CHE CI SIA UNA LEGGE CHE LO IMPEDISCA, O Sì? POSSO ANCHE DARE DEL TU E DEL LEI CONTEMPORANEAMENTE E DARE DEL LEI A LEI CHE PREFERISCE ILVOI…

  46. In questi giorni ho problemi con l’adsl e spesso non ho la linea. Anche ora sto rispondendo dal pc di mio fratello Mario.
    Ho letto questa lunga discussione, che forse è andata più in là rispetto allo stretto necessario.
    Si trattava semplicemente di errori di battitura o quant’altro, ma non tali da accendere questi tiri al bersaglio.

    Autorizzato da Antonietta, appena riavrò la linea adsl provvederò a correggere gli errori nel testo, ma approfitto per ricordare a tutti che dobbiamo sentirci amici.

    E’ anche lo scopo di questa rivista, al quale tengo molto.
    Non rispondetemi, vi prego,  e facciamo in modo piuttosto che questa discussione sia finita e, se possibile,  dimenticata.

  47. Fatte le correzioni. Spero di non averne saltate.

    Ricordate, ho problemi con la linea adsl, e ancora non si conoscono le cause.

  48. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Vi sono espressioni che, a prima vista, non valuti a dovere. Poi, con calma, ci ripensi e… realizzi, cioè ne capisci il vero significato e la loro reale valenza. Maria Antonietta Pinna in sostanza mi dice: “Ma come si permette di fare commenti ai lavori che compaiono sulla rivista?”. Poi aggiunge: “I suoi commenti mi fanno ridere”.

    Ebbene ci ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che Maria Antonietta ha ragione: io ho avuto la presunzione, l’ardire, l’arroganza, la violenza di mettermi, seppur in buona fede e con un certo cuore, a buttar giù commenti, considerazioni, critiche. Sono stato veramente presuntuoso, forse immodesto, non valutando appieno la sensibilità altrui. E così, riconoscendo il mio errore e, notato a conferma, che nessuno, tranne Daniela e Bianca (poco o niente, a dir il vero, anche Bartolomeo), ha mosso un dito in difesa del mio operato, ho maturato l’idea di togliermi di mezzo e di cessare irrevocabilmente la mia modesta collaborazione con la Rivista.

    Mi scuso con tutti di essere stato inopportuno e ringrazio di avermi pazientemente sopportato (non voglio poi continuare a far ridere la gentile Maria Antonietta!).

    Un grazie particolare all’amico Bartolomeo per lo spazio e la libertà sempre gentilmente e generosamente concessimi.

    Auguro di cuore alla Rivista continui maggiori meritati successi. Successi che sicuramente otterrà, in quanto ora vede l’ingresso di Maria Antonietta Pinna, che rappresenta l’ “avanguardia letteraria italiana”, tesa a misconoscere l’importanza, nello scrivere, della correttezza grammaticale e soprattutto ortografica.

    Gian Gabriele Benedetti

  49. Mi dispiace Gian Gabriele che questo dibattito tra te e Maria Antonietta sia trasceso. Ti ho scritto in privato facendoti presente che nel web queste cose succedono e sono successe anche a me.   Quante volte mi sono aspettato interventi a sostegno, che non sono venuti! Di solito (il web è così) la discussione, a meno che non si tratti di argomentazioni su temi, lascia soli i contendenti, nella speranza che si chiariscano tra di loro.

    Tieni presente che io sono il direttore della rivista e in una discussione tra collaboratori non posso (a meno che non si trascenda oltre certi limiti) che fare le annotazioni che trovi ai punti 13-15-45-46.

    Per la rivista, tu sei molto importante. I tuoi commenti sono sempre stati il sale della discussione. Maria Antonietta è entrata da poco nella rivista. Probabilmente è giovane e permalosa (non conosco i suoi dati anagrafici) e se l’è presa più di quanto si dovrebbe per osservazioni che, provenendo da te, erano fatte in buona fede.

    E’ da 2 ore che ho la linea adsl e forse il guasto è stato riparato, ma tieni conto che io ogni giorno sono stato ore e ore senza linea e attaccato al telefono di tiscali per far riparare il guasto. Stamani   sono venuto a conoscenza del prosieguo della discussione andando a vedere la rivista da mio fratello. E sono rimasto sorpreso che fosse proseguita, perché non ce n’era più motivo. Del resto io non sono uso a censurare chi interviene, purché non si cada nella volgarità.

    Purtroppo tutto è accaduto in un momento in cui non avevo il controllo tecnico della rivista, e mi piacerebbe che tu tenessi conto di questa mia difficoltà.

    Dopo il mio intervento n. 15 e il tuo n. 16, che lo apprezzava , mi credevo che tutto fosse finito lì e che anche Maria Antonietta si avviasse ad una conciliazione. Invece ho visto stamani che Maria Antonietta, a partire subito dal commento 17,  ha mantenuto lo stesso tono risentito. Mi è dispiaciuto.
     Stamani ho visto che si era arrivati addirittura a 44 commenti!

    Io desidero domandarti qui davanti a tutti che tu prosegua il tuo lavoro con noi, che è prezioso al punto che ti ho sempre ritenuto un punto di riferimento importante della rivista.
    Se tu lasci è una grave perdita.

    A Maria Antonietta chiedo che nella discussione tenga presente che lo scopo di questa rivista è quella di creare una base di amicizia, e non di creare nemici.

    Io desidero che Maria Antonietta continui ad utilizzare la rivista come palestra formativa e di confronto (la rivista è nata per questo) e che consideri i lettori e i collaboratori come amici.

    Mi piacerebbe tanto che tra voi due ci fosse una riappacificazione. Toccherebbe alla più giovane Maria Antonietta tendere la mano…
    Da parte mia, torno a dire che Maria Antonietta, non conoscendoti ed essendo nuova qui,  ha male interpretato i tuoi rilievi.

  50. Avatar Gian Gabriele Benedetti
    Gian Gabriele Benedetti

    Vedi, Bartolomeo, io ho un’età, come scrivevo a Daniela Toschi, in cui si diviene più “teneri”, sensibili, vulnerabili. Sentirmi dire: con quale diritto mi permetto di scrivere commenti e che i miei commenti sono da far ridere, certo che m’aspettavo una difesa, altrimenti è considerato vero e giusto ciò che Maria Antonietta ha scritto a chiare lettere! Non faccio caso alla definizione di “sciapi” dei miei racconti. Detto da quella persona, mi pare un complimento. Ma nessuno, tranne Daniela e Bianca (tra l’altro mi hanno scritto), è venuto a dire che, invece, i miei commenti non sono da ridere e non sono un mio “sopruso”. Questo mi aspettavo ed era il minimo. Per timore di ritrovarmi in simili situazioni, ora mi perito di redigere un qualsiasi commento. Perciò mi astengo e lascio spazio ad altri.

    Come sempre, ti abbraccio, Bartolomeo

    Gian Gabriele