LETTERATURA: La Madonna di Mao9 Dicembre 2011 di Mario Camaiani Siamo agli inizi del 1948 e l’Italia, dopo tre anni dalla fine della guerra, sta riprendendosi e ricostruendosi dalle tremende devastazioni subìte. Presto, il 18 aprile prossimo, ci saranno le elezioni politiche, le prime della nuova Italia Repubblicana, e due grandi schieramenti si contendono la vittoria: il “Fronte Democratico Popolare”, delle sinistre e la “Democrazia Cristiana”, dei cattolici. In questo clima di fervore di rinascita sotto ogni aspetto: materiale, sociale, culturale, politico, inframmezzato da lotte, contrapposizioni, scontri, inaspettatamente avvengono e si sviluppano qua e là per tutta la nazione misteriosi, inspiegabili fatti a carattere religioso. Infatti molte effigi della Madonna, statue, si muovono in qualche particolare, soprattutto chiudendo e aprendo le palpebre, cioè “battendo gli occhi” come viene definito popolarmente l’avvenimento. Ma non tutti e non sempre “vedono” questi movimenti incredibili; comunque il fenomeno aumenta e coinvolge sempre più un numero maggiore di persone che si recano in massa nei luoghi, che sono di culto, dove avvengono questi fatti. Nel nostro territorio della Valle del Serchio, presso la cittadina di Borgo a Mozzano, grosso centro rurale ora anche industrializzato, in una zona dove ancora si erigono, ben conservate e curate da un apposito comitato, le vestigia della “Linea Gotica”, costruita dalle truppe tedesche per arrestare l’avanzata degli Alleati nel 1944, si trova una piccola cappella nella quale è posta sull’altare una statua raffigurante la Madonna di Lourdes con ai suoi piedi, in ginocchio, la statua di Santa Bernadette. Epperò questa sacra edicola è conosciuta come “La Madonna di Mao” perché agli inizi del ‘900 un tizio, conosciuto col soprannome di Mao, mentre stava per affogare nelle acque del fiume Serchio, che scorre vicino alla cappellina, rivolgendosi in estrema preghiera verso la Madonna, ottenne la grazia ed ebbe salva la vita. E fu così che da allora quel luogo di culto viene chiamato comunemente con il nome di quell’uomo graziato. Ebbene, tornando al nostro racconto del 1948, accadde che qualcuno, pregando e osservando la Madonna della cappella, notò che a questa “battevano gli occhi” e perciò di voce in voce la notizia si sparse per tutta la valle, dalle zone circostanti fino a quelle più lontane. Allora folle immense giunsero nel luogo della sacra edicola e addirittura occorsero i carabinieri per regolare l’afflusso dei pellegrini, ed anche arrivarono i venditori ambulanti con le bancarelle. Avendo saputo di questi fatti anch’io, da Fornaci di Barga ove risiedevo (come pure è al presente) , mi recai insieme ad un mio amico, Viviano, alla suddetta cappella e dopo ore di fila in una colonna di moltitudine di persone giunsi ad osservare la sacra effige per circa un minuto finché i carabinieri di servizio mi fecero allontanare per far posto alle persone seguenti; ma pur non vedendo alcun movimento alla statua ebbi però un segno interiore, che per me fu eccezionale, prodigioso. Da citare che durante il tempo che stetti in fila, una donna non lontano da me si sentì male, svenne e fu sollevata di peso a braccia e trasportata sul sovrastante terrapieno della ferrovia, data la grande ressa che impediva di uscire dalla colonna umana. La cappella è situata sotto il muraglione della ferrovia della Garfagnana e dall’altra parte presso la strada principale di allora, perché oggi è agibile una grande strada variante, di fondovalle detta “Lodovica”, pochi metri a lato della vecchia, ora non più abilitata. Poco dopo l’inizio dei fatti prodigiosi, dato che il breve sentiero che dalla strada portava alla cappellina era troppo ristretto per così tanta gente, venne costruita in fretta un’apposita scaletta ed una migliore sistemazione muraria del percorso per meglio agevolare ai fedeli il tratto finale: questi lavori sono a tutt’oggi ancora conservati. Ma la Madonna mi riservava un’altra sorpresa, un’altra conferma: nel tempo di detti fatti soprannaturali il sottoscritto e l’amico già citato, livornese come me, ci recammo a Livorno a far visita ai nostri rispettivi parenti; e lì ci dissero che in una chiesa cittadina avvenivano gli stessi fenomeni arcani come alla cappella di Mao. La chiesa era quella di un istituto religioso situata in Borgo dei Cappuccini. Viviano ed io ci recammo a visitarla, non c’era tanta gente in chiesa in quel momento, la statua della Madonna era sull’altare maggiore, ed io osservandola vidi distintamente che “batteva gli occhi:” vedevo chiaramente e benissimo. Mi volsi verso Viviano e gli chiesi se vedesse nulla di anormale e gli dissi di quel che vedevo io. Mi rispose di no. Nel frattempo ero tornato a guardare la statua mariana e questa , per varie volta ancora, continuò a mio vedere a “battere gli occhi”. Poi più nulla: anche in seguito osservando a lungo statue non ho più visto niente di simile; invece quel giorno il fatto narrato avvenne realmente, ne sono certo, più che certo! Come già detto, questi fenomeni misteriosi avvenivano in tanti luoghi di culto e molte persone, ora quasi tutte decedute, me ne hanno parlato: ricordo di un amico che ne fu testimone ad Assisi e tanti e tanti alla nostra cappellina di Borgo a Mozzano. Naturalmente c’era anche chi si dissociava dal credere alla realtà di questi fatti (specie gli avversari della Chiesa), sostenendo che si trattava di un’ invenzione dei preti per orientare gli elettori a votare per il partito cattolico. Niente di vero in tutto questo, anche considerando come la Chiesa, all’opposto, è sempre stata estremamente prudente nei casi simili a questi, come pure alle rivelazioni private. (Comunque, alle elezioni politiche del 18 aprile 1948 vinse in pieno la Democrazia Cristiana, rovesciando inaspettatamente il risultato di due anni prima alle elezioni per l’Assemblea Costituente alle quali avevano vinto le sinistre). Altri negatori adducevano a suggestione collettiva, ad isterismo religioso questi movimenti su effigi della Madre celeste…Ma le eventuali suggestioni non credo che possano contagiare più di alcune persone e per breve tempo; ma semmai, al contrario, sono proprio i negatori delle realtà ultraterrene che ostinatamente non volendo credere al soprannaturale, con tutte le loro forze si suggestionano fino a talvolta non credere come vero a ciò che con estrema evidenza gli càpita di paranormale. A quel tempo gli arcani fatti delle statue della Madonna che “battevano gli occhi” durarono per diversi mesi, poi calarono di intensità sino a che nel giro di pochi anni cessarono quasi del tutto. Ormai le persone che assistettero a quegli eventi miracolosi sono sempre di meno e andando di questo passo il racconto di ciò, in un non troppo lontano futuro, avrebbe il senso di una leggenda oscura e difficile da capire e soprattutto da credere. Perciò penso che la Chiesa, partendo dai parroci dei luoghi dove sono avvenuti, come qui a Borgo a Mozzano, ben farebbero a documentarsi dagli ancora esistenti testimoni oculari, onde trasmettere ai posteri la realtà di quei prodigi, rendendo così gloria a Dio ed onore alla Madonna, ad edificazione dei fedeli. Letto 2181 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Mario — 9 Dicembre 2011 @ 13:24
Riporto qui di seguito quanto ricevuto dall’amico Gian Gabriele Benedetti, che ringrazio di tutto cuore.
“Storia e fede si intrecciano attraverso un nitido ricordo di fatti concreti e misteriosi avvenimenti. La fede, che non si chiude in se stessa, ma si apre alla realtà, mostra l’anelito di una coscienza che oltrepassa i limiti terreni e temporali.
L’ansia di una condizione esistenziale, tesa ad un riscatto e ad una rinascita, dopo tanta tragedia, non può prendere avvio se non dalla consolazione divina. Dio permette il male, per ricavarne il bene. E certi segni inspiegabili, se non per chi crede a fondo, sono la testimonianza di un Dio che non abbandona e sempre consola. Si può credere o meno, ma la grazia misteriosa ci conduce verso un’eternità intenzionale, incorrotta ed incorruttibile.
Il racconto procede lungo una rievocazione puntuale e fortemente visiva e rispecchia il pensiero limpido dello scrittore, sempre sorretto da un credo sostanziale e da un equilibrio esistenziale, che rendono luminoso ogni gesto narrativo.
Gian Gabriele Benedetti”