LETTERATURA: La verità del sentire23 Marzo 2010 di Fabio Strafforello Ho estrapolato dal mio ultimo testo, dalla sezione So che non proveremo le stesse cose… le emozioni ci appartengono come una parte di noi stessi! Sentirti dire: mio figlio sta passando quello che io ho già vissuto… sapremo mai chi è stato a porre il prezzo del dolore dell’uomo? L’uomo pone il prezzo del suo stesso dolore! Fa parte del mio lavoro e del mio desiderio di conoscere le persone per quel che sono, onde poter andare oltre le loro apparenze fisiche e dimostrative, che un giorno ho incontrato i tuoi occhi. Ho conosciuto così il tuo desiderio che qualcuno si interessasse delle tue emozioni e la necessità di capire dove gli avvenimenti quotidiani ti stessero portando, è così che hai aperto il tuo cuore alla mia attenzione… C’è un dolore che lega tutti noi, ma dal quale non sappiamo uscire, per trasformarlo in comprensione verso gli altri. Il tratto di linea, che col mio lavoro compio sporadicamente, fa capolinea a San Remo ed è nella parte finale di esso che ho avuto l’occasione di incontrarti, sovente solo per pochi minuti. E’ fra uno sguardo e una parola oltre la precedente, che impariamo a fidarci l’uno dell’altro e a non coinvolgere le nostre emozioni oltre quel che è giusto… A volte nascondiamo nel dolore degli altri la nostra sofferenza nella speranza che essa ci abbandoni. Mi parli del tuo lavoro, che consiste nel fare le pulizie per un’impresa, molte ore a poco stipendio, mi parli di tuo figlio e mi nascondi di un uomo che vorresti fosse al tuo fianco… Mettere al mondo dei figli è una cosa naturale, talvolta sono loro a farci da padre, ad aiutarci a superare le nostre debolezze e lo scarso desiderio di migliorarci, altre volte diventano il capro espiatorio delle nostre debolezze e cattiverie. Così capisco che sei sola, con pochi soldi e senza amici, dato anche il tuo carattere chiuso e mai gioioso… A volte è meglio non sbilanciarsi troppo per non rischiare di cadere. Mi parli di una situazione del passato difficile con i tuoi genitori, che ti ha portato già in tenera età in un istituto, lontana dagli affetti più cari e dai quali si riceve l’identità dell’amore materno e paterno, nel senso del sacrificio di se stessi verso chi ami… Sognerai giorni colorati, dove dare e ricevere amore e nei quali trasformare il dolore nel conforto alle nostre debolezze. C’è un desiderio dentro di noi, tanto da non farci pensare agli aspetti più negativi e alla sofferenza che esso potrebbe comportare… E’ presente nell’uomo la via che lo conduce all’amore, come la speranza d’una sofferenza mai vista, nell’attesa di tempi migliori. Legare il passato di chi ci ha messo al mondo con chi abbiamo creato dalle nostre stesse carni… Talvolta il destino sembra accanirsi come se dovessimo espiare una parte già vissuta della nostra vita o come se dovessimo dare l’esempio per quel che altri dovrebbero evitare. Adesso ti sento parlare di tuo figlio, anch’egli affidato tramite i servizi sociali ad un istituto, sembra percorrere la tua stessa strada, mentre me ne parli la tua voce è ferma, mi racconti che lo vedi poco perché lavori molto e che hai la speranza di poterlo portare con te… Se conoscessimo il futuro dei nostri affetti, a volte non avremmo più la voglia di vivere. E’ d’un uomo che non ti ama che non ti puoi fidare, talvolta violento nei tuoi confronti e poco attento nei fatti concreti alle necessità di un piccolo bambino… Una madre sa sopportare il dolore per se stessa, più di quanto ne sappia pensare per chi ama. Mi dici di sperare in Dio, mi chiedi di pregare per te e per tuo figlio ed io ti dico che non so se ‘Lui’ ascolterà la voce di chi ne cerca sempre il pensiero… Se conoscessi il disegno del Signore saprei a chi donare tutte le mie attenzioni come la sua ombra. L’uomo è il protagonista attivo delle proprie scelte e talvolta lo spettatore del susseguirsi degli eventi, nella libertà di creare il bene o di abbandonarsi al male… E’ nella comprensione delle vanità e dall’incoscienza dell’uomo che si crea il senso della speranza, il sacrificio accomuna gli uomini oltre l’interesse personale. Quello che sembri non trovare nelle sembianze degli esseri umani è il giusto equilibrio fra quel che siamo e quello che potremmo essere, diventa così difficile saper guardare avanti quando non riesci a tenere il passo di un mondo che ti travolge e nel quale i tuoi stessi simili, sovente non sono di aiuto, ma al contrario ostentano ignoranza e incomprensione, riempiendosi la bocca con giudizi e condanne… Forse rifugiarti fra le braccia di Dio sarà l’unico modo per non ascoltare le bassezze del mondo, egli capirà quant’è breve la nostra fede… non meno di quant’è breve la nostra vita. Ho pensato che lasciare il tuo ricordo, senza dare un volto agli avvenimenti, sia un modo per ricordare un dolore comune a tanti esseri umani e credo che nessuno di noi debba nascondersi nello sguardo triste e profondamente timoroso di chi vive una vita di stenti e grandi rinunce… Ho osservato la sofferenza, quel che l’uomo lascia come segno del suo passaggio! Letto 1888 volte. | ![]() | ||||||||||
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Commento by Fabio Strafforello — 25 Marzo 2010 @ 12:45
Pubblico quì di seguito la recensione fattami dal Prof. Gian Gabriele Benedetti, e inviatami privatamente dallo stesso in relazione al brano sopra in oggetto, ringrazio poi, oltre al Professore, anche Bartolomeo per avermi concesso tale opportunità.
Fabio Strafforello.
Si può dire che la parola di Fabio Strafforello non conosca limiti e confini. Sa divenire specchio umano e fonte viva di ascese dello spirito; sa trasformarsi in palpiti, in accenti, in segni di tensione; sa porgerci il conflitto del tempo e lo scavo interiore; sa farsi interrogazione esistenziale, anche tormento, del resto contenuto, e ricerca creativa, per guardare negli occhi la realtà e per scrutare a fondo il battito, l’impulso liberatorio, che “urge”; si esterna in voce decisa, ma mai esasperata, capace di “piegarsi” verso terra, prima di elevarsi verso il Cielo; si trasfigura in viaggio-crociata, per conoscerci a fondo, per indagare la nostra complessa spiritualità e offrirci la possibilità di una auspicata salvezza, annullando soprattutto il predominio della materia e la caduta dei valori.
La concezione filosofica-esistenziale, che ne emerge, si dispiega come in un canto, non di rado lirico; canto di forte partecipazione, di impegno, di intelligenza; canto, riflesso dell’animo generoso, che si apre all’ “altro” ed all’assoluto, poggiando la sua armonia e la sua istanza ragionata soprattutto sull’amore.
Alcune frasi, in corsivo, mi hanno riportato alla mente “il rasoio di Ockham”. In effetti risultano estremamente essenziali, tralasciano il superfluo, usano contenuti logici, non hanno lunghi “percorsi” e divengono un susseguirsi di piccole ma intense luci, tese a rischiarare il nostro viaggio, ad incontrare proficuamente noi stessi, ad aprirci alla vera ragione di vita, a proiettarci verso l’ultima essenziale grande verità.
Gian Gabriele Benedetti
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