LETTERATURA: “Legenda aurea”: San Gervasio e san Protasio
21 Aprile 2022
(Estratto da Jacopo da Varazze: “Legenda aurea”. Curatori e traduttori dal latino Alessandro e Lucetta Vitale Brovarone. Editore Giulio Einaudi)
La “Legenda aurea” è un’opera del XIII secolo, a cui hanno attinto molti artisti. Ancora oggi la si legge con molto interesse. Ci narra la vita di numerosi Santi, raccontando fatti che pertengono più alla leggenda che alla storia. (bdm)
Gervasio e Protasio erano due gemelli, figli di san Vitale e della beata Valeria. Dopo aver dato tutti i loro beni ai poveri, vissero con san Nazario, che costruiva allora un oratorio nei pressi di Embrun, e il ragazzo Celso gli portava le pietre. Per quanto riguarda il fatto che si dica che Nazario aveva già con sé Celso, forse esso è da attribuire a una anticipazione, dato che dalla vita di Nazario si desume che Celso era stato offerto come oblato molto tempo dopo.
Mentre li stavano trascinando tutti davanti all’imperatore Nerone, Celso, bambino, li seguiva lamentandosi. Uno dei soldati lo prese a schiaffi, ma Nazario subito lo rimproverò; tutti i soldati assieme si rivoltarono contro Nazario e lo presero a calci. Lo imprigionarono con gli altri, e poi lo gettarono in mare; portarono invece Gervasio e Protasio a Milano. Anche Nazario, salvatosi miracolosamente, giunse a Milano. In quel tempo era appena arrivato il comes Astasio, che stava per partire per una spedizione contro i Marcomanni; gli si presentarono i sacerdoti pagani, dicendogli che gli dèi non avrebbero dato loro ascolto se non avessero prima sacrificato Gervasio e Protasio. Subito perciò li presero e ingiunsero loro di sacrificare. Ma Gervasio disse che gli idoli erano sordi e muti, e spiegò che Astasio avrebbe invece dovuto chiedere al Dio onnipotente la vittoria: allora Astasio furibondo dispose che Gervasio fosse battuto con fruste armate di piombo, fino alla morte. Fece poi convocare Protasio e gli disse:
– Sciagurato, cerca almeno tu di scampare, e non voler morire di mala morte come tuo fratello.
– Chi sarà mai lo sciagurato, – rispose Protasio, – io che non ti temo, o tu che dimostri di temermi?
Allora Astasio:
– Poveretto, come fai a pensare che io ti tema?
– Se io non sacrificherò ai tuoi dèi, – rispose Protasio, – proprio in questo si dimostrerà che tu mi temi e che la cosa ti può colpire. Se tu infatti non temessi che io ti possa fare del male, non cercheresti di obbligarmi a sacrificare agli dèi.
Astasio allora lo fece mettere sul cavalletto, ma Protasio insistette:
– Non provo ira contro di te, perché vedo bene che gli occhi del tuo cuore sono ciechi; piuttosto ho pietà di te, perché non sai cosa stai facendo. Prosegui pure, e la benignità del Salvatore verrà incontro a me e a mio fratello.
Astasio lo fece decapitare, ma Filippo, servo di Cristo, trafugò i loro corpi e li depose in un’arca di pietra nella sua casa e mise accanto al loro capo un libretto che raccontava la loro origine, il loro martirio e la loro vita.
Il loro martirio avvenne sotto l’impero di Nerone, che iniziò verso il 57.
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