LETTERATURA: “Legenda aurea”: San Lorenzo
20 Luglio 2022
(Estratto da Jacopo da Varazze: “Legenda aurea”. Curatori e traduttori dal latino Alessandro e Lucetta Vitale Brovarone. Editore Giulio Einaudi)
La “Legenda aurea” è un’opera del XIII secolo, a cui hanno attinto molti artisti. Ancora oggi la si legge con molto interesse. Ci narra la vita di numerosi Santi, raccontando fatti che pertengono più alla leggenda che alla storia. (bdm)
Andò a casa di una vedova che aveva tenuti nascosti molti cristiani; quella vedova soffriva d’un mal di testa che ormai da molto tempo non le andava via: san Lorenzo la liberò dal mal di testa imponendole le mani; lavò poi i piedi a dei poveri e a ciascuno di loro lasciò elemosina. In quella stessa notte passò in casa di un cristiano, e lì trovò un cieco: fatto un segno di croce, gli restituì la vista.
Nel frattempo san Sisto non volle consentire a Decio, né volle sacrificare agli idoli, e Decio allora dette ordine di tagliargli la testa. Mentre lo stavano portando al supplizio, san Lorenzo lo seguiva gridando:
– Non abbandonarmi, santo padre! Ho già speso tutti i soldi che mi avevi affidato!
I soldati, sentendo nominare i tesori, trattennero Lorenzo e lo portarono al tribuno Partemio; questi lo portò davanti a Decio, e l’imperatore gli disse:
– Dove sono i tesori della Chiesa che sappiamo tieni nascosti?
Lorenzo però non rispondeva, e allora Decio lo affidò al prefetto Valeriano o per fargli rivelare dove si trovavano i tesori, oppure per farlo sacrificare agli idoli; altrimenti l’avrebbe fatto morire tra torture d’ogni tipo. Valeriano tuttavia lo portò da un prefetto di nome Ippolito, il quale rinchiuse in prigione Sisto con molti altri.
C’era lì in prigione un pagano di nome Lucilio, che aveva perso la vista a forza di piangere. Alla promessa di san Lorenzo di restituirgli la vista, a patto che credesse in Cristo e ricevesse il battesimo, Lucilio chiese subito con sicurezza il battesimo. Lorenzo prese l’acqua e disse:
– Tutto si lava professando la fede.
Gli pose domande su ciascun articolo della fede, ed egli dichiarò di credere in ciascuno di essi: gli infuse allora sul capo l’acqua e lo battezzò in nome di Cristo, e subito il cieco riebbe la vista.
Per questa ragione molti ciechi venivano a lui e se ne partivano -Mariti. Visto quanto accadeva, Ippolito gli disse:
– Mostrami i tesori.
Ippolito, – gli rispose Lorenzo, – se vorrai credere in Gesù Cristo ti mostrerò i tesori e ti prometto anche la vita eterna.
– Se sei capace a far corrispondere i fatti alle parole farò quel che vuoi farmi fare.
E cosi in quel momento Ippolito credette e ricevette il battesimo con tutta la sua famiglia. Appena battezzato disse:
– Ho visto le anime degli innocenti piene di gioia!
Valeriano fece dare disposizione a Ippolito di portargli Lorenzo. In quel momento Lorenzo gli disse:
– Andiamo assieme, che la gloria attende me con te.
Giunsero tutti e due al tribunale, e lì riprese l’interrogatorio sui tesori; Lorenzo chiese una sospensione di tre giorni, e Valeriano gliela concesse, sotto la responsabilità di Ippolito. Lorenzo approfittò dei tre giorni per raccogliere poveri zoppi e ciechi e li presentò a Decio al palazzo sallustiano e disse:
– Ecco, questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono. Sono distribuiti a ciascuno, e tutti li hanno: sono le loro mani a portare al cielo i tesori.
Valeriano allora al cospetto di Decio disse:
– Basta con i discorsi! Sacrifica subito agli dèi, e smettila con le me magie.
Lorenzo obiettò:
– Chi mai dovrebbe essere adorato, chi fa o chi è stato fatto?
Decio allora lo fece battere con le fruste piombate e gli fece mettere davanti agli occhi ogni genere di strumento di supplizio. Gli disse di sacrificare agli dèi, almeno per evitare quelle torture, ma Lorenzo gli disse:
– Poveretto! Proprio questo è il cibo di cui son ghiotto!
– Se proprio ti piacciono queste cose, – disse Decio, – fammi .sapere chi sono gli infedeli che la pensano come te, che invito anche loro a questa cena.
– I loro nomi, – gli rispose Lorenzo, – sono già scritti in cielo, e tu non sei degno del loro sguardo.
Decio allora lo fece spogliare e frustare, poi gli fece posare sui fianchi delle lame incandescenti, e Lorenzo disse:
– Signore Gesù Cristo, Dio figlio di Dio, abbi pietà di me, il tuo servo! Accusato non ho rinnegato, interrogato ho proclamato che sei il Signore!
Decio allora gli disse:
– So bene che tu riesci a sfuggire al dolore con le tue male arti magiche, ma non riuscirai a sfuggire a me! In nome degli dèi e delle dee, se non sacrificherai ti faremo punire con le nostre torture!
Lo fece picchiare ancora con le fruste piombate, ma Lorenzo ancora pregò dicendo:
– Gesù Cristo, accogli il mio spirito!
Si udì allora una voce dal cielo che diceva:
– Ancora molte sono le battaglie che ti attendono.
Decio infuriato esclamò:
– Romani, signori, avete sentito i demoni che confortano questo sacrilego, che non venera i nostri dèi, non ha avuto paura delle torture, e neppure teme l’ira dei polenti!
Lo fece ancora frustare, ma Lorenzo sorrise e ringraziò, pregando anche per i presenti. In quel momento un soldato, di nome Romano, credette e disse a Lorenzo:
– Vedo un giovane bellissimo che sta in piedi davanti a te, e ti pulisce con un panno di lino le membra ferite. Ti scongiuro, per Dio, non lasciarmi, battezzami, presto!
Allora Decio disse a Valeriano:
– Credo che ci abbia vinti con le sue magie.
Lo fece slegare dal letto di ferro cui era stato legato, e rin-chiudere di nuovo sotto la custodia di Ippolito. Romano accorse portando un orcio d’acqua, si gettò ai piedi di Lorenzo ed ebbe da lui il sacro battesimo. Appena Decio se ne accorse, fece battere Romano con le verghe, e quando apertamente si proclamò cristiano fu decollato. Nella notte stessa Lorenzo fu portato da Decio. Ippolito piangeva e voleva gridare d’essere cristiano:
– Nascondi piuttosto Cristo nel fondo del tuo cuore d’uomo. Quando ti chiamerò, tendi l’orecchio, e vieni!
Furono portati tutti gli strumenti di tortura e allora Decio disse a Lorenzo:
– O sacrifichi agli dèi, o la notte ti passerà in mezzo a queste torture.
– La mia notte, – gli rispose Lorenzo, – non ha buio: tutto mi è chiaro nella luce.
– Portate il letto di ferro, – disse Decio, – e che ci dorma dentro quest’insolente Lorenzo!
Gli aguzzini lo spogliarono e lo distesero sulla graticola di ferro, misero sotto la brace accesa, e lo assestarono sulla griglia con forconi di ferro. Ma Lorenzo disse, rivolto a Valeriano:
– Sappi, sciagurato, che i tuoi carboni mi rinfrescano, mentre stanno preparando per te l’eterno tormento: il Signore infatti lo sa che non l’ho rinnegato quando mi hanno accusato; quando mi hanno interrogato ho professato la fede di Cristo: e ora che mi arrostiscono, lo ringrazio.
Poi sorrise e disse rivolto a Decio:
– Ecco qua, poveretto, hai arrostito una parte; ora rivoltami dall’altra, e poi mangiami.
Rese poi grazie e disse:
– Ti ringrazio, Signore, che mi hai concesso di entrare nelle tue porte.
E dette queste parole emise lo spirito. Decio ne restò confuso e se ne andò con Valeriano al palazzo di Tiberio, lasciando il corpo di Lorenzo sul fuoco. La mattina lo prese e lo portò con Giustino al campo del Verano, dopo averlo cosparso d’aromi. I cristiani ne celebrarono le vigilie digiunando per tre giorni, fra singhiozzi e pianti.
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