LETTERATURA: “Legenda aurea”: Santo Stefano21 Novembre 2021 (Estratto da Jacopo da Varazze: “Legenda aurea”. Curatori e traduttori dal latino Alessandro e Lucetta Vitale Brovarone. Editore Giulio Einaudi) La “Legenda aurea” è un’opera del XIII secolo, a cui hanno attinto molti artisti. Ancora oggi la si legge con molto interesse. Ci narra la vita di numerosi Santi, raccontando fatti che pertengono più alla leggenda che alla storia. (bdm) “I Giudei, vedendosi sconfitti una seconda volta, scelsero una terza via, e iniziarono la terza battaglia: tentarono di piegarlo con torture e supplizi. Quando santo Stefano capi ciò che volevano fare, decise di applicare il divino precetto della correzione fraterna e cercò di correggerli e di distoglierli da quel proposito in tre modi: con la vergogna, con la paura e con l’amore. Racconta Agostino, eminente dottore, che santo Stefano acquistò fama per innumerevoli miracoli, resuscitò sei morti per sua intercessione, e guarì molte persone dai più diversi mali. E oltre a questi fatti, altri ne racconta degni di essere ricordati. Dice che i fiori messi sull’altare di santo Stefano, se posti sui malati, avevano il potere di guarirli come una medicina, e così anche i paramenti presi dal suo altare. Infatti, come dice nel ventiduesimo libro del De civitate Dei, i fiori presi dal suo altare e messi sugli occhi di una cieca le resero immediatamente la vista. Sempre nello stesso libro racconta che uno degli uomini più in vista della città, Marziale, era pagano e voleva convertirsi. Una volta si ammalò gravemente e suo genero, un uomo pio, andò alla chiesa di santo Stefano e prese dei fiori che stavano sull’altare; di nascosto li mise poi al capezzale del suocero, che vi dormì sopra. Improvvisamente, prima dell’alba, gridò che si andasse a chiamare il vescovo. E siccome non c’era, andò da lui un sacerdote e, poiché diceva di credere, lo battezzò. Quell’uomo, per tutta la vita, pregando disse: «Cristo, accogli la mia anima », senza sapere che queste erano state le ultime parole di santo Stefano. Nello stesso libro Agostino racconta un fatto simile. Una donna, di nome Patronia, era ormai da tempo gravissimamente ammalata, e, pur avendo provato ogni tipo di cura, non aveva ottenuto alcun miglioramento. Aveva alla fine consultato un ebreo che le aveva dato un anello con una pietra, da tener legato a contatto con la pelle con una cordicella per riacquistare la salute grazie alle virtù della pietra. Vedendo però che anche quello non le serviva a niente, andò alla chiesa del protomartire e pregò con insistenza il santo che la facesse guarire. Subito, senza che si sciogliesse il nodo della cordicella, l’anello cadde a terra senza rompersi, e subito la donna si senti perfettamente guarita. Ancora un altro miracolo, non meno stupefacente, è raccontato nello stesso libro. A Cesarea di Cappadocia vi era una nobile donna che aveva perduto il bene del marito, ma era circondata da una bella e nobile famiglia: si dice infatti che avesse dieci figli, sette maschi e tre femmine. Una volta i figli offesero la madre, che li maledisse. Alla maledizione della madre seguì immediatamente la vendetta divina, e tutti furono colpiti dalla stessa orribile punizione, un orrendo tremito che li scuoteva da capo a piedi. Sconvolti dal dolore e non volendo essere visti dai loro concittadini, incominciarono a vagare per ogni dove, e ovunque andavano attiravano su di sé gli sguardi di tutti. Due di loro, Paolo e Palladia, capitarono a Ippona e raccontarono ad Agostino – che era allora vescovo di quella città – quanto era loro successo. Per tutti i quindici giorni che precedettero la Pasqua si erano recati nella chiesa di santo Stefano e lo avevano intensamente pregato di guarirli. Il giorno di Pasqua, mentre la chiesa era piena di gente, uno di loro, Paolo, oltrepassò il cancello e si prostrò davanti all’altare, con grande fede e reverenza; e mentre tutti i presenti stavano a guardare come sarebbe finita la cosa, si alzò guarito per sempre da quel tremito. Fu poi portato da Agostino, che lo presentò al popolo e promise che il giorno seguente avrebbe letto loro un libro con il racconto di quel fatto. Mentre Agostino parlava alla folla era presente anche la sorella di quel ragazzo, e, staccandosi dagli altri, oltrepassò i cancelli dell’altare di santo Stefano e, come se si risvegliasse dal sonno, si alzò guarita. Come suo fratello, anche lei fu portata davanti alla folla, e per la loro guarigione si resero grandi grazie a Dio e al santo. Letto 322 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||