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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

LEGGENDE: Ilaria del Carretto

13 Settembre 2008

di Bartolomeo Di Monaco
[Per le altre sue letture scorrere qui. Il suo blog qui.]

Paolo Guinigi, dopo la morte della prima moglie, Maria Caterina Antelminelli, appena una bambina, smaniava di contrarre un nuovo matrimonio per avere al più presto un erede. Si rivolse ai potenti Visconti di Milano perché gli procurassero una sposa adeguata al suo rango di uomo ricco e Signore di Lucca. Il suo patrimonio, infatti, si era accresciuto smisuratamente grazie all’eredità proveniente da Caterina, discendente di quel Castruccio Castracani che era stato uno dei condottieri più brillanti d’Italia e aveva conseguito cariche e onori tali da meritarsi l’attenzione di Niccolò Machiavelli, che gli dedicò, nel 1520, un suo libro divenuto famoso: “Vita di Castruccio Castracani da Lucca”.
La scelta cadde infine su una giovane di circa venti anni, che si diceva molto bella e onorata, Ilaria del Carretto, nata a Zuccarello, un paesino ligure, nel 1379, figlia del Marchese di Savona e Signore di Finale, Carlo del Carretto, appartenente ad un antico (x secolo), ricco e rispettato casato.
Ilaria giunge a Lucca ventiquattrenne il 2 febbraio 1403 e incontra Paolo Guinigi, che ne ha 30, appena fuori delle mura della città di Lucca, a Ponte San Pietro. Il giorno successivo, festa di San Biagio, è celebrato il matrimonio nella chiesa di San Romano, alla presenza della migliore nobiltà e in mezzo ad uno sfarzo di cui non si ricordava l’eguale.
Per prepararsi a questo matrimonio, infatti, Paolo Guinigi aveva sospeso sin dal 1 gennaio di quell’anno le leggi suntuarie, che “cercavano di frenare il lusso delle donne lucchesi in quanto in sete ed altri addobbi personali esse spendevano quasi tutta la loro dote.“, come scrive Neria De Giovanni nel suo “Ilaria del Carretto – La donna del Guinigi” (Maria Pacini Fazzi editore, 1988).
Dal matrimonio, nove mesi dopo il ritorno dal viaggio di nozze, nasce Ladislao. Paolo ha finalmente un erede, ma vuole altri figli e così Ilaria mette alla luce la piccola Ilaria junior, e sarà un parto fatale, perché, per cause rimaste incerte, morirà tra dolori strazianti l’8 dicembre 1405, all’età di 26 anni.
La morte getta nella costernazione l’intera città, che aveva voluto bene alla giovane venuta da lontano. Paolo ha il cuore oppresso dalla pena; qualcuno sospetta, tuttavia, che sia stato proprio lui a causarne la morte, avvelenandola e avvelenando anche il suo fedele cagnolino. Sono sospetti ignominiosi che Paolo farà fatica a dissipare.
Vuole per la sposa un monumento funebre che ne perpetui la bellezza e chiama a scolpirlo Jacopo della Quercia, un giovane e promettente artista, nato in un paesino, Querciegrossa, nei pressi di Siena.
L’opera è terminata intorno al 1408 e subito stupisce per la sua incomparabile bellezza. L’artista è riuscito a realizzare il sogno di Paolo, dunque, ma non sarà soltanto lui a poter contemplare, come se fosse ancora viva e semplicemente addormentata, la sua sposa. Il sarcofago viene posto, infatti, nella Cattedrale della città, e tutti possono ammirarlo.
È talmente magnifica la purezza di quell’immagine che subito la fama dell’opera e della donna che in essa è immortalata corre per il mondo. Accorrono da ogni luogo per venirla a visitare.
Grandi poeti se ne innamorano e dedicano alla giovane e sfortunata sposa le loro poesie. Ma non solo i grandi poeti. Anche comuni cittadini si sentono ispirati dalla bellezza di Ilaria e la celebrano nei loro versi.
Ilaria incanta tutti.
Accade così che due giovani sposi, nel loro viaggio di nozze, decidono di fare sosta a Lucca e di recarsi nel bel Duomo della città.
Dal transetto meridionale, da qualche tempo Ilaria è stata trasferita nel transetto opposto, a sinistra dell’altare (oggi nella sagrestia). Lo scorgono, accelerano il passo; trascurano le altre bellezze che arricchiscono la Cattedrale di questa antica e nobile città; perfino passano davanti al Volto Santo, l’immagine sacra ai Lucchesi, senza accorgersene. Si trovano davanti a Ilaria. Com’è bella! Davvero pare che dorma. Nessuna traccia della sua sofferenza è rimasta sul volto. L’artista l’ha scolpita nel fulgore della sua serenità. L’abito pare guarnire una divinità sorpresa nel suo sonno.
Gli sposi si guardano negli occhi, conoscono la storia di quella giovane madre, essi desiderano un figlio al più presto, come lo desiderò Paolo Guinigi, temono che qualcosa possa accadere di funesto, e soprattutto la sposa è silenziosa e triste.
Lo sposo ha intuito. Nello sguardo profondo tra i due c’è già la conoscenza e il desiderio della vita. Il giovane prende la mano della sposa e la pone sul volto di Ilaria. Non dicono niente, ma la loro preghiera è più che esplicita, anche nel silenzio. Le chiedono di preservarli da quel dolore che ha privato Ilaria della vita, e che quando arriverà il momento del parto, Ilaria vegli sulla donna e la protegga.
Non si sa come sia potuto accadere, ma quel gesto si è tramandato nel tempo, spontaneamente, e tante giovani coppie, innumerevoli innamorati, sono venuti e continuano a venire a Lucca per toccare il volto di Ilaria, per accarezzarlo e chiedere la sua protezione.
Se si osservi il monumento, sono rimaste nel volto le tracce di quella confidenza e di quella straordinaria fede.
Secondo un’altra credenza popolare, si racconta che se una ragazza visita il celebre sarcofago, Ilaria l’aiuti a trovare l’uomo giusto e quindi l’amore.
Si narra perfino che un giorno un visitatore, innamoratosi di Ilaria, si accingesse a tagliarle la testa per portarsela al suo paese. Sennonché, il canino che giace ai piedi di Ilaria si mise ad abbaiare così forte che, sopraggiunto il sagrestano, l’uomo si trovò costretto a fuggire, rinunciando al suo proposito sacrilego.

Nota.
Come ho fatto per le Mura di Lucca, desidero riportare la poesia omonima che a Ilaria del Carretto dedicò il Prefetto letterato Giovanni La Selva:  

Il viso non la morte ti compose
in quell’imperscrutabile dolcezza,
ma un sonno lungo come quel che avvezza
le fanciulle leggiadre a molli pose.
La morte quel che tocca ahimè lo spezza,  

ma tu intatta sei e il tuo petto
palpita sotto quelle bianche trine;
dormi siccome dormon le bambine
soavemente sovra il bianco letto.
La morte, sì, è un sonno senza fine,  

ma tu chissà che non ti desti come
un’eco nella chiesa solitaria
al suono delle voci che nell’aria
da secoli bisbigliano il tuo nome
assai più lieve d’un sospiro: Ilaria.

 

 


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8 Comments

  1. Pingback by Fontan Blog » LETTERATURA: LEGGENDE: Ilaria del Carretto - Il blog degli studenti. — 13 Settembre 2008 @ 08:17

    […] unpopularpress: […]

  2. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 13 Settembre 2008 @ 21:12

    La bellezza straordinaria, quasi eterea, di questo famoso e amato monumento, la sua perfetta proporzione, la sua ineccepibile prospettiva ed il suo commovente significato riescono, grazie all’eccezionale “ricamo” dell’artista, ad estasiarci ed a commuoverci ogni qualvolta si ha la possibilità di ammirarlo. Non si può, nel visitare questo capolavoro, che rimanere stupiti in religioso silenzio, essendo grati a chi, quasi con magiche mani, ha perpetuato, in modo così unico, una candida figura femminile e la sua storia. Lucca, ricchissima di meraviglie, deve essere orgogliosa anche e soprattutto di questo magico gioiello.
    Bene hai fatto, Bartolomeo, a parlarcene ed a riproporci storia e leggenda
    Gian Gabriele Benedetti

  3. Commento by SERGIO E LUCIANA — 16 Aprile 2013 @ 12:03

    Ricordo di aver visto il sarcofago di Ilaria almeno 50 anni fa, ma è un ricordo sempre vivo  

  4. Commento by maria monaco — 2 Giugno 2013 @ 21:45

    Il 6 maggio 2013 ho visitato Zuccarello, è un graziosissimo paesino con case in pietra a vista , la via principale del borgo è abbellita da vasi di fiori. La sorpresa più bella è stata quando ho scoperto nei pressi dell’ entrata del paese la statua di Ilaria del Carretto in formato naturale . L’ amministrazione comunale ha voluto erigere il monumento alla sua nobile concittadina nel sesto anniversario della morte

  5. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 3 Giugno 2013 @ 19:39

    Grazie, Maria, di questa bella notizia.

  6. Commento by teresa de salvatore — 1 Luglio 2013 @ 13:53

    Non sapevo nulla .. grazie per questo articolo…  

  7. Commento by Gabriele Bariletti — 12 Ottobre 2013 @ 14:15

    L’altro giorno all’Università de L’Aquila il Professore di storia dell’arte ci presentava il Della Quercia e quindi il sarcofago di Ilaria. Non sono mai stato a Lucca ma avevo sentito parlare di una immagine prodigiosa, ma non stavo collegando le due cose. Il Professore ci diceva essere il Della Quercia ancora legato al naturalismo tardo gotico benché vi siano forti elementi di classiciasmo nel complesso scultoreo….. poi dalla immagine laterale della tomba egli ci proietta per pochi secondi una diapositiva che – seppure in bianco e nero e assai antica – scopre il volto dormiente di Ilaria….. non ho potuto trattenere copiose lagrime di commozione per la sua universale ed eterna bellezza. Lucca sarà il mio prossimo viaggio, proprio per onorare la sua meravigliosa Signora.

  8. Commento by Rossella — 10 Gennaio 2014 @ 20:26

    Non ricordavo la leggenda, ma il monumento è di una bellezza inenarrabile. Se non ricordo male da qualche parte devo avere ancora il biglietto d’ingresso, avrò avuto 17 anni ai tempi.   :)

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