LETTERATURA: Mistero al rifugio Aronte10 Luglio 2013 di Mario Camaiani Sui monti delle Alpi Apuane sorgono molti rifugi per gli escursionisti Ed eccoci al fatto: verso mezzanotte qualcuno bussò alla porta, mentre da fuori, distintamente, una voce di uomo chiedeva aiuto: “Scusate, scusate, è permesso, posso entrare?â€. Lino scattò in piedi e aprì la porta in un attimo, certo di trovarsi davanti un escursionista che cercava riparo; ma non c’era nessuno! Nello stesso tempo Giovanni e due dei fiorentini, presa la torcia, uscirono fuori e ispezionarono la zona nei pressi del piccolo edificio, ma non videro anima viva, come si suol dire, e rabbrividirono, non per il freddo e per la pioggia, ma per la percezione di essere stati a contatto con qualcosa che non è di questo mondo. Il rifugio, situato in una zona impervia, lungo un sentiero scosceso con dirupi, da percorrere con attenzione di giorno, è impossibile raggiungerlo di notte, e con quel tempaccio!  Nessuno aveva più  sonno ed i commenti, le ipotesi, i dubbi, le domande reciproche, si incrociavano in un clima surreale: “Ma che sia stato il fantasma di un morto in incidente di montagna?â€, fece uno dei fiorentini. “Appunto – ribadì un suo compagno rivolgendosi a noi -: qualcuno di voi è a conoscenza di qualche incidente mortale qui avvenuto?â€. Gli rispose prontamente Eliano: “Eccome, ne sono avvenuti più di uno; tanto è vero che sul retro di questa costruzione vi è una lapide con su scritti i nomi di coloro che sono morti in incidenti su questi monti…-. Poi aggiunse: – Che il fantasma che si è qui manifestato, sia di uno di questi citati sulla lapide che, perso il sentiero e vagando disperso di notte sotto la pioggia, abbia cercato invano riparo in questo rifugio ma, non potendo  entrare perché dentro non c’era nessuno ed era chiuso,  proseguì, vagando quasi alla cieca, ed infine sia precipitato in un burrone…Lei, reverendo, che ne dice?â€. Il prete fiorentino, così interpellato, ci pensò qualche attimo, e disse: “Come credente, e sono sacerdote, non posso escludere a priori che dall’al di là ci giungano dei segnali, che innanzi tutto dimostrano e confermano un’altra esistenza: in particolare sono evidenziati, in modo serio e documentato, nella vita dei Santi; e possono essere di provenienza divina o satanica o di spiriti di defunti. In questo nostro ‘caso’, dato che all’accaduto non c’è spiegazione razionale, logica, si può pensare che si sia trattato di un ‘fatto’ ultraterreno. Ma non bisogna chiederci troppi perché, ipotizzando risposte personali o ricercando il fenomenale; bensì inchinarci umilmente di fronte al mistero di fatti arcani. E pregare il Signore per eventuali anime bisognose. Cosicché, a questo proposito, alla Santa Messa che qui celebrerò domattina, cioè fra  qualche ora, pregheremo anche per i defunti a causa di incidenti su queste montagne. Ed ora stiamo calmi e cerchiamo di dormireâ€. Ma, non riuscendo a chiudere un occhio, i sette continuarono a parlottare del fatto, a gruppetti; infine Eliano, alzando la voce raccontò a tutti un suo ‘caso’ personale: “Una volta, da solo, stavo compiendo un’escursione sui monti presso l’Alto Matanna, quando sentii distintamente dei passi dietro di me. Mi girai per vedere chi era che sopraggiungeva, ma non c’era alcuno, ed i passi cessarono. Un po’ sorpreso ripresi il cammino ma, dopo aver girato intorno ad un poggio, riudii i passi: erano di scarponi pesanti: mi fermai e quando dal rumore di questi mi aspettavo di vedere qualcuno sbucare dalla curva, tutto cessò; allora, di corsa, tornai  indietro, rifeci la curva:…niente! Questa volta capii che  il fatto era paranormale, mi spaventai, ed un brivido mi corse giù, dalla testa  fino al fondo schiena. Ma non mi prese il panico, perché era giorno, e si notavano degli escursionisti lungo i monti attorno. Tornai indietro a passo svelto, voltandomi continuamente, attento a qualsiasi rumore, ma non udii più quelli dei ‘passi’ e, giunto al bar dell’albergo, al  Matanna, finalmente mi rilassai, senza dire ad alcuno del fatto capitatomi.â€. “Avrai scambiato  rumori di altro genere per passi di persona – fece uno dei fiorentini -, in quella zona ci sono animali quasi allo stato libero…â€. “Ecco – ribatté Eliano -, che feci bene a non parlare del fatto, tanto è scontato che in questi casi chi li narra non viene creduto e, come avviene ora, gli vengono rivolte obbiezioni infantili, viene trattato da visionario, o peggioâ€. “Non volevo dire questo – riprese l’altro -, solo volevo approfondire la cosa, scusami – aggiungendo, dopo avere riflettuto -: ed hai ragione, perché infatti oggi la cultura corrente trascura il trascendente, come se la morte non esistesse, tutta presa ad occuparsi di cose di questo mondo, rifiutando di pensare ad altre realtà e cercando di mettere a tacere chi le propone. Una volta invece, fino a tempi non troppo lontani, magari quelli dei nostri nonni, la gente credeva, umilmente, in modo semplice â€. “Proviamo a dormire?â€, esclamò uno degli astanti. “Buonanotte a tuttiâ€, fecero altri. Nessuno però riuscì a dormire come si conviene:  l’episodio vissuto qualche ora prima aveva scosso tutti, chi più, chi meno…All’alba il sacerdote celebrò la Santa Messa, fra il raccoglimento totale; poi la colazione, ma nessuno aveva voglia né di scherzare, né di manifestare allegria. Il sole saliva all’orizzonte, si preannunciava una bella giornata; il frastagliato territorio montano si presentava in tutta la sua naturale, selvaggia bellezza, con larghi scorci di territorio circostante…Una visione meravigliosa da ammirare. Ma i sette escursionisti solo di sfuggita osservavano tutto questo, presi dall’ispezionare il sentiero d’accesso al rifugio o lo spiazzo davanti alla porta e, sul retro della costruzione, muti e meditabondi di fronte alla lapide con su i nomi delle vittime di incidenti, consci di avere vissuto brevemente uno straordinario episodio d’incontro con un altro ‘mondo’, nel quale tutti i viventi devono approdare. Poi, dopo un frugale desinare, il commiato: i fiorentini presero il sentiero diretti verso nord, mentre i nostri decisero di far ritorno al loro paese, rinunciando al programma stabilito che comprendeva un altro pernottamento ad un altro rifugio. Il racconto di Giovanni era terminato ed io, nel ringraziarlo, gli chiesi ancora: “Ricordo, Giovanni, che a quel tempo fui informato casualmente da un amico che ad un circolo scacchistico-culturale di Fornaci di Barga, che adesso non c’è più, qualcuno parlò di un fatto misterioso accaduto, appunto, al rifugio ‘Aronte’, sui nostri monti, il che scatenò un interesse generale; ed alcuni dei presenti narrarono di altri simili episodi  accaduti in montagna… Penso che il fatto si riferisse a quello in questione: per caso, tu eri presente in detta circostanza?†“No – mi rispose l’amico -; e non sono a conoscenza che alcuno dei miei tre compagni di quella escursione vi abbia  partecipato. E’ evidente però che chi ha citato a detto circolo il fatto, l’abbia saputo da altri, magari da me.â€. “Un’ultima cosa – gli chiesi ancora -,  prima di salutarci: personalmente, a distanza di anni, come valuti l’episodio: lo ritieni terreno o soprannaturale?â€. Ed egli: “Rifletti su come te lo ho narrato; e la risposta la puoi dare tu stesso!â€. Letto 1625 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Mario Camaiani — 11 Luglio 2013 @ 23:16
Ho ricevuto dall’amico Gian Gabriele Benedetti, che tanto ringrazio, il seguente  bellissimo commento  al mio modesto lavoro.
“Vorrei porre l’accento nei confronti dei tre aspetti principali che emergono dal racconto: la passione per la montagna, l’amicizia e il mistero.
Innanzi tutto, freme intenso nei protagonisti questa vibrazione così genuina verso gli antichi silenzi e gli abbracci di vette incontaminate. Sensazioni che portano appese nell’animo, come un amore in cammino verso l’alto, fino a raggiungere il cielo e Dio. E lo splendore di una natura dal fascino eterno emerge puro e quasi ammalia, offrendo consolazione e sollievo sia all’animo che al corpo.
In seconda istanza, l’amicizia, sentimento che si crea spontaneo, lega, e dà vita ad una comunanza di intenti. Sentimento che la montagna, nella sua schiettezza, nella sua limpidezza e nella sua intima soglia aperta all’immenso, corrobora e rende carica forte di vera e decisa empatia.
Infine, il mistero, che diviene il cuore e l’essenza del racconto. E qui la scrittura arriva ben presto a coinvolgerci ancor più e a portarci verso motivi riflessivi su momenti di grande tensione. Tensione vissuta acutamente non da sprovveduti e creduloni, bensì da persone coscienti e adulte, tra le quali un sacerdote.
Immerso emotivamente nei fatti verificatisi, l’autore ci offre, tra l’altro, un percorso di profonda analisi: l’esistenza o meno di presenze sulla terra, provenienti dall’aldilà . Non vi sono dubbi che l’evento riportato abbia un fondo stabile di verità , perché subìto da diversi individui di provata onestà intellettuale.
Ai lettori credere o dubitare, tuttavia non si può discutere la serietà di chi ha vissuto il fatto misterioso, che, per chi crede ed ha fede, non è poi così “misteriosoâ€.
Ancora, dunque, un testo tracciato con viva adesione dall’autore, sempre presente e abile nel suo nitido, intenso e coinvolgente repertorio narrativo.
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Gian Gabriele Benedetti”