LETTERATURA: “Pirrone ovvero le dissonanze” di Sandro Bajini, Philobiblon edizioni22 Agosto 2009 di Francesco Improta Con questa silloge di raccontini, dialoghi, meditazioni e dizionarietti in libera uscita, pubblicata da Philobiblon, Sandro Bajini, ormai ottuagenario, dimostra ancora una volta talento, lucidità, capacità di giocare con le idee e le parole e feroce ironia non disgiunta da una buona dose di autoironia, di quella saggezza superiore che gli consente di fare i conti innanzitutto con se stesso. Profondo cono scitore del teatro del Novecento, con una certa predilezione per Ionesco e Beckett, che insieme a Swift sono i suoi veri maestri, ed egli stesso commediografo di chiara fama, Sandro Bajini da sem pre conduce le sue battaglie contro la banalità e il conformismo dilaganti, gettando uno sguardo a ciò che c’è al di là della realtà, forte delle sue conoscenze psicoanalitiche che lo portano ad appro dare alle rive del Surrealismo in tutte le sue forme, da quello ante-litteram di Ariosto a quello codificato di Breton, Artaud e Buí±uel, a quello, infine, più recente ma non meno fascinoso di Fellini. Alcuni dialoghi hanno la leggerezza, il tono stralunato e quel pizzico di malinconia che è proprio degli sketch dei clown, penso ai dialoghi lungo il torrente tra Bianco e Augusto, incentrati sulle opinioni, sulle parole, sull’essere e l’apparire che si concludono pur sempre con la consapevo lezza di non poter giungere a delle certezze, con la sospensione, cioè, del giudizio, tipico di quella corrente filosofica, lo scetticismo, di cui Pirrone fu fondatore e caposcuola. All’interno del volu metto ci sono, sotto forma di aforismi, alcune considerazioni sulla povertà che disvelano i mecca nismi e gli escamotage con cui questa società basata sul benessere capovolge la realtà facendo appa rire i poveri dalla parte del torto perché non sono riusciti ad arricchirsi e perché non hanno il buon gusto e la decenza di nascondere la loro povertà; si legge testualmente: “La miseria non vissuta nel privato ma ostentata ed esuberante è ragione di scandalo… offende la vista, per non parlare degli altri sensi, ed è ragione di disgusto.” Dopo l’amarezza di queste considerazioni, in cui si nota un garbato tono swiftiano, le ultime due sezioni Il libro dei Re e Proverbi, giocate su calembours, sciarade e funambolismi verbali, sono almeno in apparenza semplici divertissements in grado di far tornare il sorriso nei lettori ma in realtà testimoniano l’irrazionale che domina nella nostra società e la volontà dell’autore di mettere in crisi tutte le certezze, anche quelle lessicali. Letto 2246 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Carlo Capone — 22 Agosto 2009 @ 12:11
Che bella recensione, e che Autore.Non lo conoscevo.
Ossereverei inoltre che “questa società basata sul benessere capovolge la realtà facendo appa rire i poveri dalla parte del torto perché non sono riusciti ad arricchirsi” e fa apparire gli ammalati di cancro e cuore dei colpevoli di tutti li peccata mortali perchè non hanno praticato sufficente prevenzione.
Eggià, quando non c’erano gli antibiotici se ti veniva la polmonite e crepavi era colpa tua, perchè non t’eri messo la maglia di lana a Ferragosto.
Commento by giorgio — 9 Settembre 2009 @ 19:36
Apprezzo molto la recensione di quest’ opera di Bajini basata sul ‘disincanto’ della ragione ( che non significa ‘disimpegno’). Un piacevole ‘strumento di lavoro’ che ci invita a ‘pensare’ e a evitare ‘ubriacature’.