LETTERATURA: STORIA: I MAESTRI: Al confine del nostro vivere18 Novembre 2013 di Arrigo Benedetti Berlino, giugno.
* Sono felici? Me lo sono chiesto, durante un breve viaggio in Germania, e soprat tutto a Berlino, che, grande centro industriale, pare tut tavia una gaia contaminazio ne fra la Fiera Campionaria di Milano, il lungomare di Viareggio o di Rimini, via Ve neto, Montecatini. Impressio ne dovuta alla maniera con cui i berlinesi, giovani o vec chi, siedono discinti nei caf fè all’aperto del Kurfurstendamm. E il suggerimento vi sivo d’una Berlino balneare-industriale resiste â— anzi se ne sente l’immagine alle spal le â— quando si sale sui ter razzini costruiti al limite del la zona anglo-franco-america na per guardare il muro. Gli americani â— i turisti più numerosi, seguiti dai giap ponesi â— vi salgono insieme ai tedeschi dell’Ovest venuti in gita. Si dà uno sguardo alle residue rovine affumi cate della guerra, ai fili spi nati disposti recentemente, co me giunta alla separazione, si figge lo sguardo nella materia vile del muro che sembra, a fissarlo, così poco dramma tico e tanto meschino. Lo so: basterebbe che uno di noi im pazzisse e saltasse giù, o che qualche altro sbucasse dagli anfratti del terreno prodotti dalle bombe almeno venti quattro anni fa, e subito la scena s’animerebbe. Assisteremmo a un breve dramma che avrebbe solo il peso d’un happening. Oggi i tedeschi portano il viaggiatore straniero a do mandarsi se essi siano final mente soddisfatti di sé. « Ma quale errore politico commet teranno, questa volta, dopo avere di nuovo dato prova delle loro capacità tecnologi che? » si chiede subito dopo chi riconosce l’ampiezza del l’egemonia economica tede sca, pensando al ’14, e, te nuto conto delle differenze tra l’odioso Guglielmo II e il cri minale Hitler, al ’39. Ci si convince che tutti presi dal l’utile, i tedeschi sono amabil mente umani. Proprio Berli no mostra quale disinvoltura acquistino, liberi dall’angoscia della politica che, per essi, è un’attività vile in quanto comporta bassezze. Strano: i compromessi, magari l’ingan no sono leciti all’operatore economico, allo sportivo, al l’intellettuale, magari al mili tare. Invece, gli uomini pub blici non hanno il diritto di ricorrervi. La tendenza a vivere nel proprio guscio particolare for se deriva dall’identificarsi del concetto di « borghese » one sto, laborioso con tutti i cit tadini, senza più distinzioni sociali. Ognuno accetta dal la sorte un compito. Lo deve svolgere bene, trarne soddi sfazione, magari un po’ di ricchezza. Possa egli dire, alla fine: « Ecco, ciò che io so fare ». E lo dichiari sia che mostri un prodotto dell’in dustria, sia che concluda un discorso culturale, sia che of fra un dipinto, una scultura, un libro. Il brigare per essere eletto, la propaganda per sé o per un partito autorizzano il so spetto dell’imbroglio, e dànno l’impressione d’una buffoneria. * E’ incredibile che in un grande paese europeo, nel quale si sta affermando l’idea â— per usare il termine abu sato dai sociologi â— del vi vere borghese concesso a tutti si fraintenda e si disprezzi l’attività politica, e la si consideri non una categoria auto noma ma una brutta necessità. L’antica frase: « Ogni mattina ringrazio Iddio â— che all’im pero romano non ho da pen sarci io », valida fino al seco- lo scorso, quando la sacra istituzione germanica era svanita già da alcuni decenni, è ancora in corso, mentre in Italia, dove la politica ha modi scoraggianti, la massima vile: « Franza o Spagna – purché si magna » è stata corrosa dall’unità nazionale, e s’è spenta nelle nostre coscienze, nelle quali riaffiorano motivi simili solo nei momenti di depressione morale. Un tempo alla politica tedesca badavano i re, i principi, i granduchi, illuminati o no. A essi l’obbligo di governare e di tenere i contatti con la frivola latinità, nella versione francese. In seguito, i tedeschi ebbero l’occasione rara d’un Bismarck. Dopo la scon fitta del ’18, la politica toccò per poco a politici sprezzati anche se erano Ebert e Stresemann. Infine, la s’affidò a Hindenburg, come se un mili tare potesse risolvere i pro blemi del dopoguerra d’auto rità. Con la sconfitta del ’45, si ebbe Adenauer, il sindaco di Colonia, accettato non per il suo spirito democratico ma per i modi alteri. * Ora i tedeschi dell’Ovest, vicini alle elezioni di settem bre, paiono orfani di padre. Il democristiano Kiesinger, il socialista Brandt non emana no sensi paterni. Domani, i tedeschi, soddisfatti dalla ric chezza, s’affideranno al catto lico Strauss, in tal caso scam biando per paternità la du rezza. Si lasci la parola a Goethe. I tedeschi, diceva, sono un popolo spirituale, privo di sen so politico, disposti ai valori puramente umani, un popolo che va a scuola da tutti e che di tutti è maestro. Concetti che Thomas Mann riprese nelle sue « Considerazioni di un im politico », nelle quali, fra il ’14 e il ’18, disse, più per sé che per gli altri, il suo sprezzo per l’Europa giacobina, affa rista, montecarlesca. In Ger mania, sebbene Thomas Mann non sia troppo letto, le idee espresse nella geniale confes sione â— contraddetta da ul teriori e dolorose esperienze â— valgono ancora. Esse fan no pensare a una robustezza fisica che dia soddisfazioni sul posto di lavoro, a tavola, a letto; e a un’umanità talvol ta attratta dall’incanto del Mezzogiorno greco-romano e solare, però sempre trattenu ta da un timore d’inganno nascosto dietro la bellezza. Da queste contraddizioni deriva l’eterna protesta dei tedeschi nel continente di cui essi, a intermittenza, sono egemoni, senza mai sapere da re una soluzione politica seria a tale prevalenza. Il rifiuto dell’Occidente va da Nietzsche a Thomas Mann; coinvolge, alla fine, Marcuse. Prima del le due guerre perse, la prote sta fu conservatrice, come lo era stata quella slava di Dostoievskij. Oggi che accento ha? L’Europa latina e anglo sassone, che la politica ac cetta o come una categoria dello spirito o come una pratica degna dell’uomo, conti nua a chiederselo con ansia. Certo, oggi molti tedeschi dan no segni di nuova impazien za. Negli anni scorsi, erano disposti a partecipare alla co struzione d’una unità europea. Forse, per raggiungerla, e dis solvervi antichi problemi, avrebbero soffocato lo spirito protestatario; ma, davanti ai ritardi, alle difficoltà e alle astuzie francesi â— che essi addebitano a tutta l’altra Eu ropa â— non sembrano volersi adattare a un discorso politico. Dalla delusione deriva il malessere che, di tanto in tan to, s’accentua, come accadde proprio a Berlino un anno fa o poco più. Le bandiere rosse sventolate dagli studenti sul Kurfürstendamm sbalordirono e indignarono; sembrò assur do che qualcuno le agitasse tanto vicino al muro e all’al tra Berlino, quella congelata in un regime poliziesco; ma forse segnalarono una novità. La protesta, una volta con servatrice, da Schopenhauer a Nietzsche, oggi s’è spostata all’estrema sinistra cultural mente e politicamente. Diven ta la frangia dello scontento che accompagna il benessere e la libertà, e che magari ri schia d’annullarli: il momen to critico, direi, di quella feli cità fisiologica che in Germa nia impressiona lo straniero. * Città ricostruite con un’one stà e magari un’intelligenza che noi italiani ignoriamo, dense di vita anche quando â— a Colonia, per esempio â— la ricostruzione avvenne in fretta; gruppi sociali che ora paiono divisi e che invece si stanno amalgamando, ecco la Germania, oggi. Quasi s’av verte un armonioso rapporto fra le creazioni artificiose del l’uomo â— insediamenti urba ni e industriali â— e la natura, e anche una sbigottita fidu cia. Le ipotesi dell’avvenire esaltano; le responsabilità del l’egemonia continentale spa ventano. E sono proprio que sti due momenti dello spirito che spingono a chiedersi quali errori commetteranno nell’av venire i tedeschi sempre per la loro eterna impoliticità. Eppoi c’è quel muro livido, di là dal quale non esiste solo la Berlino un tempo fastosa dell’ Unter den Linden, non solo l’altro Stato tedesco. Ci si sente ai confini del nostro mo do di vivere. Il muro fa pensare a pianure sconfinate, a possibili accordi e disaccor di, a patti e a scontri. Un insieme di immagini che di ventando fantasia inducono in tentazione. Letto 2914 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||