LETTERATURA: STORIA: I MAESTRI: La religione di San Paolo #8/10
2 Aprile 2009
di Panfilo Gentile
[dal “Corriere della Sera”, lunedì 15 dicembre 1969] Â
Il senatore Tiziano Tessitore, come egli stesso ci informa nella prefazione al suo « San Paolo » (edizioni del Conciliatore) aveva inizial Âmente l’intenzione di narrare solo la lunga vicenda giudi Âziaria sofferta dall’Apostolo, probabilmente tra il 47 e il 52 d. C., dal suo arresto a Ge Ârusalemme fino al suo arrivo a Roma. Ma, strada facendo, nella stesura del libro, la sua curiosità si è allargata, e così ne è venuta fuori una biografia completa di Paolo, sobria Âmente contenuta in circa centocinquanta pagine. Ed io non mi rammaricherò di questa sua più ambiziosa fatica, per Âché ho letto tutto di un fiato il volume, senza che venissi fermato dagli inevitabili dis Âsensi per le diverse posizioni di partenza, laica la mia e cat Âtolica quella del Tessitore.
In realtà , quando si tratta di San Paolo, laici e cattolici possono facilmente intendersi su alcuni punti, per due motivi. Il primo è che entrambi accettano, sia pure con varian Âti di impugnative critiche, le fonti di informazione più im Âportanti: gli « Atti degli Apo Âstoli » e l’« Epistolario paolino ». I laici introducono negli « Atti » una sola correzione importante e cioè la narrazio Âne del terzo viaggio missiona Ârio. Per i cattolici il racconto di questo terzo viaggio è vali Âdo. Per i laici invece esso è dovuto solo a un errore del redattore, il quale ha giustaposto due fonti diverse che si riferiscono ad un unico e stes Âso viaggio. Per quanto riguar Âda l’« Epistolario » i cattolici si tengono al canone. I laici ritengono invece alcune delle epistole apocrife o largamen Âte interpolate, anche se non sono d’accordo sulle contesta Âzioni. Si trovano generalmente fuori contestazione le epistole ai « Calati », ai « Corinzi »; ai « Tessalonici », ai « Roma Âni ». Il secondo motivo sta nell’incontrovertibilità dei ri Âsultati dell’apostolato paolino. Quali che siano le opinioni de Âgli storici sui rapporti tra il messaggio evangelico e le dot Âtrine paoline, è universalmen Âte riconosciuto che il cristianesimo fu ricevuto fuori di Israele nella interpretazione paolina e che si dovette proprio a quest’interpretazione la sua diffusione fra i gentili. Paolo fu un personaggio «weltgeschtiliche » (storico-mondia Âle, senza l’espressione di He Âgel), di cui forse non è passa Âto mai l’eguale su questa ter Âra. Così, se da parte dei cat Âtolici si fa dell’apologetica, da parte dei laici si racconta una storia, che prende atto dell’eccezionale significato del per Âsonaggio nella storia della ci Âviltà . Â
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Tuttavia, non posso tacere che anche a proposito di que Âsto « San Paolo » del Tessitore si ripropone l’interrogativo se i vincoli della fede e del Âl’intangibilità dei testi canoni Âci sieno compatibili con l’uf Âficio dello storico. Alfredo Loisy, quando ancora spera Âva di farla franca per il suo famoso capolavoro: « L’évangile et l’église », pensò di di Âscolparsi adducendo che lo storiografo poteva avere la via libera anche in rapporto a Ge Âsù Cristo, in quanto dal dog Âma della doppia natura di Gesù, vero Dio e vero uomo, di Âscendeva che il Gesù uomo po Âteva essere studiato secondo i comuni canoni ermeneutici di ogni personaggio o fatto umano restando riservata alla teo Âlogia quanto atteneva invece alla sua natura soprannatura Âle. La difesa del Loisy fu giudicata non a torto dalla Chie Âsa pretestuosa e Loisy, come si sa, fu condannato.
Altri tentativi di concilia Âzione, che io sappia, non sono stati tentati. Ed ogni credente, che si accinga a narrare la storia delle origini e del pri Âmo secolo del cristianesimo, si trova sempre nell’imbarazzo di dover scegliere spesso tra gli articoli di fede e gli accertamenti della critica storica, fra i dogmi e la verità dei fat Âti. A proposito di Paolo, questo contrasto appare subito, non appena si incontra il pro Âblema, per ogni credente così scottante, dei rapporti tra Gesù e San Paolo. I credenti non possono scostarsi dall’insegnamento codificato che Ge Âsù è il maestro e Paolo il di Âscepolo, che la religione cri Âstiana fu fondata da Gesù e solo propagandata da Paolo. Viceversa la critica moderna neo-testamentaria ha accertato in maniera incontrovertibile che Paolo predicò una «sua » religione, che si differenzia dall’insegnamento impartito da Gesù, anche se egli mise al centro di essa la fede in Cristo e più ancora la fede nella virtù redentrice della sua morte e della sua resurrezio Âne. Dottrina su Gesù, dunque, ma non di Gesù. Il che poi fu una trasposizione del dramma consumatosi a Gerusalemme negli schemi dei misteri soteriologici ellenistici, dei culti delle divinità che morivano e risorgevano ed assicuravano agli iniziati la immortalità beata.
Orbene, Tessitore scrive nel suo libro: «Non è possibile negare una certa giustificazione alla critica moderna quan Âdo afferma che il vero fonda Âtore del cristianesimo è stato Saulo ». E sarei riconoscente al Tessitore di tale ammissio Âne, se egli poi non la facesse seguire da una svalutazione della critica moderna, carican Âdola di colpe del tutto imma Âginarie. L’autore aggiunge in Âfatti che questa critica « si è illusa di avere dimostrato che la persona e l’opera di Gesù vanno relegate nell’evanescen Âte e vacuo regno della leggen Âda e del mito ». E la promozio Âne di Paolo, con la conseguen Âte retrocessione di Gesù, sa Ârebbe avvenuta perché: « il giovane fariseo convertito di Tarso aveva ed ha a proprio vantaggio la riconosciuta au Âtenticità d’un fascio di docu Âmenti personali, cioè l’Episto Âlario ». Gesù invece era mor Âto, senza lasciare una sola pa Ârola scritta. Ed infine Tessito Âre pretende che la critica si sarebbe accanita contro tutte le fonti, vangeli, lettere, atti degli apostoli e via dicendo per contestare tutto, negare veridicità a tutto e « rifare co Âsì una sua fantasiosa storia delle origini cristiane ».
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Sono codeste affermazioni cui Tessitore s’è lasciato anda Âre per un evidente eccesso polemico. Non è vero che la cri Âtica abbia relegato la persona e l’opera di Gesù nel regno della leggenda e del mito. So Âlo qualche stravagante, senza nessun credito nel mondo de Âgli studiosi, ha sostenuto che Gesù era un mito solare o una invenzione degli Esseni o  di non so quale altra sètta.
La critica qualificata, cito per tutti Loisy e Weitzsacher, non ha mai contestato la storicità della persona di Gesù e della sua opera. È poi  sorprendente l’argomento che i critici avrebbero sopravvaluta Âto Paolo, perché in possesso dei suoi scritti, e preso sotto gamba Gesù perché non aveva lasciato nessun suo scritto. Se Gesù non ha scritto niente, i suoi discepoli diretti ne hanno tramandato i discorsi e le no Âtizie biografiche sufficienti a supplire la lacuna degli scritti. Il fatto poi che di questi di Âscorsi e di questa vita possediamo tre redazioni scritte da diversi redattori  (i tre Sinottici) quasi del tutto concordan Âti, conferma la attendibilità dei documenti, e quindi non sussiste il preteso svantaggio di Gesù non scrittore di fron Âte al Paolo scrittore. Ed in ul Âtimo dove mai Tessitore ha trovato una critica negatrice, contestatrice per partito pre Âso, demolitrice per il gusto di screditare i documenti? Circa un secolo di ricerca di un eser Âcito di maestri, insigni per dot Âtrina e probità scientifica, non merita davvero di essere giu Âstiziato così sommariamente. E poi, questa critica, donde ha tratto le sue ricostruzioni se non dai documenti, che, se Âcondo Tessitore, sarebbero sta Âti demoliti? Tutto il contrario. I Sinottici, gli Atti degli Apo Âstoli, gli stessi documenti giu Âdicati apocrifi, sono stati valo Ârizzati ed utilizzati, tanto che oggi si può raccontare una sto Âria del cristianesimo come non si sarebbe potuto un secolo fa e questo, non perché sieno in Âtervenute nuove fonti, ma per Âché le vecchie fonti sono state più attentamente e dottamente studiate.
Ovviamente le fonti sono state utilizzate criticamente, né più né meno come si accettano coi dovuti controlli tutte le testimonianze. E così anche nei testi neo-testamentari, la criti Âca ha dovuto segnalare falsi Âtà , interpolazioni, passi con Âtroversi e di dubbia interpretazione e via dicendo. E non meno ovviamente vi sono stati critici radicali e critici conser Âvatori, critici che hanno chie Âsto garenzie di credibilità se Âvere e critici più indulgenti. Ma nel complesso la critica ha salvato e non ha demolito le fonti.
Un credente e un laico su certi punti non potranno mai andare d’accordo. Contentiamoci se io e Tessitore andia Âmo d’accordo perlomeno nel giudicare la grandezza di San Paolo.
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Commento by Gian Gabriele Benedetti — 2 Aprile 2009 @ 16:02
Mai e poi mai San Paolo avrebbe preteso di sostituirsi al Cristo e di diffondere una fede che in qualche modo si differenziasse dalla parola e dall’esempio di vita del Messia. Per San Paolo il Cristo era la sua luce, la sua guida, la sua forza.
E non si può più negare l’attendibilità dei documenti lasciati dagli Evangelisti sul Cristo stesso.
Tuttavia non posso fare a meno di esprimere tutta la mia ammirazione per la figura di San Paolo e per il suo carisma. Le sue lettere sono gioielli preziosi di fede cristiana e di amore per il prossimo.
Ogniqualvolta leggo la Prima Lettera ai Corinzi col suo inno alla Carità , mi sento letteralmente avvinto e trascinato, fino a provare profonda commozione. Vi è, in quella meravigliosa lettera, autentica poesia e immensa sostanza
Gian Gabriele Benedetti