LETTERATURA: Tom Cruise

di Felice Muolo

        Raramente in un albergo stagionale un dipendente lavora più di tre quattro mesi all’anno. Io vi sono rimasto ventisette anni di fila. Sarei durato ancora se non avessi dato le dimissioni per fare lo scrittore a tempo pieno. Nei momenti di depressione, mi consolo pensando al primato raggiunto.

        Ogni tanto, incontro qualcuno dei miei molti ex colleghi, di cui non ricordo mai i nomi. Sono sempre in partenza in posti di lavoro in Patria o all’estero, o di ritorno. Recentemente, mi sono imbattuto in Tom Cruise.

        Lo chiamavano come il famoso attore e il nome mi era rimasto in testa. Gli rassomigliava parecchio: basso di statura, fisico palestrato e scattante, sorriso fanciullesco. Mi ha detto subito che si era sposato e aveva divorziato nel giro di pochi mesi.

        Sono sposato da tanti di quegli anni che ci vuole coraggio a contarli. Ne ho avuto di occasioni e pretesti per mandare a gambe all’aria il matrimonio. Quando penso alle donne esotiche che non ho rincorso nelle loro terre, vorrei sbattere la testa contro un muro. Ho fatto mio il consiglio che continuamente mi propinava mia moglie: le donne sono uguali dappertutto.

        Tom ha colto l’occasione per sfogarsi. La causa del fallimento del suo matrimonio l’imputava alla sua ex-suocera.

        Ho dato fuori un sorriso saputello. Era giovane Tom. Non aveva compreso che spesso una mamma si fa in quattro per sposare la figlia ma presto cerca in tutti i modi di riprendersela. Quando non ci riesce, la convinzione che il genero l’abbia rubata gliela fa pesare finché campa.

        Sono solito dire che una donna si realizza sposandosi ma dà il meglio di sé quando diventa suocera. Non state a prendermi in parola.