LETTERATURA: Un giornale per me leggendario: “racconti e poesie”
21 Settembre 2023
di Bartolomeo Di Monaco
Qualche volta lo scrivo con le iniziali maiuscole (sotto la testata si trova scritto con lettere maiuscole), ma la testata ha le lettere minuscole, poiché nato nella modestia e nella semplicità. Il progetto però era grande: stimolare i Lucchesi a scrivere e a confrontarsi. Per questo il giornale (in realtà un periodico quadrimestrale rimasto in vita dal 1992 al 1999. Si trova rilegato presso la Biblioteca governativa di Lucca) ospitava anche firme importanti e note nella città, onde rendere il confronto stimolante e proficuo.
Nacque da una mia idea che andai a confrontare con l’amico Cesare Viviani, il poeta e commediografo vernacolare lucchese, a cui il Comune di Lucca ha intitolato una strada in quel di Monte San Quirico dove nacque e visse. Mi rispose che era una buona idea, e così mi misi al lavoro prendendo contatti con amici disponibili e felici di collaborare e con le scuole poiché mi aiutassero in questo lavoro di formazione.
Il giornale era aperto ai soli Lucchesi; infatti erano la mia città e il suo territorio che mi interessavano.
Per la stampa mi rivolsi alla Tipolito Modernografica situata in via di Tiglio, vicino alla frazione di Santa Margherita, allora condotta da Giuseppe Brandani (stampava anche il giornale sportivo della Lucchese). Conservo in soffitta la prima lastra di stampa.
Ricevuto da ogni dove il materiale, lo selezionavo e preparavo il menabò, che consegnavo all’amico Francesco Lenzi (prematuramente scomparso per un incidente con la sua moto: è sepolto nel cimitero di Maggiano).
Mi preparava le pellicole ed io le portavo al Brandani.
Ne facevo 1000 copie che subito andavo a distribuire nell’intera provincia.
Mi ci volevamo 4 giorni: uno per la Versilia, uno per la Media Valle e la Garfagnana, uno per la Piana e uno per la città. Le distribuivo in alcune scuole, nelle edicole e nelle librerie. Facevo tutto da solo, e mi rallegravo quando il gestore mi diceva che alcuni clienti erano già passati per sapere se il giornale era uscito.
Il percorso che più mi affascinava era quello della Media Valle e della Garfagnana, per i suoi paesaggi dolci e incomparabili, ricchi di intimità. A metà strada avevo ormai l’abitudine di fermarmi presso un bar posto a metà strada e ordinare un bel panino con tanto prosciutto. Uscivo dal bar e me lo gustavo all’aria aperta.
Sono gli anni dei ricordi, questi che sto attraversando. Nato nel 1942, oggi mi domando spesso se abbia sprecato la mia vita o se abbia fatto qualcosa per me stesso e per gli altri. Con soddisfazione constato che non sono mai stato con le mani in mano.
Ripercorrendo quegli anni sono scosso da brividi e da emozioni. In certi momenti mi rivedo com’ero e rivedo luoghi e amici rimasti per sempre nella mia memoria e nel mio cuore.
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