LETTERATURA: Zola descritto dai Goncourt
18 Marzo 2020
di Bartolomeo Di Monaco
Senza alcun dubbio Dickens e Zola sono tra i miei scrittori preferiti. Purtroppo, li devo leggere tradotti nella nostra lingua, essendo io ritroso all’apprendimento di lingue straniere.
Perciò ho letto con particolare interesse la descrizione che i fratelli Goncourt fanno di Émile Zola nel loro Journal.
“Abbiamo visto a pranzo il nostro allievo ed ammiratore Zola.
Lo abbiamo incontrato per la prima volta e ci è parso di scorgere in lui un normalien anemico, tarchiato e mingherlino allo stesso tempo, con una conformazione robusta e un colorito esangue e cereo, un giovanotto ben piantato con la delicatezza e tratti di una sottile porcellana nella figura, nel disegno delle palpebre, nelle alette frementi del naso, nelle mani. Si può ritrovare in tutta la sua persona qualcosa della fisionomia dei suoi personaggi, in cui si fondono l’elemento maschile e quello femminile; e anche nel carattere si intravede una certa somiglianza con le sue creature piene di ambigui contrasti
Il lato dominante è quello morboso, sofferente, iperteso, che a tratti vi dà la penetrante sensazione di essere alla presenza di un debole malato di cuore; un uomo indefinibile, profondo, pieno di contraddizioni, addolorato, ansioso, torbido, incerto.
Ci parla delle difficoltà della sua vita, del desiderio e del bisogno di un editore che gli faccia un contratto per sei anni, garantendogli un guadagno annuale di 6000 franchi: il vitto per sé per sua madre, e la possibilità di scrivere un romanzo in 10 volumi, “Histoire d’une familleâ€.
Infatti vorrebbe mettere mano a delle grandi opere, e non più a quegli articoli “ignobili e infami” – come li definisce pieno di rabbia contro se stesso – “che ora sono obbligato a fare nella Tribune, in mezzo a gente che mi impone le sue idee cretine. perché, bisogna dirlo, il governo attuale, con la sua indifferenza e la sua ignoranza per il talento e per tutte le attività creative, ci costringe a rifugiarci con la nostra povertà , nei giornali di opposizione che sono gli unici a darci da mangiare! È vero, non c’è più altro!… Il fatto è che ho tanti nemici e che è difficilissimo far parlare di sé! ”
E di tanto in tanto, in mezzo a una serie di amare recriminazioni, in cui continua a ripetere, a noi e a se stesso, che ha soltanto 28 anni, esplode vibrante una nota di dura volontà e di rabbiosa energia:
“E poi devo cercare a lungo… Sì, avete ragione: il mio romanzo esce dai binari. Erano sufficienti tre personaggi: ma seguirò il vostro consiglio nella riduzione teatrale… E poi siamo gli ultimi venuti: riconosciamo in voi e in Flaubert i nostri maestri. Quanto a voi anche i vostri nemici riconoscono che avete inventato uno stile; credono che sia nulla e invece è tutto!”
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