LIBRI IN USCITA: Giuseppe Marcheschi: “Dalla parte dei bambini” – Riflessioni sulla didattica della globalizzazione – Maremmi Editore15 Dicembre 2012 Ecco finalmente un bel libro che affronta la didattica della globalizzazione in forma critica e costruttiva. Conosco Giuseppe Marcheschi per essere stato il maestro di due dei miei tre figli, e conosco perciò anche la sua passione di insegnante, ma soprattutto la sua forte volontà di sperimentare e percorrere una strada nuova e più efficace per sviluppare le capacità di apprendimento del bambino che si appresta per la prima volta ad entrare nel mondo affascinante ma assai impegnativo della scuola. Il libro, infatti, arricchito di tabelle e diagrammi, è stato scritto per essere un utile strumento didattico per quei genitori che vogliono capire l’universo scuola dentro il quale comincerà per il loro bambino la lunga e complessa formazione che lo porterà ad essere consapevole di se stesso e della società in cui si troverà a vivere. Di seguito il lettore troverà, al fine di consentirgli di valutare l’importanza del lavoro presentato, oltre alla sintesi riportata nella quarta di copertina, anche l’indice degli argomenti trattati. Inoltre: la presentazione che del libro fa lo psicologo, psicoterapeuta e pedagogista Orlando Bassetti, la premessa dell’autore, nonché le conclusioni. Il libro, già edito (ha partecipato alla recente manifestazione di Roma “Più libri più liberi”), arriverà nelle librerie fra circa un mese e mezzo, forse due mesi, ma chi desiderasse acquistarlo sin d’ora può rivolgersi direttamente a questo indirizzo e-mail: ordini@firenzelibri.com, oppure scrivendo all’autore: giuseppemarcheschi@gmail.com. Il suo costo è di euro 17. Qui di seguito l’indirizzo della scheda promozionale del libro “Dalla parte dei bambini”: http://www.firenzelibri.com/libri9788872553923html(bdm) Quarta di copertina Sotto l’aspetto di un manuale didattico che aiuta l’insegnante lungo la via del rispetto psicologico durante i primi approcci dei bambini all’apprendi mento della lettura-scrittura, il volume racchiude anche l’invito alle asso ciazioni istituzionali e di volontariato che si occupano di scuola perché si facciano promotrici – attraverso concordate programmazioni comuni alle classi primarie dei vari Paesi – di una nuova cultura che sappia affrancarsi dal passato, superi identità e tradizioni e si conceda con fiducia alle sugge stioni del divenire: una cultura aperta, sempre più condivisa e condivisibile, sempre più democratica. La mente dei bambini è infatti elastica, recettiva e propensa ai cambiamenti, predisposta ad apprendimenti verso gli aspetti più aperti del sapere. L’autore Giuseppe Marcheschi è nato a Collodi nel 1933. Dal 1966 vive a Lucca, dove ha svolto l’attività di insegnante elementare. Nel 1964 ha ottenuto il terzo premio al “Concorso Nazionale per Maestri d’Italia”, indetto dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi, con un saggio dedicato alla lettura di Pinocchio nella scuola. Nel 1996 ha pubblicato l’opera Ritorno a Prato Fiorito. Nel 1999, con il patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, ha pubblicato II mio amico Pinocchio e altri racconti, medaglia d’argento al Premio Manara Valgimigli. Nel 2010, per l’Associazione ‘Collodinsieme’, ha collaborato alla realizzazione dell’opera. INDICE 9 Presentazione 13 Premessa dell’autore 15 Capitolo 1 38 Capitolo 2 42 Capitolo 3 54 Capitolo 4 85 Capitolo 5 99 Capitolo 6 105 Capitolo 7 116 Capitolo 8 150 Capitolo 9 187 Capitolo 10 203 Conclusione 205 Appendice 212 Bibliografia PRESENTAZIONE La caratteristica di questo libro è evidenziata dalla straordinaria ca pacità e competenza dell’autore, Giuseppe Marcheschi, nell’integrare un insieme di elementi teorici pedagogici, psicologici, didattici e di esperienze pratiche, costantemente rivisitate e frutto di anni di insegna mento. Il testo può essere considerato una guida psicodidattica per gli insegnanti della scuola primaria, per i genitori e per tutti coloro che si occupano di problemi educativi. Attraverso la descrizione dell’utilità del gioco, della costruzione di un clima relazionale positivo e della impostazione di un percorso metodologico molto articolato, il lettore interiorizza che nei processi educati vi e nell’insegnamento, in particolare, gli alunni debbono essere aiutati a mantenere la giusta curiosità, gli interessi e l’amore per la scoperta della realtà che li circonda; se la presentazione e l’acquisizione dei con tenuti è utile e necessaria, lo è ancor più preoccuparsi anche delle loro menti per far sì che le potenzialità, insite in ognuno, si trasformino in capacità. Rispettando i tempi, i ritmi e le caratteristiche individuali degli alun ni, spalmando gli interventi didattici durante tutto il ciclo della scuola primaria (scuola elementare) senza pretendere che, necessariamente, i bambini apprendano la lettura e la scrittura in un periodo, spesso trop po limitato, e stimolandoli adeguatamente, si otterrà, nel futuro, il risultato di aver formato persone capaci di apprendere con senso critico e di sperimentare il gusto della ricerca e della scoperta. Marcheschi ribadisce più volte che tutti gli educatori (genitori, inse gnanti, esperti vari, personale scolastico…) debbono essere costantemente formati, non solo tecnicamente, ma anche relazionalmente per essere in grado di mettersi dalla “parte dei bambini”, leggendo nelle loro emozioni e nei loro vissuti, come viene anche evidenziato dal titolo stesso. La formazione di oggi è un investimento per l’uomo del domani; è necessario, infatti, che l’educatore sia un modello che conosce la strada da percorrere e che aiuti, creativamente, il discente a perseguirla, non sostituendosi a lui ma indicandogliela e offrendogli gli strumenti ade guati anche attraverso la politica dell’incoraggiamento e la strategia della rassicurazione. Attraverso una serie di indicazioni pratiche, documentate a lungo sperimentalmente, la seguente opera fa comprendere che, se si aiuta l’altro ad essere libero, cioè a saper gestire i condizionamenti che la vita, inevitabilmente, pone, dapprima con il gioco e poi esercitando la capacità di cogliere il positivo ed il negativo in tutte le situazioni, si fa vorisce lo sviluppo globale e armonico della persona, che non si limiterà meccanicamente a saper scrivere, leggere e far di conto ma saprà af frontare positivamente le varie situazioni in modo logico, realistico ed emotivo. Questi percorsi educativi – come afferma l’autore – non posso no essere lasciati al caso o improvvisati: occorre, fra l’altro, saper pro grammare identificando gli obiettivi, definendo i contenuti, i metodi ed i processi valutativi per verificare costantemente l’azione ed i risultati. L’autore, consapevole che i bambini, come tutte le persone, sono dotati di due menti una che pensa e una che sente, che interagiscono costantemente nella vita di ognuno, offre indicazioni concrete ed innovative sia per l’applicazione del metodo globale, sia per coltivare la predisposizio ne alla matematica, sia per rispettare le emozioni dei discenti durante i processi di apprendimento, per far sì che gli stessi trovino in loro l’ener gia, il desiderio e gli stimoli per metabolizzare quanto viene loro tra smesso. Troppo spesso, nel quotidiano, si sente dire: “lo in matematica sono una frana… non capisco nulla e non so cosa farci”. Di fronte a queste affermazioni, viene spontaneo chiedersi se costoro sono veramente inca paci o più semplicemente se, negli anni della scuola primaria, non sono stati adeguatamente preparati e supportati anche a causa della inade guatezza metodologica di alcuni insegnanti. Marcheschi propende per la seconda ipotesi e, di conseguenza, per “coltivare la predisposizione alla matematica” non esita a dare suggeri menti ed indicazioni pratiche, frutto di studio e di lunga esperienza come insegnante, di cui alcuni allievi, ormai adulti, unitamente ai loro genitori, riconoscono la competenza, la disponibilità e l’amore per il la voro che l’hanno portato a saper giocare con gli allievi per farne perso ne pensanti. Orlando Bassetti Psicologo, psicoterapeuta e pedagogista PREMESSA Oggi la scuola, dopo le ultime riforme, è più che mai argomento di grande interesse e coinvolgimento sia da parte delle istituzioni che dell’opinione pubblica, a causa dei numerosi problemi che comporta. Inutilmente da più parti si invita al dialogo: i punti di vista sono tanti, le tematiche, per come vengono affrontate, appaiono fra loro scolle gate e non si trova come venirne a capo. Nel frattempo crescono le proteste e la realtà scuola appare tutt’altro che dialogante. In effetti manca la volontà di cercare una comune base, quell’uni ca scacchiera su cui trovano la loro logica tutti gli intrecci di ogni ri vendicazione. Nel vocio esasperato di ogni richiesta, di ogni punto di vista dichiarato con forza, non c’è mai stata alcuna preoccupazione di ascoltare ciò che ne pensano i veri interessati, i soggetti della scuola, i bambini, senza i quali non vi sarebbero né scuole né argomenti su cui discutere. Ma come fanno?, si dirà. E ovvio che loro non possono dire ciò di cui hanno bisogno per crescere bene ed imparare nel mi gliore dei modi. Sarebbero delegati a farlo gli insegnanti, che stanno appunto dentro le aule a gestire la didattica ma, a quanto pare, anche fra loro c’è chi la intende in un modo e chi in un altro. Le scienze dell’educazione però non hanno dubbi in merito; loro sì che possono esporre le cose, chiare e tonde come vanno dette, in base alle loro scoperte sulla dinamica dell’apprendimento infantile. Il guaio è che queste conquiste rimangono chiuse nei libri di pedagogia e solo pochi specialisti ne sono al corrente. Da qui il problema chiave che emerge, quello della preparazione-reclutamento-aggiornamento degli inse gnanti delle scuole primarie su cui la gestione centrale della scuola dovrebbe porre estrema attenzione. Che allo stato attuale qualcosa non funzioni lo possono vedere tut ti: prima della scuola i bambini normalmente si presentano curiosi, attenti ad ogni aspetto del reale, pieni di vitalità e di interessi e troppo spesso invece, una volta divenuti scolari, perdono queste qualità e si mostrano svogliati, pigri, talvolta recalcitranti nei confronti della scuola stessa, senza più interessi. Il peccato principale di molti insegnanti è che si occupano troppo di contenuti e assai meno delle menti che debbono apprendere questi contenuti. Il problema è tutto psicologico ed è destinato a perpetuarsi fintanto che i meccanismi della mente infantile durante i primi ap prendimenti rimangono pressoché sconosciuti. Il presente lavoro intende essere una denuncia pedagogica in que sta direzione: cerca di capire il perché del persistere di una didattica per l’apprendimento della lettura-scrittura in prima classe e della spartizione in materie nelle altre, che sono in contrasto con quanto di cono le scienze del l’educazione, e suggerisce la via per colmare que sta distanza. Le varie opzioni vengono osservate attraverso la lente della psicologia evolutiva, in una scala gerarchica sulla quale gli aspetti sindacali, economici e comunque di parte risultano conseguenziali e mai punto di partenza, proprio allo stesso modo in cui po trebbero parlare, appunto, i bambini se lo potessero fare. Lo scopo è quello di incidere positivamente su mentalità ed atteggiamenti degli insegnanti di scuola primaria, del personale delle direzioni didattiche, dei genitori, pedagogisti e psicologi, degli esperti di didattica e di tut ti coloro, sia all’interno della scuola che fuori di essa, a cui sta a cuo re l’educazione. Nella convinzione che obiettivo principale della scuola primaria non è tanto quello di mandare alle scuole secondarie gente che sa apparentemente tante cose, ma quello di sollecitare le funzioni della mente affinché sia capace poi di imparare davvero le cose. La didattica verrebbe a mutare completamente volto. Giuseppe Marcheschi CONCLUSIONE La scuola primaria italiana si trova in posizione anacronistica rispetto alla storia. Non è ancora fondata su basi psicologiche, segue la logica dell’adulto in merito alle scelte delle cose più semplici da presentare ai bambini senza preoccuparsi di riconoscere le loro strutturali caratteristiche e, questo, malgrado sia passato ormai tanto tempo da quando le scienze dell’educazione hanno dimostrato che i bambini, verso gli inizi della terza infanzia, nell’apprendimento, affrontano prima un tutto una globalità e la didattica della scuola ha il compito di favorirne il graduale snodarsi verso la conoscenza delle parti, ver so i vari elementi, verso le varie discipline. S1NCRESI – ANALISI – SINTESI, ecco la via segnata dalla scienza da seguire durante l’im postazione di ogni attività scolastica. Col ritorno ai metodi analitico-fonetici in prima classe e la divi sione per materie nelle classi successive, cioè con sistemi ancora no zionistici, innaturali, viene fra l’altro chiamata in causa, durante l’in segnamento, la memoria la quale, da sola, non può che generare un effimero apprendimento. Ciò è potuto accadere, a mio avviso, perché la scuola si è lasciata coinvolgere dalla frenesia, dalla fretta che carat terizza il nostro tempo e dalla troppa fiducia nella tecnologia la quale è arrivata a prevalere persino sulle scienze formative. Ora, opporsi a questa tendenza significa cercare di rendere alla scuola il suo vero ruolo, quello di considerare il bambino come soggetto del proprio maturarsi e di pensare quindi all’adulto che gli sta vicino come l’in terprete di questa maturazione. Porsi dalla parte dei bambini, significa anche riconoscere il loro importante ruolo nei confronti dei mutamenti che avvengono nella società. Mai come oggi si richiede agli organismi educativi di agire sulle menti in formazione al fine di stimolarne le predisposizioni al mutamento e facilitare, attraverso il ricambio generazionale, il passaggio da identità statiche, chiuse nei loro territoriali settori e arroccate nelle culture-prodotto del loro passato, a identità dinamiche aperte ad una cultura senza confini. La globalizzazione, la rivoluzione ancora in atto nel settore comunicativo, l’incessante avanzamento tecnologico, il crescente flusso migratorio, caratteristiche palesi della nostra contemporaneità, accorciano con forza le distanze evidenziando le connessioni e le interdipendenze fra le diverse regioni del mon do: si manifesta sempre più il bisogno di armonia fra identità diverse, la ribellione alle intolleranze, alle divisioni ed ai fondamentalismi, mentre si allarga il senso di appartenenza ad un’unica Terra. Letto 1599 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. 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