LIBRI IN USCITA: Marino Magliani: “La Tana degli Alberibelli”, Longanesi, 2009
19 Marzo 2009
La tana degli Alberibelli
Marino Magliani
Narrativa
Longanesi
Collana: Â Biblioteca di Narratori
Pagine: 336
Prezzo: € 18.00
La città di Santaleula vista dal mare sembra un galleggiante che appare e scompare e che qualche pescecane sta per divorare. Siamo in Liguria, nelle Terre di Ponente. È qui che un Bureau antifrode europeo ha mandato un suo agente, Jan Martin Van der Linden, a investigare sui fondi dirottati per costruire un porto turistico, che si annuncia il più grande del Mediterraneo. Un raffinato sistema di scatole cinesi che copre manovre finanziarie illecite. Un boccone che fa gola a molti.
Dopo la morte dell’agente con cui Jan Martin comunicava in segreto, l’ordine è: attendere e continuare il lavoro che gli serve da copertura, la ricerca di un oggetto abbandonato da due disertori nella battaglia di Marengo. Ma Jan Martin non obbedisce e scoprirà invece che l’area carsica in cui sta compiendo le sue ricerche nasconde ben altri segreti. Nella Tana degli Alberibelli, un partigiano cattolico di nome Iliev, prima di essere ucciso, ha lasciato strani segni che nessuno finora è riuscito a decifrare. Ma cosa c’entra tutto questo con il porto turistico e il suo collega morto? E chi è la donna misteriosa di cui parlano i vecchi in paese? Intanto qualcuno lo segue a bordo di una Volvo bianca, mentre fotografie compromettenti spariscono e una piccola testa di legno viene lasciata davanti alla sua porta…
Marino Magliani (Dolcedo, Imperia, 1960), scrittore e traduttore, ha soggiornato a lungo in Spagna e in Sud America prima di stabilirsi sulla costa olandese. Ha pubblicato: L’estate dopo Marengo, Quattro giorni per non morire e Il collezionista di tempo. Suoi racconti sono apparsi su Nuovi Argomenti, Ombrone e Nazione indiana. È redattore di La poesia e lo spirito.
INCIPIT
Al largo della costa ligure, 19 febbraio 2008 Â
La citta’ spariva dalla vista, inghiottita dai flutti, e riemergeva dopo qualche istante.
La sovrastava il vecchio borgo, resti gialli di mura di cinta e una ragnatela di palazzi moderni, qualche palma sbattuta, un convento pieno di logge.
L’uomo chiuso nella mantellina remava verso levante, controvento, guardando davanti a se ´, la cima del molo. L’appuntamento era lassu’, sull’ultima panchina. Ma non si era fidato. Per questo era sul gozzo.
Appena le onde gli rotolarono al fianco, lascio’ i remi, s’abbasso’ il cappuccio e prese il binocolo nello zainetto.  Per guardare meglio si era alzato. Si asciugo’ la faccia e punto’ l’imboccatura del molo. I soliti pensionati passeggiavano a ridosso. Oltre, il muraglione spartivento era deserto. Anche dalle parti del faro e tra gli scogli, era tutto tranquillo. Con il binocolo seguı’ orizzontalmente l’intera struttura fino alla panchina in cima. La’ noto’ una figura. Era certamente lui.  Sentı’ il sudore colare caldo lungo la schiena, le braccia e il volto si rilassarono, si risedette sul banco del gozzo e attese.  Dopo un po’ guardo’ l’ora, cerco’ il cellulare e chiamo’ di nuovo.
« Sto arrivando. Scendo ora la scalinata di Santaleula… Mi bastano pochi minuti, ripeto: indosso un giubbotto nero e un cappellino rosso della Ferrari. »
« Sono gia’ qui », fu la risposta.
« In cima? »
« Vedi solo me. »
« Bene. »
Spense e riprese il binocolo. La figura s’era alzata dalla panchina e s’era rivolta alla costa. Dalla citta’ si levavano rumori di traffico, sirene. Sul molo e sul mare, non giungeva quasi nulla.
Santaleula. La citta’ col porto turistico che sarebbe diventato il piu’ grande del Mediterraneo. Gli occhi ci avrebbero fatto l’abitudine, come si impara a collegare a una bocca un sigaro, una barba a una faccia. Controllo’ di nuovo l’imboccatura del molo. I rimbalzi rendevano instabili anche le mani. Â ”Ora deve arrivare…”
Perse il punto d’imboccatura e, quando lo ritrovo’, vide che era apparso qualcuno. Andatura da giovane. Era risalito per la scaletta e avanzava sul muraglione spartivento, vestito di scuro. Di che colore fosse il cappello, ne ´ se l’aveva in testa, non poteva dirlo, ma era lui. Non poteva che essere lui. Non era un giorno da passeggiate sul molo.
L’aveva convinto solo un paio di giorni prima, l’aveva conosciuto a Sanremo, al casino’. Duecento euro al momento piu’ le spese e duemila a lavoro fatto. La consegna di foto di corna. Gli aveva fornito gli indumenti per farsi riconoscere. Â Il giovanotto aveva accettato, s’era provato il cappellino fin da subito, senza fare domande. Assieme ai duecento aveva preso la busta delle foto e l’aveva tastata. Â Prima di sera sarebbe tornato al casino’. Â Adesso, camminava ben visibile, sul muraglione, cappellino in testa e giubbotto nero.
L’uomo sulla barca non aveva piu’ dubbi. Mancava ancora una cosa, la piu’ importante, fra poco avrebbe verificato anche quella.
E, se non era una trappola, avrebbe remato ancora un po’ e accostato. Poi si sarebbe fatto vivo con una seconda telefonata… Â Il binocolo slitto’ in cima. La persona dalle parti della panchina attendeva. Forse a questo punto aveva riconosciuto il cappellino rosso.
”Sì, a questo punto ha visto che stai arrivando…”
Guardo’ verso l’imboccatura del molo… Tutto tranquillo. Â Si rilasso’, si chino’ a riempire d’acqua salata l’incavo della mano e si bagno’ la faccia fin dentro le narici. Poi prese a remare, avvicinandosi ancora un po’ agli scogli. Ora ne distingueva a occhio nudo il colore e le scalette, i lampioni… Il colore di un cappello no.
Binocolo. Imboccatura… Un movimento. Una macchina s’era fermata alla sbarra. Erano scesi in tre. Â Potevano essere operai del porto.
Si accorse che succedeva dell’altro anche dalle parti del faro, un paio di persone, sbucate fuori come dal nulla dagli scogli, andavano incontro al passeggiatore solitario. I tre all’inizio avevano allungato il passo, le distanze si accorciavano. Â Il passeggiatore venne fermato all’altezza di una scaletta, e fatto scendere tra gli scogli…
L’uomo sul gozzo non ci guardava da tempo, aveva invertito la rotta, tirato i remi in barca e acceso il motore. Non punto’ subito la costa, il piano a cui aveva pensato in caso di fuga, prevedeva di oltrepassare l’ansa della Foce e guadagnare la spiaggia di ciottoli sotto l’Aurelia. La’ aveva lasciato la moto.
Con una mano, senza abbandonare il timone, prese il telefono e chiamo’.
« Mi aspettavano. » Non aggiunse altro.
Un rumore alle sue spalle. Aumentava e copriva tutto.  Mollo’ il timone, tolse la pistola dallo zainetto pieno di fogli, l’appesantı’ con un pezzo di tubo di ferro che era sugli assi e lo getto’ in mare. Lo zainetto sparı’ nei flutti.  Aggiusto’ la rotta verso la costa, puntando definitivamente la Foce e le palme delle Ratteghe.
A mezz’aria, l’elicottero viro’ e seguı’ la rotta dei gabbiani che penetravano la vallata.
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Commento by matteo — 19 Marzo 2009 @ 17:18
Faccio un grandissimo in bocca al lupo all’amico Marino per l’uscita della sua ennesima fatica letteraria. Mi auguro che sia all’altezza dei precedenti già letti, ma visto l’incipit sono sicuro del risultato.
Commento by Carlo Capone — 19 Marzo 2009 @ 18:13
Un augurio sentito a Marino, grande scrittore.
Caro Marino, non ci siamo potuti incontrare in queste ultime estati a Dolcedo perchè, per vari motivi, non sto andando più in vacanza in Liguria.
Un caro saluto
Carlo
Commento by marino magliani — 19 Marzo 2009 @ 21:22
Grazie, Bart.
Un grazie anche a Matteo.
Ciao Carlo, se avessi da passare fammi sapere.
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 19 Marzo 2009 @ 21:25
Già dall’incipit, attraverso un tono narrativo impostato su espressioni dense ed efficaci, misurate e raffinate, si intravede il fervore di ispirazione e l’incalzante consonanza del tracciato contenutistico. Nasce infatti da queste prime righe significative, la tensione, serrata ed intrigante, che stimola l’immaginazione del fruitore e ne acuisce il desiderio e la curiosità di decifrare il fascino creativo ed il senso ultimo
Gian Gabriele Benedetti
Commento by stefania nardini — 20 Marzo 2009 @ 18:58
Auguri a Marino, e poi devo dire che il libro é molto bello!
stefania