LIBRI IN USCITA: MERIDIANOZERO 6/201119 Marzo 2011 Care lettrici e cari lettori, ancora una newsletter dedicata a “Il vangelo della scimmia” di Christopher Wilson, un piccolo gioiello che non vorremmo passasse inosservato. In attesa del ritorno di Victor Gischler (in libreria tra poche settimane con “Notte di sangue a Coyote Crossing”) ecco quindi a voi un paio di recensioni di Wilson. E ricordate: “Il vangelo della scimmia” e’ consigliato personalmente dall’editore Marco Vicentini: “Un libro che non deludera’ nessun tipo di lettore: chi cerca di riflettere, chi cerca di divertirsi, chi cerca la qualita’… Avvicinatevi e assaggiatelo…” * * * _____________________________________ www cabaretbisanzio com, 6.3.11 Il primo capitolo ha il titolo di un racconto di Kafka: l’autore vuole subito mettere in chiaro le sue intenzioni e se cercate un libro “leggero”, meglio cambiare volume. Christopher Wilson nella forma segue la tradizione di Swift, mentre nella sostanza si avvicina al conte philosophiquedi Ballard, d’altronde e’ pur sempre inglese. Il racconto ha sempre una lettura piu’ profonda, sebbene la trama sia scorrevole e perfetta gia’ al primo livello. Esprimere una critica alla nostra societa’ non e’ semplice perche’ siamo costantemente bombardati da notizie, scandali, dossier decrittati di WikiLeaks, (anche se all’epoca della scrittura questi ultimi non esistevano ancora), percio’ Wilson sposta la sua storia su un’isola sperduta del Regno Unito nel diciottesimo secolo. meridianozero blog (recensioni Il vangelo della scimmia) _____________________________________ corpifreddi blogspot com, 23.2.11 Derek Raymond, pseudonimo di Robert William Arthur Cook, ci apre le stanze nascoste del suo passato, e non solo, grazie al libro autobiografico appena pubblicato da Meridiano zero (a diciassette anni dalla scomparsa dell’autore) – “Stanze nascoste”, appunto, il titolo traslitterato dall’originale inglese del 1992 “Hidden Files” – e lo fa non senza alcune riserve, essendosi misurato fino a quel momento col romanzo e avventurandosi in un genere nuovo: “Questa autobiografia e’ un tentativo di decrittare i codici di accesso a queste stanze nascoste, anche se non potra’ mai avere la leggibilita’ di un romanzo: dopotutto descrive solo un insieme di funzioni.Il fatto di essere come una macchina poco orientata agli altri, e di deludere ogni aspettativa proprio per queste stanze nascoste, e’ fonte di angoscia per me e per chi mi sta vicino. Ma nessuno di noi puo’ discostarsi, se non lievemente, da cio’ che e'”. www rootshighway it, 21.2.11 E’ impossibile, soprattutto in virtu’ di questa splendida autobiografia, vedere ancora Derek Raymond come uno scrittore incastrato in un genere (il noir, alla cui descrizione e definizione ccomunque dedica alcune delle pagine piu’ significative). E’ stato uno straordinario narratore tout court, con una vita altrettanto romanzesca e maudit e tutta da scoprire nelle sue “Stanze nascoste” dove si capira’ che “l’arte e’ il frutto di un fortunato incontro con l’esistenza, la follia di uno sfortunato”. E’ questo l’elemento ricorrente nella storia e nelle storie di Derek Raymond: quella pericolosa linea d’ombra in cui matura “una forma di rifiuto della condizione umana”. Tutti i suoi romanzi (compreso, buon ultimo, “Incubo di strada”, sempre Meridiano zero) nascono dal tentativo di chiedersi perche’ il genere umano tenti sempre una via di fuga da qullo che Derek Raymond chiama il “contratto universale”. Senza dubbio il noir gli ha offerto spazi d’indagine infiniti, ma “Stanze nascoste” rivela con estrema chiarezza che da li’ Derek Raymond ha estrapolato tutta una sua filosofia visto che il “contratto universale” lo spiega cosi’: “Ha dei termini precisi, gli accordi sono chiari. Noi siamo la somma di passato, presente e futuro e sogniamo di liberarci dal tempo. Ce ne rendiamo conto attraverso l’arte, che si sforza di dare corpo alle nostre visioni, ai nostri sogni, ma in realta’ abbiamo soltanto il breve tempo che ci e’ concesso”. Unico, e per intenditori. _____________________________________ liberidiscrivere splinder com, 6.1.11 Ci aveva gia’ pensato Alfred Hitchcock a giocare al delitto perfetto dimostrando con rigoroso cinismo che non esiste e non aveva certo scelto uno sprovveduto per impersonare il marito Barbablu’ deciso a far fuori la moglie per ereditare la di lei lauta fortuna. Immaginatevi cosa puo’ succedere quando e’ Carl Hiaasen a dirigere le danze. Di tutto. Sento qualcuno mugugnare nelle retrovie Carl Hiaasen chi? Beh vorrei far la parte di quella aggiornatissima, che sa tutto, che ha scoperto Hiaasen al primo libro ancora inedito in Italia mentre tutti si chiedevano perche’ cavolo Hiaasen si scrivesse con due a. E invece no ho scoperto Hiaasen con “Una donna di troppo” divertentissimo eco noir scovato dalla astuta ciurma di Meridiano Zero. Carl Hiaasen e’ un versatile scrittore americano di origine norvegese che ha iniziato la sua carriera occupandosi di giornalismo investigativo e nello specifico dando calci nelle gengive ai politici intrallazzatori della Florida sviluppando le sue doti di segugio soprattutto sul tema dello sviluppo edilizio a danno dell’ambiente naturale. Quando e’ approdato alla narrativa conscio che si puo’ fare piu’ danno con la fantasia che con la realta’ non ha mollato l’osso e nei suoi libri ha innestato il valore aggiunto dell’ecologismo militante e della denuncia dell’indiscriminato abusivismo e del sistematico avvelenamento dell’ecosistema. Ecologismo? Ecosistema? Che centreranno con il noir direte voi? Datemi tempo e dissipero’ le vostre legittime perplessita’. “Una donna di troppo” e’ un noir di nuova generazione un noir che usa la comicita’ per fare risaltare ancora di piu’ l’impegno e la meritoria lotta del bene contro il male. Ma andiamo con ordine partiamo dall’ambientazione, immaginiamo l’ex paradiso naturale della Florida del sud, fenicotteri rosa a go go, acque un tempo cristalline, ora un po’ torbide per i pesticidi ma di notte chi se ne accorge quando la luna scintilla e una coppietta di innamorati naviga su un panfilo da mille e una notte in una sorta di seconda luna di miele per festeggiare l’anniversario di nozze. Che quadretto romantico direte voi e invece all’improvviso il dramma. Chaz prende la sua bella e bionda moglie per le caviglie, la ribalta dal parapetto e la scaraventa nelle nere e infestate acque dell’Atlantico a miglia dalla costa compiendo ai suoi occhi il classico delitto perfetto. Non che sia intrinsecamente malvagio il povero Chaz, che a dirla tutta fa anche un poco di tenerezza tanto e’ stupido, superficiale, sessualmente promiscuo, pure un lampo di rimorso attraversa il suo universo ma non ha scelta. Ha troppo da perdere ormai convinto che la moglie sia a conoscenza del fatto che e’ un uomo corrotto, pagato dal vero delinquente della situazione Red Hammernut responsabile del piu’ grave disastro ambientale che la Florida ricordi e che sia sul punto di parlare. Gia’ ma Chaz non e’ un uomo fortunato, non e’ uno di quei baldi simpaticoni a cui la sorte strizza un occhio e solleva da tutte le responsabilita’. Joey Wheeler Perrone non ha nessuna intenzione di morire. E che fa? Dopo tutto e’ un ex campionessa universitaria di nuoto, una sirenetta di tutto punto e cosi nuota tra squali, alghe appiccicose e nefaste, meduse, onde salate, correnti atlantiche, e abbarbicata ad una balla di marijuana, trenta chili di giamaicana della migliore, abbandonata da un gruppo di allegri contrabbandieri distratti, approda sull’isolotto di Mick Stranahan ex detective con uno spiccato senso dell’umorismo, un dobermann svitato, 6 ex mogli e un debole per la bionda Joey che dopo essersi ripresa dal momentaneo sgomento medita vendetta. Da questo momento in poi per Chaz non c’e’ piu’ scampo e piu’ sprofonda nelle acque melmose dell’incubo e dei suoi peccati e piu’ il lettore se la ride con un retrogusto di amarezza e di disincanto legato allo spaventoso inquinamento causato dal massiccio afflusso di fosforo agricolo che ammorba i sistemi palustri degli Everglades rendendo impossibile qualsiasi forma di vita. In un crescendo mozartiano si arrivera’ alla resa dei conti finale che non sara’ certo considerabile come un lieto fine ma che cancellera’ di sicuro dalla faccia di Chaz il suo indisponente sorrisetto di altezzosa impunita’. Vedere per credere il destino che Hiaasen ha in serbo per lui. Dire che nella traduzione c’e’ lo zampino di Luca Conti con la brava Luisa Piussi mi sembra inutile ma comunque doveroso perche’ sembra, si mormora, che ci sia ancora gente che pensa che i libri si traducano da soli. (recensioni Una donna di troppo) Letto 2046 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||