Libri, leggende, informazioni sulla città di LuccaBenvenutoWelcome
 
Rivista d'arte Parliamone
La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Mani Pulite gli fa un baffo

23 Novembre 2009

Con tutto il rispetto per Mani Pulite che decapitò la prima Repubblica, un po’ come fece la Rivoluzione francese, ossia non guardando tanto per il sottile, oggi ciò che sta succedendo in Italia è qualcosa di assai più grosso.

Mani Pulite si limitò a fare tabula rasa, risparmiò il Pds (ex Pci) e s’immaginò che la strada per questo partito fosse bell’e spianata. Bastava solo andare alle elezioni e il risultato bulgaro era assicurato (allora si diceva così allorquando i risultati delle urne viaggiavano dall’80% in su a favore del vincitore). Partiti non ce n’erano più, e dunque chi avrebbe potuto vanificare un disegno così ben congegnato?

Avevano fatti i conti senza l’oste: Silvio Berlusconi. Ma questa è storia nota, come altrettanto nota è l’aspra lotta che va avanti da allora contro il politico che ha osato rompere le uova nel paniere.

Che cosa c’è oggi di diverso da Mani Pulite?
Mani Pulite fu un’operazione tutto sommato rozza. Non a caso il suo uomo più rappresentativo fu Antonio Di Pietro, che si mangiava in un boccone sia il suo capo Francesco Saverio Borrelli che i suoi colleghi che pendevano dalle sue labbra, soggiogati molto probabilmente da quella sua irruenza innata.

Sfasciarono, insomma, e consegnarono l’urna delle ceneri al Pds, contenti e paghi di essere passati con ciò alla Storia.

Sfortunatamente, l’urna delle ceneri cadde di mano a qualcuno del Pds e da quelle ceneri spuntò Berlusconi. Disappunto e rabbia a non finire. Si doveva rifare tutto da capo!

Questa volta, però, si doveva lavorare di fino.

Seguiamo allora questo nuovo progetto, e cerchiamo di capire, per quanto sarà possibile, cosa sta succedendo. Perché una cosa è certa. La partita è grossa, si tratta di lotta per il potere, meglio per un potere mancato.

Di Pietro si toglie la toga ed entra in politica, come aveva fatto proprio Berlusconi lasciando la sua attività di imprenditore. Approfitta subito dell’improvvida chiamata di quest’ultimo per infilarsi dentro casa sua, ossia dentro il suo governo. Ma di fare l’inquilino scomodo e in odore di sospetto non gli interessa più di tanto. Ambisce a diventare un nuovo Masaniello, un popolano che faccia sentire la sua voce in piazza, che agisca come un capo, a volto scoperto.

Di Pietro divenne in pratica la punta avanzata di quella parte della magistratura che, delusa dal mancato risultato politico scodellato da Mani Pulite, non vuole rassegnarsi.

Già l’avere Di Pietro nell’agone politico  fu un passo avanti rispetto alla situazione del ’92, quando iniziò Mani Pulite, ma non sufficiente. Occorreva intrecciare delle alleanze. Non sarà difficile trovarne. Come Alcibiade, Berlusconi faceva e fa ombra a tanti con la sua esuberanza e la sua personalità.

Appariva il più forte. Perciò, prima di sferrare il colpo bisognava prenderne le misure, saggiarlo. Partì subito il famoso avviso di garanzia di Napoli, del 1994, che, irretita da Scalfaro anche la Lega, fece cadere il primo governo del nemico pubblico n. 1. Tutto sommato, non fu difficile. A ricoprire la carica di capo dello Stato c’era un alleato potente, quell’Oscar Luigi Scalfaro, ex giudice che non aveva esitato a condannare a morte un imputato: dunque un uomo forte, di carattere, un cattolico che se n’era impipato della Chiesa.

E’ l’avvio di una lunga guerra di posizione in cui il nemico pubblico n. 1 muore e risorge; sembra avere sette vite come i gatti, anzi di più.

Ogni volta che cade, infatti, si crede che sia l’ultima. Ma quell’uomo è davvero assistito dal demonio! Che non sia Belzebù in persona che si diverte a giocare al gatto e al topo, e se la ride sotto i baffi?

Questo demonio non solo risorge come la fenice, ma addirittura, grazie a questa specie di immortalità, acquista sempre più consenso e ammirazione tra la gente. Ogni freccia che gli viene scagliata contro si tramuta in un accrescimento della sua popolarità. Non servono più le D’Addario! Ricordate ciò che scrisse un giornale russo a proposito dello scandalo?: Italiani, che vi lamentate a fare, se avete al governo un bel macho!
Né servono le sentenze alla Mesiano (Lodo Monadadori), giacché resiste anche a quelle!

Non si sa più che pesci prendere. C’è un attimo di smarrimento, di panico. Occorre una strategia ad ampio raggio, più ficcante. I media amici non possono lasciare sola la magistratura. Devono fiancheggiarla. Facile sedersi al tavolo del vincitore, quando la battaglia è gravata solo sulle spalle delle procure. Forza, datevi da fare! E’ una chiamata a raccolta.

E il Ds (di nuovo ha cambiato nome, ma come si fa a star dietro ad uno così, che lo vai a cercare e il vicino ti dice che non c’è più, ha traslocato?), e il Ds, dico, non crederà mica, anche lui, di trovarsi la pappa bell’e scodellata? Che muova le chiappe pure lui!

Ed ecco che si arriva ad oggi.

Berlusconi è in sella, un po’ vacilla, ma subito il cavallo è domato, riprende il galoppo, anzi ora l’ha addirittura lanciato nella corsa. Tutto quanto la magistrattura ha fatto finora contro di lui sembra spazzato dal vento. Al Senato addirittura sta per aprirsi la discussione sul processo breve, che sarà l’anticamera della riforma della giustizia. Una vera sciagura. Tutti i privilegi accumulati saranno portati via da un ciclone di inusuale violenza. Il potere sarà riportato nell’ambito della Costituzione, e si dovrà lavorare rispettando le leggi del parlamento. Una abominia!

Si tiene l’adunata. Abbiamo, a voi antiberlusconiani, fatto un favore con Mani Pulite. Dovete restituircelo. Vi abbiamo fatto il lavoro sporco: non è colpa nostra se non siete riusciti a salire al potere. Ora ad essere attaccati siamo noi, e ci dovete pagare la cambiale. Un s.o.s. in piena regola. O Berlusconi cade ora o è la nostra sconfitta, non solo la sconfitta di noi magistrati, intendiamoci, ma di tutti quanti: questa è la parola d’ordine che tiene unite ad un solo filo le forze: dall’opposizione, ai media, ai pubblici ministeri, agli infiltrati nella maggioranza.

Mi pare che più trasparente di così, il progetto non poteva essere. Gli italiani lo hanno sotto gli occhi e non possono non vederlo nitidamente.

Il lavoro grosso (quello che in gergo si chiama il lavoro sporco) resta ancora in mano alla magistratura, o meglio a quella parte politicizzata che aveva alimentato la stagione di Mani Pulite. Si individuano due linee di attacco, una al Nord, Milano, e una al Sud, Palermo, per chiudere il cerchio intorno a Berlusconi. Milano si occuperà delle malefatte finanziarie, Palermo penserà a incastrare il premier nel giro della mafia.

Si lavora alacremente. Gli altri processi se ne vadano al diavolo. Possono aspettare. In gioco c’è l’essere o non essere i padroni d’Italia, il rimanere o non rimanere gli arbitri dei destini del Paese. Mica sciocchezze!

Poi c’è il lavoro di affiancamento. Montezemolo e Fini sono gli uomini giusti. Hanno una loro segreta (non tanto, per la verità) ambizione, vediamo di lusingarli. Non sarà difficile portarli dalla nostra parte. Importante è che quanto dicono a nostro favore sia sostenuto e difeso a spada tratta. Guai a lasciarli isolati. Ricordiamoci di Ulisse e del cavallo di Troia. Loro sono quelli che ci apriranno le porte!

Renato Schifani si prova ad arginare Gianfranco Fini? Parte subito il soccorso rosso. Lasciate stare Fini, è uomo nostro. Schifani è un eversore che ricopre indegnamente la seconda carica dello Stato. Come si permette di attaccare Fini, un uomo dalla storia immacolata? E forse, perché no?, il successore naturale di Bersani, quando arriverà il tempo.

Il disegno di legge sul processo breve non viene ritirato, nonostante l’insistenza di Bersani? Allora mettiamo in campo l’ex presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi. E’ un pezzo da novanta, il popolo lo ha amato. Potrebbe amarlo ancora.

I processi di Palermo e di Milano che sfocieranno in pesanti accuse e (si spera) in pesanti condanne contro Berlusconi non bastano?
Allora che ci chiamino in Tv. Il Pd che li tiene a fare i suoi talk-show antiberlusconiani, se non chiamano anche noi a dire la nostra. Che, si vergognano di noi? Ci fanno fare il lavoro sporco, e poi ci nascondono in cantina. Qui urge agire e vogliamo essere considerati. Senza di noi nessuno è in grado di sferrare il colpo mortale a Berlusconi. Nemmeno Fini, che è un sottile tramatore, ma i suoi tempi sono lunghi, mentre di tempo non ne abbiamo più.

Il Pd riceve e obbedisce. In fin dei conti quella magistratura sta lavorando per lui. Un posto al sole lo merita.

Ci pensano Lucia Annunziata e Michele Santoro a raccogliere il messaggio e a mettere a posto le cose. La prima invita Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano, e il secondo Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo. Gli esponenti dei due poli di attacco più consistenti. Pezzi da novanta, insomma. Quelli che stanno cucinando Berlusconi. Ora finalmente hanno le luci della ribalta ad illuminarli. La gente li potrà vedere, esistono, sono di ciccia come gli altri. I cittadini sapranno ora con chi hanno a che fare. La democrazia siamo noi, altro che il parlamento!

Ma quando li sentono parlare, i poveri sprovveduti cittadini, quelli abituati, ahimé, a esercitare la sovranità popolare e, ancora peggio, a eleggere il parlamento, si accorgono che il linguaggio di quelli lì che vengono dalla magistratura è diverso da quello dei normali mortali. Quei due sputano sentenze, non discutono ma ordinano. C’è da aver paura. Soggetti alla legge, come recita l’art 101 della Costituzione, questi le leggi le vogliono fare! E’ mai possibile?

E il parlamento che noi votiamo esercitando la nostra sovranità che fine fa? Non conta più nulla? Perché se lo mettono sotto i tacchi? Perché tanta arroganza?

Allora si mettono insieme le cose e fatalmente due più due fanno quattro. Costoro voglio comandare.  Questa è  la verità. Vogliono comandare come ai tempi di Mani Pulite, ma stavolta non si limitano a produrre cenere; vogliono arrivare fino in fondo, visto che l’altra volta il Pds non seppe salire a cavallo. Ora in sella ce lo vogliono mettere loro, anche se ha cambiato nome e oggi si chiama Pd.

Ecco perché Mani Pulite gli fa un baffo, a questi qui. Questi sono le Mani Pulite di nuova generazione. Il lavoro lo fanno completo, barba e capelli.

Con il Pd al governo saranno i nuovi feudatari del Paese, quelli che, alla tavola rotonda del potere, detteranno le condizioni.

Articoli correlati

Il ministro della giustizia Alfano: “Inchieste sul premier dal ’94”. Qui. Da cui estraggo:

«Nessuno – ha affermato il ministro della Giustizia rispondendo alle domande dei giornalisti – può smentire che il presidente Berlusconi ha avuto una vita, dal 1936 al 1994, cioè quando è entrato in politica, piena di grandi successi. Nessuno è riuscito a rispondere a una domanda – ha aggiunto Alfano – che è questa: come mai tutte le inchieste sono cominciate dal 1994? ».

Alfano: “Toghe non possono smentire Berlusconi mai indagato prima del ’94. Perché?”. Qui. Da cui estraggo:

“Nessuno è riuscito a rispondere alla domanda – prosegue Alfano – su come mai tutte le inchieste si siano concentrate su Berlusconi dal 1994 in poi, e non per fatti funzionali alla sua attività, ma dal 1994 a ritroso”. “Il presidente del Consiglio dal 1936 al 1994, cioè da quando è nato a quando è entrato in politica, ha avuto una vita di grandi successi e di grande prestigio ed è stato il Cavaliere del Lavoro più giovane nella storia della Repubblica”.

“I processi? Saranno gli alleati a far cadere Berlusconi” di Federica Fantozzi. Qui.


Letto 1820 volte.


2 Comments

  1. Commento by Felice Muolo — 23 Novembre 2009 @ 16:57

    Sembra la trama di un romanzo.  Le cose stanno veramente così? Se così fosse, c’è da stare poco allegri. Però mi chiedo, se poi non c’è qualcuno che abbia la forza nelle gambe per tirare la carretta, tanti giochi che durata avranno?  

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 23 Novembre 2009 @ 17:42

    Se cade Berlusconi, che ha tanti difetti e vizi, però è uomo concreto, del fare, alieno alle ipocrisie della politica, si torna alla prima Repubblica. Non ci sono dubbi.
     Si ritornano a vivere gli anni bui in cui degli elettori si faceva un sol boccone.

    Già ci si prepara: Fini,   Montezemolo, Casini, Rutelli. Se Bersani non aprirà alla sinistra estrema, sarà l’alleato ideale per questa balena bianca.

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart