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Mettiamogli il ciuccio in bocca

13 Giugno 2010

Coloro a cui andrebbe messo il ciuccio in bocca, come ai neonati, sono i bambinoni del popolo viola, quelli che si son fatti fregare dalla belluinità dell’ex magistrato Di Pietro.

Leggo che hanno manifestato e continueranno a manifestare sotto Palazzo Grazioli perché vogliono turbare il sonno a Silvio Berlusconi. C’è da spanciarsi dalle risate.

Bisognerebbe distrarli, questi ragazzoni, magari andando lì, la sera, al fuoco di un falò, e raccontargli qualche favola. Per esempio, quella della pecora Nerina, che racconto spesso a mio nipote Fabio, che ha due anni e mezzo. Gli piace la favola perché ad un certo punto, come si conviene, entra in scena il lupo, che fa la voce grossa, ma poi deve indietreggiare di fronte al cacciatore.

Prima di raccontarla, però, occhio a non dimenticare di infilare nelle loro boccucce rosate il rilassante ciuccio. Tra favola e ciuccio, presto li coglierà un sonno ristoratore. Il narratore avrà compiuto un’opera buona.

Questi bimbetti credono che la democrazia sia la quintessenza della violenza. Hanno sentito Di Pietro becerare e lo hanno adottato come padre putativo. Come madre, si sa, non hanno mai avuto dubbi nello scegliersi Rosy Bindi, la pasionaria cattocomunista.

Mescolare due fedi come quella cattolica e quella comunista in un progetto politico è stato il capolavoro di Belzebù. Sembra che se ne compiaccia ogni volta che fa scintille con il Padreterno: Tanto qui ti ho fregato. Quelli li hai persi per sempre. Sono figli miei. Sono diventati sangue del mio sangue.

In questi giorni poi, davanti al Padreterno, Belzebù, lustratesi ben bene le corna e le zampe caprine, si pavoneggia facendoGli ascoltare per ore e ore le registrazioni delle ultime corbellerie dette da Bersani, Di Pietro e Franceschini. Anche a loro andava messo il ciuccio in bocca, ha subito pensato il Padreterno. Non avrebbe mai potuto immaginare, l’Onnisciente, che l’uomo potesse cadere così in basso.

Ora l’opposizione, contro il ddl sulle intercettazioni licenziato dal Senato e in procinto di arrivare alla Camera, ordisce le sue solite manifestazioni di piazza. Le quali, allo stesso modo che i proclami di Repubblica hanno i loro firmaioli in servizio a tempo pieno, anch’esse hanno i propri partecipanti che corrono ai pullman non appena arriva il fischio amico. Sempre i soliti. Che vanno per farsi soprattutto una abbuffata di abbacchio in una trattoria romana, e quando sfilano nemmeno si rendono conto delle parole che gli hanno messo in bocca, né contro chi manifestano.

Ma le manifestazioni che contano, cari i miei golosoni della buona cucina romana, sono quelle che si esercitano con il voto. Portare in piazza un milione di persone, ad esempio, è una misera cosa, rispetto ai milioni di elettori che si esprimono nell’urna.

Chi non è d’accordo con il ddl, non conti le adesioni alla sua linea di opposizione dal numero dei suddetti frequentatori di trattorie romane. Né dalla collaborazione, che c’è sempre, di certa magistratura. Una volta che il ddl sarà legge dello Stato, ma solo allora, indica il referendum abrogativo previsto dalla legge. Si resti nella legalità. Si facciano manifestare i cittadini con l’espressione più alta in democrazia: il voto. Se il referendum passerà l’opposizione avrà vinto. Non c’è bisogno di occupare il Parlamento con gesti che richiamano alla mente il peggior fascismo. Pensavamo di averlo lasciato alle spalle per sempre.  

Non so se al voto stanno pensando pure Montezemolo e De Benedetti (si legga anche l’articolo su La Stampa di ieri: “De Benedetti seppellisce il Pd†di Fabio Martini). Se avete letto i giornali, vi sarete resi conto che le loro posizioni tendono ad avvicinarsi. Entrambi prendono le distanze dalla classe dirigente, senza distinzioni di schieramento. De Benedetti non è la prima volta che muove critiche al Pd.

Dunque, taluni dei poteri forti stanno dando l’addio anche al Pd. Hanno visto che non ce la fa a scalzare Berlusconi, l’uomo che ci salvò dalla gioiosa macchina da guerra occhettiana. E allora ne stanno pensando qualcun’altra delle loro. Non credo che abbiano il coraggio di richiedere ancora una volta il governissimo che andava di moda qualche mese fa. La richiesta fu bellamente respinta dalla maggioranza che ricordò ai finti smemorati che i voti per governare i cittadini li hanno dati a lei, e dei ribaltoni alla Scalfaro il Paese non ha bisogno. I ribaltoni hanno sempre peggiorato le cose; hanno messo al timone persone burocratizzate e incapaci.

Così, quando il Pd rimarrà solo, non ci si dovrà meravigliare se, anziché sgambettare nella palude come sta facendo adesso, andrà definitivamente a fondo.

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“Cosa spaventa i gazzettieri delle procure” di Filippo Facci. Qui.


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1 commento

  1. Commento by Mario Di Monaco — 13 Giugno 2010 @ 11:43

    Stamani, seguendo in tv i commenti della stampa, ho appreso che i promotori della campagna contro la legge che considerano un   bavaglio all’informazione si stanno lamentando per aver riscontrato indifferenza nella maggioranza dell’opinione pubblica.

    La notizia non mi ha sorpreso perché non ho mai considerato gli italiani dei gonzi a cui poter far credere qualsiasi scemenza.

    Ci sono dei programmi così detti di approfondimento che in realtà vorrebbero abbaruffare i cervelli ma, purtroppo per loro, con scarsi risultati e allora si arrabbiano.

    L’altra sera stavo guardando alla TV una trasmissione in cui era stato invitato a fornire un giudizio sulla legge in materia di intercettazioni telefoniche un giornalista che conduce da tempo un’accanita battaglia contro Berlusconi.. Confesso che per un po’ ho creduto di assistere ad una gag di scherzi a parte perché le domande che gli venivano poste erano più o meno di questo tipo: pensi davvero che sia un bavaglio all’informazione? gli inquirenti saranno ostacolati nella lotta alla criminalità? È giusto aver previsto sanzioni per gli editori?

    Dopo ogni domanda il conduttore aggrottava la fronte nella trepida attesa di conoscere una risposta dall’esito, evidentemente per lui, quanto mai incerto.

    Dopo un po’ mi aspettavo che venisse esposto il cartello con la scritta “siete su scherzi a parteâ€, perché nella nota trasmissione di canale5, quando lo scherzo comincia a superare un certo limite, si blocca tutto e si ritiene opportuno avvisare gli spettatori che ciò che hanno visto è solo una gag.

    Quando però alla fine è stato chiesto a quel giornalista cosa avrebbe fatto dopo l’approvazione della legge e lui ha risposto che avrebbe girato nei teatri per informare il pubblico ho capito che purtroppo non era una gag.

    Tutto questo per dire che Berlusconi deve avere più fiducia nella maturità degli italiani e portare avanti con determinazione il programma di riforme   per il quale ha ottenuto e conserva tuttora il consenso della maggioranza dei cittadini.

    Nella nostra repubblica la sovranità appartiene al popolo, e non si possono accampare pretesti per violarne la volontà quando essa è espressa secondo le regole della democrazia.

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