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Monti si illude di tagliare il debito vendendo l’aria

9 Dicembre 2011

di Franco Bechis
(da “Libero”, 9 dicembre 2011)

L’articolo è il numero 25 della manovra finanziaria, ed è quello che ha il titolo più ambizioso: “Ri ­duzione del debito pubblico”. Per altro è l’unica misura che si è in ­ventato Mario Monti per vendere qualche bene pubblico e con i proventi ridurre il debito. Il bene pubblico in vendita è l’aria. O me ­glio, le quote di emissione di ani ­dride carbonica che le aziende erano abituate a vedersi assegna ­re gratuitamente, ma che dal 2012 per obbligo stabilito dall’Unione europea dovranno essere messe all’asta a pagamento. L’intenzio ­ne del governo è quella di vende ­re ogni singola quota di emissione a un prezzo che oscillerà fra 8,34 e 8,94 euro nel prossimo biennio. Secondo il governo Monti sarà la misura più cla ­morosa presa dall’esecutivo, in grado da sola di far e recupera ­re all’Italia buona parte dello spread perduto. Almeno così scrive proprio il governo nella relazione tecnica allegata al decreto legge: «la nonna pre ­vede che ima quota dei pro ­venti viene destinata al fondo di ammortamento titoli di Sta ­to al fine di consentire il riac ­quisto di titoli del debito pub ­blico e lanciare, quindi, un for ­te segnale ai mercati finanziari mondiali circa la volontà dell’Italia di ridurre il più velo ­cemente possibile il proprio debito nell’attuale situazione di turbolenza che li attraver ­sa ».

Accidenti: allora è la norma chiave, che dovrebbe spiegare perfino perché c’è stato questo cambio di governo. Solo che a fare un po’ di calcoli, c’è inve ­ce da pensare che un po’ di ve ­ra sobrietà in questo caso non avrebbe fatto male a Monti e ai suoi ministri. Le quote di Co2 che l’Italia può mettere all’asta (come tutti gli altri paesi europei che lo faranno, e quindi non resteranno im ­pressionati dalla misura) am ­montano a 94 milioni l’anno. Il ricavo possibile sarà quindi fra 780 e 840 milioni di euro. Che sono una bella diretta, certo. Meglio averla in cassa che non averla. Se poi “una quota” di quegli 800 milioni di euro finirà a ridurre il debito pubblico, bene. Ma che possa impressionare i mercati e fare scendere lo spread come so ­stiene il governo, è del tutto improbabile.

Il debito pubblico italiano ammonta a più di 1.900 mi ­liardi di euro. Se lo si riduce di meno di 800 milioni, sarebbe ridotto dello 0,04%, altro che «lanciare un forte segnale ai mercati finanziari mondiali ». Per intenderci: è come se un signore che pesa190 kgan ­nunciasse al mondo di avere trovato una dieta miracolosa, che in due anni sia in grado di farlo dimagrire anche di80 grammi! Meno di un etto. Lo prenderebbero a pernacchie. Cosa che probabilmente po ­trebbe accadere a Monti se sui mercati finanziari «mondiali » dovesse circolare un testo tra ­dotto della sua manovra. For ­se è opportuno sbanchettare quella norma, e imparare un po’ di vera sobrietà. Almeno pali a quella del Ragioniere generale dello Stato che letta la norma, “prudenzialmente” vi ha assegnato un effetto “ze ­ro” sui saldi di finanza pubbli ­ca. Non impressionerà i mer ­cati mondiali, però non li prende in giro, ed è già un bel passo in avanti.

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“Pensioni, i privilegi nei palazzi del potere” di Gian Antonio Stella. Qui.


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