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Oggi in Italia è la destra il partito del rinnovamento

14 Gennaio 2010

Chi sta assistendo, come il sottoscritto, al dibattito del disegno legge cosiddetto del Processo breve in corso al Senato non può che rendersi conto che in Italia ci troviamo in presenza di una evoluzione della destra storica che sta diventando, sicuramente con il contributo di Silvio Berlusconi, lo schieramento da cui i cittadini possono aspettarsi il rinnovamento e l’ammodernamento dello Stato.

La sinistra, all’inverso, si sta trasformando nel partito della conservazione, che si schiera “di traverso” davanti ad ogni tentativo di mutamento. La formula adottata per opporvisi è ormai sempre la stessa, ed in modo particolare è stata esibita in occasione di questo dibattito: il mutamento produce un impatto devastante sullo statu quo. In sostanza, di fronte ad ogni tentativo di rinnovare questo nostro Stato agonizzante, la sinistra si oppone. E si oppone proprio in questi anni in cui l’avvento di Silvio Berlusconi ha dato una velocizzazione ad un tale e non più procrastinabile processo.

Ossia, la presenza di Berlusconi sulla scena politica sta provocando un mutamento storico dei ruoli tanto della destra che della sinistra. Addirittura una inversione a 360 gradi.

Una delle cause di questo fenomeno politico deve ricercarsi ancora una volta nell’antiberlusconismo di cui la sinistra è ormai intrisa. Di fronte all’azione di questo leader non nato nelle cellule di partito, la sinistra si chiude e respinge. Con ciò scegliendo ottusamente di non contribuire alla modernizzazione dello Stato.

La prova più evidente è venuta la mattina del 14 gennaio nel dibattito su questo disegno di legge, allorché il senatore del Pd Alberto Maritati ha dichiarato senza mezzi termini che, se il disegno di legge in discussione non avesse la nota transitoria (che la sinistra giudica ad personam e a pro di Berlusconi, come se egli non fosse un cittadino come gli altri), il Pd sarebbe “molto, ma molto più disponibile”.

Che il disegno di legge sia considerato dalla opposizione non formulato nell’interesse generale del Paese ma solo a vantaggio di un singolo cittadino, Silvio Berlusconi, è apparso evidente dagli interventi dei suoi più autorevoli esponenti, come Finocchiaro, D’Ambrosio, Casson, Li Gotti, Maritati, per limitarci a questi.

Dunque, tutte quelle eccezioni avanzate nel corso del dibattito, ed in specie la querelle sorta sul comportamento tenuto dalla commissione giustizia sul tema degli approfondimenti degli emendamenti e dei sub emendamenti, probabilmente sarebbero cadute o sarebbero state ridotte ai minimi termini. E ciò, peraltro, non avrebbe meravigliato nessuno, visto che ben due disegni di legge simili erano stati presentati dalla sinistra nel 2001 e nel 2006.

Sono sicuro di non sbagliare, se considero la difesa del disegno di legge sostenuta dal governo, attraverso il sottosegretario Caliendo, chiara ed esemplare.

Egli ha ricordato che ci sono sentenze della nostra Cassazione e della Corte di giustizia europea che traducono il termine generico di “durata ragionevole dei processi” in complessivi sei anni. Il disegno di legge, al contrario, ne prevede al suo livello minimo ben sei anni e mezzo e molti di più per i processi più gravi. Perciò il disegno di legge contiene tempi di durata che oltrepassano le indicazioni sia della Cassazione che della Corte di giustizia europea.

A questo proposito, mi piace ricordare che il 14 gennaio intorno alle ore 13,10, l’esponente del Pd Gerardo D’Ambrosio ha fatto pure lui notare in aula che i tempi previsti dal disegno di legge sono ancora tanto lunghi da non eludere in futuro nuove condanne della Corte di giustizia europea, con gravi costi per l’erario.

Verrebbe da chiedere a D’Ambrosio: E allora lei è favorevole o contrario per lo meno a stabilire tempi di durata certi? E se li ritiene ancora lunghi, perché non propone di ridurli in modo tale che i nostri processi non incorrano più nelle sanzioni europee?

D’Ambrosio ci rivela anche che molte delle sanzioni che la Corte di giustizia europea commina all’Italia concernono processi per i quali l’imputato non è stato nemmeno informato. Verrebbe da domandargli: Accipicchia, la giustizia in Italia funziona male sin dal principio! Di chi la colpa? Del governo? Non mi si giustifichi questa negligenza con la mancanza di macchine per scrivere o di cancellieri. E’ una mostruosità che resta in capo agli operatori del settore, lo gradiscano o meno.

Un’altra importante osservazione fatta dal sottosegretario Caliendo è quella che riguarda la situazione attuale della magistratura. Oggi, spiega, molti processi cadono in prescrizione per la mala funzionalità della giustizia, e la prescrizione è praticamente governata dagli stessi magistrati che possono dare o non dare ad alcuni processi una corsia preferenziale. Oggi quindi la prescrizione già esiste nei fatti, ma è lasciata all’arbitrio del singolo magistrato.

Anche su tale arbitrio – continua il rappresentante del governo – interviene il disegno di legge, stabilendo durate certe, anche se non brevi, e in ogni caso in tutto idonee a celebrare esaurientemente i processi.
Il sottosegretario Caliendo ha anche fatto rilevare che già molte sedi giudiziarie sono in grado di rispettare i tempi sanciti dalla Cassazione e dalla Corte di giustizia europea circa la loro “ragionevolezza”. Al contrario di altre sedi.

Una precisazione, questa, che va a confermare quanto il giorno prima aveva affermato (ma con altro scopo: quello di ritenere inutile il disegno di legge) la senatrice del Pd Marina Magistrelli, la quale aveva sostenuto che una migliore organizzazione, sostenuta anche da adeguati investimenti del governo, avrebbe consentito di rispettare i tempi auspicati dalla Cassazione e dalla Corte di giustizia europea.

Dunque, che la magistratura rispetti i tempi per una ragionevole durata dei processi è possibile. Allora mi domando: se la Cassazione e la Corte di giustizia europea suggeriscono sei anni di durata massima per giungere alla sentenza definitiva e il disegno di legge ne prevede molti di più, che ragione c’è di opporsi? Non è meglio stabilire tempi certi e obiettivi, validi per tutti, invece che lasciare all’arbitrio quanto mai sospetto (sopratutto in tempi come quelli attuali) del singolo giudice decidere se un processo debba andare in prescrizione o debba giungere a sentenza?

E’ davvero giustificato, o non è invece biasimevole, che per il solo fatto che il disegno di legge vada anche a beneficio di Berlusconi, ci si opponga ad una riforma oggettiva attesa da anni e che può essere attuata proprio oggi in cui abbiamo al governo del Paese una maggioranza ampia e ancora (così sembra: in attesa di Fini) solida?

Sarà difficile in futuro ritrovare una occasione favorevole come questa. E mi si permetta di dire che la situazione personale in cui Berlusconi si trova nei confronti della magistratura, può essere considerata una coincidenza ottima affinché un governo (visto che nessun altro lo aveva fatto) ponga mano ad una riforma auspicata da tutti i cittadini.


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6 Comments

  1. Commento by kalle — 14 Gennaio 2010 @ 15:35

    Bart, tu parli di tempi “certi” di durata. In realta’, l’unica cosa certa e’ che dopo tale periodo il processo si chiude, si sia concluso o meno. Quindi la questione rimane la stessa: quali sono i meccanismi che il governo ha predisposto per far si’ che i processi giungano a sentenza in tempi piu’ veloci? Perche’ se questi meccanismi non funzionano, o non sono stati predisposti, si butteranno via anni di lavoro, non sara’ fatta giustizia, si sprecheranno i soldi richiesti per pagare le indagini, i procedimenti, gli stipendi di giudici, cancellieri, etc. E l’unico risultato sara’ la moltiplicazione delle prescrizioni, una specie di amnistia non dichiarata.

    Ti chiedo di nuovo: quali sono i meccanismi che il governo ha predisposto per far si’ che i processi giungano a sentenza in tempi piu’ veloci?

     

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 14 Gennaio 2010 @ 16:43

    Come ti ho già detto nell’altro post, molte delle disfunzioni sono attribuibili agli stessi magistrati, incapaci di organizzarsi. Altrove scrissi che se un’azienda privata dovesse assumere i magistrati italiani fallirebbe, visti i lenti tempi a cui sono abituati.

    La senatrice del Pd Magistrelli ha sostenuto pure lei che il disegno di legge sarebbe superfluo se lo Stato stanziasse dei fondi, perché i processi veri e propri non richiedono molto tempo (l’ho ascoltata ieri con le mie orecchie).

    Dunque: sono le macchine da scrivere che mancano? Davvero si tratta di questo? Oppure davvero non si trova il tempo, all’avvio di una causa, di avvertire l’imputato? (dichiarazione di D’Ambrosio)

    Caro Kalle, qui manca tra i magistrati (non tutti, per carità) il senso del dovere. Si lascia tutto allo sbraco, non perché difettano i fondi e le strutture, ma perché la magistratura è refrattaria a lavorare come lavorano tutti i cittadini. Se fosse questione di stanziare dei fondi, non credo che ci sarebbe problema. Il fatto è che quei fondi andrebbero in un pozzo senza fine. Come succedeva in passato per i fondi stanziati al Sud.

    Un commentatore dello stesso mio articolo di ieri,  pubblicato su altro giornale, ha scritto:

    “Tutto giusto, solo una considerazione debbo fare. Non è vero che le risorse per la giustizia siano scarse. Dai dati al 2006, fonte Cepej)risulta che in Italia ci sono 1292 Tribunali, a fronte dei 595 dell’Inghilterra, 703 della Spagna, 773 della Francia e 1136 della Germania. Il nostro sistema giudiziario può contare su 13,7 giudici ogni 100 mila abitanti, a fronte degli 11,9 della Francia, 10,1 della Spagna e 7 dell’Inghilterra. In soldoni l’Italia stanzia per la giustizia lo 0,26% del PIL a fronte dela Francia dello 0,19%. Per i PM noi spendiamo 1 miliardo e 336 milioni di Euro, il doppio della Francia (670 milioni). I soldi sono spesi e solo che sono gestiti male! Concludo con quanto scrisse il Financial Times il 20 giugno del 2008:”In Italia, negli ultimi anni, i giudici hanno goduto di un grado di potere unico nel mondo occidentale”. E si vedono le conseguenze! ”

    Sono cifre che avevo letto anch’io qualche tempo fa.

    Sono sicuro che la negligenza dei magistrati  sarà eliminata solo se porremo loro   delle scadenze certe (e come detto i termini proposti sono perfino abbondanti – vedi D’Ambrosio – e  superiori a quelli di tanta giustizia amministrata nel mondo), e se stabiliremo che essi risponderanno civilmente e direttamente degli errori commessi.

    Altrimenti non ci leveremo le gambe.

    Spero che questo disegno di legge sia approvato, e che venga realizzata la riforma della giustizia da questo governo. Così, Kalle, potremo parlare di fatti.

    Io sono convinto della necessità di procedere in questa direzione, e non mi turba se  – per il bene del Paese – Berlusconi usufruirà di tutto questo.

    In linea generale, si può infatti sacrificare qualcosa delle proprie convinzioni se il risultato sarà una giustizia migliore per tutti e la certezza (con l’elezione diretta del premier) che ai cittadini viene assicurata la governabilità della maggioranza e del premier che avranno eletto.

  3. Commento by kalle — 14 Gennaio 2010 @ 17:29

    Bart, e’ corretto comparare sistemi giudiziari diversi? Ad esempio, quanti sono i gradi di appello nei paesi da te citati? Mi sembra necessario saperlo, per giudicare i numeri.

    Ma comunque, supponiamo sia come tu dici, vale a dire che la negligenza dei magistrati sia il vero motivo per cui i processi sono lunghi. Bene, che cosa cambiera’ stabilendo per legge che i processi non possono durare piu’ di tanto? Se davvero i magistrati sono negligenti, perche’ dovrebbero darsi da fare e lavorare di piu’ per evitare la prescrizione? Che puo’ importare, al pigro magistrato x, se il processo va in prescrizione?

     

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 14 Gennaio 2010 @ 17:45

    L’errore di valutazione sta proprio qui, Kalle. Introducendo una specie di meritocrazia, i negligenti – come accade nelle aziende private – avranno incarichi meno importanti e finiranno in sedi dove il loro pigro lavoro sarà bastevole. E non faranno carriera. Perché anche su questo la più completa riforma della giustizia dovrà intervenire.

    Kalle, non so se tu  abbia esperienza lavorativa in aziende private. Io ho fatto il direttore di banca ed ho applicato questi criteri. I più bravi avanti, i meno bravi fermi al palo con mansioni semplici da riuscire ad espletarle nello stesso tempo in cui i più bravi magari risolvevano pratiche assai più complesse.

    Nel dibattito è emerso che ci sono magistrati che rispettano i tempi stabiliti dalla Cassazione. Lo stesso sottosegratario Caliendo, ieri, rivolgendosi a D’Ambrosio e a Casson ed altri magistrati in aula, ha detto: Voi mi conoscete, io ho sempre rispettato i tempi ragionevoli del processo.

    Con una disciplima più stringente e severa, si risolveranno molti problemi. Come ti ho detto in precedenza, staremo a vedere. Io mi auguro che la riforma della giustizia e il processo breve siano realizzati. Passeremo così ai fatti.

    Sarebbe interessante che qualcuno che ha registrato questo dibattitto, lo conservasse per gli anni futuri, quando potremo riascoltare gli interventi pronunciati in questi giorni dall’opposizione, e confrontarli coi fatti.

    Sono convinto che si riderebbe a crepapelle e si ringrazierebbe il cielo di non averli ascoltati.

    Però, non basterebbe metterli in ridicolo per l’allarme fasullo che hanno lanciato in questi giorni, ma li si dovrebbe allontanare dalla politica per sempre, perché incompetenti e nocivi allo Stato.

  5. Commento by kalle — 14 Gennaio 2010 @ 17:50

    Bene Bart, prendo atto delle tue certezze. Riguardo al ritornare sui proclami, le dichiarazioni e i dibattiti passati, sono d’accordissimo. Dovrebbe essere il sale della corretta informazione politica.

  6. Pingback by Oggi in Italia è la destra il partito del rinnovamento | IlTuoWeb.Net News — 22 Marzo 2010 @ 16:10

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