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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

PITTURA: I MAESTRI: Klee jr. pittore

30 Marzo 2017

di Riccardo Barletta
[dal “Corriere della Sera”, domenica 15 marzo 1970]

Pochi sanno che il primo kandinskiano nel mondo fu Felix, il figlio di Paul Klee. Felix è oggi un regista della televisione sviz ­zera. Una specie di anziano sor ­ridente gigante, con un paio di occhi mobilissimi e che si soc ­chiudono nelle spire di fumo dei suoi grossi avana, mentre la vo ­ce pastosa pare venire da pro ­fondità ignote, uscendo dalla chiostra dei denti prominenti. Fe ­lix possiede ben millequattrocento opere del padre, del valore di oltre un miliardo (ma non le ven ­de, pur vivendo con la moglie in poche stanze). Insieme coi di ­pinti paterni, conserva i primi suoi lavori « kandinskiani ».

In una intervista che mi con ­cesse un anno fa, Felix svelò che nel 1911 e 1912, egli, nato nel 1907, quindi quattrenne e cin ­quenne, frequentava col padre nientemeno che l’atelier di Wassily Kandinsky, a Monaco di Ba ­viera. Allora il pittore russo era ai primi passi nell’arte astratta.

Il piccolo Felix, vicino di casa del distinto signore quarantacin ­quenne, passava giornate intere alla cattedrale di Solothurn a imitare all’acquerello i dipin ­ti, strani e pieni di colore, del russo.

Qualche volta il bimbo lavora ­va nello studio del padre. Dipin ­gevano e disegnavano affiancati. « Raccoglieva tutti i miei lavori, li montava, li prendeva molto sul serio; forse talvolta si è fatto anche ispirare, non so. Ma im ­magino che in qualche occasione vedendo un mio quadro, ne ab ­bia poi ripreso a modo suo una idea, un’idea artistica. Spesso è un dare e un ricevere, capita so ­vente anche con gli allievi ».

Comunque il piccolo Felix non fu un bimbo prodigio della pit ­tura. Ma lui stesso ricorda che gli amici di suo padre non di ­menticavano quel piccolo perso ­naggio. Tutte le settimane Franz Marc era ospite di casa Klee e interrogava Felix sul suo lavoro. Così Alfred Kubin voleva vedere le cartelle di disegni, ingiungen ­do che la settimana ventura avrebbe voluto trovare nuove creazioni. «Si interessavano enor ­memente alle mie opere », confes ­sa oggi Felix, e aggiunge che lui era « una specie di sismogra ­fo », per quella cerchia di arti ­sti monacensi attorno a suo pa ­dre, tra il 1911 e il 1915, anno in cui quest’ultimo andò soldato.

La preziosità di questi ricordi di Felix non è stata ancora ben messa a fuoco. Che vuol dire l’attività di questo bimbo pittore, figlio d’un pittore? Si tratta sol ­tanto di una occasione per tene ­re occupato un bimbo? No cer ­tamente. La testimonianza di Fe ­lix mostra tangibilmente come l’arte moderna, in Klee, in Kan ­dinsky (ma anche per Marc e per Kubin) fosse strettamente le ­gata ai mezzi espressivi e ai con ­tenuti « originari » della pittura infantile. In questi artisti non emerge una sopravalutazione per quest’arte; però si vede come essi la prendessero « sul serio », senza alcuna affettazione. Felix era per loro un « sismografo »; rivelava, infatti, nella sua istin ­tiva libertà sussulti improvvisi della forma, quando è suscitata dalle corde « ingenue » dell’emo ­zione!

In una lettera di Klee, inviata in Svizzera da Monaco (« Diari », 1912, n. 905), si leggono queste parole illuminanti: « Nell’arte si può anche cominciare da capo, e ciò è evidente, più che altro ­ve, in raccolte etnografiche op ­pure a casa propria, nella stan ­za riservata ai bambini. Non ri ­dere lettore! Anche i bambini co ­noscono l’arte e vi mettono mol ­ta saggezza! Quanto più sono maldestri tanto più ci offrono esempi istruttivi e anch’essi van ­no preservati per tempo dalla corruzione. Fenomeni analoghi so ­no le creazioni dei malati di mente e non è affatto un vitupe ­rio parlare in questi casi di pue ­rilità o di pazzia. Se oggi si vuol procedere a una riforma, tutto questo è da prendere molto sul serio, più sul serio che tutte le pinacoteche del mondo ».

Concetti, invero, profetici, per quegli anni; nello stigmatizzare, come modello per l’arte moder ­na, tre livelli di primitivismo: quello etnografico, quello infan ­tile e quello psicopatologico. La infanzia e il gioco: due temi che ricorreranno in tutta la pittura di Klee. Ma si badi che tale gio ­co non ha niente del chiasso gio ­cattolaio dei bambocci. Infatti, per Klee, « l’arte gioca con le cose supreme un gioco inconsa ­pevole, e tuttavia le raggiun ­ge… ». Il teatro delle marionette di Klee, tante volte da lui evoca ­to in pittura, è quello dove i bu ­rattini di legno e di stoppa reci ­tano una farsa, che ha come fon ­dale la vita e come telone la morte (anche se dei bambini so ­no proprio i battimani più clamo ­rosi!).

 


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