PITTURA: I MAESTRI: Mondrian: Suoi scritti11 Novembre 2017 A cura di Maria Grazia Ottolenghi Piet Mondrian esordì come teorico dell’arte sul primo nu Âmero di “De Stijl” nell’ottobre del 1917, iniziandovi la pub Âblicazione del saggio De nieuwe beelding in de schilderkunst (La nuova plastica nella pittura); su “De Stijl” comparvero successivamente tutti i suoi più importanti scritti fino al 1924, l’anno del drammatico dissenso con l’irrequieto Theo van Doesburg, il quale ritenendo ormai superato il “neoplasticismo statico” di Mondrian, si dichiarò per un “elementarismo dinamico”, basato sulle diagonali. “Prescindendo dalle figure”, egli proclamava, “un quadro di Ingres o di Poussin è identico a un quadro di Mondrian o di van der Leck. Ciò che io chiamo nuovo, al livello morale e spirituale della nostra epoca, è esattamente il contrario. Ci inte Âressa l’antigravitazione, l’obliquità , un diverso sentimento del colore. Apprezziamo le dissonanze, l’invenzione di uno spa Âzio, un continuum pittorico nel quale si sviluppi la nostra idea plastica”. Ne conseguì l’abbandono di “De Stijl” da parte di Mondrian, quasi subito seguito da Oud e Rietveld, ciò che determinò ben presto la fine del gruppo. I saggi apparsi via via sulle prime tre annate della rivista fecero sì che Mondrian venisse considerato l’ideologo  del gruppo; lo stesso van Doesburg, nel numero di “De Stijl”, che celebrava il quinto anno di vita della rivista, riconosceva come fondamentale per il movimento neoplastico l’apporto non solo delle opere, ma anche degli scritti di Mondrian che in quell’occasione egli salutava come “padre del neoplasticismo”. II saggio che si cominciò a pubblicare nel 1917 chiara Âmente anticipava alcuni tra i punti fondamentali del mani Âfesto del gruppo che apparve nel novembre del 1918, come introduzione alla seconda annata della rivista:  soprattutto l’aspirazione a un equilibrato rapporto tra individuale e uni Âversale, il rifiuto dell’individualismo, la convinzione che “il modo di vedere puramente plastico deve costruire una nuova società , come ha creato una nuova rappresentazione del Âl’arte”. In questo e nei successivi principali saggi su “De Stijl”, così come nell’opuscolo Le néo-plasticisme: principe géné Âral de l’équivalence plastique, scritto in francese subito dopo il ritorno a Parigi dall’Olanda, presso le edizioni della gal Âleria L’Effort Moderne diretta da Léonce Rosenberg, con l’in Âtento di far conoscere anche in Francia il neoplasticismo (ricorda M. Seuphor che l’editore, poiché il francese di Mondrian non era perfetto, anziché provvedere a una corretta traduzione preferì accompagnare il testo con una nota in cui si avvertiva il lettore che il linguaggio dell’artista era “un peu spécial ” ), e che in realtà fu ignorato dal pubblico e dalla critica, Mondrian venne via via esponendo la sua poetica. “Ai nostri giorni”, egli affermava, “bisogna cercare di esprimere nell’opera d’arte ciò che è essenziale dell’uomo e del Âla natura, cioè ciò che è universale”, in altre parole, l’opera d’arte deve essere “l’espressione della pura realtà ”, “Le particolarità della forma ed il colore naturale evocano stati soggettivi del sentire, che oscurano la pura realtà ”, perciò l’imitazione delle forme naturali non ha nulla a che fare con la vera arte, che deve cogliere il rapporto equilibrato tra individuale e universale, inconscio e cosciente, immutabile e mutevole. “Lo squilibrio tra individuale e universale crea il tragico e s’esprime in plastica tragica”. Compito della nuova arte è di eliminare il tragico (il cui predominio già il cubismo aveva demolito), abbandonando ogni residuo di “descri Âzione” per esprimere plasticamente rapporti e non forme. ” Lo spirito nuovo non può esprimersi che nella realtà vivente dell’astratto”. “Nella realtà vitale dell’astratto l’uomo nuovo ha superato i sentimenti di nostalgia, di gioia, di rapimento, di dolore, d’orrore ecc.: nell’emozione costante per mezzo del bello, essi si sono purificati ed approfonditi. Egli giunge ad una visione più profonda della realtà sensibile”. “L’arte è la rappresentazione e nello stesso tempo invo Âlontariamente il mezzo dell’evoluzione della materia, e riesce a bilanciare natura e non natura in noi ed intorno a noi. L’arte rimane rappresentazione e mezzo, finché quest’equili Âbrio sia relativamente raggiunto. Allora esso ha raggiunto il proprio scopo e l’armonia si realizza intorno a noi, quanto a vita esteriore. Allora è terminato il predominio del tra Âgico nella vita.” Nella nuova pittura il piano diviene il solo mezzo pla Âstico: “Esso sopprime il predominio della materia, la cui espressione assoluta ha tre dimensioni. Tuttavia, sebbene nel Âla nuova pittura la terza dimensione visiva si perda, essa s’esprime mediante i valori ed il colore nel piano”. La com Âposizione deve essere fondata sull’equilibrio dei rapporti pu Âri: nonostante questi rapporti si basino in natura e nel nostro spirito secondo le stesse leggi universali, ” attualmente ” afferma Mondrian, “l’opera d’arte si manifesta altrimenti che in natura”. Il colore è primario, la linea è sempre retta e sempre nelle sue opposizioni principali” che formano l’angolo ret Âro, espressione plastica di quello che è costante; in tal modo, pur non essendo visivamente somigliante, la nuova plastica è l’equivalente della natura. Che sul pensiero di Mondrian abbia fortemente influito, soprattutto attraverso il contatto con Schoenmaekers, la cul Âtura teosofica, e di conseguenza, mediati da essa, siano con Âfluiti nella sua teorica elementi dell’idealismo tedesco, delle filosofie e del misticismo orientali e del neoplatonismo, che nella sua dichiarata aspirazione al superamento, attraverso l’arte, della tragica realtà quotidiana sia evidente il richiamo a Schopenhauer (l’unico filosofo del resto che egli citi, nella scena III del dialogo Natuurlijke en abstracte realiteit [Real Âtà naturale e realtà astratta]), che vi si sentano echi di Fiedler, è indubbio ed è già stato ampiamente chiarito. Così come è stata sottolineata l’influenza delle opere e degli scritti di Mondrian sull’architettura e l’urbanistica. Soprattutto di uno tra i più significativi saggi del periodo successivo all’ab Âbandono del gruppo di “De Stijl” (quando ormai le pagine più importanti erano state scritte e Mondrian si soffermava a precisare, spesso a rievocare), Neoplasticismo: de woning â— de straat â— de stad, sono stati indicati gli aspetti ancora at Âtuali nel campo del design urbano, al di là del sogno utopistico di un Eden creato dall’uomo in cui l’uomo, perduta la vanità della sua piccola e meschina individualità , sarà felice. Tra gli scritti successivi al 1924 sono ancora da citare De l’art abstrait (risposte di Mondrian a quesiti sui limiti dell’arte astratta posti a lui, oltre che a Léger, Willi Bau-meister, Kandinsky, Alex Dörner ed Hans Arp, dai ” Cahiers d’art” nel 1931), Plastic art and pure plastic art, pubblicato a Londra nel 1937 e Towards the true vision of reality, un breve testo autobiografico pubblicato a New York per le edi Âzioni della Valentine Gallery nel 1942, che tuttavia poco o nulla di nuovo aggiungono alla formulazione teorica del pe Âriodo tra il 1917 e il ’24. (I brani presentati qui di seguito, a esclusione del ‘manifesto’, sono desunti dall’antologia di scritti dell’artista tradotti da O. Morisani e pubblicati in appendice all’Astrattismo di Piet Mondrian, 1956). Primo manifesto di “De Stijl” La guerra distrugge il mondo antico, con il suo conte Ânuto: il predominio individuale in ogni campo. La nuova arte ha rivelato il contenuto della nuova coscienza del tempo: un rapporto simmetrico tra universale e individuale. La nuova coscienza del tempo è pronta ad attuarsi in tutto, anche nella vita esteriore. Tradizione, dogmi e predominio dell’individuale sono d’ostacolo a questa realizzazione. Per questo i fondatori della nuova cultura chiamano tutti coloro che credono alla riforma dell’arte e della cultura a distruggere questi ostacoli che si oppongono allo sviluppo, allo stesso modo in cui nell’arte figurativa – abolendo la forma naturale – hanno eliminato quello che ostacola la pura espressione artistica, la coerenza esteriore di ogni con Âcetto artistico. Spinti da una medesima coscienza, gli artisti d’oggi in tutto il mondo hanno preso parte, sul piano spirituale, alla guerra mondiale contro il predominio dell’individualismo, dell’arbitrio. Essi simpatizzano quindi con tutti quelli che sul piano spirituale o su quello materiale si battono per la formazione di un’unità internazionale nella vita, nell’arte, nella cultura. L’organo “De Stijl”, fondato a questo scopo, aspira a contribuire a porre in chiara luce la nuova concezione della vita. La collaborazione di tutti è possibile attraverso: l’invio (alla redazione) di nomi con indirizzo e professione (esatti), in segno di adesione. Contributi nel senso più ampio (critici, filosofici, architettonici, scientifici, letterari, musicali, ecc., come anche di riproduzione) per la rivista mensile “De Stijl”. Traduzione in altre lingue e diffusione delle idee che vengono pubblicizzate su “De Stijl”. Firmato da: Th. van Doesburg, R. van ‘t Hoff, V. Huszar, A. Kok, P. Mondrian, G. Vantongerloo, J. Wils. in “De Stijl”, II, 1918 La nuova plastica nella pittura Nella pittura astratta reale, colore primario vuole signifi Âcare che il colore funziona da colore di fondo. Il colore primi Âtivo appare così in modo molto relativo ed importa soprattutto che esso sia liberato dall’individuale e dalle sensazioni indi Âviduali e che esprima soltanto l’emozione muta dell’univer Âsale. Nella pittura astratta reale, i colori primari sono una rappresentazione del colore primario in modo tale che essi esprimono maggiormente il naturale, pur rimanendo reali. […] L’estensione â— che è esteriorizzazione di un’attiva forza primigenia – darà vita per sviluppo, adesione, costru Âzione, ecc. alla materia ed alla forma. La forma nasce quando si limita l’estensione. Se l’estensione è la cosa fondamentale (perché è da essa che si determina ogni effetto), deve essere tale anche nella rappresentazione. Questo elemento fonda Âmentale, se coscientemente riconosciuto per tale, deve esser rappresentato in modo netto e chiaro. Se l’ora è giunta, la limitazione dell’individuale deve essere annullata nella rap Âpresentazione dell’estensione, perché soltanto in tal modo l’estensione sarà profilata in tutta la sua purezza. Se, nella rappresentazione della forma, la limitazione di questa è realizzata mediante una linea chiusa (contorno), questa de Âve esser rigida fino ad essere retta. Allora l’aspetto esteriore (l’apparenza della forma) sarà in equilibrio con la rappre Âsentazione esatta dell’estensione, che potrà anche raffigurarsi come linee rette […]. Così, per estensione e limitazione i due estremi) si ottiene l’equilibrio di posizione: il rettan Âgolo. Così l’estensione si realizza senza limitazione indivi Âduale, mediante la differenza dei colori delle superfici, come mediante le proporzioni rettangolari delle linee e delle super Âfici di colore. Il colore non è negato dal rettangolo, ma sol Âtanto limitato. Infine, nella superficie rettangolare, il colore è perfettamente determinato in terza istanza. […] La pittura astratta realistica è ancora utile per giun Âgere alla non-rappresentazione, cioè all’ultimo stadio dell’arte quale la conosciamo attualmente : rappresentazione della vita ma non ancora la vita stessa. Quando si convertirà in vita autentica, finirà l’arte quale la concepiamo oggi. Tuttavia, occorrerà ancora molto perché la nuova rappresentazione -ia assorbita nella sua totalità dagli umani: quest’arte com Âprende la forma finale dell’arte nelle sue limitazioni, ma è già un inizio. […] Il combinarsi dell’universale (in quanto può essere sviluppato in un individuo) con l’individuale (per quanto può essere maturo nell’individuo stesso) genera il tragico, la lotta tra entrambe le forme, la tragedia della vita. Nasce dall’ineguaglianza nell’apparenza della dualità , nella quale l’unità si rivela – nel tempo e nello spazio. Il tragico esiste nella vita intima come in quella esteriore […]. La plastica nuova è – prima del suo tempo – l’espressione plastica della stasi nello sviluppo umano nel momento di equivalenza del Âl’uno e dell’altro. Appena sarà giunto questo momento, l’arte passerà nella vita reale. […] Se la soppressione del tragico è lo scopo della vita, è illogico opporsi alla nuova plastica. Ed è anche illogico puntare sempre sulla rappresentazione della forma in pittura e per di più su quella naturale, perché, si dice, lo spirito non può manifestarsi che in tal modo. Se esaminiamo la continua evoluzione della rappresen Âtazione proporzionale in pittura, è difficile supporre il con Âtrario, che cioè quello che si è evoluto in pittura possa tor Ânare alla plastica della forma, che vela la plastica propor Âzionale. […] L’autentico artista vede la metropoli come vita astrat Âta figurata: la sente più vicina della natura e ne avrà , più che da quest’ultima, un’emozione estetica. Perché il natu Ârale è, nella metropoli, sempre teso e regolato dallo spirito umano. Le proporzioni ed il ritmo di superficie lineare nel Âl’architettura gli parleranno in modo più diretto che non il capriccioso che è in natura. Nella metropoli il bello si esprime in modo più matematico : perciò essa è il luogo nel quale può svilupparsi il temperamento artistico matematico dell’avve Ânire: il luogo di nascita del nuovo stile. […] Il modo di vedere puramente plastico deve costruire una nuova società , come ha creato una nuova rappresenta Âzione nell’arte: una società che ponga in equilibrio due ele Âmenti equivalenti: materiale e spirituale: una società di equilibri ben proporzionati. De nieuwe beelding in de schilderkunst, in “De Stijf. I, 1917-18 Realtà naturale e realtà astratta […] Forse sarebbe meglio risolvere il problema smettendo di eseguire dipinti isolati. Se coloro che vi si sentono incli Ânati facessero decorare le loro case nello stile della nuova plastica, i singoli dipinti di tal nuova plastica verrebbero pian piano a scomparire. Intorno a noi la nuova plastica vive in modo ancora più reale. In quanto all’esecuzione, le diffi Âcoltà sono le stesse nel dipingere un quadro e nel progettare un ambiente. […] Verrà un giorno in cui potremo fare a meno di tutte le forme d’arte che conosciamo oggi: soltanto allora l’archi Âtettura sarà giunta a maturità , in un reale concreto. L’uma Ânità non verrà a perdersi. L’architettura sarà quella che dovrà meno modificarsi, proprio perché differisce tanto dalla pittura. Nell’architettura, l’opera è già fatta da non artisti, ed il materiale sistemato. Non potrà questo realizzarsi anche in pittura? L’arte nuova esige una tecnica nuova. La pla Âstica esatta esige mezzi esatti. Che cosa v’è di più esatto del materiale fabbricato a macchina? L’arte nuova ha necessità di abili tecnici. Il tempo nuovo è già in cerca : già esistono il cemento colorato, le piastrelle di colore, ma nulla ancora che possa essere utile alla nuova plastica. Fino a quel momento la nuova plastica del colore dovrà essere eseguita in architet Âtura da operai, a mezzo della pittura […]. Ecco giustamente una ragione per cui la nuova plastica potrà apparire come stile. Nei grandi periodi di stile, l’indivi Âduo scompariva e l’idea del tempo era la forza che espri Âmeva l’arte. Accade ora l’istesso. L’opera s’esprime sempre più da se stessa: la personalità si sposta; ogni opera d’arte si fa personalità in luogo dell’artista. Ogni opera d’arte di Âventa un’altra espressione dell’unicità . Natuurlijke en abstracte realiteit, in “De Stijl”, II. 1919 II neoplasticismo: principio generale dell’equivalenza plastica […] Finora nessuna arte è stata puramente plastica perché predominava il cosciente individuale: tutte erano più o meno descrittive, indirette, approssimative. L’individuale, dominando in noi e fuori di noi, descrive. Anche l’universale in noi, ma soltanto se non è tanto co Âsciente nella nostra coscienza (individuale) da pervenire al Âl’apparenza pura. Mentre l’universale in noi diviene sempre più cosciente e l’indeterminato cresce verso il determinato, le cose fuori di noi conservano la loro forma indeterminata. Donde la ne Âcessità , a misura che l’inconscio (l’universale in noi) s’avvici Âna al cosciente, di trasformare continuamente, di determinare meglio l’apparenza capricciosa ed indeterminata del fenome Âno naturale. Così, lo spirito nuovo distrugge la forma delimitata nel Âl’espressione estetica, e ricostruisce un’apparenza equivalente del soggettivo e dell’oggettivo, del contenuto e del conte Ânente: una dualità equilibrata dell’universale e dell’individuale e con questa dualità nella pluralità crea il rapporto puramente estetico. […] L’apparenza plastica naturale si presenta come cor Âporeità . Essa si esprime, plasticamente, come una sfericità che vorrebbe essere piana oppure come un piano che sa Ârebbe costretto ad essere sferico: come una curva tendente alla retta o una retta che si vorrebbe curva. Questa espres Âsone plastica non è dunque equilibrata. Si cercava di ottenere l’equilibrio con la composizione, ma mediante una composizione velata nella rappresentazio Âne e nel soggetto. Così, perché si adoperavano dei mezzi pla Âstici impuri, la scultura e la pittura pervenivano alla descri Âzione. Del pari, il mezzo plastico dell’arte della parola è dive Ânuto impuro (forma) e percorre, per conseguenza, lo stesso i animino delle arti cosiddette plastiche. Anche lì si tentava di esprimere il contenuto di ogni cosa mediante la parafrasi e non mediante la parola istessa. La parola â— raggruppata in frasi â— s’indeboliva come pluralità omogenea. Ci si esprimeva con l’aiuto del simbolo. Pur tuttavia esistono parole, parecchie parole anzi, le quali, per forza propria e per rapporti scambievoli, possono esprimere i due principi dell’essere. In tutte le arti l’oggettivo s’opponeva al soggettivo, l’universale all’individuale: l’espressione plastica pura all’espressione de-scrittiva. Così l’arte tendeva alla plastica equilibrata. Lo squilibrio fra individuale ed universale crea il tragico e s’esprime in plastica tragica. In tutto ciò che è, sia forma, sia corporeità , il naturale predomina: questa crea il tragico. Il tragico della vita conduce alla creazione artistica: l’ar Âte, in quanto astratta ed in opposizione col concreto naturale, può precedere lo sparire graduale del tragico. Più cresce il tragico e più l’arte si fa pura. Lo spirito nuovo non può manifestarsi se non in seno al tragico. Non trova che una forma invecchiata, dovendosi ancora creare la plastica nuova. Nato nell’ambiente del pas Âsato, non può esprimersi che nella realtà vivente dell’astratto. In quanto parte del tutto lo spirito nuovo non può libe Ârarsi totalmente dal tragico. La plastica nuova, l’espressione della realtà vitale dell’astratto, non s’è completamente libe Ârata dal tragico, ma non ne è più dominata. Per contro, nell’antica plastica, predomina il tragico: essa non può fare a meno del tragico e della plastica tragica. Tanto che predomina l’individuale, la plastica tragica è necessaria, perché in questo caso è da essa che nasce l’emo Âzione. Ma appena si giunge ad un periodo di maggiore ma Âturità la plastica tragica si fa insopportabile. Nella realtà vitale dell’astratto l’uomo nuovo ha superato i sentimenti di nostalgia, di gioia, di rapimento, di dolore, d’orrore, ecc.: nell’emozione costante per mezzo del bello essi si sono purificati ed approfonditi. Egli giunge ad una visione molto più profonda della realtà sensibile. Le cose sono belle o brutte soltanto nel tempo e nello spa Âzio. Essendosi la visione dell’uomo moderno liberata da questi due fattori, tutto si unifica nell’unica bellezza. L’arte ha sempre perseguito questa visione, ma essendo la forma plastica e seguendo l’apparenza naturale, non poteva realizzarla in purezza e restava plastica tragica pur con l’intenzione di es Âsere il contrario. […] In pittura il neo-impressionismo, il divisionismo, il pointillisme cercarono di abolire la corporeità che dominava la plastica, sopprimendo il modellato e la tradizionale visione prospettica. Ma troviamo questo, divenuto sistema, soltanto nel cubismo. In esso la plastica tragica perde in gran parte la sua potenza dominatrice e, per l’opposizione del colore puro, l’astrazione dalla forma naturale. Parimenti nelle altre arti, il cubismo, come il futurismo e poi il dadaismo, purificarono e demolirono il predominio del tragico nella plastica. Ma la pittura astratta reale o neoplasticismo se ne svin Âcolò essendo una plastica interamente nuova. Nell’istesso tempo, superò l’apprezzamento e la concezione antica che esigono una plastica tragica. In generale, non ci si rende conto che lo squilibrio è una maledizione per l’umanità e si continua a coltivare ardente Âmente il sentimento del tragico. Finora ogni cosa è dominata da quanto vi è di più esteriore. Il femmineo e il materiale reggono la vita e la società ed ostacolano l’espressione spiri Âtuale in funzione maschile. In un manifesto dei futuristi la proclamazione dell’odio per la donna (il femmineo) è giu Âstissima. È la donna nell’uomo che è causa diretta del predo Âminio del tragico nell’arte. Le néo-plasticisme: principe général de l’équivalence plastique,  1920 La realizzazione della nuova rappresentazione nel lontano futuro e nell’architettura d’oggi Noi vediamo generalmente l’architettura farsi costru Âzione: l’industria artistica verrà successivamente a perdersi nella produzione meccanica. La scultura si fa ornamento o si perde in oggetti usuali o di lusso. L’arie drammatica viene messa da parte dal cinema o dal music-hall, il music-hall dalla musica da ballo, il grammofono, ecc., la pittura dal cinema, la fotografia, la riproduzione, ecc. La letteratura era già sottoposta, per sua natura, alla pratica utilità (scien Âza, giornalismo, ecc.) e lo diviene ognora di più. In quanto poesia si fa ogni giorno più ridicola. E con tutto ciò le arti continuano e cercano di rinnovarsi. Ma è la via che con Âduce al rinnovamento che segna il loro destino. L’evoluzione consiste nella rottura con la tradizione. L’arte (in senso tradizionale) si perde sempre più: s’è già perduta nella pit Âtura ( come neoplasticismo ). […] La vita attira sempre più l’attenzione, ma resta mate Ârialmente dominante. L’arte si fa sempre più volgarizzazione. L’opera d’arte viene considerata un valore materiale: e per Âciò si fa sempre più bassa o accondiscendente al commercio. La società si oppone sempre più alla vita intellettuale ed emotiva, o la pone a suo servizio: così s’oppone anche al Âl’arte. Eppure lo stato fisico predominante non può vedere nel cammino della vita e dell’arte altro che degenerazione. Perché la vita emotiva è ora la sua espansione, intelligenza e forza, l’opera d’arte la sua espressione ideale. L’ambiente come la vita sembrano inferiori nel loro stato imperfetto e nella loro arida necessità . In tal modo l’arte diviene un rifu Âgio. Si cerca in essa la bellezza, l’armonia â— che non s’inseguono o si cercano invano nella vita e nell’ambiente â—. Così bellezza ed armonia sono divenuti l’ideale irrealizzabile: in quanto arte, sono state estromesse dalla vita e dall’ambiente. L’io poteva così indulgere liberamente al gioco della fantasia o oziare nell’introspezione, nell’intimo godimento dell’auto-riproduzione, nel creare una bellezza a propria immagine e somiglianza. Così ci si distolse dalla vera vita e dalla vera bellezza, e tutto ciò era inevitabile. È così che l’arte e la vita hanno cercato di liberarsi da sé. Il tempo è evoluzione, malgrado l’io lo ponga come ideale irrealizzabile. La massa proclama oggi la decadenza dell’arte, malgrado che sia proprio essa a distruggerla. L’essere essenzialmente fisico si serve di tutta la sua essenza o almeno cerca di farlo: si ribella contro l’inevitabile sviluppo in atto, sebbene spesso sia esso a determinarlo. Malgrado ciò l’arte può consi Âderare (come la realtà intorno a noi) questo evento come l’avvicinarsi di una nuova vita, della liberazione finale del Âl’uomo. Poiché quando l’arte nasce dalla fioritura dell’essere essenzialmente fisico (dal sentimento), essa è in fondo soltanto una rappresentazione armoniosa. Prodotta dal tra Âgico nella vita â— sorta per ragione del predominio del fisico naturale) in noi ed intorno a noi â—, l’arte interpreta sol Âtanto la cognizione ancora incompleta del nostro essere più intimo. Essa tenta, poiché esiste al mondo, di colmare l’abis Âso, forse incolmabile, tra se stessa e la materia – come na Âtura -, di commutare disarmonia in armonia. La libertà dell’arte permette di realizzare l’armonia, sebbene l’essere essenzialmente fisico non la concepisca o almeno non la con Âsideri perfettamente tale. L’evoluzione artistica conduce veramente al raggiungimento in una pura rappresentazione armonica; soltanto interiormente l’arte si fa contempora Âneamente un’espressione ridotta del sentimento individuale. Così l’arte è la rappresentazione e nello stesso tempo involon Âtariamente il mezzo dell’evoluzione della materia, e riesce a bilanciare natura e non natura in noi ed intorno a noi. L’arte rimane rappresentazione e mezzo, finché quest’equilibrio sia relativamente raggiunto. Allora essa ha raggiunto il pro Âprio scopo e l’armonia si realizza intorno a noi, quanto a vita esteriore. Allora è terminato il predominio del tragico nella vita. L’artista diviene ora uomo completo. Il non artista gli somiglia, è quanto lui pieno di bellezza. L’inclinazione natu Ârale spingerà l’uno all’attività nel campo estetico, l’altro alle scienze, occuperà il terzo in qualche altra cosa â— come un campo specifico, e che poi è parte equivalente dell’insieme. L’arte del costruire, la scultura, la pittura, così come l’artigianato sono diventate poi architettura, ciò che vuoi dire che fanno parte del nostro ambiente. Le arti meno materiali si realizzano nella vita. La musica come arte è finita, la bel Âlezza del suono e del rumore intorno a noi – purificata, regolata e portata a nuova armonia – dovrà accontentarci. La letteratura come arte non ha più diritto di esistere; essa diventa utilità e bellezza senza un di più (senza rivestimento lirico). Il teatro, il ballo, ecc., scompariranno col tragico do Âminante e la rappresentazione armoniosa: la vista stessa sarà armoniosa. De realiseering van het neo-plasticisme in verre toekomst en in de huidige architectuur, in “De Stijl”, V,  1922 L’espressione plastica nuova nella pittura Mentre, poco prima della guerra, a Parigi il cubismo era al suo apogeo, in Olanda alcuni artisti si sentivano spinti verso una pittura più appropriata alle superfici piane del quadro e del muro; una pittura piana nel piano. Tuttavia questa pittura rimaneva ancora naturalistica. Stilizzava l’ap Âparenza naturale, ma questa stilizzazione non conteneva l’astrazione di questa apparenza. Nondimeno divenne presto una pittura molto meno pittorica e più architettonica e co Âstruttiva. Appare il colore puro, forse perché alcuni artisti si occupavano anche degli interni, non nel senso della deco Ârazione, ma in modo più o meno costruttivo, mediante piani di puro colore (van der Leck, Huszar, van Doesburg). Que Âsta preoccupazione degli interni dette forse origine alla cro Âmoplastica neoplasticistica in architettura. È anche possibile che questo risollevarsi del piano abbia spinto gli artisti verso l’astrazione dall’apparenza naturale, ma, per quanto con Âcerne questo sforzo, bisogna rilevare anche altre influenze. Per prima l’influenza del cubismo è innegabile. Poi, durante la guerra, una pittura proveniente da Parigi venne ad unirsi al gruppo: era una tendenza ancora più o meno cubista, ma che, per esser passata attraverso il luminismo ed il divisionismo, e pur considerando l’opera cubista come la più alta delle pitture, la trovava illogica nel senso che era com Âposta di elementi eterogenei, cioè di forme astratte e nel Âlo stesso tempo di apparenze naturali. Questa tendenza non adoperava più queste ultime ed era già pervenuta all’astra Âzione totale delle linee curve: s’esprimeva con il colore, che non era ancora primario e con la linea retta nelle sue due opposizioni principali (Mondrian). Tuttavia era ancora pittura troppo pittorica perché cercava di esprimere un certo volume (già ridotto) nel senso del cubismo. E fu soltanto con l’unione di queste due tendenze che, successivamente ma molto rapidamente, nacque il mezzo di espressione uni Âversale, il piano rettangolare di colore primario. In principio i vari artisti sunnominati componevano que Âsto mezzo elementare su di un fondo bianco o nero. Ma, lavorandovi, si giungeva intuitivamente a percepire che la vera unità del quadro esige un’equivalenza totale dei piani e del fondo, o, meglio, che l’antico fondo del quadro non deve esistere per nulla. Così non si cercava che l’equilibrio di piani di colore e di altri di non-colore (bianco nero e grigio). Le due opposizioni contrastanti ed annullanti (neu Âtralizzanti) erano poste in equivalenza. Il piano, divenuto il solo mezzo plastico, ha la massima importanza in pittura. Esso sopprime il predominio della materia, la cui espressione assoluta ha tre dimensioni. Tut Âtavia, sebbene nella nuova pittura la terza dimensione visiva si perda, essa s’esprime mediante i valori ed il colore nel piano. Nella tendenza che s’era sviluppata a Parigi non è sol Âtanto notevole l’influsso del cubismo, ma anche quello di Parigi come città . I piani enormi degli edifici, spesso colorati dagli affissi, suggerivano anch’essi una pittura per piani. Era una delle cause esteriori – in fondo era” lo spirito del tempo nuovo â— che si manifestava in vari paesi ed in modi diversi ma sempre omogenei nel senso dell’astratto. L’organizzazione in Olanda del gruppo del quale ho par Âlato fu opera di van Doesburg, come pure la fondazione dell’organo “De Stijl” (Lo stile). Il gruppo comprendeva non soltanto pittori, ma anche alcuni architetti che segui Âvano la stessa via (Oud, van ‘t Hoff, Rietveld, Wils). Tut Âtavia, la plastica nuova, e per essa la nuova estetica, è nata dalla pittura e questo, forse, perché essa può concentrarsi sul piano ed è più libera dell’architettura. L’expression plastique nouvelle dans la peinture, in “Cahiers d’art”, 7, 1926 Casa – strada – città In architettura la materia si snaturalizza in modi diversi, e la tecnica non ha ancora detto l’ultima sua parola sul sog Âgetto: la rugosità , l’apparenza rustica (tipica delle materie naturali) deve scomparire. Dunque: 1) La superficie della materia deve esser liscia e brillante, e questo sminuisce an Âche l’aspetto pesante della materia stessa. Ci troviamo ancor qui innanzi ad uno di quegli esempi nei quali si vede l’arte neoplastica andar d’accordo con l’igiene che esige del pari superfici lisce, che si possono facilmente pulire. 2) II colore naturale della materia deve anch’essa scomparire, e, fin quanto sarà possibile, sotto uno strato di colore puro e di non-colore. 3) Non soltanto sarà snaturalizzata la materia in quanto mezzo plastico (elemento costruttivo), ma lo sarà anche la composizione architettonica. La struttura naturale sarà annullata mediante un’opposizione neutralizzante ed annullante. L’applicazione di queste norme distruggerà l’espressione tragica della Casa, della Strada e della Città . Mediante op Âposizioni equilibrate, rapporti di misura (dimensioni) e co Âlori stesi con rapporti di posizione, la gioia fisica e morale – condizione di salute â— si diffonderà . Con un po’ di volontà , non sarà impossibile creare una specie di Eden. Certo, questo non si ottiene in un sol giorno: ma col prodigare le proprie forze e facendo assegnamento sul tempo, non soltanto ci si può certamente pervenire, ma se ne proverebbero, fin da domani, i vantaggi. Lo spirito astratto non è annullato dal passato che si mostra ancora ovunque: conscio della propria forza, esso non vuoi vedere che l’espressione del futuro e, raccogliendo tutte le espressioni sparse nello spazio, costrui Âsce (astrattamente) questo paradiso terrestre, ed in queste creazioni si realizza, e trasforma senza distruggere. Il fatto che l’applicazione delle norme neoplastiche nel Âl’architettura segni la via del progresso ci viene confermato dalla stessa realtà , che nasce e cresce, sviluppandosi per forza di necessità , cioè delle nuove esigenze della vita, del materiale nuovo, ecc. Quanto è oggi all’avanguardia, dal punto di vista tecnica e costruzione, è quel che maggiormente s’avvicina al neoplasticismo. Il neoplasticismo in effetti s’afferma meglio nella metropolitana che a Notre Dame, e preferisce la torre Eiffel al Monte Bianco. In questo articolo ho discusso di certe idee e della loro manifestazione in norme fondamentali. Se ho poco discorso dei particolari di esecuzione, è perché so che la vita esteriore è in perpetuo cangiamento… la vita aerea, per esempio, potrà senza dubbio imporci un ben diverso costruire degli edifici. Ma tutto questo non muterà nulla nelle norme plastiche che abbiamo or ora definite, e, al contrario, conferma sempre maggiormente che esse si manifesteranno nelle co Âstruzioni più moderne e d’avvenire. Le esigenze della vita nuova modificheranno i partico Âlari tutti dell’esecuzione e questi, del resto, hanno così poca importanza, in relazione alla nuova concezione che è tutto. Concludendo. La Casa non può esser più circoscritta, chiusa, separata. E neppure la Strada. Pur avendo funzioni diverse, questi due elementi debbono formare un’unità . Per ottenerla, non si può considerare la Casa come una scatola ed uno spazio vuoto. L’idea della Casa – casa, dolce casa -deve andar perduta, come del resto l’idea di Strada. Neo-plasticisme: de woning – de straat – de stad, in “International revue i 10”, I, 1927 Liberazione dall’oppressione nell’arte e nella vita La storia, gli avvenimenti attuali e soprattutto la vera espressione dell’arte plastica mostrano chiaramente il danno dell’oppressione e la necessità della libertà . Il problema: “che cosa è l’arte?” non può essere risolto con l’illustrare le nostre concezioni personali, perché esse variano secondo il sentire individuale. Attualmente l’arte plastica si manifesta in due tendenze principali: la realistica e l’astratta. La prima è consacrata come un’espressione del nostro sentimento este Âtico, cui da aspetto l’apparenza della natura e della vita. La seconda è un’espressione astratta di colore, forma e spazio con mezzi formali o piani più astratti e spesso geo Âmetrici; non segue l’aspetto della natura ed è suo intento creare una nuova realtà . Queste definizioni sono incomplete e spesso ingannevoli. Anche l’arte più astratta non nasce soltanto da una fonte interiore. Come in ogni arte, la sua origine è nell’azione reciproca dell’individuo e del suo ambiente ed è inconcepi Âbile senza sentimento. Liberation from oppression in art and life (1941) in Plastic art and pure plastic art,  1945 Letto 1348 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||