PITTURA: I MAESTRI: Pietro Longhi: Suoi scritti e dei contemporanei12 Novembre 2015 a cura di Terisio Pignatti Sfortunatamente per noi, Pietro Longhi fu poco let Âterato: i suoi scritti risultano strettamente connessi al suo processo di lavoro, e sembrano rivolti piuttosto a problemi materiali che a sentimenti portati verso l’i Âdeale. Conserviamo infatti di lui soltanto otto lettere, tutte indirizzate allo stampatore bassanese Giambatti Âsta Remondini fra il novembre del 1748 e il gennaio del 1753. Apparentemente il primo pensiero del Longhi sem Âbra rivolto ai compensi che egli traeva dalla sua opera incisa presso l’officina bassanese: “precioso vitello”, “vino di casata”, inviti a soggiornare in campagna. Ma in verità , dalle sue parole traspare soprattutto la preoccupazione che il lavoro di trascrizione incisoria delle sue pitture venga eseguito nel modo migliore. Infiniti sono i suggerimenti, le correzioni, i consigli a questo proposito. Si veda la prima lettera, in cui evi Âdentemente il Longhi accenna alle correzioni appor Âtate a un foglio di prova dell’incisore Faldoni. Più avanti, nella lettera del 7 dicembre 1748, si fa cenno ad una prima serie di incisioni stampata dal Wagner, il famoso incisore tedesco da poco stabilitosi a Vene Âzia, e ci si augura che anche il Faldoni sappia raggiun Âgerne la bravura. La stampa menzionata, col “Caffè alla Mira”, esiste effettivamente, firmata dal Faldoni. Nella lettera del 23 aprile 1751 il Longhi racco Âmanda un suo allievo, Marcella Rovazza, per fare il disegno dal dipinto, e mandarlo poi a Bassano per la incisione. Certo, preferirebbe “quel Fiorentino del Vagner”, che quasi certamente è il Berardi, abilis Âsimo incisore specie di stampe da disegni del Cana Âletto. Ma il “Fiorentino” ha troppi impegni, e con Âverrà contentarsi del Faldoni. Più vivaci sono forse, relativamente all’ambiente del Longhi, gli scritti dei suoi contemporanei, che ri Âproduciamo qui accanto: il famoso sonetto del Goldoni, ad esempio, non solo documenta una singolare amicizia col famoso commediografo, ma offre tocchi interessantissimi sul valore dell’opera del Longhi e del suo “pennel che cerca il vero”. Sull’argomento del realismo longhiano ritorna poi il Goldoni anche nella introduzione del 1775 al volume decimo delle com Âmedie: capace di “esprimere […] i caratteri e le pas Âsioni degli uomini”. Certo, il Longhi, appare un ap Âprezzato ritrattista dalle parole dei suoi contempora Ânei: e su questa fama egli fondò il proprio successo nella “veneta nobiltà ”.  Lettere di Pietro Longhi a Giambattista Remondini Venezia li 23 Nov.re 1748 Ill.mo Sig.r e Paron Col.mo Mi vedo favorito da V.S.Ill.ma e regallatto di pre Âcioso vitello senza alcun merito e da tratto sì gentile mi confesso obbligato, ho veduto ancor le carte che mi piace assai, ma prendendo l’impegno di servirla come merita La sua degna persona, ho acenato sopra le me Âdesime col lapis nero tute quelle cose che dovrebbe esser più basse di tinta, e tuto quello che dovrebbe esser alumato lo acenatto col lapis bianco, come nelle medesime l’intagliatore vedrà , mi sono permeso tal li Âbertà aciò l’opera riessi con maggior applauso è buona fortuna all’interesse di V.S.Ill.ma. Con maggior poi sicurezza le pronostico assai bene la pensata di far li disegni fra tanto o già impiegato un scolaro aciò dia principio al primo asicurandola che avrò tuta l’atenzione di vederla servita è vedrò dal primo come il gio Âvane si porta riservandomi con altra mia a dargline aviso; mi ralegro sentindo, che al Suo serviggio è il Sig. Faldoni intagliatore d’esperienza e valentuomo, è son sicuro che meterà in sogizione i professori. Conse Âgnerò al Sig. Albrizzi le carte aciò le rimandi a l’intagliatore veda questa regola, pregandolo di compatirmi se troppo mi sono allungato. Devo poi ringraziarla de l’invito in buona staggione, non so che dirli solo che mi resta il desiderio di riverire è conoscere la Sua degna Persona quando poi sucederà l’incontro di conoscermi. La sua Stimatis.ma grazia è a suoi prezziosis.mi coman Âdi mi soscrivo per sempre Di S.V. Ill.ma Dev.mo et Obbl.mo Ser.re Pietro Longhi (Rovigo, Biblioteca Concordiana) Venezia 7 Dicembre 1748 Ill.mo S.r e Paron Col.mo Mi vedo favorito da una sua stimatissima lettera e apunto ho motivo d’avisarla che il primo disegno è fi Ânito, e ho procurato che il giovane sij scordi l’interesse e brami sol di studiare e sj contenti di un sol cecchino che gli fu datto dal Sig. Abrizzi. Ancor io non ho mancatto quasi ogni mattina di uscir di casa per dare sogizione al giovane e dirli il mio parere e avrei voluto con tuto il core imprimere il quadro nel disegno per la volontà che o che riesca bene. La diligenza vi sono ma non vi sono il grandioso masime nelle arie delle teste come sono nel quadro che qui il sig. Faldoni come inta Âgliatore valente potrà aggiustare e conservar belle arie nelle teste e sempre un gran lume nella figura di meso. Questo primo asunto non è di gran caso riservandomi al secondo che sarà gustoso e darà piacere, resta che questi cavalieri secondi la nostra intenzione con lasciar disegnare al Puto li quadri essendo per il più poseduti da queste case Patricie. La consiglio ancor di far spie Âgare l’asunto con brio e spirito co lo stesso ordine delle carte del Vagner; io in tanto rosamente le dico qual sia stata la mia intenzione nel quadro: due dame alla Botega del Cafè alla Mira corteggiate da due Peregri Âni, uno in Parucca e l’altro Pantalon in capei de paglia e vesta da camera. Tocca poi al Poeta. Il Vagner è stato arichito per li versi del Dottor Pinalli Padovano. Sento poi la ricerca che V.S. Ill.ma mi fa se sia vero o nò che il Vagner presentemente proseguisca. Le dirò la verità , veramente il suo interesse avrebbe voluto e loro bramava di proseguire stante il grand’esito che ano avuto le sue quatro carte, ma la sappi che sul fervore del progresso io sono bon testimonio che il ga Âlantuomo è stato un mese e più con la speranza di aver un quadro e poi li fue risposto che no i voi lenire li suoi quadri fuor di sua Camera tre mesi come già ne era informati, l’intagliatore apunto per non pren Âdersi l’incomodo di andarli a disegnare, si contenta per ora di tirar avanti. Le dicco serto che se le cose riesse a seconda lei fa una gran sortita, stante la sospension del Vagner. Non vedo lora di sentir come si contenta il Sig. Faldoni del disegno e lo incoragisca a ciò intagli quanto mai sa, e poi venghi fuori quante carte sa venire ed intanto ai suoi stimatissimi comandi mi soscrivo di V.S. Ill.ma il dev.mo et oss.mo servitor Pietro Longhi (Bassano, Museo Civico, Ep. Remondini, XIII-25-3543) Venezia li 13 Maggio 1749 Ill.mo Sig. e Paron Col.mo Grazie a Dio spero di rimetermi per la seconda volta e che il male più non venga, così auguro a la S.V. Ill.ma la sua intiera salute. Ho veduto la prova e quando sia coretto tute quele cose che su la medema ò accenatto col lapis soviè tuto il campo più scuro, e a da esser così infalibilmente aciò trionfi più le figure e non si veda tanto quei lavori che faceva mal asai e confondeva la composicione. Il barcarol più forte de scuri tuta la figura è da marcar più li sbatimenti delle gambe, è cresciuto dei capelli verso il fronte che li mancava della testa, o giusta la scarpa verso il cavalier a ciò scorzi più, la schena del medesimo dal muso in su più sporcha. Nella testa del cavalier la pupila drita guarda losco perché non è giusta, ò cresciuto al medemo un pò di spalla vicino al barcarol, ò cre Âsciuto un pò di contorno alla gamba con la mulla, ò un pò dirisato il tavolin vicino alla bossa dalla parte dell’ombra. Li capelli del camerier vicino alla carne meno crudi. Il scagno il suo sbatimento soto la cor Âdella e più forte tuto il sbatimento. La testa della Puta le pupille non à da esser lunghe, ma tonde che farà megio idea. La vecchia più bassa sioè non alumatta, il teren da la parte della Puta più sporco. Tute queste cose Lò già marcate col Lapis, che esamini bene è bisogna far così e così facendo anderà tuto bene e mi ralegro e si sia coragio che vera bene assai, e la riverisco. Caro il Mio Riv.mo Sig. Gio. Battista, se potessi far di più lo farei a tuto costo per lei. La prego di spedire il canon di latta sciò sij possi Spedirle il dise Âgno della mascheratta che ò avuto prima di spedire a Dresda il quadro di farlo disegnare e facio che il se contenta di sollo tre Filipi e lè un disegno d’impegno. Ancor di questo dia li suoi ordini aciò il Puto resti so-disfato; sto atendendo suoi avisi e tuto a suoi co Âmandi sono di V.S. Ill.ma il dev.mo et oss.mo servitor Pietro Longhi (Bassano, Museo Civico, Ep. Remondini, X1II-25-3544) Venezia li 10 Aprile 1751 Ill.mo Sig. Paron Coll.o Rispondo a un suo riverito foglio in data li 7 cor.e. Ho subito presentato la lettera a S.E. Ill.ma mi rispose che a Ca’ Grimani non si à veduto vino da consegnare al Longhi giusto il consertato. La Lettera che scrissi tempo fa a V.S.ll li accenava a S.E.a Giovanni Gri Âmani dei Servi e detto cavaliere è pronto a favorirmi se cosi piasse a S.V.Ill. Se poi ad altre case Grimani equivocate lo avesse spedito, me ne dia avviso con lettera aciò possi asigurarmi per riceverlo. Riservan Âdomi alle nove de suoi pregiati comandi, con che mi soscrivo di V.S.Ill.ma servitor Pietro Longhi (Bassano, Museo Civico, Ep. Remondini, XIII-25-3545) Venezia 23 Aprile 1751 Ill.mo Sig. e Par.n Coll.mo Rispondo alla carissima sua, d’apunto devo dirli che quasi sono iluminatto che per altro ero al’oscuro. Per tanto per compiazere il mio amabile Sig. Gio. Bat Âta Remondini Padrone, ho cercato dell’amico Marcello Robazza che subito fato mi mostrò l’ultima prova del intagliatore livornese che non conosco, per me questo niente importa. Il buon ochio di Marzello è abbastanza, è veramente di tal prova ne sono con Âtento, si per il disegno come per l’armonia e per legerezza delle sede, a diferenza dele grose sede del Faldoni, questo me sia permeso il dirlo, credo che basti per asicurar V.S.Ill.ma della abilità di tal intagliatore. So per altro che la Persona e il Rame è a Bassano e non mi persuado che il Rame uscirà al pubblico senza la corezione di quei volti e capelli e Baute, e ancor la testa del Cafetiere e altre minuzie che apunto è quelle che rende l’opera perfetta e tali sottigliezze serve all’interese di V.S. e al mio decoro e non esser strapas Âsato da intagliatori non diligenti. Il giovane che lei mi ricercha a quel Fiorentino del Vagner che mi dice di avere prencipiato un disegno d’un mio quadro che à avuto è à presente, il sudetto è mi dicce che era per conto dei Remondini su tal mio aviso Lei si regoli. Parlando al Sig. Gio. Picoli, che stimo per bravo intagliatore, ma lo bramo vicino e non lontano non so se mi spieghi, intanto se o l’uno o l’altro de sti Sig.ri intagliatori non prenderà impegno positivo con me di farmi vedere le prime prove e ridurle a misura della sua abilità è mio intender, non avrò mai coraggio di farli avere disegni, se così si combinerà il Longhi sarà con tuto il core per l’interesse del Sig. Gio. Batta Remondini che le professa della stima e amore e sono e sarò a suoi riveriti comandi. Di più la esorto a offiziare Marzello Robazza, che veramente intende cosa sia ridure un buon rame, in masima, et io poi sarò riservatto a li ultimi tochi che lo renderà di piacere universale, e senza pasar per altre mani per me la credo la più savia et abile. Di V.S. Ill.ma servitor Pietro Longhi (Bassano, Museo Civico, Ep. Remondini, XIII-25-3546) Venezia li 8 Maggio 1751 Ill.mo Sig. Par.n Col.mo Ho debito d’una sua scrita li 24 Aprile. Per conto della medema La dico che o avuto con Âferenza col Vagner è mi persuado che il Rame riman Âdato sarà asistito dal sudeto. Per conto del Fiorentino non si lusinghiamo che posi disegnare né intagliare per conto di V.S.Ill.ma avendo troppi impegni per il suo principale, per me il Sig. Gio. Batta Remondini ne pel tuto ed a misura dei suoi avisi opererò sempre per servirlo, per risponderli con metodo. Mi resta un solo fiasco et è finito il picolo Baritolino del che sto atendendo di fresco in fresco le care sue grazie resto tuto suo. Di V.S.Ill.ma servitor Pietro Longhi (Bassano, Museo Civico, Ep. Remondini, XIII-25-3547) Venezia 5 Dicembre 1752 Ill.mo Sig. e Par. Col.o Questa umilissima mia sen viene dal Ill.o Sig. Gio. Batta Rem.ni ad inchinarlo come è mio dovere e nel tempo stesso assiò dia ordine al suo Agiente di darmi quatro carte due p. sorte da consegnare a chi posiede li originali giusto il metodo consueto, abenché sia stato poco fortunato con questi due signori intagliatori, vi voi pacienzza con tuto questo però sarà bene far sa Âpere al mondo che Le invencioni delli medemi sono del Longhi, che abenché sia disegnati è intagliati mal Âie, co vi sarà stampato il mio nome il suo negozzio avrà molto più esito, anzi in questi giorni è convenuto che atesti io che li originali sono miei. Aspetterò dun Âque in questi giorni queste da consegnare con nome marchatto, e a suoi stimatissimi e venerati comandi sono di V.S.Ill.ma Servitor Pietro Longhi (Bassano, Museo Civico, Ep. Remondini, XIII-25-3550) Venezia 12 Gen.ro 1752 M.V. [1753] Ill.mo Sig. e Pat. Coll.mo con trasporto di giubilo mi devo consolare con Y.S.Ill.a e con la degna sua consorte della nuova prole mascolina, che costì si è sentito con piacere universalle, segno evidente che il nostro amabile Sig. Gio. Batta è da tuti amato ed io mi sotoscrivo il primo ad incon Âtrare ogni occasione per servirla e compiacerla come lo farò nella atenzione d’un buon intagliatore per po Âter compiere la serie con buon nome se mai è possi Âbile, vado godendo le sue grazie delle Luganeghe che devo ringraziarla, è ò ricevuto ancor le dodezzi carte che due consegnerò a S.E.a la Sig.a Cecilia Etna Mo-rosini che possiede l’originale della Botega da Caffè e l’altra a Ca’ Zen, per ora più non lo tedio sotoscrivendomi a suoi riveriti comandi mi dicco di V.S.Ill.ma Servitor         Pietro Longhi (Bassano, Museo Cìvico, Ep. Remondini, XIII-25-3548)  Scritti di contemporanei di Pietro Longhi Longhi, tu che la mia musa sorella Ritrar tu puoi vergine illustre e bella Io canterò di lui le glorie e il nome, Tu coi vivi colori, ed io col canto;
Componimenti poetici per le felicissime nozze di Sue Eccellenze il Signor Giovanni Grimani e la Signora C alterino. Contarmi, 1750 Pietro Longhi, pittor veneziano, studiò la pittura nella scuola di Antonio Balestra, ed in quella di Giu Âseppe Crespi detto lo Spagnuolo, in Bologna. Ma col suo bizzarro e capriccioso talento si fece una nuova e sua propria maniera di dipingere in piccole figure conversazioni, giochi, ridotti, maschere, parlatorj, con tal colorito ed evidenza, che a prima vista riconosconsi le persone ed i luoghi rappresentati. Con tale abilità salì a grande credito, e le sue opere si pagano a grossi prezzi, molte delle quali sono a quest’ora da più d’un incisore intagliate e date alle stampe.
Fortunato sarà egualmente il nostro comune amico celebratissimo Pietro Longhi, Pittore insigne, singolarissimo imitatore della natura, che, ritrovata una ori Âginale maniera di esprimere in Tela i caratteri, e le passioni degli uomini, accresce prodigiosamente la glo Âria dell’arte della Pittura, che fiorì sempre nel nostro Paese. Fortunato egli pure, voleva dire, poiché intra Âprendeste Voi a intagliare l’opera insigne dei Sette Sa Âcramenti in sette quadri, mirabilmente da Lui disegna Âti e così al vivo espressi, che meritano certamente per onore Suo, e per la gloria nostra essere al pubblico comunicati.
Pittore per attitudini naturali, e parlanti caricatu Âre, egli è il Sig.r Pietro Longhi, sta in contrada di San Pantalon appresso San Rocco.
Pietro Longhi Veneziano, nato del 1702, aveva suo padre gettatore d’Argento a luto, il quale veden Âdolo modellare, coltivò la sua inclinazione, e lo invogliò del dissegno. Ebbe poi la buona sorte d’esser assistito da Antonio Balestra Pittor Veronese rinomatissimo; che dopo averlo tenuto appresso di sé parecchi anni, lo mandò a Bologna, raccomandato a Giuseppe Cre Âspi, detto lo Spagnoletto, famoso Pittore; e dopo al Âquanti anni di studio, ritornò a Venezia; ma com Âprendendo la dificoltà di distinguersi nello Storico, mutò pensiero; ed avendo uno spirito brillante, e biz Âzarro, posesi a dipinger in certe piccole misure Civili trattenim.ti, cioè, Conversazioni, Riduzzioni; con ischerzi d’amori, di gelosie; i quali tratti esattamente dal naturale fecero colpo. Dilatossi poi con Masche Ârate, così al vero espresse nei loro naturali andamenti, che sono conosciute anco sotto la Maschera. Che, co Âme strada non cercata, ne calcata da qualsivoglia tanto antico, quanto moderno Pittore, piacque al som Âmo; cosicché sono desiderati i suoi quadri da tutte le Case Patrizie non solo, ma da chiunque fa stima d’ope Âre singolari; onde ne vengono spediti anco nelle Corti d’Europa; e perché vantano lo stesso pregio impressi in carte, sono da’ più celebri Intagliatori incisi in ra Âmi. Vive in Patria applaudito, ed amato […].
Sopra tutto però veggo, che s’ammirano le imita Âzioni inventate dal Signor Pietro Longhi, perch’egli lasciato indietro ne’ trovati suoi, le figure vestite al Âl’antica, e gl’immaginati caratteri, ritragge nelle sue tele quel che vede con gli occhi suoi propri, e studia una situazione da aggrupparci dentro certi sentimenti, che pizzichino del gioviale. Principalmente veggo, che la sua buona riuscita deriva dallo esprimere felice Âmente i costumi, i quali in ogni attitudine delle sue figure si veggono.
Un altro veneto, e fu Pietro Longhi, prima del Balestra, poi dal Crespi fu indirizzato a piacer nelle quadrerie con que’ bizzarri dipinti di mascherate, di conversazioni, di paesi che si veggono in case patrizie.
Longhi (Pietro), o Lunghi, nato a Venezia nel 1702, ha iniziato a modellare sotto la guida di suo pa Âdre, fonditore d’argento, e ciò gli aprì la strada del disegno e della pittura, che studiò sotto il Balestra, e poi a Bologna sotto Giuseppe Crespi, detto lo Spagno Âlo, e senza dubbio fu a questa scuola che egli si rivolse ai temi di conversazione, di feste e di mascherate, e. insomma, a tutte le occasioni della vita privata. Sep Âpe giudicare rettamente se stesso e concludere che non sarebbe ugualmente riuscito a trattare la storia nel genere più nobile. Si limitò a questo, e fu apprez Âzato: divenne un secondo Watteau, ed ebbe molte commissioni. Sono stati incisi molti dei suoi dipinti a Venezia, dove vive. V. il Guarienti e Longhi, Vit. dei Pitt. Venez. È il padre di Alessandro Longhi. autore di un Compendio della Vite dei Pittori Vene Âziani che hanno vissuto ai nostri tempi o ancora viventi.
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