PITTURA: I MAESTRI: Tiepolo tra barocco rococò5 Febbraio 2019 di Rodolfo Pallucchini Rivedere a distanza di tem po un capolavoro dell’arte fi gurativa o rileggerne uno lette rario costituisce sempre un’av ventura che affrontiamo non senza esitazione. Con il passare del tempo tante nostre idee possono mutare, seguendo lo svolgimento del gusto. Per la terza volta mi recavo a Würzburg, in Baviera, per ri vedere la Residenza Arcivescovile edificata da Balthasar Neu mann ed affrescata da Giam battista Tiepolo. Se il ricordo della prima visita, anteguerra, mi appariva sfuocato, quello del mio ritorno una dozzina d’anni fa era molto più vivo: anche perché si era concretato nelle pagine dedicate a tale impresa del Tiepolo nella mia « Storia della pittura veneziana del Settecento ». Il giorno precedente ero ri salito, nella vallata del Meno, fino al Santuario del Vierzehnheiligen, che si può considerare una delle opere fondamentali del Neumann, anche se non in teramente eseguito sotto la sua direzione e secondo i suoi pro getti. Uno degli effetti più nuo vi e calcolati del tempio è quel lo del contrasto tra l’esterno di pietra locale, più calda del tra vertino romano, d’una severità maestosa nonostante il movi mento borrominiano della fac ciata stretta fra i due campa nili, e l’interno, dove la luce traboccante sembra esalti il candore delle superfìci, che si sno dano e si interrompono nel gio co di elissi, contrappuntate dal le guarnizioni rocaille a stucchi dorati. Un tale contrasto valo rizza in senso rococò quell’esplosione di luce che rende dina mica, con effetti che in musica ha ottenuto solo il Vivaldi, la spazialità interna del tempio. Solo dopo aver intuito, nel Santuario di Vierzehnheiligen la genialità in chiave rococò del Neumann, ho afferrato tutta la complessità del discorso archi tettonico da lui realizzato, in venticinque anni di lavoro, nel la Residenza di Würzburg. Che gli Schönborn, a cui si deve l’iniziativa della costruzione, avessero l’ambizione di rivaleg giare con Versailles è probabile: sta di fatto che i risultati ot tenuti dal Neumann e dai suoi collaboratori, fra i quali il von Hildenbrandt, sono assoluta mente nuovi ed originali. Anche a Würzburg il Neumann gioca sulla poetica dei contrasti : l’esterno dell’immenso palazzo è caratterizzato da una auste rità, non senza licenze, dove gli accenti berniniani e borrominiani sono accordati con una scioltezza barocca. Dall’atrio tenuto basso, e frammentato in piccole volte sostenute da colonne, si accede al trionfale scalone a doppia rampa; esso conduce il visita tore verso l’illusione di un mon do di fantasiose immagini, evo cato dal Tiepolo nel soffitto a volta. Un «andante maestoso » è il tono di questo immenso am biente in cui si snoda lo sca lone, mentre tutt’attorno gira una balconata che permette di partecipare, da tutti i punti di vista, all’evocazione pittorica dei quattro continenti, che si svolge sui bordi del cornicione. La posizione dello scalone nel contesto del palazzo comporta, per via di alcune finestre al pri mo piano, una illuminazione di screta. Il Tiepolo ha calcolato la quantità di luce che aveva a disposizione, rinforzando l’or chestrazione cromatica delle fi gure disposte sul cornicione e delle nuvolaglie calde nella zo na centrale, sulle quali si sca lano i rappresentanti dell’Olim po. Direi che nello scalone pre dominano dei valori architet tonici ancora barocchi, e che la decorazione tiepolesca ha rispet tato questa enfasi nobilissima, senza tentare nel ciclo una trasparenza illusiva che la luce reale dell’ambiente non era in grado di reggere. Ma subito il visitatore, appena passata la so glia per entrare nella sala « bianca », è sorpreso dalla chia rità delle pareti, decorate se condo le flessuose rocailles a stucco del ticinese Giuseppe An tonio Bossi: un fare ilare, da « minuetto », che rincorre da parete a parete e che sembra l’invito ad entrare nella grande sala rettangolare dagli angoli smussati prospiciente il bellis simo parco, detta la « Kaisersaal ». Questo ambiente si raccorda, oltre il cornicione, al soffitto altissimo per mezzo di vele; tra le vele s’incuneano spicchi con finestre ovali, che immettono una \luce piena e vibrante a completamento delle grandi sor genti luminose, costituite dai finestrati che si aprono sul par co. Sopra il cornicione, nei due lati minori del salone, putti di stucco sollevano i tendaggi mo dellati anch’essi nello stucco fa cendoci assistere, come da una cavea, alla rappresentazione di due episodi storici, le «Nozze del Barbarossa » e l’« Investitu ra del Vescovo Aroldo »: due rappresentazioni condotte nei modi del Veronese, ma con il brio tiepolesco. Nel soffitto ova le, sostenuto dalle immense ve le, il Tiepolo ha spalancato un ciclo che, negli effetti di nu volaglie scalate e sovrapposte, da alla sala l’illusione dello spazio aperto « ad infinitum ». Come a Vierzehnheiligen il Neumann ha calcolato il con trasto tra l’esterno sobrio e maestoso del palazzo e questo spazio interno, inondato di luce, innervato nel gioco delle rocail les dorate che si rincorrono, segmentando ancor di più quel lo spazio con l’intensità di un «allegretto »; ma, a differenza del Santuario, qui gli effetti sono più complessi, modulati nei vari passaggi di ambiente, soprattutto nel contrasto tra il passo barocco dello scalone e il fremito rococò della Kaisersaal. Il Tiepolo, che ha iniziato la sua attività cominciando dal la decorazione di questo am biente, commissionatagli dal Principe Vescovo Carlo Filippo di Greiffenclau, ha compreso appieno il linguaggio architet tonico del Neumann, alleggeren do e schiarendo negli episodi laterali il più possibile il colore, quasi più del Veronese, crean do il soffitto più audacemente luminoso di tutta la sua carriera. Quasi unica, nell’età barocca, l’unità raggiunta a Würzburg tra pittura, architettura e deco razione plastica: una legata al l’altra in una interdipendenza pienamente orchestrata in sen so decorativo. Il Tiepolo intuì quale occasione gli si presenta va decorando il salone del Neu mann: nel soffitto con l’alle goria delle « Nozze » egli raggiunse un ritmo così vibrante e mosso che veramente sembra contrappuntato negli svolazzi delle cornici. Il pittore, abitua to in patria alle quadrature di gusto emiliano, s’affidò con en tusiasmo al gioco eccitante del la decorazione rococò, tanto da non creare un limite preciso al l’evocazione del ciclo aperto, fa cendone traboccare gli elementi in qualche punto delle zone sottostanti, con effetti illusori e divertenti. Ed ha insistito in questo gioco delle illusioni evo cando, sull’orlo del cornicione, figure decorative, per lo più realizzate dal figlio Domenico, che negli spicchi aperti condu centi alle finestre sporgono, ri tagliate in legno; dentro le nic chie, che si aprono nelle pareti minori del salone, alcune statue di stucco di divinità sembrano modellate dal Bossi su suoi disegni. Gli studi sul barocco e sul rococò si sono infittiti in que sti ultimi anni, rivalutando una sensibilità che va intesa nel suo complesso, nell’interdipendenza di vari mezzi espressivi rivolti ad un solo fine, orchestrato nell’interezza di una struttura for male spettacolare ed illusiva, direi l’ultima vampata irrazio nale del barocco trasformato in rococò, subito contraddetto dal l’illuminismo neoclassico. Una decina d’anni più tardi il Tiepolo, chiamato a Madrid ad illustrare i fasti della monarchia spagnola, avvertirà che il nuovo astro del gusto è il neoclassico Mengs. Solo il Goya riuscirà ancora a comprendere il Tiepolo, ma in tutt’altro senso.
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