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PITTURA: In memoria di Claudio Mingherlino

12 Agosto 2012

di Francesco Improta

In memoria di Claudio Mingherlino,
pittore talentuoso, morto prematuramente
Mostra di acquerelli: Un mare di colori
Suore di Santa Maria dell’Orto, Ventimiglia

Quando penso a Claudio Mingherlino mi viene subito in mente il suo sorriso radioso, quel sorriso che gli illuminava il volto e si riverberava sulle persone vicine e sulle cose circostanti. Quel sorriso che un destino atroce ha spento per sempre il primo gennaio di quest’anno. Gli antichi erano soliti dire Muore giovane colui che al cielo è caro, perché in questo modo gli vengono risparmiati gli acciacchi, le miserie e i dolori della vecchiaia; ma si tratta di una magra consolazione in quanto la vita, a qualsiasi età e quali che siano le condizioni storiche, sociali ed eco ­nomiche, vale sempre la pena di essere vissuta a maggior ragione quando talento e sensibilità ci permettono di percepire voci ed emozioni che sfuggono ai più e di trasmetterle agli altri. Ed è questo il caso di Claudio come si può notare dai suoi acquerelli e dai versi che accompagnano alcuni suoi lavori. Va premesso che Claudio non ha fatto studi specifici e che la capacità di disegnare, descrivere e colorare i luoghi del suo vissuto e del suo immaginario è un dono naturale.

Questa mostra, allestita nel chiostro delle Suore di Santa Maria dell’Orto a Ventimiglia, e che comprende una trentina di acquerelli, non è che un’anticipazione della mostra più organica, articolata e probabilmente esaustiva che verrà allestita sempre in questa sede nel prossimo mese di dicembre. Il titolo scelto per la mostra odierna, Un mare di colori, mi sembra efficace ed eloquente al tempo stesso e rivela la volontà precipua da parte di Claudio di dare forma alla bellezza e di esprimere la propria in ­teriorità e la propria visione del mondo attraverso una suggestiva combina ­zione di colori.

La tecnica usata è sempre e soltanto l’acquerello steso, su carta o su tela, in modo diverso a seconda dell’effetto voluto, per velatura quando voleva dare profondità ai volumi e rilevo alle luci e alle ombre e bagnato su ba ­gnato per conferire al dipinto maggiore leggerezza e trasparenza.

Tralasciando gli aspetti tecnici che sono interessanti ma decisamente noiosi per i non addetti ai lavori, occupiamoci ora dei suoi soggetti. Balza subito agli occhi come la natura nei suoi molteplici aspetti sia al centro dei suoi interessi, in maniera quasi ossessiva, maniacale. Credo che si tratti di una sorta di risarcimento o di consolazione nei confronti di una vita probabilmente non del tutto gratificante; del resto in Claudio, come in ognuno di noi, dietro quel sorriso solare c’era una zona d’ombra, dove si addensavano incertezze, inquietudini, interrogativi senza risposta. Quando il tempo, storico o esistenziale, è malato o poco soddisfacente lo spazio può rappresentare un ancoraggio, se non una speranza di salvezza, con l’avvertenza, però, come diceva Biamonti, che ci si muove pur sempre su una terra che frana, e con una luce che si spegne nell’ombra. Non è un caso che anche Claudio abbia dipinto l’abbazia dei monaci cistercensi dell’isola di Saint Honorat, la più piccola delle isole Lerins, dove Biamonti aveva ambientato gran parte del suo romanzo più bello e struggente Vento Largo.

Nelle opere di Claudio, dunque, si nota la tendenza ad aggrapparsi al fondamentale dell’esistenza: al cielo, al vento, al mare e alle rocce, stabi ­lendo con la natura e le sue cose un rapporto privilegiato e costante nell’alveo probabilmente di una tradizione pittorica che risale agli impres ­sionisti e a quel grandissimo artista che fu Cézanne, vero iniziatore della pittura moderna. Poco importa che i paesaggi dipinti da Claudio, molte volte, non siano riconoscibili con esattezza; credo che sia diritto e dovere al tempo stesso di chi dipinge o di chi scrive smontare e rimontare, scom ­porre e ricomporre, a sua discrezione luoghi e figure della propria pittura o della propria scrittura onde evitare di cadere nella scialba riproduzione fotografica o nell’arida cronaca. Claudio, in poche parole, non ha dipinto i paesaggi così come sono ma come li vedeva con gli occhi del cuore e della mente.

Fra i dipinti presenti oggi, in questo chiostro, vorrei ricordare i due che raffigurano il sentiero che porta alla spiaggia delle Calandre, tante volte percorso da Claudio con l’inseparabile tavola con cui praticava il surf. Il tratto di strada è lo stesso, ma cambiano decisamente i colori e soprattutto i riflessi della luce, perché cambia l’ora del giorno e al contempo il suo stato d’animo; anche le montagne, sullo sfondo, durante il giorno si rivelano dolci e riposanti, mentre sul far della sera diventano minacciose e incom ­benti. Pittura, quindi, in questo caso decisamente impressionista. Discorso analogo si può fare per Ventimiglia alta, vista e dipinta una prima volta da Porta Marina in maniera quasi calligrafica e una seconda volta, dalla riva opposta del fiume Roja, in maniera più cupa e misteriosa, come risulta dalle macchie di colore poco definite, penso in particolare al verde scuro della vegetazione, alle case massicce, ai crinali dei monti sullo sfondo e a quello stesso blu Matisse del cielo che sembra precipitare verso il basso e schiacciare tutto. Il dipinto però che testimonia, più di tutti, quella sua zo ­na umbratile e crepuscolare è quello in bianco e nero, con la casa-bunker in primo piano, con una sola finestra in alto oltre alla porta d’accesso. Qui le sedie sdraio vuote e disordinate alludono a una fuga precipitosa e i rami scheletrici dei due alberi a una minaccia incombente. Pittura, in questo, caso decisamente simbolica, non molto lontana dalla poesia pascoliana; e di Pascoli, infatti, Claudio aveva l’ingenuità dello sguardo e la freschezza della pittura.

Anche nelle barche che beccheggiano in un porticciolo o sono amarrate, tirate in secco, s’intravede in lontananza un’oscura minaccia, forse un presagio, o la presenza di un pericolo imminente e indefinito a cui il mare che “urla e biancheggia” per dirla con il Carducci, sembra dare concreta evidenza.


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1 commento

  1. Commento by giorgio — 16 Agosto 2012 @ 20:03

    bello e affettuoso questo ‘ritratto’ di un pittore e della sua opera

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