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Polonia 1940: la strage di Katyn. Una lezione della Storia

12 Settembre 2012

Ieri di nuovo scrivevo sulla nemesi e sulla sua inesorabile presenza nella storia degli uomini. Se ne sta nascosta, osserva, ci lascia liberi di dire qualunque cosa, ma poi si mette ad analizzare e ci fa le pulci, e quando la impudenza è tale da aver leso insistentemente la verità, ecco che prende la sua rivincita, riversando sull’ipocrita o sul menzognero tutta la nefandezza della sua natura.

In questi giorni, come i lettori che mi seguono hanno avuto modo di constatare, sono particolarmente interessato al caso Napolitano.
Qualcuno mi ha rimproverato che ci sono cose più importanti a cui badare, come la crisi economica che ci attanaglia e la disoccupazione dei giovani che mette in gioco l’avvenire del nostro popolo.
Perché dunque perdere tempo sul caso Napolitano?

Due sono le ragioni: la prima perché dal silenzio di Napolitano e da quanto D’Ambrosio diceva a Mancino, si ha il forte sospetto che Napolitano abbia cercato di favorire l’attualmente indagato nel processo sulla trattativa Stato-mafia Nicola Mancino; la seconda perché il silenzio della grande stampa e gli attacchi che si muovono contro l’unico giornale che se ne occupa, il Fatto Quotidiano, denotano un clima di regime, del cui spessore la vicenda Napolitano è rivelatrice.

Dunque, sperando che il Fatto Quotidiano non si lasci piegare, anch’io continuerò a scacciare da me quei pochi suggerimenti che mi invitano a lasciar perdere.
Una delle ragioni più importanti per cui non lo farò è che considero il caso Napolitano al pari del Watergate americano che portò alla dimissioni di Richard Nixon e che vide i due giornalisti che condussero ostinatamente l’indagine diventare oggetto di intimidazioni e pressioni incredibili. Ma la vinsero loro e il potente Nixon dovette cedere e dare le dimissioni.

Nel caso di Nixon si trattava di una bazzecola a confronto di ciò che potrebbe emergere su Napolitano, ove fosse diffuso il contenuto dei nastri che lo hanno intercettato mentre conversava al telefono con Mancino, il quale – è noto dalle intercettazioni Mancino-D’Ambrosio – chiedeva il suo intervento per alleggerire la propria posizione processuale.

Per Nixon si trattava di microspie che aveva fatto nascondere nella stanza dove si riunivano i suoi oppositori. Ma per Napolitano potrebbe trattarsi di una intromissione indebita in una vicenda – la resa dello Stato alla mafia – che sta mostrando, come ho riferito anche ieri, aspetti così inquietanti da indurre a non fidarsi più delle nostre Istituzioni, rette fino ad oggi da uomini senza scrupoli e inclini al falso e alla menzogna.

Oggi viene in mio aiuto, grazie ad un lettore, il ricordo di un drammatico fatto in cui si dimostra come la nemesi abbia preso vigorosamente la sua rivincita annichilendo gli uomini che si opposero alla verità.
Si tratta della strage di migliaia di soldati e ufficiali polacchi compiuta dall’Urss nel 1940.

Questa strage i sovietici tentarono di addebitarla ai tedeschi (non era difficile farlo, viste le aberrazioni naziste) sostenendo che era avvenuta nel 1942. La Germania negò ma di fronte alle insistenze sovietiche fece istituire un’apposita commissione internazionale, della quale fece parte anche il prof. Vincenzo Palmieri, dell’Università di Napoli.

Ebbene la commissione all’unanimità fece risalire, in base ai documenti ritrovati e alle analisi mediche, la imponente strage al 1940 addebitandola ai sovietici.
Da quel momento, da parte dell’Urss iniziò una campagna di diffamazione contro i periti internazionali, e il Pci si scagliò contro il membro italiano Vincenzo Palmieri, tacciandolo di essere al servizio dei nazisti. Finita la guerra, tentò in tutti i modi di farlo radiare dall’insegnamento, e su di lui organizzò le più turpi campagne diffamatorie.

L’Università degli studi di Napoli nel 2009 ha dedicato alla figura di Palmieri un suo illuminante studio, riportando testi e documenti di grande rilievo. Potete leggerlo qui.

Perché cito questo documento? Perché è un esempio tra i più forti di come si sia cercato di contrastare la verità, con ogni mezzo, perfino l’insulto e la denigrazione (proprio come avviene oggi per il caso Napolitano nei confronti de il Fatto Quotidiano e dei pm di Palermo) e di come la nemesi si sia presa la sua rivincita.
Infatti, prima Gorbaciov, poi Eltsin (pag. 63 dello studio) hanno alla fine riconosciuto che la strage di Katyn fu opera dei sovietici.

Che cosa si dovrebbe fare nei confronti di coloro che mentirono così spudoratamente ed infangarono la onorabilità di un emerito studioso?
La stessa azione squalificante che dovremo riservare domani a coloro che ancora oggi, sulla infamante trattativa tra Stato e mafia, fanno di tutto per nascondere la verità. Costoro, che non si peritano di proteggere ogni nefandezza, indeboliscono colpevolmente la già mal ridotta credibilità delle Istituzioni. Che la vergogna e il rimorso, perciò, li accompagnino per tutta la vita.


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2 Comments

  1. Commento by Cesare48 — 19 Novembre 2012 @ 23:33

    Napolitano, nel periodo in cui al prof. Palmieri veniva negata la possibilità di poter entrare nell’Università di Napoli, era un membro importante del P.C.I. (segretario politico?), quando Reale relazionava settimanalmente all’Ambasciata russa sulle pressioni esercitate sul prof. Palmieri, come fa oggi a pontificare con le mani sporche?

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 20 Novembre 2012 @ 00:39

    Napolitano sta facendo del male alla democrazia, e con la chiamata al governo di Mario Monti sta distruggendo il tessuto produttivo del nostro Paese e impoverendo i cittadini, in specie il ceto medio, che sta scomparendo. Il ceto medio da sempre è stato il ceto che alimentava i consumi e la produzione.

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