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Rivista d'arte Parliamone
La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Pynchon, Thomas

7 Novembre 2007

L’incanto del lotto 49

“L’incanto del lotto 49”

e/o, pagg. 192. Euro 12,39

Si avverte subito che si tratta di un libro dalla scrittura difficile, contorta, costretta a rincorrere una fantasia scoppiettante. Mucho e Oedipa Maas sono marito e moglie. Lui, dopo aver venduto per due anni auto usate, ora ha un impiego alla radio come disc jockey.  Lei viene nominata esecutrice testamentaria del defunto Pierce Inverarity, “ras delle agenzie immobiliari californiane”, con il quale, prima di sposarsi, aveva avuto una relazione, di cui Mucho è al corrente. Oedipa è in cura da uno psicoterapeuta, il Prof. Hilarius, che non esita a svegliarla di notte per controllare gli effetti di una cura sperimentale, a base di LSD, che stanno facendo su di lei e su un altro mezzo milione di pazienti.

L’accelerazione data agli eventi fa ricordare certe scene del cinema muto, allorché talune cose accadono assolutamente impreviste, e suscitano ilarità.

È il caso dell’incontro di Oedipa con l’avvocato del de cuius, un arzillo e astuto Metzger, dove tutta la scena della seduzione si colora di particolari improbabili che si fissano alla vicenda come tanti svolazzanti merletti.

Il resoconto dello spettacolo teatrale “La tragedia del Corriere”, che occupa per intero il capitolo terzo, al quale assistono Oedipa e Metzger, è uno dei migliori esempi di questa scrittura un po’ troppo frenetica e artificiosa. Non è difficile leggervi una divertente ironia degli intrighi, delle congiure, degli assassinii che, in Italia in particolare, ma anche altrove, si consumavano tra i Signori del Basso Medioevo e del Rinascimento. Ironia che ad un certo punto si drammatizza, nel momento in cui si apre alla lettura in chiave moderna di quei fatti.

Non per questo, tuttavia, la storia si semplifica, giacché resta difficile condurre ad un unico filo conduttore la molteplice fuga di motivi al limite dell’irrazionale, di cui è tessuta la complessa ed indicibile trama. La quale fa intuire l’accadimento di eventi da spy story nei quali la protagonista si trova coinvolta nell’espletare le sue funzioni di esecutrice testamentaria, ma non perfettamente riferibili, sia pure facendo un estremo sforzo della immaginazione proiettata nelle sfere del fantascientifico. Ossia, tutto resta complesso e irriferibile fino a che non ci si convince che è proprio questo il risultato che si propone l’autore. Anche la ricerca di un’allegoria riferita alla difficile, complessa vita dei nostri giorni, (e non solo quindi in America) che ci fa tutti prigionieri di una macchina senz’anima chiamata progresso e ci sottomette ad una specie di Grande Fratello, non riesce a disegnare confini precisi ad una interpretazione che resta affidata ad un gusto e ad una sensibilità del tutto personali. Ad esempio, la frase che ad un certo punto incontriamo: “Scrivi per RIFIUTI, non dimenticartene. Il governo te le apre se ti servi di quell’altra” – che pare rischiarare per un attimo le ragioni dell’opera – non può che avere, a mio avviso, un significato assai circoscritto, emergendo da una nebbia di personaggi e situazioni davvero troppo labili. RIFIUTI (anzi R.I.F.I.U.T.I.) sta per un sistema postale clandestino, nelle mani di una strana associazione segreta denominata Trystero, la quale, nel timore di essere scoperta, cercherà di acquistare propri “falsi” francobolli messi all’asta come Lotto 49.

Vi si può leggere pertanto una specie di tentativo di fuga dalla condizione di schiavitù, di sfruttamento e supercontrollo in cui è confinato l’uomo di oggi. “Dato che non potevano (non potevano?) ripiegare nel vuoto, doveva esserci per forza un insospettato mondo dall’esistenza silenziosa e a sé stante.” Un mondo, o meglio, una realtà nascosta, che sta operando per ottenere un’equa distribuzione di ciò che le è stato tolto.

Uno strano viaggio, dunque, immateriale, impalpabile, aereo, che ci dà la sensazione di trovarci all’interno di una mente che bizzarramente crea in assoluta libertà e frenesia, con il proposito, però, di dare trasparenza e concisione ad un atto di accusa e a un ideale, che meriterebbero un’attenzione migliore.


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