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Quando non si sa riconoscere più la democrazia.

7 Febbraio 2011

I proclami e le sommosse di questi giorni sono incoraggiate e acclamate dall’opposizione, in modo così scandaloso che viene da domandarci se quella classe politica stia onorando il mandato ricevuto dagli elettori.

Tutta la violenza che si sta scatenando, ad opera di minoranze facinorose, non trova una parola di condanna da parte di Bersani, di Casini, di Fini, di Rutelli, i quali anzi se ne compiacciono. Di Pietro addirittura parla di assalto alla Bastiglia, dimenticando che in Italia i governi sono scelti dal voto popolare e hanno tutto il diritto di governare fino a che non ricevano il ben servito, ovvero la sfiducia, dal parlamento. Di questa deriva se ne sta accorgendo anche il capo dello Stato.

Perfino politologi, intellettuali e opinionisti (Eco, Camilleri, Travaglio, Santoro, D’Avanzo, Saviano, e via di questo passo: vera ipocrisia colpevole) se ne stanno zitti e non tentano neppure di balbettare un: Facendo così ci mettiamo fuori della democrazia.

Noi dovremmo mandare al governo una simile marmaglia di facinorosi?
Non ce la manderemo. Mai.
Se occorrerà porremo gli argini giusti, visto che la stragrande maggioranza del popolo italiano non li tollera.

Credono di essere in tanti perché riempiono una piazza o alzano la voce. Illusi.
La consistenza del popolo moderato è tale che essi apparirebbero come una goccia nell’oceano, se i moderati decidessero di dire: Ora basta alla violenza fascista, sia essa di color nero o di color rosso.

In un Paese in cui tutte le cariche sono state e sono elette democraticamente, le manifestazioni di protesta devono essere pacifiche. È questione di civiltà, ma soprattutto di rispetto proprio della democrazia. I pochi non possono calpestare la volontà dei molti.

Se si pensa di poterlo fare si è sbagliato Paese.
In Italia i moderati non lo consentiranno mai.

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“Scontri ad Arcore, il giudice: «Ruolo dei fermati non di particolare gravità »”. Qui.

“CGIL: “PIU’ TASSE PER TUTTI”. Qui.

“Renzi: l’antiberlusconismo danneggia l’opposizione” di Carlo Bertini. Qui. Da cui estraggo:

“a differenza di quanto declamato all’assemblea nazionale da D’Alema e Franceschini, spiega che a suo avviso «non si può parlare di emergenza democratica per il caso Ruby, ma al massimo di emergenza sessuale ».”

“Dunque lei non ritiene che il caso Ruby segni un degrado morale e che si debba reagire a questa emergenza democratica?
«Io credo che tutto si può dire, tranne che questa vicenda sia un’emergenza democratica. Fatico a capire cosa c’entri Ruby con la democrazia, anche se questo modo di fare è lontano anni luce dal mio modo di vivere che sono per definizione un “anti bunga-bunga”, accusato spesso di essere un bacchettone cattolico ».”

“«E credo che, distinguendo bene i violenti andati lì apposta, quindi senza fare d’ogni erba un fascio, se vuoi mandare a casa Berlusconi non ti aiutano gli scontri di piazza e non ti serve il ricorso alla magistratura ».”

“«Ora nel paese c’è rassegnazione, la sensazione di essersi impantanati sulle cose da fare. E quindi penso che il Pd e in generale la sinistra debbano ridare speranza e entusiasmo, non proporre Sante Alleanze che restituiscono una verginità a Berlusconi consentendogli di fare di nuovo la vittima. Tanto più considerando invece che in questo momento chi rischia di perdere le elezioni è proprio il centrodestra e dunque farei una campagna elettorale vera, dimostrando di essere alternativa sulle cose concrete. Quindi casomai vanno chieste le elezioni, senza però proporre Sante Alleanze che non funzionavano nemmeno nel Medioevo ».”

“Il fantasma azionista” di Ezio Mauro. Qui.

“Femministe anti Cav Le donne di Concita sono massaie o escort” di Eugenia Roccella. a href=”http://www.ilgiornale.it/interni/le_donne_concita_o_massaie_o_escort/08-02-2011/articolo-id=504451-page=0-comments=1″>Qui.

“Una donna non è solo angelo del focolare né solo prostituta: se c’è qualcosa su cui il femminismo è stato compatto, è il rifiuto della divisione tra donne perbene e permale, obbedienti e ribelli, pudiche o trasgressive, spose felici o – come si diceva allora – acide zitelle.”

“L’appuntamento in piazza del 13 febbraio, invece, rischia di essere proprio questo: una manifestazione di alcune donne contro altre donne. Quelle che passeggiano sui tacchi delle Manolo (le scarpe di Manolo Blahnik, le borse firmate e gli occhiali da sole sembrano essere la bestia nera di Concita De Gregorio) e quelle che vanno a lavorare la mattina, quelle che «si vendono » e quelle che mai e poi mai, quelle che aspirano al fidanzato ricco e potente, e quelle che escono con un uomo solo se sanno che è senza un soldo. Riproporre queste classificazioni è un grande passo indietro per le donne, che le riporta a categorie davvero remote, se persino nei romanzi dell’800 in ogni prostituta c’era, nascosto, un cuore grande e generoso, una maternità segreta, una sofferenza femminile.
Qualche dubbio deve aver assalito anche le organizzatrici, le quali, con un tardivo ripensamento, annotano: «La manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive. I cartelli o striscioni ne terranno conto ». Ma la divisione è nei fatti e nelle intenzioni, visto che ancora la De Gregorio titola il suo pezzo sull’appuntamento del 13: «Le altre donne », tracciando fin dall’inizio una linea di demarcazione insuperabile tra queste e quelle.”

“Se vogliamo davvero difendere la dignità delle donne sempre e ovunque, perché non c’è stato un coro di proteste femminili per la giornalista Anna Maria Greco, spogliata e perquisita essendo una semplice testimone e non un’indagata? Anna Maria è una donna come quelle che esalta la De Gregorio, una che si alza la mattina per portare i figli a scuola e per lavorare, eppure è stata trattata senza rispetto, e senza alcuna necessità: come se davvero fosse preoccupazione della procura che la giornalista potesse nascondere una pen drive nel pigiama da notte”

“Giallo Ruby, per la difesa era già maggiorenne” di Luca Fazzo. Qui. Da cui estraggo:

“Nel fascicolo dell’inchiesta, sostengono i legali Niccolò Ghedini e Piero Longo, c’è un atto secondo il quale «Ruby » non è nata nel 1992 ma nel 1991. Pertanto era già maggiorenne nella primavera scorsa, quando si recò ripetutamente nella villa di Arcore del presidente del Consiglio.
L’atto che lo afferma è stato individuato da Ghedini e Longo all’interno dell’invito a comparire notificato alla consigliera regionale Nicole Minetti e trasmesso alla Camera come integrazione alla richiesta di autorizzazione a procedere contro Berlusconi. A pagina 141 dell’invito è riportato un verbale di denuncia steso l’1 maggio 2009 davanti ai carabinieri della stazione di Crescenzago dalla ragazza, che poco prima è stata scippata nella zona di corso Buenos Aires. La giovane dichiara che uno sconosciuto, probabilmente rumeno, le ha strappato la borsetta contenente la rispettabile somma di 5.500 euro. Nell’intestazione della denuncia compaiono le generalità della giovane: «Ruby Eyek, nazionalità egiziana, nata in Egitto l’1 novembre 1991, residente a Letojanni in provincia di Messina ».”

“Arriva il Bomba Bomba” di Mario Sechi. Qui.


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Bart