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Quel sapore di antico

30 Dicembre 2012

di Pierluigi Battista
(dal “Corriere della Sera”, 30 dicembre 2012)

È difficile definire cosa sia il «nuovo » in politica. Più agevole capire cosa invece rischia di emanare un sapore di antico. E di già visto. La coalizione che si ispira all’Agenda di Mario Monti può essere tante cose, e raccogliere molte anime. Può essere il punto di riferimento né centrista né moderato di una borghesia moderna che, assieme al rigore finanziario che ha caratterizzato oltre un anno di governo tecnico, esige più liberalizzazioni, meno bardature burocratiche, uno Stato più snello, un mercato del lavoro meno punitivo con i giovani, la promozione della meritocrazia, un fisco meno opprimente. Oppure può annacquare la sua novità imbarcando nelle sue scialuppe un personale politico logorato. O addirittura facendo il verso, stavolta con una massa elettorale meno cospicua ma con una spinta molto accentuata del mondo cattolico e financo dei vertici vaticani, ai fasti di ciò che fu la Democrazia Cristiana.

I primi passi dell’universo centrista che si sta raccogliendo attorno alla figura di Monti lasciano immaginare che la strada imboccata sia la seconda, piuttosto della prima. È ancora molto presto per tirare conclusioni affrettate e poi sarà il modo con cui si formeranno le liste elettorali a dimostrare con più chiarezza la fisionomia del nuovo fronte dei moderati italiani. Si spera che la frammentazione delle liste alla Camera non suoni come il richiamo della foresta per partiti e partitini che vedono in Monti un salvatore, l’uomo del destino che con la sua sola figura regala un valore aggiunto a formazioni politiche condannate all’irrilevanza elettorale e alla marginalità politica. E si spera anche che la «società civile » di ispirazione laico-liberale, che si vuole rappresentata principalmente dal neo-movimento di Luca Cordero di Montezemolo, faccia da argine a una certa propensione «confessionale » che serpeggia già nell’arcipelago centrista appena formatosi nelle stanze di un istituto religioso neanche molto distante, dal punto di vista della geografia fisica e politica di Roma, dai Sacri Palazzi.

La forza della nuova coalizione potrebbe essere invece la sua singolarità e diversità dalle forze politiche esistenti, dalla sua capacità di imporre un’«agenda » nuova, e di saper attrarre quella fetta di elettorato che non si sente rappresentata dai partiti e che è stanca di un bipolarismo rissoso e primitivo. Monti ha auspicato che la battaglia politica nuova si fa con le idee, e non con le costrizioni di schieramento e di appartenenza. Ma un’idea che vuole sottoporsi al giudizio popolare deve anche presentarsi senza macchie in tema di credibilità. E bisogna anche che il nuovo raggruppamento sappia dare risposte sui temi civili ed «eticamente sensibili » (dalle coppie di fatto al «testamento biologico ») che un eccesso di schiacciamento sulle logiche espresse dal mondo ecclesiastico rischia di condannare alla reticenza e, addirittura, all’afasia. Ma un’Agenda così ambiziosa non può permettersi il silenzio delle opportunità.


Fuga dall’imbroglione
di Vittorio Feltri
(da “il Giornale”, 30 dicembre 2012)

Un consiglio a chi si accinge a leggere il seguente articolo: tenga a portata di mano un qualsivoglia oggetto di ferro, perché quello che sto per scrivere non è un augurio, ma un «malaugurio » in vista del nuovo anno. Anche i non superstiziosi si apprestino a fare gli scongiuri: la prudenza non è mai troppa.

1 Auguro al Vaticano, che ha benedetto Mario Monti leader della coalizione centrista (orientata ad accordarsi col Pd qualora punti a governare dopo le elezioni del 2013) di raccogliere ciò che ha seminato con le proprie scelte politiche: l’introduzione del matrimonio fra gay, ai quali sarà pertanto concesso di adottare bambini come già avviene in altri Paesi; la legalizzazione dell’eutanasia o almeno del suicidio assistito; l’approvazione del divorzio breve (tre anni invece di cinque); il ripristino delle banche del seme ai fini della fecondazione artificiale; la desacralizzazione dell’embrione e, quindi, la possibilità di utilizzarlo a scopi scientifici; l’estensione dell’Imu a tutti gli edifici della Chiesa, inclusi gli oratori, gli ospizi, le scuole, i conventi eccetera. Evoluzione della Chiesa.

2 Auguro a Mario Monti di sfondare in politica e di diventarne protagonista non più quale tecnico super partes o extra partes, bensì quale braccio destro di Pier Ferdinando Casini e braccio sinistro di Pier Luigi Bersani; di essere chiamato dal premier (lo stesso Bersani) a ricoprire il ruolo di ministro dell’Economia o almeno sottosegretario della medesima; di continuare ad aumentare le tasse pur nella consapevolezza che ciò non serve ad accrescere il cespite fiscale lordo; di spacciarsi ancora per salvatore della patria, pur avendola spinta dall’orlo al fondo del burrone, dove il Pil ha perso qualche punto, la disoccupazione ha avuto un picco e i consumi si sono assottigliati. Però, che carriera.

3 Auspico che l’euro non muoia fra cinque anni, ma subito: libera nos a malo; che torni la vituperata liretta spalancando le porte all’inflazione (madre di ogni investimento) e alla svalutazione, così da consentire il rilancio della produzione e delle esportazioni; che le banche la smettano di comprare Bot per finanziare il debito pubblico e ricomincino a fare il loro mestiere: prestare denaro a chi intraprende; che Basilea uno, due e tre vadano a ramengo in modo che gli istituti di credito agiscano sul territorio e non decidano di assegnare o no i fidi compulsando il computer anziché guardando in faccia (e in tasca) i clienti. Scendere dalla pianta europea.

4 Auguro alla Cgil della signora Susanna Camusso di andare presto in piazza, indicendo uno sciopero generale a oltranza per ottenere la cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, palla al piede delle aziende e retaggio di una mentalità filosovietica, vale a dire stalinista. Promozione umana.

5 Auguro a Oscar Giannino di fermare il declino e, soprattutto, la lettera di licenziamento dalla radio del Sole 24 Ore provocata dalla sua discesa (o salita, per essere à la page) in politica. Reddito garantito.

6 Auguro a Silvio Berlusconi di fare voto di castità. In alternativa: di non sposarsi onde evitare il rischio di un altro divorzio oneroso (36 milioni l’anno alla ex dolce metà); oppure di diventare omosessuale nella speranza di strappare qualche suffragio all’Arcigay e conquistare la simpatia dei progressisti. Ne ha bisogno. Redenzione.

7 Auguro a Marco Pannella di interrompere del tutto lo sciopero (almeno) della sete, scolandosi una magnum di champagne per brindare all’amnistia e al proprio ritorno in Parlamento con una schiera di fedelissimi in grado di disturbare i manovratori. Ogni rosa ha le sue spine.

8 Auguro a Beppe Grillo e al suo movimento frenetico di ottenere un buon risultato elettorale, e di presentare alle Camere un battaglione chiassoso di guastatori capaci di ridicolizzare partiti che si gabellano per soluzioni mentre sono soltanto problemi. Anche finanziari. Gli auguro inoltre di trasformare le aule sorde e grigie in cabaret permanenti ed effettivi e di obbligare la Rai a trasmettere in diretta gli spettacoli più comici. Ricreazione.

9 Auguro al procuratore antimafia Piero Grasso, anche lui «salito » in politica, di capire che finora lo Stato non ha combattuto la mafia, ma è la mafia ad aver combattuto lo Stato, e ci è riuscita benissimo. Successo pieno.

10 Auguro ad Antonio Ingroia, altro magistrato reclutato nella Casta, di essere eletto e di non rientrare nell’ordine giudiziario dove incombe il Guatemala. Che è peggio della Procura.

11 Auguro a Corrado Passera di separarsi da Pier Ferdinando Casini, che costa molto meno di Veronica, e di ricollocarsi in banca: posto fisso, stipendio sicuro, nessuna necessità di raccontare balle per tirare a campare. Sopravvivenza.

12 Auguro agli italiani di resistere: se hanno sopportato Monti sopporteranno anche Bersani. Non per molto, però. Una disgrazia tira l’altra.

13 Infine, auguro a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, quotidiano dei vescovi, di imparare a leggere gli articoli che critica, e, magari, di apprendere che i titoli dei pezzi non sono fatti dagli autori, ma dalla redazione (di cui io, per esempio, non faccio parte). Nozioni utili per schivare cause, ovviamente civili. Carità cristiana.
Buon anno.


La ricetta del mio Mario non funziona
di Antonio Martino
(da “Il Tempo”, 30 dicembre 2012)

Ho accennato su queste colonne al mio rapporto di amicizia con Mario Monti: ci conosciamo da molti anni, abbiamo più volte constatato la diversità di punti di vista tra noi e ne abbiamo parlato, ma ci consideriamo amici. L’amicizia non è venuta meno neanche quando il contrasto di opinioni è stato di pubblico dominio.Ricordo bene quando, lui, commissario europeo, ed io ci scontrammo sull’idea, che a me sembrava insensata, che l’Europa avesse bisogno di un’armonizzazione fiscale. Ritenevo allora e ne sono convinto ancora oggi che pretendere di fare indossare a tutti gli Stati membri un vestito della stessa taglia, malgrado le diversità loro proprie, fosse una grossa sciocchezza e sostenevo che la concorrenza fra diverse politiche fiscali seguite dai vari Stati fosse altamente desiderabile. Nonostante l’amicizia, come sanno i lettori di questo giornale, il governo Monti non ha mai avuto il mio voto. Ho assistito, non senza raccapriccio, alla prosecuzione ancora più drastica delle politiche economiche del triplo Monti, che era riuscito a portare l’economia italiana al ristagno prima, alla recessione poi. Le politiche montiane hanno trasformato la recessione in depressione: il calo del reddito è divenuto maggiore, la disoccupazione è aumentata, l’eccesso di prelievo fiscale ha impoverito le famiglie e sta uccidendo le nostre imprese a decine, il debito pubblico è aumentato, raggiungendo livelli senza precedenti, e non si sono fatte riforme ma solo manovre, pudicamente ribattezzate «spending review ». Appare, pertanto, strabiliante l’affermazione recente del presidente del Consiglio convinto che: «Abbiamo salvato l’Italia dal disastro ». A parte il plurale maiestatico e la totale mancanza di senso del ridicolo, l’affermazione è campata in aria fritta. Quale importante indicatore economico è migliorato da quando il mio amico Mario è a capo del governo? Come se non bastassero il fallimento delle politiche di «stabilità » (parola che Monti ama molto, dimentico che la perfetta stabilità è offerta dai cimiteri) e la puerile vanteria, Monti ha deciso di avventurarsi in politica, non senza avere sottolineato a quanti e ben più importanti incarichi questa decisione lo costringesse a rinunziare. Naturalmente, la sua idea è di non fare politica in prima persona – non potrebbe né vorrebbe farlo – ma per interposta persona, affidandosi a personaggi di grande credibilità personale, politica e morale, che possano raccogliere i voti di una «società civile » in crisi di astinenza di Monti a capo di un governo politico. Ho qualche dubbio sulle potenzialità di tale progetto: né il leader degli orfanelli di Amintore Fanfani, né quello dei nostalgici una volta del fascismo, ora non si sa bene di cosa, mi sembrano in grado di dare smalto all’aggregazione pro-montiana. È ben vero che di essa fanno parte anche Luca Cordero di Montezemolo e il ministro Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ma non mi sembrano tagliati per il ruolo di vincitori di consenso elettorale. In conclusione, temo che il destino riservi al mio amico Mario un futuro triste, simile a quello che è toccato a Padoa-Schioppa, Tremonti e simili. Il loro ruolo in politica ne ha irrimediabilmente lordato la reputazione e appannato gravemente il ricordo. Chiunque venga dopo il governo Monti avrà il compito non semplice di rimediare ai danni prodotti in questi mesi da persone dotate delle migliori intenzioni e delle peggiori nozioni, convinti che, spremendo il già tartassato contribuente, trasformando l’Italia in uno stato di polizia fiscale, cedendo la sovranità nazionale a un accordo internazionale pilotato e voluto dalla Germania, tutto sarebbe andato nel migliore dei modi, nel migliore dei mondi possibili. Per capire che le cose non stanno in questi termini non è necessario essere bocconiani, anche se forse non lo impedisce. Ne è prova la posizione di due eminenti bocconiani, i professori Giavazzi e Alesina che, andando all’assalto dell’Agenda Monti, sostengono che «C’è troppo Stato in quell’agenda » e che, quanto alle decantate riforme liberali, c’è «Troppo poco, troppo tardi ». Se si tiene conto che Francesco Giavazzi è stato incaricato da Monti di rivedere i trasferimenti alle imprese, il che suggerisce che Monti lo stima, la critica diventa ancora più significativa, chissà se il presidente del Consiglio ne terrà conto. Personalmente ne dubito. Ma stia attento: agenda, come mutande, è un gerundio che serve a nascondere vergogne.


Frattaglie e frattini della politica
di Marcello Veneziani
(da “il Giornale”, 30 dicembre 2012)

Ma secondo voi a che regno appartiene Franco Frattini? Vegetale, minerale, virtuale? Non sono mai riuscito a capire cos’è, a che serve, che ci sta a fare.
Non riesco a distinguere tra la sua assenza e la sua presenza, non mi accorgo se è entrato o se è uscito in un governo, da un partito, in parlamento. Mi pare un vano e accessorio. Segni particolari nessuno. Pensa con l’inchiostro simpatico, sparisce ogni cosa che fa, che dice. Nessuno può elogiarlo o rimproverargli qualcosa, non lascia tracce, non sporca e nemmeno pulisce, scivola via come acqua tiepida, incolore, inodore, insapore. È trasparente, si può attraversare da parte a parte senza incontrare resistenza. Non so se di questi tempi la sua irrilevanza sia un pregio e perfino una virtù, può darsi; meglio essere inutili che nocivi, meglio non lasciare impronte che pasticci. Chi può dire di lui se è di destra, di centro o di sinistra, se è un tecnico, un politico o una guardia giurata. È così moderato da essere impercettibile. Il suo passaggio non è rilevato da nessuna fotocellula. Leggo sue dichiarazioni, interviste, e temo che qualcuno poi ne chieda il succo, sarebbe come versare il niente nel nulla. Nutro simpatia per lui, alias Scialby, e non ho questo giudizio solo ora che è un transagender, cioè passato ad adorare l’Agenda Monti. Niente di personale o di massonico. Lo vedo solo come un campione, un fenotipo, una conferma che siamo giunti allo stato frattale della politica, come direbbe Baudrillard; del politico galleggiano frattaglie e frattini.


È morta Rita Levi Montalcini Premio Nobel, aveva 103 anni, qui e qui.

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Bart