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Ripensare alla svolta di Fiuggi (ma senza coinvolgere gli an in buona fede)

3 Dicembre 2009

Ciò che sta succedendo, soprattutto riguardo alle frequenti e pungenti stoccate di Fini al governo Berlusconi, che mirano a variarne la linea politica (non lo dico io, ma lo dicono i migliori osservatori politici), mi sta inducendo, come vi sarete accorti,  a fare molte riflessioni in pubblico, a voce alta.
Fini, come Bossi, non mi sono mai piaciuti. L’allenza con i loro movimenti da parte di Berlusconi fu una necessità per riuscire a sconfiggere il Pds e i suoi alleati, dopo il terremoto di Mani Pulite che aveva cancellato tutto l’arco costituzionale, salvo appunto il Pds e il Msi-Destra nazionale. Senza queste alleanze non avrebbe potuto vincere le elezioni.
La necessità della loro presenza nella maggioranza è, ahimé,  tutt’oggi essenziale.

Anche in questa ulteriore riflessione la domanda rimane la stessa: Perché Fini fa tutto questo?

Stasera al Tg2 delle 20,30, ho ascoltato Schifani che, all’uscita dall’incontro con il cardinale Bertone, ad un giornalista che gli domandava che cosa ne pensasse delle tensioni politiche di questi giorni, ha risposto senza esitazione che non era sua intenzione inserirsi in un dibatito di partito. Una nuova lezione, secondo me, a Fini.

Sempre al Tg 2 delle 20,30 ho ascoltato Fini sentenziare davanti ad un convegno di magistrati una cosa ovvia, che nessuno mette in discussione: la necessità di preservare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Come se nella riforma della giustizia ci fosse qualche articolo o progetto inteso a sottoporre i pubblici ministeri sotto il potere esecutivo.

Allora sorge una nuova domanda: Perché Fini ripete queste banalità, smentite un sacco di volte dalla stessa presidenza del consiglio? Perché vuole ancora insinuare il sospetto che questo rischio sussiste? Non v’è dubbio che le sue insinuazioni nuocciono alla credibilità del governo. E lui lo sa.

Ha fatto bene, perciò, il ministro della giustizia Angelino Alfano (proveniente anche lui da An) a dichiarare subito dopo il convegno, al quale pure lui ha partecipato, che c’è piena concordanza del governo su quanto aveva detto Fini circa l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, aggiungendo non a caso un piccolo particolare che Fini aveva trascurato, ossia che la centralità della vita democratica risiede nel parlamento eletto dal popolo, e che il parlamento va rispettato. Una precisazione non di poco conto, che è in buona sostanza un rimprovero alla omissione di Fini.

Sul quale Fini pende ancora l’interrogativo su quanto dichiarato nel fuorionda circa il coinvolgimento di Mancino nelle rivelazioni di Spatuzza. Questo articolo avanza qualche dubbio, ossia che Fini sia al corrente di qualcosa che Spatuzza ha detto e che non conosce nemmeno Mancino. Sarebbe grave. Vedremo.

Tornando al Fini di oggi, non v’è dubbio che egli si stia muovendo con una certa presunzione e pomposità. Quando parla pontifica. Il suo è sempre un verbo illuminatore. Credo che sia sotto gli occhi di tutti, e non occorra approfondire.

Questo suo tono aulico, persistente ed esibito, mi ha fatto meccanicamente tornare alla cosiddetta svolta di Fiuggi, del 27 gennaio 1995.
Essa fu suggerita è auspicata nel 1992, in un articolo apparso su Il Tempo, dall’allora esponente del Msi-Dn Domenico Fisichella, il quale come si legge qui, “suggerì al MSI-Dn di farsi promotore di una “alleanza nazionale” per uscire dallo stato di ghettizzazione politica in cui versava.”

Berlusconi aveva già “sdoganato” il Msi-Dn, con una sua dichiarazione del 23 novembre 1993, dichiarandolo un partito guidato da un esponente moderato. Era l’occasione attesa, da non perdere.

Diventò, quindi, necessario mettere in pratica, e rapidamente, il suggerimento di Domenico Fisichella, e ciò avvenne, con lo sciogliemnto del Msi-Dn e la nascita di An, il 22 gennaio del 1994, qualche mese prima delle elezioni che si tennero il 27 e il 28 marzo, e che videro vincente lo schieramento di Fini, Bossi e Berlusconi.

La svolta di Fiuggi nacque dunque con una finalità di potere. Fisichella capì già nel 1992, quando Mani Pulite stava facendo il suo repulisti, che occorreva dare un volto democratico al Msi-Dn, se si voleva ambire a prendere il posto dei vecchi partiti, ossia rientrare in quell’arco costituzionale, da cui erano stati sempre esclusi sin dal sorgere della Repubblica.

Il cammino fatto da An dal quel 22 gennaio 1994 è noto. Le critiche dell’opposizione, aspre all’inizio (andava spargendo all’estero la voce che in Italia governavano i fascisti), si sono piano piano assopite e Fini è diventato una delle personalità più in vista della politica italiana.

Poi è arrivata la fusione con Forza Italia e la conseguente nascita del Pdl. Come si è visto nel filmato dell’altro giorno trasmesso a Porta a Porta, Fini aveva dichiarato nell’assemblea nazionale di An, che non si sarebbe mai fatta questa fusione, che invece avvenne di lì a poco. Si dice (lo diceva a Porta a Porta l’editorialista del Corriere della Sera Massimo Franco) che vi fu costretto dal suo stesso partito, che voleva invece la fusione.

Questa è storia.

Allora proviamo ad esaminare l’attuale comportamento di Fini e proviamo a domandarci se Fini sia davvero cambiato da quando dichiarò la sua avversione a confluire nel nuovo partito del Pdl. Ci dobbiamo rispondere di no: la sua avversione non è cambiata, e la sua felice coabitazione con Berlusconi in realtà non è mai stata genuina. Ossia Fini ha fatto buon viso a cattiva sorte e i suoi sorrisi erano fasulli.

Fini è un uomo, infatti,  dalle ambizioni smisurate. Punta molto in alto, e ha colto la palla al balzo.

Oggi che ricopre la terza carica dello Stato e le sue parole sono ascoltate perché sempre illuminate dal suo rango istituzionale, Fini sfodera quella lontana avversione, ed eccede in esternazioni che la sua carica non permette. E le indirizza tutte contro il Pdl, la cui fusione aveva avversato, riscuotendo il plauso dell’opposizione (addirittura Il Fatto Quotidiano, nemico dichiarato di Berlusconi, un paio di giorni fa è arrivato a fare un titolo significativo: “Fini capo dell’opposizione”). Lui insiste e continua a creare fibrillazioni nel Pdl che sfiorano la rottura.

La sua azione indefessa e dirompente ha ormai conquistato l’opposizione, la cui simpatia potrebbe  essere messa assai presto al servizio delle sue ambizioni.

Il collegamento tra quella lontana assemblea nazionale, che lo vide tuonare contro la fusione, e le esternazioni di oggi finalizzate alla sua smodata ambizione è di tutta evidenza.

Ma ce n’è anche un altro, di collegamento. Fini con quel no (che ha dovuto trasformare in sì perché sopraffatto dalla volontà del suo partito) in realtà non ha cambiato il suo modo di essere di quando era segretario del Msi-Dn. Ossia, per dirla con un noto proverbio, ha perso il pelo ma non il vizio.

Egli porta indosso una maschera, l’ha portata indosso sin da quando è nata An (il suggerimento di Fisichella fu in sostanza il suggerimento di una trasformazione che Fini ha pensato – contrariamente al suo partito, che ci ha creduto – solo formale, allo scopo di entrare nel circuito democratico e di approfittarne a suo uso e consumo) e questa maschera –  per effetto dell’esuberanza e dell’autorevolezza dategli dalla carica istituzionale che ricopre –  ora sta calando a poco a poco dal suo volto e  sta mostrando il Fini che è sempre stato: il Fini imbevuto di una mentalità fascista. E’ il vecchio monarca dello Msi-Dn, e poi di An che sta emergendo.  Fini critica il Pdl, non ricordando che ha diretto e dirigeva fino a poco tempo fa Msi e An con metodi non democratici, ma da monarca assoluto.

Fini non è stato così intelligente, tuttavia, a mio avviso, da nascondere ancora per qualche tempo la sua vecchia e intatta natura, allevato tenacemente, come è stato, da Giorgio Almirante quale suo migliore allievo (al punto che lo proclamò suo delfino – era il 6 settembre 1987 – e lo accompagnò a ricoprire la carica di segretario nelle elezioni che si svolsero di lì a poco, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1987. Almirante verrà eletto presidente del partito nella prima riunione del comitato centrale che si tenne nei giorni 23 e 24 gennaio 1988).

La sua segreteria si dichiarò subito in perfetta continuità ideale con quella di Almirante (qui).

Anche questa è storia.

Grazie al suggerimento in buona fede di Fisichella, Fini è entrato nei gangli del sistema democratico, nonostante egli continui ad essere (e il sostegno della vedova di Almirante di questi giorni lo conferma) lo stesso uomo politico eletto in quel dicembre del 1987.

Suggerirei quindi all’opposizione, nel momento in cui plaude a Fini, di non stendere lungo il suo percorso tappeti rossi ricoperti di fiori, giacché l’aver affidato a lui la terza carica dello Stato, già gli ha dato alla testa, e interpreta il suo ruolo facendo carta straccia della Costituzione. La ricorda agli altri, ma se la dimentica per sé.

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“Il traditore Fini lascia orfana la destra del Pdl” di Marcello Veneziani. Qui.

“Quando Fini voleva cacciare gli immigrati”. Qui.


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12 Comments

  1. Commento by Ambra Biagioni — 4 Dicembre 2009 @ 10:07

    Alle tue riflessioni, che condivido, vorrei aggiungere le parole di Barbara Di Salvo su quelli che lei chiama Avvoltoi

    http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=2682

    Ma vorrei dire anche che   Donna Assunta Almirante non dimostra molta coerenza se sostiene Fini, infatti fu lapidaria nel suo primo giudizio sul Delfino di suo marito Giorgio: lo chiamò ambizioso politico dai calzoni corti, saccente e presuntuoso, insomma inaffidabile. Come tutte le Madri però difende la prole della sua famiglia e poco importa se in tradiscono il Padre almeno per lo spirito di lealta che lo contraddistingueva.

    Ma il popolo non è tenuto a rispettare certe persone, specialmente   quando si allineano con i suoi nemici o sia pur solo se questi nemici hanno preso ad apprezzarlo.

     

  2. Commento by Felice Muolo — 4 Dicembre 2009 @ 11:11

    Ho sempre la sensazione che Fini,  come ho già detto,  non fa altro che mettersi al centro dell’attenzione. Prima era sparito dai giornali e dalla televisione, ora non più. Prima qui primeggiava la Lega e Di Pietro. Ora non più.  In sintesi: Fini vuol far capire a Berlusconi e agli italiani  che c’è anche lui, vivo e vegeto. Complesso del primo della classe? Direi ambizione.  

  3. Commento by Ambra Biagioni — 4 Dicembre 2009 @ 12:39

    Interessante questo articolo de L’Occidentale

    http://www.loccidentale.it/articolo/presidente+berlusconi+%C3%A8+giunta+l%27ora+di+buttare+gi%C3%B9+qualcuno+dal+predellino.0082788

  4. Commento by Maria — 4 Dicembre 2009 @ 13:16

    Fini è   un ambizioso e un presuntuoso: invidia Berlusconi perchè vorrebbe essere lui al suo posto, ma quel posto non lo occuperà mai perchè non è alla sua altezza: è il posto di un grande uomo e Fini non è che un ominicchio

  5. Commento by Ambra Biagioni — 4 Dicembre 2009 @ 13:34

    Ho commentato questo tuo articolo, Bart, sul Legno, domandandomi dove fosse finito Fisichella, leggi come risponde il Direttore Cavallotti

    http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_joomlaboard&Itemid=30&func=view&catid=15&id=464889#464889

  6. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 4 Dicembre 2009 @ 14:13

    @Ambras

    Riguardo al link del tuo commento n. 3 l’articolista, quando parla di governo che non opera, sbaglia clamorosamente. Come avrai pouto constatare, Berlusconi è in giro presso altri Paesi e invece di chiacchiere, porta a casa contratti importanti per le nostre industrie. Sono azioni che aiutano a superare la crisi e e resteranno vantaggiose anche per il futuro.
    Oggi, come avrai sentito dal Tg, era in partenza per inaugurare un cantiere di lavoro della Salerno-ReggioCalabria, ma non è potuto andare solo perché desidera seguire la deposizione strampalata di Spatuzza.

    Insomma Berlusconi, nonostante i numerosi attacchi, non dimentica di operare nell’interesse del Paese.

  7. Commento by Ambra Biagioni — 4 Dicembre 2009 @ 14:27

    Caro Bart, l’unica cosa che mi consola è proprio questa : il Governo continua ad operare e Berlusconi, là dove ha le mani libere, non cessa un attimo di cercare ed ottenere dall’estero commesse e accordi che aiutino l’economia dell’Italia a rimettersi in piedi e progredire.

    Figurarsi che proprio oggi l’America chiede aiuto a noi per poter portare avanti in Afghanistan quella lotta al terrorismo di cui sembriamo dimenticarci, un terrorismo che è dietro l’angolo.

  8. Commento by Ambra Biagioni — 8 Dicembre 2009 @ 19:25

    Articoli correlati qui e qui

  9. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 8 Dicembre 2009 @ 19:47

    Ottimi link, Ambra. Grazie.

  10. Commento by Ambra Biagioni — 9 Dicembre 2009 @ 09:30

    Su Fini e Farefututo

  11. Commento by Ambra Biagioni — 13 Dicembre 2009 @ 16:53

    La finale

  12. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 13 Dicembre 2009 @ 17:01

    Magnifica!

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