Saviano e Falcone14 Giugno 2010 «Ma io certe storie continuerò a raccontare. E continuerò a raccontare un’Italia che è quella dei Falcone » (qui). Quando il giudice Giovanni Falcone era nel pieno della sua attività , Saviano era un ragazzino. Anzi, lo era quando Falcone morì, nel 1992. Aveva sì e no quattordici anni. Quando Falcone a Palermo cercava di scardinare la mafia, Saviano non era nemmeno un ragazzino, ma un poppante. Quando Falcone arrivò a Palermo era il 1978 e Saviano non era neppure nato. Nascerà infatti l’anno dopo. Ricordo queste cose perché Saviano sappia che oggi Falcone, come Aldo Moro, è celebrato sulla bocca di tutti, ma ai suoi tempi era inviso dalla nostra classe dirigente, compattamente, tanto a destra che a sinistra. Il suo lavoro disturbava, apriva certi armadi che dovevano restare chiusi. Quando Caponnetto lasciò il Pool Antimafia non scelsero Falcone, che relegarono a Roma a fare il burocrate. Saviano non ha vissuto quei tempi, come me, e non sa l’aria che si respirava. Di doppiezza e di omertà soprattutto. Ma non da parte della mafia, il che è normale, ma da parte delle forze politiche. Tutti zitti quando Falcone venne praticamente messo a riposo. Ecco perché mi dispiace che Saviano non si accorga di essere diventato strumento di una manovra che tende a distribuire ipocrisia e confusione nel Paese. Gli chiederei di riacquistare quella lucidità che gli riconoscevo ai tempi in cui scriveva sul web (ricordo gli articoli su Nazione Indiana). Lì lo trovavo genuino e ispirato dalla voglia di combattere. Saviano può trovare qui un bell’articolo di Paolo Bracalini, in cui è dimostrato il voltafaccia di Stefano Rodotà sulla privacy, che prima difendeva perfino con zelo eccessivo, e che ora ha mollato in nome dell’antiberlusconismo. Qualche mese fa sul processo breve lo stesso Saviano avrebbe potuto riscontrare che il disegno di legge dell’attuale maggioranza era meno severo e stringente di quello presentato a suo tempo dalla senatrice Finocchiaro. Possibile, mi chiedo, che Saviano non sappia più leggere i fatti? Che cosa è cambiato in lui? Il successo lo ha reso fragile ai corteggiamenti di chi vuole utilizzarlo pro domo sua? Così succede che le denunce di Saviano non sono più credibili. C’è un eccesso di offerta, come si dice per il libero mercato, e il valore della denuncia cala. Vedrà con il tempo che nessuna libertà in Italia è stata violata. Che il nostro è un Paese di forte e consolidata democrazia. E si accorgerà pure che per nostra disgrazia abbiamo una sinistra che non si vergogna a smentire se stessa pur di denigrare e calunniare gli avversari. È questo il marcio dell’Italia: non avere una opposizione che svolga il suo ruolo con coerenza, onestà e verità . Perché la sinistra, e perché Saviano non hanno condannato con posizioni ufficiali e con articoli su Repubblica l’occupazione del Parlamento, vero delitto contro lo Stato e contro la democrazia? Non posso pensare che Saviano abbia condiviso quell’esibizione giacobina e scellerata. Saviano chieda ad Ezio Mauro se glielo fa scrivere un bell’articolo di condanna. Dal modo come lo guarderà , si renderà conto che è su Repubblica che non può scrivere ciò che vuole. La rivendichi lì la libertà , in quella che è diventata da qualche tempo casa sua. Letto 2022 volte. | ![]() | ||||||||||
Pingback by Processo Breve » Bartolomeo Di Monaco » Saviano e Falcone — 14 Giugno 2010 @ 12:40
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Commento by Ambra Biagioni — 14 Giugno 2010 @ 19:09
Da  L’Occidentale
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 14 Giugno 2010 @ 19:44
L’intervista a Dal Lago è assai interessante. Grazie.
Commento by Ambra Biagioni — 15 Giugno 2010 @ 12:02
Dal Legno