Spread, quando il Pd diceva: “Il premier deve dimettersi” Perché ora non dice niente?23 Aprile 2012 di Andrea Indini Tira una brutta aria a Palazzo Chigi. Sul tavolo del presidente del Consiglio il grafico dell’andamento del differenziale tra i Btp decennali e i Bund tedeschi. Un grafico all’insù. Troppo all’insù per non creare problemi sul piano politico. Il leader del Pd Pier Luigi BersaniIngrandisci immagineMentre Piazza Affari è di nuovo in balia della speculazione, il parlamento esplode: lo spread sui titoli di Stato è tornato sopra la soglia psicologica dei 400 punti base. Oggi è arrivato a toccare i 410 punti. “Oggi lo spread tra Btp e Bund ha sfondato di nuovo quota 400 – ha commentato il leader del Pd Pier Luigi Bersani – ora non c’è più tempo per crogiolarsi con le favole. Per far ripartire l’Italia ha bisogno di un colpo di reni, di discontinuità sul piano politico”. Discontinuità? Eh sì, il segretario democratico non ha più alcun dubbio: “Il premier si deve dimettere, altrimenti ci porterà a fondo”. Adesso che lo spread è tornato a far paura agli italiani, che le misure per rilanciare l’economia hanno solo contribuito a impoverire le imprese, che i rincari sulla benzina, sulle tasse e sulle bollette hanno ridotto all’osso il portafogli dei contribuenti, la politica torna ad alzare la voce. Dopo l’ennesima batosta per i titoli di Stato italiani, Bersani ha chiesto al presidente del Consiglio un definitivo passo indietro. La parola “dimissioni” adesso echeggia nell’aria e torna a unire il Partito democratico e il Terzo Polo. “Tra il marasma nel governo e una manovra finanziaria che dà un colpo enorme al sociale, il premier invece di rilasciare interviste sui suoi disegni futuri dovrebbe andarsene – ha tuonato Bersani – andare avanti così diventa pericoloso per il Paese”. Dopo mesi di silenzio, il numero uno di via del Nazareno è tornato a mettere alle strette il primo inquilino di Palazzo Chigi: “Questo quadro politico non è in grado di garantire una ripartenza. La strada maestra da percorrere resta quella di tornare al voto”. Secondo Bersani, infatti, il governo devrebbe andare a casa perché “si apra una nuova fase”. Insomma, è il ragionamento del leader piddì, sarebbe una vittoria se il capo del governo “andasse al Quirinale a rassegnare le dimissioni”. In realtà, Bersani non è l’unico in parlamento a chiedere un passo indietro da parte del presidente del Consiglio. “Il Paese sente la paura e i mercati chiedono una svolta. Votiamo subito come in Spagna. Serve subito una svolta per affrontare la crisi”, è il ragionamento di Bersani a cui si adeguano subito i vertici del Partito democratico. “Il premier costa troppo agli italiani”, ha attaccato pure Massimo D’Alema chiedendo chiaramente al capo del governo di lasciare l’incarico e farsi da parte per permettere agli italiani di andare alle urne e scegliere un nuovo governo: “Ogni ora che lui resta lì viene pagata da tutti i cittadini. Quando uno si trova in una condizione di queste genere si deve dimettere, non ha più la maggioranza, non gode di credibilità, questo permanere è soltanto un danno per il Paese, speriamo che duri poco”. Anche il vicesegretario del Pd Enrico Letta ci va ancora più pesante spiegando che il premier “è ormai una tassa che grava sulle spalle degli italiani”. “Le sue dimissioni valgono almeno cento punti di spread, denaro contante per le famiglie – ha detto l’esponente democratico – chi oggi non ha il coraggio di dire in pubblico ciò che dice in privato, e cioè che il premier è un danno per il Paese, non potrà poi avere una seconda chance”. Il malcontento nei confronti del governo non si limita al centrosinistra. Anche il Terzo Polo sembra aver cambiato completamente linea. E adesso sono in molti a chiedere la testa del premier. Il mantra “dimissioni, dimissioni, dimissioni” sembra essere tornato di moda. Anche Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc,ha addirittura ipotizzato che le dimissioni del premier potrebbero “valere 300 punti di spread” tra i Btp e i Bund tedeschi. Del resto, in casa Udc, la convinzione si sta radicando poco a poco. Il leader Pier Ferdinando Casini si dice convinto che, una volta rassegnate le dimissioni, il Belpaese ne vedrà gli effetti subito. Secondo Casini, infatti, serve un nuovo piano per lo sviluppo economico e altre misure per mettere al sicuro il sistema Italia dall’assalto della speculazione finanziaria. E, per farlo, il presidente del Consiglio deve fare un passo indietro. Al più presto. NOTA: tutto questo accadeva l’anno scorso, tra il luglio e il novembre del 2011, quando cioè il centrosinistra e il Terzo Polo premevano perché l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lasciasse Palazzo Chigi rassegnando le dimissioni al Colle. Adesso che lo spread è tornato a sfondare quota 400 punti base e Piazza Affari sta continuando a perdere terreno, nessuno alza la voce, nessuno chiede le dimissioni al premier Mario Monti, nessuno predende un nuovo governo o le elezioni anticipate. Perché? Cosa è cambiato? Letto 2111 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Robrob — 25 Aprile 2012 @ 09:08
Allora come fare per cambiare la faccenda italiana ?
Rivedendo solamente le ultime due legislature, credo che alcun personaggio porterà a termine un “suo” programma, in quanto 18 mesi sembrano il limite possibile, tanto per prendersi tutto cio’ che lo Stato concede a lor signori. Gli esempi di Berlusconi, e Prodi prima di lui, sono lampanti del perché e del come non hanno potuto mettere in atto cio’ che promisero.
Candidato prima o programma dopo non se ne uscirà.
Il denominatore comune c’è: Napolitano !
E un’idea stupida ?
Visto che al Colle preside uno che la Carta se la piega come vuole, dovremmo metterlo in condizione che, prima invece di predicare ad ogni uscita, stabilisca un programma da sottoporre ai cittadini mediante referendum.
In questo modo destra e sinistra saranno praticamente costrette ad ottemperare, come fecero con Monti.
In seguito, sempre il capo dello stato, organizzerà delle primarie nelle quali si presenteranno i candidati, dopo di che il Colle sceglierà, aiutato di chi vorrà, con il compito di organizzare un governo per applicare IL PROGRAMMA validato dal referendum !
Nessun candidato potrà allora aggirarlo, compresa la magistratura e compagnia bella.
Al punto al quale siamo dobbiamo ragionare per corto circuitare (si dice cosi’?) il vecchio sistema della politica italiana, nella quale si compiacciono tutti i parlamentari, partiti sindacati e via dicendo …
Ci vogliono idee nuove e sbarazzarsi dei vecchi arnesi.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 25 Aprile 2012 @ 10:50
Il problema è che occorrono riforme istituzionali per dare efficienza alla governabilità, e nessuno dei vecchi partiti ha intenzione di metterci mano sul serio.
Occorrerebbe organizzare una imponente protesta per mettere ko gli attuali partiti. Ma chi è in grado di approntarla, visto che non possiamo ripetere l’esperienza sanguinaria della rivoluzione francesce?
Spero che attraverso la rete nasca un largo movimento che guidi la protesta con indicazioni omogenee agli elettori per il 2013.
Per quanto mi riguarda ho messo in alto sul mio sito in bella evidenza la mia proposta.
Commento by robrob — 25 Aprile 2012 @ 14:00
Salve e grazie della risposta,
Temo che Lei, come molti, sia rinchiuso nel vecchio sistema italiano nel quale non si puo’ andare avanti.
Ed è vero che è difficile imaginare una via d’uscita per cambiare l’andazzo italiano messosi in orbita.
Ci vuole un cambiamento radicale, chi non lo dice !
Da anni vedo le denunce di Striscia, della Gabanelli come Iannacone e molti altri giornalisti, le Porta a Porta, Omnibus, le varie piazze pulite ed anni azzerati, o scrittori… Ma, malgrado tutte le denunce niente cambia.
Da francese, non voto in Italia, e vedo lo cose vostre con uno sguardo diverso, seguendo le “avventure italiane”
da molto tempo, spesso dicendomi:
non c’è più niente da fare per riportare questo paese a cose più normali, questi italiani sono tutti da “buttare”….
Scusi la franchezza sapendo bene che non è cosi’.
La recente “avventura” Monti-Napolitano-Berlusconi mi sembra un’opportunità per cambiare almeno in parte le cose.
Approfittando del modo di fare di Napolitano per costringerlo, Lui, il responsabile “predicatore” del come si deve fare,
à “salvare l’Italia”, compreso la modifica della Carta, per portare il Paese ad una Repubblica presidenziale, con
riduzione dei parlamentari e una sola camera.
Con la preparazione di un programma cui sarebbe il promotore, aggiustandolo con chi vuole e come vuole, per
poi sottoporlo al referendum. Non puo’ tirarsi indietro e nessuno opporsi, alla luce del recente precedente !
Dopo di che mette in opera le primarie per scelta del premier, con eventuale o no commissione adoc
Nomina l’eletto a carica di mettere in atto il programma con tanto di ministri.
In questo modo ogni italiano sarà costretto a participare, salve qualche mal alzato del mattino.
Tale progetto con le critiche attuali a Monti di quasi tutti, Napolitano essendo il suo “inventore”, non potrebbe ritirarsi.
Basta spargere la voce a qualche media e sul Web.
Credo anche che, se alcuni gli suggerissero tale progetto, potrebbe essere “flatté” di lasciare un tal segno nella storia italiana.
Giornalisti o scrittori come Lei, ed altri del LegnoStorto che seguo, l’Opinione, Iil giornale, Libero… potreste aiutare molto.
Cordiali saluti
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 25 Aprile 2012 @ 16:23
Impossibile mettere in piedi una procedura come quella da lei descritta, non
prevista dalla Costituzione. Ecco perché bisognerebbe organizzare una
rivoluzione “bianca” di largo segguito, quale oggi potrebbe aversi.
I giornali che lei cita sono troppo timidi, a mio avviso, per procedere in
questa direzione. Occorrono energie e temperamenti molti più agguerriti e
determinati. Bisognerebbe trovarli. A me piacerebbe che alla testa di un
movimento riformatore si mettesse Antonio Martino. L’ho scritto, ma la
proposta è caduta nel silenzio.
Commento by robrob — 25 Aprile 2012 @ 19:29
Dicevo nel pos précédente:
“Temo che Lei, come molti, sia rinchiuso nel vecchio sistema italiano nel quale non si puo’ andare avanti.”
Dimostrato con la Sua risposta:
“una procedura come quella da lei descritta, non
prevista dalla Costituzione”
Cio’ che fece Napolitano non è nella costituzione. L’ha piegata come gli pareva, o no ?
La soluzione è nel come convincerlo a farlo, e qui solo voi giornalisti scrittori e commentatori potrete indurlo a metterla in atto. I giornali che ho citato non credo siano cosi timidi. Si espongono abbastanza ma sono pochi e non sono bugiardi. Un BelPietro o Sallusti o un Feltri, o Diaconale o un Giacalone, potrebbero molto. Provate à convincerli.
Prima, sicuramente è necessario che Lei stesso ed altri, vedano una possibilità, sbarazzandovi delle vecchie prassi. In ogni modo non vedo altra uscita per il vostro Paese. Qualunque sia il personnaggio scelto per fare il Premier.
Come lo propone Ursus sarà destinato al fallimento, mi creda. Sarà annegato in poco tempo. Si ricordi della durata media dei governi dal dopo guerra in poi: 11 mesi !!!
Quanto ad una rivoluzione bianca, mi sembra difficile controllarle. Meglio provare altro prima.
In otre, una tale soluzione sarebbe ltipo a taglaire l’erba sotto i piedi della sinistra.
Antonio Martino non vedo chi sarebbe. Se è colui il quale fù ministro nel governo Berlusconi, non mi da fiducia. Come Pisanu e compagni…
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 25 Aprile 2012 @ 20:34
Credo molto nella mia proposta. Se i partiti trovassero 10 milioni di schede annullate con una frase identica di protesta, non potrebbero ignorare le proposte ivi contenute.
Scrissi ai direttori dei giornali di cui lei parla, ma nessuno ha risposto né mi pare stia facendo nulla per organizzare una protesta.
Ecco perché conto molto sulla rete e ho scritto il mio messaggio.
Vedremo.
Commento by robrob — 26 Aprile 2012 @ 12:48
Non credo sia possibile ottenere 10 mlni di schede con la stessa frase di protesta. Non è una cosa realista. In quanto ai giornali non basta una lettera o un mail.
Bisogna incontrarli e discuterne il caso di viva voce.
Ho una cultura di commercialista – commerciante, e ho imparato che nulla sostituirà mai l’incontro. Forse anche questo poco realista.
Ma rifletta bene alla mia idea, che non sarà semplice a portare al Colle !
Commento by Daniela — 27 Aprile 2012 @ 01:44
« Siete voi, sì, soltanto voi, i colpevoli, siete voi, sì, che ignominiosamente avete disertato dal concerto nazionale per seguire il cammino contorto della sovversione, della indisciplina, della più perversa e diabolica sfida al potere legittimo dello stato di cui si abbia memoria in tutta la storia delle nazioni. »
(Un passo del discorso del presidente della repubblica agli abitanti della città che ha votato in massa scheda bianca)
Saggio sulla lucidità (titolo originale, in lingua portoghese: Ensaio sobre a Lucidez) è un romanzo dello scrittore e premio Nobel per la letteraturaportoghese José Saramago, edito nel 2004. È una sorta di seguito del romanzo Cecità (Ensaio sobre a Cegueira, che gli valse il Nobel nel 1998) del1995, in quanto accomunato a questo dalla presenza di alcuni personaggi.
La trama I risultati delle elezioni amministrative in una capitale senza nome di un paese, anch’esso senza nome, mostrano l’insolita preferenza dei cittadini (oltre il 70%) per le schede bianche. Il governo del paese, retto da un non meglio specificato p.d.d. (partito di destra), che si contende il potere con il p.d.m. (partito di mezzo) e il minoritario p.d.s. (partito di sinistra), decide di far spiare i cittadini dalla polizia e di indire nuove elezioni, annullando le precedenti. Nonostante i metodi molto duri e repressivi, la polizia non riesce a scoprire nulla di nuovo, non c’è nessuna traccia dell’organizzazione criminale e sovversiva cercata dal governo, e le nuove elezioni danno un risultato ancora più sorprendente: l’83% delle schede scrutinate risulta essere composto da schede bianche.
Visti i pochi progressi delle indagini, il governo decide di auto-esiliarsi e di porre la capitale in stato d’assedio, ritirando ogni traccia delle istituzioni centrali, comprese le forze di polizia, eccetto per quel che riguarda elementi che hanno il compito di scoprire le cause di quanto avvenuto. Ben presto viene compiuto un attentato in una stazione della metropolitana, che lo stesso governo, nella persona delministro dell’interno, ha ordito, ma la colpa viene addossata ai cosiddetti biancosi, cioè all’organizzazione sediziosa accusata dal governo di aver fatto votare scheda bianca alla grande maggioranza della popolazione della capitale.
Etc etc ( da Wikipedia)
Una rivoluzione bianca andrebbe fatta, se non vogliamo la replica della rivoluzione francese.
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 27 Aprile 2012 @ 08:28
Ottima citazione, Daniela. Grazie.
Commento by robrob — 27 Aprile 2012 @ 09:04
Caro Di Monaco,
Daniela ha ragione, ma dimentica di includere nel “voi” tutti gli italiani !
Come coloro i quali ideologizzano nei forum o ballaro’ di turno applaudendo senza sapere cosa, gente che spiega come si deve fare, incapace poi di ripetere cio’ che ha detto.
Se capisco bene questa “possibilità é tratta da un romanzo.
Una pura utopia del paese “Utopia” imaginato da Thomas Morel, che non si produrrà mai in occidente, o almeno non ancora !
Sa perché ? Fin quando agli italiani, o francesi … non si toglie loro il pane della bocca non ci sarà niente. Basta vederli reagire, in gran parte “pecoroni”, e fare fare la spesa nei super mercati o negozi. Hanno ancora soldi a palate, e quando le si vede lamentarsi nei vari comizi o talk, è come vederli al bar in piena discussione.
Io che non muoio di fame grazie a Dio, quando faccio la spesa, solo o con la moglie, vedendo i prezzi da ladri praticati dal dopo euro, non ho più fame ! E pertanto davanti a mè passano carrelli della spesa pieni e stracolmi, a volte 2 alla volta, spesso tutto pagato in moneta contante e sonnate !
In questo modo si capisce tutto, in quanto i giornalisti (molti) non fanno il loro mestiere, e i cittadini, privati di buon senso, non sanno ascoltare.
Commento by Daniela — 27 Aprile 2012 @ 11:53
Sì, è un romanzo di Saramago. La citazione iniziale, che è lo sdegno del presidente della repubblica del luogo immaginato, mi fa sorridere perché penso che il nostro Presidente userebbe le stesse parole, nel caso accadesse. Di fatto, il “nostro” forse sarebbe contento, perché in questo troverebbe una giustificazione seppure ex post del suo colpo di mano… Non ci sono utopie, solo distopie! :wink:
Commento by robrob — 27 Aprile 2012 @ 13:17
“… Di fatto, il “nostro” forse sarebbe contento, perché in questo troverebbe una giustificazione seppure ex post del suo colpo di mano…”
Giusto ! Per questo mi sono inventato di utlizzare questo “piegatore della Carta” in modo intelligente, secondo me) per il bene degli italiani. anche se il metodo è fuori Costituzione, se ne affrancherebbe benissimo come ha già fatto.
Nessuno aprirebbe bocca. Basta “stimolarlo” in modo che capisca quanto sarebbe bello nella “Storia italiana” con il suo cappello in mano, passeggiando sulle pagine dei libri scolastici.
Ho coscenza di ribaltare un po’ il tavolo ma quando ce vo’ ce vo’ !