STORIA: I MAESTRI: 1951: Longo alleato di Stalin contro Togliatti11 Ottobre 2011 di Giovanni Russo Roma, marzo. « Longo â— riferiva l’orga no comunista â— ringrazia i compagni e il partito degli auguri. E’ l’occasione, questa, per un’esaltazione del carat tere della milizia comunista e del partito ‘mano con mi lioni di dita strette in un so lo minaccioso pugno’ e un richiamo ai compiti immedia ti, di oggi ». Nella stessa cro naca si leggeva: «Passa di mano in mano il numero uni co edito dalla sezione stampa e propaganda dedicato a que sto anniversario, fitto di te stimonianze e di fotografie; ognuno vi cerca, con curio sità e commozione, immagi ni che sono ormai affidate alla storia del partito: Lon go nella guerra di Spagna; a Milano nei giorni della Li berazione; Longo che diffon de L’Unità, che partecipa a una manifestazione di giova ni e, infine, che monta la guardia d’onore alla salma di Togliatti ». Il numero unico, intitolato « Il compagno Luigi Longo » è effettivamente molto inte ressante non tanto perché ri conferma la tendenza dei co munisti â— diremmo il loro intrinseco bisogno, anche in tempi di vie nazionali e di pluralismo del movimento â— a costruire un mito intorno ai loro capi (il vizio ingua ribile del culto della perso nalità), quanto perché con tiene una rivelazione clamo rosa, destinata a suscitare molto scalpore, sui rapporti nel 1951 fra Togliatti e Sta lin e fra Togliatti e la dire zione del PCI, di cui Longo era vice-segretario con Sec chia. Al numero unico hanno col laborato i massimi esponenti del PCI: da Giorgio Amendo la che lo apre, con un arti colo in cui esalta il contributo di Longo soprattutto nella «difesa ostinata della unità del partito » a Edoardo D’O nofrio, Antonio Roasio, Artu ro Colombi, Girolamo Li Cau si, Giancarlo Pajetta, Enrico Berlinguer, Alessandro Natta, Giorgio Napolitano, Pietro Ingrao, a Nilde Jotti, la com pagna di Togliatti. I temi de gli articoli avrebbero dovuto contribuire, tutti insieme, a rafforzare l’immagine tradi zionale del capo del partito, paterno verso i « problemi del la povera gente », ascoltato anche da Paolo VI: l’immagi ne, cioè, che con ben mag giore verosimiglianza, si era riusciti a dare di Palmiro To gliatti. Ma l’articolo di Nilde Jotti, testimone preziosa del la vita e delle vicende di Pal miro Togliatti, arreca un colpo durissimo a questa raffigura zione, svelando un fatto che finora tutti ignoravano. L’articolo della fedele com pagna di Togliatti è intitolato « I rapporti fra Togliatti e Longo, qualcosa di più che un’amicizia » ed è scritto nello stile, in apparenza distaccato, di chi rievoca solo dei fatti storici. In realtà è un atto di accusa contro Longo e tutta la direzione del PCI, che, se condo quantola Jottirivela, agli inizi del 1951, accettarono â— nonostante che Togliatti fosse assolutamente contra rio â— la decisione di Stalin che egli lasciasse la segrete ria del PCI, abbandonasse l’I talia e si trasferisse a Mosca come segretario generale del Cominform. La Jottiracconta che « non c’era dimestichezza di vita o comunanza di abitudini fra loro due, ciò che comunemen te costituisce il fondamento di un’amicizia. Non si chia mavano mai per nome », ma che « esisteva fra loro qualco sa di più sottile e tuttavia più solido di un’amicizia » e ri corda due episodi, strettamen te collegati all’ordine di Sta lin di estromettere Togliatti dalla direzione del PCI. Il pri mo episodio riguarda « una sera drammatica dell’ultimo giorno di ottobre del 1950 ». « Togliatti â— raccontala Jottiâ— due mesi prima era stato vittima di un incidente automobilistico che gli aveva procurato la frattura dì una vertebra e l’incrinatura del l’osso frontale. Era stato a lungo ingessato. Lo avevano appena liberato della pesan te corazza che gli toglieva la possibilità del riposo, quando cominciarono dei violenti do lori al capo sempre più insi stenti ed acuti. Negli ultimi giorni, le cose erano preci pitate in modo drammatico, rivelando di colpo, uno stato di compressione cerebrale ». Decisivo episodio Il racconto prosegue rife rendo che Togliatti era stato ricoverato in clinica in stato di incoscienza per un urgente intervento chirurgico, che era la sola possibilità di salvarlo.La Jottiricorda, poi. come Longo, che aveva ascoltato il rapporto dei medici « più che calmo, freddo, come distacca to da quella vicenda » mani festasse invece la sua emo zione affettuosa quando il chirurgo Spallone annunziò che l’operazione era andata bene e che Togliatti aveva già ripreso conoscenza. E qui si inserisce il secondo decisivo episodio che alza un velo sia sui rapporti che esistevano nel 1951 fra il PCI e Mosca, sia sul ruolo che, in quella occasione, Longo svolse. Ri feriamo integralmente il rac conto di Nilde Jotti. « Per un periodo di conva lescenza, dopo l’operazione, Togliatti si recò a Mosca. Ma risa (la figlia adottiva, n.d.r.) ed io lo accompagnammo. I medici avevano consigliato un clima freddo e secco ed il cli ma dei boschi intorno a Mo sca poteva sembrare adatto. In realtà la ragione di quel viaggio era prevalentemente, se non addirittura esclusiva mente, politica. Cominciava già allora la discussione sul Cominform, sul suo funzio namento, sui suoi compiti. Non ancora sui problemi che di lì a poco sarebbero esplosi nei nuovi paesi socialisti: uf ficialmente tutto andava be ne. In realtà così non era. Ne avemmo un primo sospet to già nel corso del viaggio, durante il quale i rapporti fra cechi e polacchi, che vollero accompagnare Togliatti fino a Brest-Litovsk, apparivano tesi e insofferenti. La ragione politica era in relazione al funzionamento del Comin form per il quale i compagni sovietici e per loro Stalin ave vano avanzato la proposta che Togliatti ne assumesse il segretariato generale. « Il che significava lasciare l’Italia. Togliatti era fiera mente contro la proposta. Non solo perché significava stare fuori del paese che amava, e lasciare la direzione del par tito alla cui crescita aveva dato tanto della sua passione e del suo lavoro: egli era so prattutto convinto che l’atto che l’aveva portato allo scio glimento del Comintern nel 1943 era stato giusto e che ogni ritorno indietro signifi cava solo illudersi di trova re una soluzione ai problemi del movimento operaio inter nazionale, perché le strade dovevano essere, di necessi tà, diverse. Duro scontro « Era quindi ben deciso a battersi perché quella propo sta fosse accantonata ed era consapevole che la battaglia sarebbe stata dura. Essa fu infatti molto aspra: Longo e Secchia vennero a Mosca ed ebbero incontri con Togliatti e insieme a lui con i compagni sovietici e con Stalin. I com pagni sovietici e Stalin insi stettero molto, aggiungendo, via via, nuovi argomenti a quelli originari. Premettero molto sui compagni insisten do sul fatto che l’attentato del 14 luglio 1948, prima, e l’incidente di macchina del 1950, dopo, (da essi attribuito ad una macchinazione crimi nosa); la situazione interna zionale e quella interna ita liana, dimostravano chiara mente che il partito italiano non era nelle condizioni di garantire l’incolumità dei suoi dirigenti. Si era infatti all’in domani del Patto atlantico e in piena guerra di Corea. Malgrado ciò, di fronte alla resistenza molto ferma di To gliatti, Stalin alla fine di una riunione assai aspra, che si era prolungata a lungo nella notte, ritirò la sua proposta. Ricordo il sollievo di Togliatti. « Ci preparavamo alla par tenza, di lì a pochi giorni, quando, all’improvviso, un te legramma della direzione del partito rovesciava di nuovo la situazione: in questo tele gramma la direzione annun ciava di essere giunta al con vincimento di dover accettare la proposta di Stalin soprat tutto in considerazione della situazione internazionale. Momento difficile « Era un colpo assai duro e imprevisto. Separava To gliatti dal partito e lo poneva con le spalle al muro. Tutta via Togliatti non si arrese. Chiese di nuovo che una de legazione della direzione ve nisse a Mosca a discutere. Vennero Secchia e Colombi. Si incontrarono ancora con i compagni sovietici e con Stalin. Discussero accanitamente. Alla fine Stalin ac cettò l’idea che Togliatti tor nasse in Italia per le elezioni (ci sarebbero state di lì a po co le elezioni amministrative della primavera del ’51) e di ridiscutere del problema in seguito. Partimmo così da Mo sca in una gelida notte della fine di febbraio del ’51 per un lunghissimo viaggio che, attraverso l’Ucraina, doveva portarci a Praga. Alla stazione non c’era nessuno dei di rigenti sovietici a salutare To gliatti. « A Praga giungemmo nei giorni stessi in cui si apriva, nel comitato centrale, la que stione Sling e Svermova, la prima di una tragica serie. Per due giorni restammo in una villa del tutto isolati. To gliatti vide soltanto Slanski in un fugace incontro alla fi ne di un pasto. Finalmente potemmo partire per Roma pieni di preoccupazioni e di pena. A Venezia, Longo e Sec chia vennero ad incontrare Togliatti. « Era un momento difficile. Ciò che mi colpi allora e die de a me la sensazione esatta della natura del legame tra Longo e Togliatti fu il modo come entrambi lo superarono. Togliatti non aprì mai la que stione in direzione. Propose soltanto di considerarla supe rata. Non so se Longo e To gliatti ne parlassero tra di loro. So che i loro rapporti uscirono da quel momento in tatti, forse più solidi di pri ma. Nessuno aveva spiegazio ni da chiedere o da dare. Ognuno aveva sostenuto ciò che gli sembrava giusto con lealtà e franchezza verso il partito e verso se stessi ». Così si conclude il dram matico racconto di Nilde Jot ti, che visse intimamente il tormento di Togliatti, il qua le si era visto isolato di fron te a Stalin e abbandonato dai suoi. La direzione del PCI, che prese la decisione di accettare la proposta di Stalin, era composta oltre che dai due vicesegretari Longo e Secchia, da Amen dola, Colombi, Di Vittorio (che si dice abbia fatto op posizione all’accettazione del l’ordine di Stalin), D’Ono frio, Li Causi, Negarville, Te resa Berlinguer, dirigente della federazione giovanile. Erano cioè presenti molti degli esponenti più potenti in que sto momento nel PCI, da Amendola, a Berlinguer, a Pajetta a Novella, dimessosi da segretario della Cgil, per tornare all’attività del parti to, gli uomini che, oggi, cer cano di convincerci della as soluta autonomia del PCI, per ciò che riguarda la poli tica interna italiana, rispet to a Mosca. Il 1951 era una delle epo che più dure dello stalinismo in Russia, il momento del ri torno alle repressioni, del dominio di Beria, l’anno in cui maturava il famoso processo di Stalin contro i medici ebrei. Si capisce perché To gliatti si sentisse sollevato quando riuscì a spuntarla con Stalin e a ottenere di po ter rientrare in Italia. Quel telegramma della direzione del PCI che, invece, rimet teva tutto in discussione e accettava l’ordine di Stalin di rinunziare al segretario del proprio partito deve es sere stato uno degli episodi più amari della vita di To gliatti e che egli non ha mai potuto dimenticare. Tanto vero che la sua compagna, Nilde Jotti, ha sentito il bi sogno di rivelarlo, proprio nel momento in cui si è cer cato di presentare il succes sore di Togliatti, Luigi Lon go, in occasione dei festeg giamenti per il suo settan tesimo anniversario, come l’alfiere della nuova politica di autonomia del PCI da Mo sca. Soprattutto della politi ca interna del PCI, di cui Longo dovrebbe garantire, agli occhi degli italiani, la democraticità e l’indipen denza. Letto 2452 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||