STORIA: I MAESTRI: Assolta Maria Antonietta3 Maggio 2013 di Roberto Gervaso Nel maggio 1786 si celebrò a Parigi il più clamoroso processo del secolo e uno dei più appassionanti di tutti i tempi. Sul banco degl’impu tati sedevano un principe del la Chiesa, un mago famoso e una discendente dei Valois. Più che il nuovo Re era stata la nuova Regina a esi gere la punizione del cardinale. Come la madre, anche Maria Antonietta odiava Rohan. Le poche volte che ave va avuto a che fare con lui, l’aveva trattato con sovrano disprezzo. Quel prelato galan te, libertino, scialacquatore, che si circondava di donne bellissime e viveva in un lus so degno di Versailles, le era odioso. Il mago famoso era un cer to Cagliostro. Il suo nome era sulla bocca di tutti. Le sue mirabolanti imprese avevano fatto il giro dell’Europa, le sue prodigiose guarigioni ave vano riempito le prime pagi ne dei giornali, re, principi, prelati avevano voluto cono scerlo, Caterina di Russia e Federico di Prussia ne erano stati letteralmente conquista ti. Ma, più di qualunque al tro, ne aveva subito il fasci no Rohan, che era diventato il suo zimbello. La discendente dei Valois era la contessa Giovanna de la Motte, nobile decaduta, spregiudicata, spavalda, am biziosa, senza il becco d’un quattrino ma con una gran voglia di farne, a qualunque costo e con tutti i mezzi. Es sa aveva conosciuto per caso Rohan, che l’aveva ripetuta mente soccorsa con lauti sus sidi. Perfettamente al corren te dei crucci del suo benefat tore, sapeva che avrebbe ven duto l’anima al diavolo per entrare nelle grazie della Re gina e ottenere a corte il rango confacente al suo bla sone. Con sfacciataggine pari alla dabbenaggine del cardi nale, la de la Motte, che vive va a Parigi col marito, riuscì a dar da bere a Rohan di godere dell’amicizia e della confidenza di Maria Antoniet ta. Chi meglio di lei â— disse un giorno al principe â— po teva intercedere in suo favo re presso la sovrana? Rohan si consultò con Cagliostro, che lo incoraggiò ad accetta re la mediazione, sebbe ne, personalmente, detestasse Giovanna. * Per meglio ingannare lo sprovveduto e credulone car dinale, la de la Motte compi lò lettere false, firmate da Maria Antonietta, e le mo strò a Rohan, che non dubitò minimamente della loro au tenticità. In queste missive la Regina si rivolgeva a Giovan na con frasi come: « Mia cara contessa », « Caro cuore mio ». Ogni volta che vedeva le let tere, il principe trasecolava. Un bel giorno la contessa gli annunciò che, dopo reiterate insistenze, la Regina s’era fi nalmente degnata di conce dergli un colloquio, natural mente segreto. L’appuntamen to era per la notte del 24 lu glio in uno dei giardini iì Versailles, dove â— dicevano i maligni â— Maria Antonietta era solita ricevere gli amanti. Rohan vi si recò trepidante e furtivo. Poco dopo compar ve una donna che gli mise in mano una rosa e gli sussur rò: « Voi sapete cosa signifi ca ». Il cardinale, gettatosi ai suoi piedi, non fece nem meno in tempo a rialzarsi che l’ombra si dileguò. Natural mente non si trattava della sovrana ma di una sgualdri na, assoldata per l’occasione dalla contessa. Al settimo cie lo per la felicità, Rohan pre miò con una forte somma di denaro Giovanna, nella cui mente già frullava un altro raggiro. A suggerirglielo erano stati due gioiellieri di corte, Boelimer e Bassange. Alcuni anni prima costoro avevano offer to al Re, perché la donasse alla Regina, una splendida collana di 593 perle del valore di circa un miliardo e sei cento milioni di lire attuali. Luigi XVI avrebbe voluto ac quistarla ma Maria Antoniet ta s’era opposta dicendo che in quel momento la Francia aveva più bisogno di navi che di collane. I gioiellieri erano rimasti molto male. Un giorno Bassange, cui la de la Motte aveva fatto cre dere d’essere in grande inti mità con la Regina, andò dalla contessa e la supplicò di met tere una buona parola. Tre settimane dopo, Giovanna gli comunicò che Maria Anto nietta s’era finalmente decisa a comprare la collana. Non poteva però tirar fuori i quat trini tutti in una volta, per cui chiedeva di pagare in quattro rate semestrali di quattrocento milioni l’una, a partire dal primo agosto del l’anno successivo (1785). La collana avrebbe dovuto esse re consegnata sei mesi prima. Ma non nelle mani della Re gina che â— diceva la de la Motte â— preferiva restare nel l’ombra, bensì in quelle di Rohan, che avrebbe garanti to per lei. Il cardinale firmò il contratto e col proprio no me impegnò nell’affare tutto il suo onore. Il primo feb braio Boehmer e Bassange af fidarono il gioiello al principe che lo recapitò personalmen te alla contessa la quale, aiu tata dal marito e dal segre tario, lo smontò e ne mise in vendita le parti. Avvicinandosi la scadenza della prima rata, la de la Motte, per guadagnare tem po, chiese uno sconto e poi una proroga del pagamento. I due gioiellieri, che si trova vano con l’acqua alla gola, fiutarono finalmente la truf fa. Si precipitarono a Versail les e chiesero di parlare con la Regina. Condotti al suo co spetto, vuotarono il sacco. Ma ria Antonietta cascò dalle nu vole. Disse che lei era all’oscuro di tutto, che non co nosceva la contessa e, quan to a Rohan, da anni non gli rivolgeva la parola. Quindi chiamò il marito e gli chiese di ordinare subito un’inchie sta e punire i colpevoli. * Rohan, Cagliostro e la de la Motte furono rinchiusi al la Bastiglia, in attesa del pro cesso, che cominciò il 22 mag gio dell’anno successivo, du rò sei giorni e tenne col fia to sospeso non solo la Fran cia, ma l’intera Europa, che si divise in innocentisti e colpevolisti. Non fu difficile ai giudici ricostruire i fatti, ap purare la verità e pronuncia re il verdetto che assolse Ro han e Cagliostro e condannò la de la Motte al marchio di fuoco e al confino a vita. Le sentenze furono accolte con giubilo dal popolo e con in dignazione dalla Regina. Fu un duro colpo per la corona e per il regime. « Coi suoi svolgimenti l’affare della collana causò le conseguenze più terribili » ha scritto Dorothy Moulton Mayer nella sua bella biografia di Maria Antonietta. Il volume (Maria Antonietta, Dall’Oglio, pp. 467, L. 4500), è quanto di me glio e di più documentato si possa leggere su questa sven turata sovrana. L’autrice, spe cialista di storia francese, ci fornisce di Maria Antonietta un ritratto a tutto tondo, be nevolo ma convincente. La fi glia dell’Imperatrice d’Austria non fu una grande regina, ma non fu nemmeno peggiore dì tante altre. Ebbe molte debo lezze, fu superba, ambiziosa, amò il lusso, riempì di corna il marito, ma seppe anche dar prova di fermezza, nobiltà e coraggio. Quando il tribunale del Terrore la condannò alla ghigliottina, accolse impassi bile la sentenza e a testa alta uscì dall’aula. A testa alta salì anche il patibolo, mentre il popolino la copriva d’insul ti e di sputi. Se non meritava più di regnare, non meritava neppure di finire a quel modo. Letto 2317 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||