STORIA: I MAESTRI: GESÙ FRA GLI SPECCHI26 Dicembre 2012 di G. Barbiellini Amidei Viveva quasi duemila anni fa a Nazareth un ragazzo capriccioso e vendicativo, ter ribile come un mago: i vicini di casa, dopo le prime espe rienze, ne stavano alla larga. Due bambini che gli avevano fatto innocenti dispetti ci avevano rimesso la pelle e i loro genitori, che avevano protestato, erano stati acciecatì. La stessa fine aveva fat to un maestro del villaggio, che aveva tentato inutilmen te di insegnargli l’alfabeto. Giuseppe, il patrigno, per avergli tirato le orecchie do po tante malefatte, si era sen tito rispondere così: « Tu ac contentati di guardarmi, ma non toccarmi. Non sai che non sono tuo figlio? ». Quel ragazzo aveva quattro fratelli, Jakob, Joseph, Jouda e Simeon, e due sorelle, Melcha e Escha, ed era destina to a una clamorosa carriera di prodigi e di notorietà: cui si preparava con piccoli mi racoli, facendo volare passeri d’argilla, fabbricando vespe e api da aizzare contro i com pagni; scendendo dai preci pizi appeso a un raggio di sole. Un giorno avrebbe do minato mostri alti millesei cento cubiti, come il diavolo Beliar; avrebbe rivelato la propria natura di « eone » (essenza spirituale) buono, li berando l’umanità dalla car ne, che è peccato, e avvian dola a un mondo perfetto tutto maschile: « poiché ogni femmina che diventerà ma schio entrerà nel regno dei Cieli ». Il Gesù dei Vangeli apo crifi potrebbe essere descrit to così e con tante altre pa role, ingenue e misteriose, grossolane e sottili, favolose e profetiche. Che cosa sono questi Vangeli apocrifi, pro posti al lettore moderno da Marcello Craveri in una bel la edizione di Einaudi (pagi ne 603, L. 7000) preceduta da un saggio di Geno Pampaloni? Sono antichi racconti del la vita del Cristo, che la Chiesa non ha accolto come autentici accanto alla narra zione di Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Uguali i perso naggi, l’epoca, l’ambiente, l’a zione drammatica: ma non di qui, non da questa tradi zione, non da questi segni vengono il Cristianesimo uffi ciale e la sua storia. Manca l’ispirazione, dice il teologo. Manca l’attendibilità, aggiun ge una parte degli storici. L’uomo di Chiesa segnala il contrasto con tutta la com plessa architettura della dot trina cristiana e dei suoi dogmi. L’inquisitore rintrac cia, versetto per versetto, nei deliramenta apocryphorum, i semi dell’eresia. Al lettore moderno queste pagine quasi ignote della più nota vicenda dei tempi paio no una fuga di specchi in torno alla nostra memoria: ogni specchio, lo Pseudo-Tom maso, lo Pseudo-Matteo, il Vangelo di Nicodemo, il Van gelo dì Filippo, il Vangelo della Verità, la Storia di Giu seppe, rifrange, distorce, re stituisce, approfondisce, sfu ma, fissa, ingrandisce, illan guidisce, favoleggia, svela, ba nalizza, sublima, astrae, smi nuzza parole giorni e pen sieri che in altro modo, con altre proporzioni e con altri colori, la nostra memoria già custodiva. Fra i Vangeli canonici e la fuga degli specchi c’è la Chiesa con la sua storia: se ne può fare a meno, quan do si deve scegliere fra rac conto e racconto, fra parabo la e parabola, fra versetto e versetto? Ciascuno risponde secondo il proprio profondo interesse, secondo il proprio modo di giudicarsi cristiano e di credere a un versetto pre potente sui mille e mille ver setti: « Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa… Io ti darò le chiavi del Regno dei Cieli e tutto ciò che tu avrai sciol to in Terra sarà sciolto in Cielo ». (Matt. XVI, 17-19). Se questo versetto è « vero », sono veri i Vangeli degli ere di di Pietro, sono falsi gli altri. La « verità » è quindi una scelta, non una conquista fi lologica. La grande disputa che ha dilaniato le diverse scuole interpretative e scate nato ì furori di ecclesiastici puntigliosi e di positivisti fa natici si è chiusa senza vin citori né vinti. Il problema, in fondo, non fu mai filologico: perché è certo che un uomo chiamato Gesù, giudeo, discepolo del predicatore Giovanni, vissuto in una terra e un tempo ma turi per l’annuncio, crocifisso per ordine di Ponzio Pilato romano, aveva predicato lo gia, cioè parole, a uomini che mandarono a memoria fatti e precetti. Soltanto dopo mol ti anni parole e fatti furono trascritti. E’ anche certo che ciascuna mano, a suo mo do, lasciò un’impronta sulla trascrizione. Quale di queste mani fu guidata da Dio, e quale dalla fantasia, quale fu illuminata dallo Spirito e quale dalle scuole mistiche e filosofiche contemporanee? Per chi è fuori dalla religio ne, la domanda non è una domanda, è un non-senso; per il filologo, per lo scien ziato, è quesito non perti nente. . E allora? Che cosa dice all’uomo di cultura questo viaggio attraverso i vangeli derelitti? Ci sono squarci dol cissimi di letteratura, ora po polare ora mistica, ci sono estatici cieli minori, gremiti di ingenuità e di vita. (Ed è il primo filone dei vangeli apocrifi, quelli dell’infanzia). C’è tutta l’eleganza intellet tuale, la profondità esoterica dell’ispirazione greca e orien tale: questo secondo filone degli apocrifi testimonia la forza della Gnosi, che fu una particolarissima religione pre dicata in odio alla Terra, che è parvenza, fantasma, frut to del male, e in lode a un etereo Cristo, venuto dall’i deale mondo del bene; una dottrina che ha singolari af finità con alcune ideologie del nostro tempo. Ma dentro questi Vangeli, c’è il cristianesimo, c’è quel la folgorazione che pone la storia cristiana al centro del la cultura dì duemila anni? C’è lo scandalo filosofico e politico che fa del cristiane simo non una setta né una scuola di pensiero, ma una inconfondibile religione? Si direbbe di no. Craveri, sulla base di una interpretazione delle ricerche storiche, affer ma che « in molti casi sorge legittimo il sospetto che l’in terpretazione più genuina fos se quella che è stata scar tata ». Sarà vero: ma â— come no ta con felice concisione Pam- paloni â— è tornando ai ca nonici che « ci ritroviamo in un universo nel quale l’inten sità e la novità del messag gio non rompono l’arcana semplicità della parola uma na ». Dopo duemila anni il letto re laico resta soprattutto col pito dalla essenzialità, dalla genuinità poetica, dalla tra sparenza delle parole scelte dalla Chiesa di fronte a quel le « apocrife » cadute ai mar gini del campo: e si potreb be concludere che, se anche non fossero state vere, lo so no divenute cammin facendo. Comunque, in un tempo in cui l’ateismo ha ucciso anche le eresie, le dispute sono cap ziose. Morti i miracoli, ogni voce che racconta il miracolo, anche la voce più ingenua e rozza, diventa miracolosa, e cara a tutti gli uomini di reli gione. Letto 1910 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||