STORIA: I MAESTRI: I dittatori non ridono mai o ridono troppo21 Gennaio 2015 di Furio Sampoli Il giornalismo angloamerica no ha una grande tradizio ne di libertà, e questo eser cizio della libertà muove dal fatto che nelle democrazie la opinione pubblica ha sempre determinato e determina, in larga misura, politica orienta mento sociale ed economia. John Gunter è uno di quei giornalisti americani che han no fatto opinione. Viaggiatore instancabile ha avuto la pos sibilità, come corrispondente politico, di confrontare la si tuazione e le idee del proprio Paese con quelle dei Paesi de gli altri continenti e di trarre conferme per la democrazia. Durante l’ultima guerra, al se guito delle truppe alleate, sbar cò in Sicilia e poi in Norman dia. I suoi libri sull’Europa, Asia, Africa, Russia, America Latina e sugli stessi USA han no avuto, in patria, una tiratu ra di oltre un milione di copie e questo può essere considera to un sismografo abbastanza esatto dell’influenza esercitata dalle sue corrispondenze sul l’opinione pubblica americana. Non per nulla è stato consi derato il più grande corrispon dente politico vivente. Il libro ora pubblicato in Ita lia Faccia a faccia (ed. Gar zanti, Milano 1967, pagg. 453, lire 3800) è una serie di profi li dei protagonisti della storia di oggi e di ieri, che Gunter ha « incontrato » nei suoi peregrinaggi attraverso il mondo: Hitler, Mussolini, Stalin, Trotzkij, Ataturk, Churchill, Gan dhi, Nehru, Montgomery, Roo sevelt, Mac Arthur, Eisenhower, Adenauer, De Gaulle, Nasser, Kruscev, Tito, Ciang Kai-Shek, De Valera, ecc. Una galleria, come si vede, quasi completa di « personaggi fa mosi » degli ultimi trent’anni di storia contemporanea. Ma il singolare di questa galleria è che Gunter, ripubblicando i suoi profili, non ha modifica to giudizi e valutazioni perso nali, ma ce li ripresenta così « come li scrisse ». E poiché pochi di questi « profili » sono antecedenti allo scoppio della seconda guerra mondiale, il lo rd valore â— specie in relazio ne a dittatori come Hitler, Mussolini e Stalin o a uomini come Churchill â— non è solo documentario, ma testimonia della lucidità e della perfetta visione politica del suo autore. I profili dei due dittatori fa scisti sono fra la fine del ’35 e inizio del ’36. Mussolini (feb braio del ’36) è colto all’apice del potere, quando molti in Italia e non pochi nelle stesse democrazie occidentali erano propensi a dargli credito o a vedere addirittura in lui una figura di notevole levatura in ternazionale, scattante, risolu to, con quella cordialità che piace ai dittatori, fatta di di sinvoltura e di una certa du rezza, Mussolini appare a Gun ter nel momento forse più felice. Nel giudicarlo, Gunter si era forse lasciato affascinare dall’uomo ed era propenso a guardarlo con gli occhi « degli anni trenta », la personalità po litica cioè « più nota è aggres siva d’Europa ». Ma anche nel quadro abbastanza « esuberan te » Gunter riesce a non di menticare una nota di humour, una pennellata di acuta sotti gliezza. Raccontando di un’in tervista del duce con un gior nalista inglese, Gunter sottoli nea come il giornalista fosse incoraggiato a muovere criti che al regime fascista dalla franca risata del suo capo. Il giorno dopo, però, il duce ri leggendo le bozze dell’intervi sta, cassò, decisamente, il ri ferimento alla risata. « I ditta tori », commenta Gunter, « non ridono mai ». Ed era proprio qui il tallone di Achille di Mussolini, che amava pavoneg giarsi in atteggiamenti di para ta e nei discorsi alle « folle oceaniche » arricciava le lab bra a sdegno e tonava con vo ce stentorea. L’idea di forza che egli intendeva inculcare bandiva ogni debolezza uma na o il concedersi al semplice moto dell’animo, fosse pure es so una risata alle critiche che venivano mosse al « graniti co » blocco fascista, espressio ne totalitaria dello Stato. Il Gunter, tuttavia, se come abbiamo detto, lascia intatti i suoi giudizi, li fa precedere da un « cappello » che riporta la data della compilazione e in sieme fornisce notizie essen ziali sull’ambiente di quel pe riodo. Inoltre ha aggiunto una nota alla fine di ogni profilo « per aggiornarlo, per ritoccare una valutazione o per soffer marsi su una spiegazione o un ricordo personale ». Il ri tocco su Mussolini include one stamente l’ammissione di es sersi fatto « incantare un po co ». Male, del resto, aggiunge il Gunter, comune a molti esponenti del mondo politico britannico e americano, Chur chill compreso. La rovina di Mussolini fu comunque, per Gunter, Hitler. « Hitler lo tra scinò nel baratro ». Il che è vero, ma nella misura che il fascismo e la sua politica di po tenza portava inevitabilmente Mussolini all’isolamento in Europa e a stringere con Hi tler il patto di acciaio, conse guenza necessaria di quella stessa politica. Più lucido, più penetrante ci sembra il ritratto del dittatore nazista. La data è signi ficativa: 1935. Hitler era al po tere da due anni. Ancora non aveva fatto alcuna mossa per svelare il suo sogno di impa dronirsi dell’Europa. L’occupa zione della Romania sarebbe avvenuta nella primavera del l’anno dopo, profittando della guerra d’Etiopia e reso esperto dalla debolezza delle democra zie occidentali nei riguardi dell’Italia. Nel ’35 Hitler appari va a non pochi uomini politi ci d’Occidente il possibile an tagonista di Stalin e tale pro spettiva durerà fin oltre Mona co. Gunter colpisce nel se gno fin dall’inizio: « Irraziona le, contraddittorio, complesso, Adolfo Hitler è un personaggio imprevedibile: la sua forza e la sua pericolosità stanno nel la sua imprevedibilità ». Pitto re fallito, uomo senza abitu dini, incapace di amicizia, Hi tler ha una immaginazione pu ramente politica. Unica reli gione, la Germania. Come per tutti i fanatici la fede in se stesso e la sua capacità di il ludersi erano enormi. Con un simile uomo soltan to la. cecità delle classi diri genti inglesi e francesi pote vano sperare di addivenire a un accordo o di poterne sazia re la sete di conquista. Ma se Gunter individua acutamente la psicologia di Hitler, sotto- valuta a nostro parere la com ponente razziale. E’ vero che nel 1935 la teoria della razza poteva ancora sembrare una frangia della Weltanschauung nazista. Gunter la definisce una teoria d’accatto, derivata da Gobineau e da Huston Chamberlain, e dal punto di vi sta antropologico una stupidag gine. Eppure proprio per que sta inconsistenza scientifica la nuova dottrina avrebbe fatto presa su uomini « irrazionali » come Hitler. Il concetto di raz za veniva da lui contrapposto a quello di « classe ». Il domi nio idealizzato, come naturale ricompensa della supremazia della razza eletta; la guerra rappresentava quindi il neces sario banco di prova e lo sterminio delle altre « razze » inferiori, un giudizio inappel labile della storia. Questo il sottofondo ideologico’ che ani mava Hitler e che era alla ba se di ogni sua concezione e azione politica. E da questo è spiegabile la insensata resisten za fino a Berlino, il desiderio della distruzione della stessa Germania, resasi indegna del grande sogno razziale, e sono logicamente conseguenti i cam pi di sterminio e la morte di sei milioni di ebrei. Dello stesso anno 1935 è il profilo di Stalin. Il dittatore sovietico è visto da Gunter piuttosto come il formidabile costruttore della Russia che il despota spietato. La sua cru deltà è già messa in conto an ticipatamente per necessità po litica. « La dittatura sovietica » scrive Gunter « differisce dalle altre in quanto ha accettato fin dall’inizio il diritto di di struggere le classi nemiche ». Il fine giustifica i mezzi. Sta lin stesso lo ammetteva con assoluta franchezza. A Lady Astor che gli chiedeva: « Per quanto tempo ancora continue rete ad ammazzar gente? ». Stalin rispose: « Finché sarà necessario ». Nella nota finale Gunter ribadisce la convinzio ne di aver toccato l’essenziale del carattere del dittatore ros so: la brutalità. Le epurazio ni del 1936-38, durante le quali cinquantacinque dei settantun membri del Comitato Centra le del partito dovevano essere soppressi, erano già nella lo gica del potere. E tuttavia ci sembra che nel giudizio su Stalin non vada disgiunta in Gunter una certa quale ammi razione per l’astuzia, la tena cia, la forza di volontà, che gli permisero di rimanere incon trastato dominatore fino alla morte e di portare la Russia al livello di seconda potenza mondiale. In Trotzkij, invece, Gunter ammira più l’uomo, il teorico, ma condanna il politi co. La Russia non poteva esse re che quella di Stalin. I fatti gli danno ragione. Ma la sto ria è interessata solo di fatti? Churchill è forse la figura più accarezzata. Alcune osser vazioni sul carattere dello sta tista inglese sono illuminanti e precorrono certe valutazioni recentissime. Come ogni uomo politico, che abbia occupato la scena del proprio Paese e del mondo per oltre un quaranten nio, i giudizi sono oscillanti. A critiche si susseguono lodi e viceversa. Ultimamente in In ghilterra qualcuno ha cercato di ridimensionare la figura di Churchill. Non tutto andò esen te da errori nel suo operato. Nel ’39 Gunter aveva la stra na sensazione che le idee po litiche fondamentali di Chur chill fossero quelle di un bam bino straordinariamente dota to, volitivo e con una pessima istruzione. « Pare, aggiunge, che sia rimasto fermo al di ciannovesimo secolo, mentre il mondo è andato avanti ». Subi to dopo lo scoppio della guer ra, Gunter ebbe un colloquio con Churchill. Le parti essen ziali del profilo combaciavano perfettamente con la nuova immagine. Ancora una volta Gunter fu sorpreso dall’intuito politico del suo interlocutore. Non si faceva illusioni sulla durezza della guerra; sapeva che prima o poi i tedeschi, do po la Polonia, avrebbero inva so altri Paesi, Ungheria, Jugo slavia, Paesi Bassi e forse Sviz zera, ma sapeva anche che sa rebbero stati battuti e che l’America sarebbe stata trasci nata alla guerra sul continente. Tralasciando altri profili, ci sembra opportuno terminare con quello che il Gunter trac cia di Nasser, l’uomo che gli avvenimenti odierni nel Medio Oriente hanno posto alla ribal ta dell’attenzione mondiale. Gunter lo scrisse e pubblicò nel 1955. Nasser era allora l‘homo novus, che aveva aiuta to Neghib a rovesciare i tre protagonisti che per trent’anni avevano lottato per il potere; gli inglesi, la corte e il Partito nazionalista. La rivoluzione era avvenuta nel luglio del ’52. Nel novembre del ’54, Nasser si liberava anche di Neghib e diveniva l’unico attore sulla scena dell’Egitto. La situazio ne interna era catastrofica. Il tenore di vita nei villaggi egi ziani era il più basso che in qualsiasi altro Paese del mon do civile. Il governo di Nasser prese misure che « sapevano grandemente di capitalismo statale ». Ma questo era condi zionato dal fatto che il capi talismo privato aveva smesso di funzionare con efficacia. Per Gunter, Nasser era un « puro ». Gli aspetti dominanti del suo carattere, disinteresse e for za. Devoto musulmano non si preoccupava (o non si preoc cupa) di sé: tutto ciò che gli importava era la vita dell’Egit to al quale, dice Gunter, ave va dato una cosa che l’Egitto aveva avuto raramente: la spe ranza. Nell’ottobre del -56 Nas ser nazionalizzava il Canale di Suez con il conseguente inter vento anglo-francese da un la to e di Israele dall’altro. Ma a quanto pare l’eccessivo di sinteresse e la purezza dei dit tatori nascondono ben altre mire assai più gravi. Nel ’58 Nasser era presidente della Repubblica Araba Unita. La unione con la Siria ebbe tutta via breve durata. In seguito, pur attuando riforma agraria, controllo delle nascite, na zionalizzazione dell’industria, Nasser ha sempre più accarez zato sogni di potenza militare chiamando fra l’altro in Egit to scienziati nucleari tedeschi. L’attuale guerra con Israele è l’ultimo atto di questa manìa di potenza. Ma il giudizio di Gunter era, forse, limitato al l’uomo. In un mondo vecchio qual era l’Egitto, corrotto e in dolente, Nasser doveva parer gli un modello non facilmente rintracciabile. L’onestà, come si vede, ha però i suoi limiti e i suoi rovesci della medaglia. Anche Hitler, a suo modo, era un puro e un onesto. Il libro del Gunter è, comun que, pieno di interesse. I let tori troveranno in esso e nelle figure trattate non pochi giu dizi esatti, intuizioni che pre cedono valutazioni storiche po steriori. Il che per un volume, che riproduce fedelmente ar ticoli che hanno oltre trent’an ni, non è poco. Letto 1462 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||