STORIA: I MAESTRI: Il tricolore al microscopio1 Maggio 2011 di Vittorio Frosini Presentando al pubblico dei lettori del Corriere, in uno dei suoi ultimi contributi, la re cente traduzione italiana di una opera su Napoleone e l’Italia, il compianto Fernando Manzotti rilevava con la sua con sueta finezza come, nei primi anni della sua carriera, l’Ita lia fosse al centro delle am bizioni di Bonaparte; a tal pun to, ch’egli era veramente as sillato dai suoi problemi, e che essa costituì « il cantiere di Napoleone », come diceva il ti tolo dell’articolo ricordato. Su quel cantiere, il generale còrso innalzò una nuova bandiera: giacché, secondo qualche sto rico, il tricolore italiano â— verde, bianco e rosso â— fa la sua apparizione nelle setti mane seguenti all’ingresso dei soldati francesi a Milano, e cioè nel maggio 1796. Sarebbe stata questa la bandiera, che il co mandante dell’Armée d’Italie assegnò alla prima truppa com posta di volontari milanesi, ordinando che al bleu del trico lore francese venisse sostituito il color verde, ch’era distintivo della divisa della guardia civi ca milanese. La bandiera della futura nazione italiana sareb be stata perciò dispiegata per la prima volta a Milano. La nascita ufficiale del nuo vo tricolore è registrata tutta via con una diversa data e in un diverso luogo d’anagrafe. E’ noto, infatti, che i deputati del la Repubblica Cispadana, filia zione giacobina della Repubbli ca madre francese, riunitisi a Reggio Emilia in rappresentan za anche delle consorelle città di Bologna, Ferrara e Modena, decretarono il 7 gennaio 1797 la creazione di uno « stendar do, o bandiera cispadana di tre colori, verde, bianco e rosso »; esso si conserva ancor oggi in quella stessa città, in cui sven tolò come nuovo vessillo. Va notato peraltro, che nella ban diera della Repubblica Cispa dana i tre colori appaiono di sposti a bande orizzontali, con il rosso in alto e il verde in basso; al centro, sul bianco, sta l’emblema della repubblica, un turcasso con quattro frecce, a simboleggiare le quattro città menzionate. Quella fu dunque l’origine ri conosciuta della nostra bandie ra, che venne solennemente ce lebrata nel suo centocinquante simo anniversario, e cioè nel 1947, in Reggio, con un discor so di Luigi Salvatorelli. E poi ché quella piccola repubblica, che aveva innalzato il tricolo re, venne poi assorbita nella Repubblica Italiana (di cui lo stesso Napoleone fu il fondato re e il presidente), la bandiera poté considerarsi a giusto titolo come simbolo nazionale, che venne ripreso e difeso nel no stro Risorgimento. Si è posto il problema della ragione della scelta che venne effettuata di quei tre colori, sebbene il loro insieme fosse chiaramente esemplato sul pre cedente del vessillo rivoluzio nario francese; e si è cercato di individuarne il significato per mezzo dell’interpretazione simbolica di ciascun colore. E’ un metodo aperto a facili sug gestioni, ed ognuno ricorda co me siano state suggerite corri spondenze poetiche dei colori con le idee, anzi con i senti menti della speranza, della fede e dell’amore. E’ possibile del resto, che la scelta dei colori derivasse da qualche tradizione iniziatica, di tipo massonico: così, è stato ricordato che in un’opera, pubblicata a Venezia nel 1791, e intitolata II Cagliostrismo svelato, fra le cerimo nie di rito prescritte, c’è quella che sugli occhi dell’aspirante ad entrare nella società segreta venisse posta una benda di se ta nera, che al suo termine recava tre lembi, o «ale »: una bianca, una rossa ed una verde. Sta di fatto, comunque, che la prima origine del tricolore non è stata ancora sicuramen te e definitivamente accertata, ma che permane in un’aura un po’ misteriosa, come si con viene a quel simbolo, così pre gnante di destino politico e mo rale. Ad accrescere, piuttosto che a dirimere queste incer tezze, valga anche la seguente osservazione. Nel cinquecentesco palazzo della Magnifica Comunità Cadorina, che sorge al centro del la ridente ed accogliente citta dina di Pieve di Cadore, e che accoglie un piccolo e ordinato museo relativo alla storia del la zona, si conserva una ban diera tricolore, verde bianca e rossa a bande verticali, che porta l’emblema cadorino di un pino posto fra due torri. Si tratta di un’insegna del Centenaro di Pieve, un orga nismo derivato dalla associa zione di comuni, della cui com posizione vi è già traccia ne gli antichi statuti della Comu nità; e il vessillo risale all’an no 1739. In questo caso, com’è ovvio, non si può pensare ad un’ascendenza massonica; e verrebbe fatto piuttosto di in dulgere a motivi di trasfigu razione poetica, il verde dei boschi, il bianco della neve, il rosso del sangue. Pieve di Cadore, così nota agli italiani per le sue attrat tive turistiche e per aver da to i natali a Tiziano Vecellio, merita considerazione anche come luogo ricco di storia. Es sa fu al centro della ricorda ta Comunità cadorina, e si die de un proprio codice di leggi fin dal 1338, poi accresciuto di successive « provvisioni » e « re formazioni », fino a costituire un corpo di statuti, che rima se in vigore fino al 1797, e cioè sino alla conquista napoleoni ca; quando una ventata rivo luzionaria abbatté le vecchie consuetudini, e sulla terra d’Italia spuntò l’alba di una nuova nazionalità giuridica. E nella stessa Pieve di Cadore nacque ed operò Pier Fortu nato Calvi, uno dei romantici personaggi del nostro Quaran totto, finito sul patibolo au striaco nel 1855. Insomma, che un primo tricolore si trovi giu sto a Pieve, che fu libero co mune rustico, degno di carduc ciana celebrazione; che custo dì per secoli una tradizione giuridica autoctona di ordina ta convivenza; che conobbe l’ardore del patriottismo, quan do si riconobbe parte di una patria più grande, non fa che confortare quel senso un po’ leggendario di incertezza sto rica, che circonda le origini del tricolore. Oggi, una descrizione del tri colore è entrata a far parte, come prescrizione di diritto, della Costituzione italiana, in un articolo apposito (art. 12): omaggio reso ad un segno di nobiltà storica, e insieme con ferma d’un impegno fondamen tale di continuità, che ricolle ga la Repubblica attuale alle prime aspirazioni di libertà, che furono espresse, in un mu to e colorito linguaggio, con quella bandiera. Letto 1460 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||