STORIA: I MAESTRI: Napoleone mitologico24 Agosto 2017 di Paolo Vita-Finzi In occasione del bicentenario napoleonico si moltiplicano i li bri sul Corse aux cheveux plats: ristampe, edizioni di lusso, me morie inedite, epistolari, nuove interpretazioni. Anch’io cerco un volume sull’Imperatore. An zi, nemmeno un volume; un semplice opuscolo. Se l’opera è breve, il titolo è piuttosto lun go, come quelli di certe commediole americane oggi di mo da: Comme quoi Napoléon n’a jamais existé, grand erratum, source d’un nombre infini d’er rata dans l’histoire du XIX ° siècle. Non pretendo la prima edi zione, anonima, che è del 1827, Mi basterebbe la quinta, pub blicata dopo la morte dell’au tore, e che ne reca il nome: era J. B. Pérès, bibliotecario della città di Agen. Alla peggio, po trei dichiararmi soddisfatto se rintracciassi la ristampa del 1909, curata e annotata da Gu stave Davois. Ma invano sfo glio cataloghi di librai antiqua ri; per ora debbo accontentar mi delle scarse notizie che sul libretto ci ha dato Vilfredo Pa reto nel suo Trattato di socio logia generale. Napoleone non è mai esisti to: si tratta di un mito solare. Gli storici pretendono che sua madre si chiamasse Letizia; ma sotto il nome di Laetitia si è voluto designare l’aurora, la cui luce nascente allieta tutta la natura. Va anche notato che secondo la mitologia greca la sposa di Zeus e madre d’Apol lo, simbolo della luce e del ca lore solare, si chiamava Leto, che i romani tradussero in Latona. Si dice che Napoleone, que sto moderno Febo Apòlline, avesse quattro fratelli: è una chiara personificazione delle quattro stagioni dell’anno. Na poleone mise fine al terrore pro vocato dall’idra della rivoluzio ne. Ma l’idra è un serpente, e poco importa la specie, trat tandosi d’una leggenda. Il no me più esatto è quello di Pi tone, il serpente che infestava la pianura di Delfo, e che fu ucciso per l’appunto da Apollo, onde ebbe il soprannome di Pizio. Messi su questa strada, com prenderemo meglio gli episodi che la tradizione ha attribuito al leggendario eroe, e potremo arrischiare noi stessi qualche ipotesi, in attesa di rintracciare l’opuscolo del dotto Pérès. Non saranno i 24 marescialli che fa cevano corona all’imperatore una chiara immagine delle 24 ore? La storia della campagna di Russia non assomiglia alla leggenda che fa di Apollo un servo di Admeto, re della Tes saglia, ed espressione allegori ca, secondo il Ramorino « della sorte cui sembrava condannato il sole nella stagione invernale, la quale pareva in certo modo esiliarlo e renderlo schiavo? ». E i rai fulminei del « Cinque Maggio » non saranno i raggi del sole? Un bel gioco dura poco; il lettore ha compreso subito che l’opuscolo del Pérès è uno scher zo. Ma a chi si rivolgeva la canzonatura? Il suo scopo era serio: mettere in dubbio la so lidità delle argomentazioni con cui all’inizio del XIX secolo si voleva vedere in ogni leggenda o favola dell’antichità un mito solare. Questa spiegazione, og gi abbandonata, era divenuta quasi di prammatica per gli eroi di cui l’esistenza era poco sicura o senz’altro leggendaria. Ancora mezzo secolo dopo l’opuscolo del Pérès l’illustre fi lologo Max Müller spiegava a suo modo la leggenda di Procri, sposa gelosa del bel caccia tore Cefalo, e uccisa da lui per sbaglio mentre lo spiava. Prokris, secondo il Müller, è no me connesso col sanscrito prush che significa « innaffiare » e col greco prox, «rugiada »: la leg genda significa quindi sempli cemente che « il sole bacia la rugiada del mattino ». Un altro studioso, Alfred Maury, sostie ne che i centauri, simili ai ca valli gandharvas della mitologia indiana, sono la personificazio ne dei raggi solari, che l’imma ginazione ariana paragona a cavalli; ovvero « delle nuvole che sembrano cavalcare attor no al sole ». Ma i centauri era no figli d’Issione, che reo d’aver offeso Giove venne legato a una ruota in perpetuo movimento. La ruota gira, il sole gira: chiaro anche questo, la ruota è una immagine del sole. Quanto allo Jensen, gli dobbiamo l’ipotesi che la narrazione evangelica della Passione sia un mito solare d’origine babilonese. Come si vede, i criteri d’interpretazione di questi dotti sono molto elastici: che cosa si può dimostrare con le etimologie sanscrite, o paragonando indifferentemente a cavalli tanto le nuvole quanto i raggi? Ciò non toglie che i miti solari abbiano una grande importanza nella storia delle religioni: ma la loro esistenza va riconosciuta per mezzo di prove storiche d’una certa solidità, e non rintracciando arbitrarie somiglianze fra le circostanze d’un racconto leggendario e le caratteristiche del sole in moto. Come osserva il Pareto, nei miti a un nocciolo primitivo s’intrecciano ricordi di fatti reali, immaginazioni fantastiche, altri miti successivi, teorie varie, metafore e allegorie; un insieme a volte inestricabile. A voler semplificare troppo, si giustifica la satira che identifica Napoleone col Sole. Del resto, lui sfolgorante in solio: quale immagine più solare di questa? Letto 1204 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||