STORIA: I MAESTRI: Togliatti: la voce italiana di Stalin25 Marzo 2017 di Giovanni Russo Il periodo più oscuro e tor mentato della storia del par tito comunista italiano è quello degli anni della clan destinità, dal 1926 al 1935. In Italia il fascismo si con solida e, nell’Unione Sovieti ca, Stalin si impadronisce del potere assoluto. Le lacerazio ni, che divisero i comunisti italiani e che hanno lasciato strascichi ancora vivi e po lemiche non sopite, furono profonde. Finora, però, non si aveva una ricostruzione complessiva di quei fonda mentali avvenimenti e si co noscevano solo le interpreta zioni di quello o di quell’altro protagonista. Il secondo vo lume della storia del PCI di Paolo Spriano, recentemente pubblicato da Einaudi, assu me perciò una grande impor tanza. Per la prima volta in fatti uno storico insospetta bile, comunista, ha ricostrui to quel periodo cruciale in base a una documentazione in gran parte inedita, rica vata sia dai rapporti della di rezione generale di Pubblica Sicurezza, depositati presso l’Archivio centrale di Stato, sia dalla corrispondenza se greta tra centro interno e centro estero del PCI, sia dal le testimonianze più varie, fra cui alcune tuttora scono sciute, di Gramsci, di Trotzkij, di Togliatti, di Longo, di Grieco, di Manuil’skij e di Terracini. Svolta a sinistra Questa rigorosa ricerca fa piena luce sulle circostanze in cui alcuni dei massimi espo nenti del PCI (Tasca; i tre dirigenti Leonetti, Ravazzoli e Tresso che si opposero alla « svolta a sinistra » imposta nel 1929 da Stalin: e Silone) vennero in contrasto con To gliatti e si dimostra che essi si erano opposti all’indirizzo politico voluto da Stalin per ché esso era stato deciso sul la base di una prospettiva completamente sbagliata. I documenti che pubblica Spriano confermano cioè, cla morosamente, le rivelazioni che un alto esponente comu nista, Giuseppe Berti, aveva fatto presentando nel 1966, negli Annali Feltrinelli, gli scritti dell’archivio di Tasca, e rappresentano un duro col po al « culto della personali tà » di Togliatti che il PCI vuole ancora, a tutti i costi, mantenere. Giorgio Amendola, recen sendo infatti, in Rinascita, il libro di Spriano, anche se usa (dati i tempi) un tono bene volo, diversamente da quello con cui polemizzò con il Ber ti, accusa tuttavia l’autore di fornire « ampio materiale per colpire Togliatti e ciò che egli rappresenta nella continuità storica del PCI », mentre Giu liano Pajetta, nella stessa ri vista, ha attaccato Spriano violentemente. Il PCI si ri fiuta quindi ancora di rico noscere la verità dei fatti i quali, però, nella fedele rico struzione dello Spriano, par lano con la voce chiara dei documenti e delle testimo nianze. Essi provano che To gliatti condivise sempre la po litica di Stalin, che ebbe con seguenze disastrose per la lot ta clandestina del PCI in Italia. Il libro è scritto su un dop pio registro. L’esame della si tuazione nell’Internazionale comunista è alternato a quel la nel PCI. Questo metodo si palesa utilissimo per com prendere le cause degli at teggiamenti che Togliatti via via assunse in contrasto non solo con Tasca, con Silone e con gli altri dissidenti in esi lio, ma anche con i dirigenti comunisti incarcerati come Gramsci e Terracini. La nar razione si apre con l’analisi della riunione del VI plenum dell’Internazionale, nel 1926. L’unico che osi contrastare Stalin è il primo fondatore del PCI, Bordiga, che lo ac cusa di subordinare gli inte ressi della rivoluzione mon diale alla politica dell’URSS. Stalin gli risponde duramen te e Togliatti si schiera con lui contro Bordiga. Il 1926 è l’anno in cui si decide la lotta per il potere nel comitato centrale del par tito bolscevico. Stalin, appog giato da Bucharin, riesce a far condannare gli oppositori capeggiati da Zinovev e da Trotzkij. Gramsci, che è ri masto in Italia ed è alla vigilia di essere arrestato, scrive una lettera a Togliatti a Mosca incaricandolo di consegnarla al comitato centra le del partito sovietico. Nella lettera, in cui condanna quel la lotta intestina, afferma fra l’altro: « Voi degradate e cor rete il rischio di annullare la funzione dirigente che il par tito comunista dell’URSS aveva conquistato per impul so di Lenin ». Togliatti risponde respingendo le argo mentazioni di Gramsci ma questi replica ribadendo il suo punto di vista. La lettera del segretario del PCI non poteva essere gradita a Sta lin e a Bucharin. Essa non sarà mai consegnata da To gliatti al comitato centrale del partito sovietico. Anzi To gliatti si allinea con Stalin al VII plenum dell’Internazio nale sferrando un nuovo at tacco contro Kamenev, Zino- vev e Trotzkij. Nel 1927, mentre in Italia la larga maggioranza dei co munisti che operano clande stinamente cade sotto i col pi di una perfetta macchina poliziesca, si apre nell’Inter nazionale il problema della Cina. Trotzkij e Bucharin Ciang Kai-scek soffoca nel sangue la rivoluzione operaia a Sciangai. E’ un’occasione per Trotzkij e Zinovev di attaccare nuovamente Stalin che aveva voluto l’alleanza con Ciang Kai-scek. Allora, come oggi, la questione cine se divideva profondamente i dirigenti sovietici. Stalin con voca il plenum dell’Interna zionale per far condannare gli oppositori sulla base di un documento che i delegati stranieri non hanno nemme no visto. I due delegati ita liani sono Silone e Togliatti. Silone protesta e si rifiuta di approvare un documento che non conosce. Si arriva a un compromesso ma, alla fine, Togliatti si trova schierato sulle posizione di Bucharin che, in quel momento, è il più valido appoggio all’ascesa di Stalin al potere assoluto. Nel VI congresso del Comintern (luglio – settembre 1928), Stalin rovescia però la sua posizione precedente. Li beratosi di Trotzkij vuole ora eliminare Bucharin. Per que sto sostiene che il primo av versario da abbattere sono i socialisti che sarebbero peg giori dei fascisti e che biso gna far sollevare le masse nei paesi capitalisti e fascisti. Questa svolta improvvisa av viene nel momento in cui l’Italia è già completamente dominata dal regime fascista ed i massimi dirigenti comu nisti in carcere (Gramsci, Scoccimarro, Terracini, Roveda) hanno ricevuto pesan tissime condanne dal tribu nale speciale. E’ facile ren dersi conto che non è possi bile rovesciare il regime con una rivolta armata e radicalizzando le masse. Il PCI, che si era ispirato fino allora alla parola d’ordine di Gram sci della necessità di convo care un’assemblea repubbli cana dopo la caduta del fa scismo, è ancora contrario al la tesi di Stalin di una « radicalizzazione delle masse ». Ma si è ormai scatenata aper tamente la lotta tra Bucha rin e Stalin. Togliatti si af fretta ad ammettere che la parola d’ordine dell’assemblea repubblicana va abbandona ta anzi rinnegata e si ade gua persino nel considerare fondata la « fascistizzazione » dei socialisti. In un discorse al comitato centrale della FGCl, il 12 settembre 1929, addirittura afferma che an che Bruno Buozzi è un al leato del fascismo. La nuova politica di Stalin provoca una crisi pure nel partito comunista tedesco. Il suo uomo di fiducia, Ernst Thälmann, è obbligato a di mettersi dal comitato centra le. Stalin riunisce i dirigenti dell’Internazionale e fa ri mettere Thälmann al suo posto. Corsa al suicidio « La crisi investe in pieno â— osserva Spriano â— l’Inter nazionale perché pone ormai su un terreno scottante il pro blema della totale subordina zione delle sue sezioni an che per ciò che concerne la loro vita interna alle decisio ni prese dai dirigenti del par tito russo, da Stalin per dir la più semplicemente ». Proprio per essere stato contrario ad ogni misura che interferisca nella vita inter na dei comunisti tedeschi, Ta sca viene definito da Stalin « opportunista infingardo » e al X plenum dell’In ternazionale il PCI viene at taccato perché non ha ancora espulso Tasca, il quale aveva già palesato il suo dissenso da Stalin che riteneva « la pattuglia di punta della controrivoluzione ». Togliatti viene invitato a mettere da parte il « tatto » impiegato finora nei suoi confronti. Ed è implacabile nel chiederne l’espulsione. Ormai la crisi si è aperta nel PCI anche sul problema del nuovo indirizzo organizzativo del partito nella lotta contro il fascismo. Togliatti, in accordo con Stalin, sostie ne che la situazione in Ita lia è matura per la rivoluzio ne e che il partito deve rea lizzare le sue posizioni ideo logiche nell’azione, perché â— egli sostiene â— « non vi sa rà mai la possibilità che i dirigenti possano riprendere, dopo la caduta del fascismo, legalmente il loro posto ». E’ avvenuto, invece, esattamen te il contrario. I membri del l’ufficio politico, Leonetti, Ravazzoli e Tresso, obiettano che i pochi militanti di cui dispone il partito non posso no esporsi con leggerezza al pericolo di essere arrestati. Anche Silone, che si tro va in Svizzera ammalato, pur non condividendo tutte le opinioni dei « tre », è contra rio alla « corsa al suicidio ». Togliatti accusa i « tre » di opportunismo. Agli inizi del giugno del 1929 Leonetti e Ravazzoli vengono espulsi, e poi anche Tresso in seguito ad un attacco di Togliatti che li definisce « traditori del partito e della classe ope raia ». A Silone si chiede di distinguere la sua posizione da quella dei « tre ». Alla fi ne pure Silone sarà espulso. Anche Gramsci e Terraci ni che sono in carcere in Ita lia sono contrari alla svolta voluta da Stalin e da To gliatti e condannano l’espul sione dei « tre ». Ma Togliat ti, al quale Terracini scrive una lettera riprodotta da Spriano, non tiene in nessun conto le loro opinioni: « Vie ne così maggiormente alla luce â—- scrive Spriano â— il carattere politicamente ob bligato di schemi che vengo no imposti dal movimento italiano dall’esterno. E pro prio per l’Italia (basti pen sare al problema dei sociali sti italiani) questi schemi ven gono smentiti dalla realtà ». Togliatti approva anche che il partito comunista tedesco blocchi, per decisione di Sta lin, con i nazisti e nazional-tedeschi nella richiesta di scioglimento immediato del Landtag e attacca Trotzkij il quale aveva invece afferma to che identificando sociali smo e fascismo il Comintern aveva favorito l’ascesa dei nazisti. Nel giro di pochi me si Hitler instaura infatti la dittatura più feroce mai ap parsa in Europa. Lo stesso Gramsci è accu sato d’essersi allontanato dal la linea politica del partito perché sostiene che i comu nisti devono battersi insieme con gli altri partiti demo cratici per il ritorno della li bertà in Italia. Bisognerà aspettare molti anni prima che si ricreino le condizioni per una ripresa della lotta contro il fascismo. Il risultato della politica di Togliatti e di Stalin si riassume in queste cifre: più di tremila sono i militanti comunisti denunziati al tribunale speciale nel 1931, in parte condannati e in parte assolti e inviati al confino. L’organizzazione clandestina comunista è stata sacrificata e, nel 1932, è praticamente distrutta. Letto 1277 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||