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STORIA: I MAESTRI: Togliatti: la voce italiana di Stalin

25 Marzo 2017

di Giovanni Russo
[dal “Corriere della Sera”, lunedì 22 settembre 1969]

Il periodo più oscuro e tor ­mentato della storia del par ­tito comunista italiano è quello degli anni della clan ­destinità, dal 1926 al 1935. In Italia il fascismo si con ­solida e, nell’Unione Sovieti ­ca, Stalin si impadronisce del potere assoluto. Le lacerazio ­ni, che divisero i comunisti italiani e che hanno lasciato strascichi ancora vivi e po ­lemiche non sopite, furono profonde. Finora, però, non si aveva una ricostruzione complessiva di quei fonda ­mentali avvenimenti e si co ­noscevano solo le interpreta ­zioni di quello o di quell’altro protagonista. Il secondo vo ­lume della storia del PCI di Paolo Spriano, recentemente pubblicato da Einaudi, assu ­me perciò una grande impor ­tanza. Per la prima volta in ­fatti uno storico insospetta ­bile, comunista, ha ricostrui ­to quel periodo cruciale in base a una documentazione in gran parte inedita, rica ­vata sia dai rapporti della di ­rezione generale di Pubblica Sicurezza, depositati presso l’Archivio centrale di Stato, sia dalla corrispondenza se ­greta tra centro interno e centro estero del PCI, sia dal ­le testimonianze più varie, fra cui alcune tuttora scono ­sciute, di Gramsci, di Trotzkij, di Togliatti, di Longo, di Grieco, di Manuil’skij e di Terracini.

Svolta a sinistra

Questa rigorosa ricerca fa piena luce sulle circostanze in cui alcuni dei massimi espo ­nenti del PCI (Tasca; i tre dirigenti Leonetti, Ravazzoli e Tresso che si opposero alla « svolta a sinistra » imposta nel 1929 da Stalin: e Silone) vennero in contrasto con To ­gliatti e si dimostra che essi si erano opposti all’indirizzo politico voluto da Stalin per ­ché esso era stato deciso sul ­la base di una prospettiva completamente sbagliata.

I documenti che pubblica Spriano confermano cioè, cla ­morosamente, le rivelazioni che un alto esponente comu ­nista, Giuseppe Berti, aveva fatto presentando nel 1966, negli Annali Feltrinelli, gli scritti dell’archivio di Tasca, e rappresentano un duro col ­po al « culto della personali ­tà » di Togliatti che il PCI vuole ancora, a tutti i costi, mantenere.

Giorgio Amendola, recen ­sendo infatti, in Rinascita, il libro di Spriano, anche se usa (dati i tempi) un tono bene ­volo, diversamente da quello con cui polemizzò con il Ber ­ti, accusa tuttavia l’autore di fornire « ampio materiale per colpire Togliatti e ciò che egli rappresenta nella continuità storica del PCI », mentre Giu ­liano Pajetta, nella stessa ri ­vista, ha attaccato Spriano violentemente. Il PCI si ri ­fiuta quindi ancora di rico ­noscere la verità dei fatti i quali, però, nella fedele rico ­struzione dello Spriano, par ­lano con la voce chiara dei documenti e delle testimo ­nianze. Essi provano che To ­gliatti condivise sempre la po ­litica di Stalin, che ebbe con ­seguenze disastrose per la lot ­ta clandestina del PCI in Italia.

Il libro è scritto su un dop ­pio registro. L’esame della si ­tuazione nell’Internazionale comunista è alternato a quel ­la nel PCI. Questo metodo si palesa utilissimo per com ­prendere le cause degli at ­teggiamenti che Togliatti via via assunse in contrasto non solo con Tasca, con Silone e con gli altri dissidenti in esi ­lio, ma anche con i dirigenti comunisti incarcerati come Gramsci e Terracini. La nar ­razione si apre con l’analisi della riunione del VI plenum dell’Internazionale, nel 1926. L’unico che osi contrastare Stalin è il primo fondatore del PCI, Bordiga, che lo ac ­cusa di subordinare gli inte ­ressi della rivoluzione mon ­diale alla politica dell’URSS. Stalin gli risponde duramen ­te e Togliatti si schiera con lui contro Bordiga.

Il 1926 è l’anno in cui si decide la lotta per il potere nel comitato centrale del par ­tito bolscevico. Stalin, appog ­giato da Bucharin, riesce a far condannare gli oppositori capeggiati da Zinovev e da Trotzkij. Gramsci, che è ri ­masto in Italia ed è alla vigilia di essere arrestato, scrive una lettera a Togliatti a Mosca incaricandolo di consegnarla al comitato centra ­le del partito sovietico. Nella lettera, in cui condanna quel ­la lotta intestina, afferma fra l’altro: « Voi degradate e cor ­rete il rischio di annullare la funzione dirigente che il par ­tito comunista dell’URSS aveva conquistato per impul ­so di Lenin ». Togliatti risponde respingendo le argo ­mentazioni di Gramsci ma questi replica ribadendo il suo punto di vista. La lettera del segretario del PCI non poteva essere gradita a Sta ­lin e a Bucharin. Essa non sarà mai consegnata da To ­gliatti al comitato centrale del partito sovietico. Anzi To ­gliatti si allinea con Stalin al VII plenum dell’Internazio ­nale sferrando un nuovo at ­tacco contro Kamenev, Zino- vev e Trotzkij.

Nel 1927, mentre in Italia la larga maggioranza dei co ­munisti che operano clande ­stinamente cade sotto i col ­pi di una perfetta macchina poliziesca, si apre nell’Inter ­nazionale il problema della Cina.

Trotzkij e Bucharin

Ciang Kai-scek soffoca nel sangue la rivoluzione operaia a Sciangai. E’ un’occasione per Trotzkij e Zinovev di attaccare nuovamente Stalin che aveva voluto l’alleanza con Ciang Kai-scek. Allora, come oggi, la questione cine ­se divideva profondamente i dirigenti sovietici. Stalin con ­voca il plenum dell’Interna ­zionale per far condannare gli oppositori sulla base di un documento che i delegati stranieri non hanno nemme ­no visto. I due delegati ita ­liani sono Silone e Togliatti. Silone protesta e si rifiuta di approvare un documento che non conosce. Si arriva a un compromesso ma, alla fine, Togliatti si trova schierato sulle posizione di Bucharin che, in quel momento, è il più valido appoggio all’ascesa di Stalin al potere assoluto.

Nel VI congresso del Comintern (luglio – settembre 1928), Stalin rovescia però la sua posizione precedente. Li ­beratosi di Trotzkij vuole ora eliminare Bucharin. Per que ­sto sostiene che il primo av ­versario da abbattere sono i socialisti che sarebbero peg ­giori dei fascisti e che biso ­gna far sollevare le masse nei paesi capitalisti e fascisti. Questa svolta improvvisa av ­viene nel momento in cui l’Italia è già completamente dominata dal regime fascista ed i massimi dirigenti comu ­nisti in carcere (Gramsci, Scoccimarro, Terracini, Roveda) hanno ricevuto pesan ­tissime condanne dal tribu ­nale speciale. E’ facile ren ­dersi conto che non è possi ­bile rovesciare il regime con una rivolta armata e radicalizzando le masse. Il PCI, che si era ispirato fino allora alla parola d’ordine di Gram ­sci della necessità di convo ­care un’assemblea repubbli ­cana dopo la caduta del fa ­scismo, è ancora contrario al ­la tesi di Stalin di una « radicalizzazione delle masse ». Ma si è ormai scatenata aper ­tamente la lotta tra Bucha ­rin e Stalin. Togliatti si af ­fretta ad ammettere che la parola d’ordine dell’assemblea repubblicana va abbandona ­ta anzi rinnegata e si ade ­gua persino nel considerare fondata la « fascistizzazione » dei socialisti. In un discorse al comitato centrale della FGCl, il 12 settembre 1929, addirittura afferma che an ­che Bruno Buozzi è un al ­leato del fascismo.

La nuova politica di Stalin provoca una crisi pure nel partito comunista tedesco. Il suo uomo di fiducia, Ernst Thälmann, è obbligato a di ­mettersi dal comitato centra ­le. Stalin riunisce i dirigenti dell’Internazionale e fa ri ­mettere Thälmann al suo posto.

Corsa al suicidio

« La crisi investe in pieno â— osserva Spriano â— l’Inter ­nazionale perché pone ormai su un terreno scottante il pro ­blema della totale subordina ­zione delle sue sezioni an ­che per ciò che concerne la loro vita interna alle decisio ­ni prese dai dirigenti del par ­tito russo, da Stalin per dir ­la più semplicemente ».

Proprio per essere stato contrario ad ogni misura che interferisca nella vita inter ­na dei comunisti tedeschi, Ta ­sca viene definito da Stalin « opportunista infingardo » e al X plenum dell’In ­ternazionale il PCI viene at ­taccato perché non ha ancora espulso Tasca, il quale aveva già palesato il suo dissenso da Stalin che riteneva « la pattuglia di punta della controrivoluzione ». Togliatti viene invitato a mettere da parte il « tatto » impiegato finora nei suoi confronti. Ed è implacabile nel chiederne l’espulsione.

Ormai la crisi si è aperta nel PCI anche sul problema del nuovo indirizzo organizzativo del partito nella lotta contro il fascismo. Togliatti, in accordo con Stalin, sostie ­ne che la situazione in Ita ­lia è matura per la rivoluzio ­ne e che il partito deve rea ­lizzare le sue posizioni ideo ­logiche nell’azione, perché â— egli sostiene â— « non vi sa ­rà mai la possibilità che i dirigenti possano riprendere, dopo la caduta del fascismo, legalmente il loro posto ». E’ avvenuto, invece, esattamen ­te il contrario. I membri del ­l’ufficio politico, Leonetti, Ravazzoli e Tresso, obiettano che i pochi militanti di cui dispone il partito non posso ­no esporsi con leggerezza al pericolo di essere arrestati.

Anche Silone, che si tro ­va in Svizzera ammalato, pur non condividendo tutte le opinioni dei « tre », è contra ­rio alla « corsa al suicidio ». Togliatti accusa i « tre » di opportunismo. Agli inizi del giugno del 1929 Leonetti e Ravazzoli vengono espulsi, e poi anche Tresso in seguito ad un attacco di Togliatti che li definisce « traditori del partito e della classe ope ­raia ». A Silone si chiede di distinguere la sua posizione da quella dei « tre ». Alla fi ­ne pure Silone sarà espulso.

Anche Gramsci e Terraci ­ni che sono in carcere in Ita ­lia sono contrari alla svolta voluta da Stalin e da To ­gliatti e condannano l’espul ­sione dei « tre ». Ma Togliat ­ti, al quale Terracini scrive una lettera riprodotta da Spriano, non tiene in nessun conto le loro opinioni: « Vie ­ne così maggiormente alla luce â—- scrive Spriano â— il carattere politicamente ob ­bligato di schemi che vengo ­no imposti dal movimento italiano dall’esterno. E pro ­prio per l’Italia (basti pen ­sare al problema dei sociali ­sti italiani) questi schemi ven ­gono smentiti dalla realtà ».

Togliatti approva anche che il partito comunista tedesco blocchi, per decisione di Sta ­lin, con i nazisti e nazional-tedeschi nella richiesta di scioglimento immediato del Landtag e attacca Trotzkij il quale aveva invece afferma ­to che identificando sociali ­smo e fascismo il Comintern aveva favorito l’ascesa dei nazisti. Nel giro di pochi me ­si Hitler instaura infatti la dittatura più feroce mai ap ­parsa in Europa.

Lo stesso Gramsci è accu ­sato d’essersi allontanato dal ­la linea politica del partito perché sostiene che i comu ­nisti devono battersi insieme con gli altri partiti demo ­cratici per il ritorno della li ­bertà in Italia. Bisognerà aspettare molti anni prima che si ricreino le condizioni per una ripresa della lotta contro il fascismo. Il risultato della politica di Togliatti e di Stalin si riassume in queste cifre: più di tremila sono i militanti comunisti denunziati al tribunale speciale nel 1931, in parte condannati e in parte assolti e inviati al confino. L’organizzazione clandestina comunista è stata sacrificata e, nel 1932, è praticamente distrutta.


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Bart