STORIA: Il caso Calabresi
26 Aprile 2012
di Costanza Caredio
Nelle ricostruzioni storiche antiche – ma anche recenti – vedi il caso Calabresi, viene generalmente trascurato o minimizzato il quadro dei poteri militari sovranazionali dell’epoca, i rischi di guerra.
Si privilegia il racconto, la scena, i protagonisti, credendo in tal modo di avvicinarli al lettore o spettatore , ma si pretende anche di rappresentare la “storia vera”. Ancor peggio, si piegano i fatti e le situazioni alle convenienze del momento.
Si fa ora al cinema, una ricostruzione del delitto Calabresi, ma a leggerne i resoconti non si dà il dovuto risalto al clima di “guerra fredda”, al terrore di tutti, allora che l’Italia potesse divenire di nuovo centro di combattimenti, come era accaduto nelle due guerre precedenti: 600.000 morti e innumerevoli prigionieri nella I guerra mondiale, la distruzione del territorio, i pesanti bombardamenti, la perdita di sovranità , vittime italiane su tutti i fronti, nella seconda. Questo era “lo spirito del tempo”, il sottofondo degli anni ’70, la paura di tutti, inespressa, ma reale. Lo Stato aveva il compito CON QUALSIASI MEZZO, di evitare che una insurrezione provocasse un intervento armato volto ad impedire che l’Italia uscisse dal contesto occidentale assegnatole. Questo era il “comune sentire”. Secondo Stato, infiltrati, gruppi deviati, erano considerati come facenti parte del gioco, e non facevano perdere di vista il nocciolo duro: avevamo già dato; che Rossi e Neri, Americani e Russi andassero a distruggersi altrove: benvenuti infiltrati, deviati, doppiogiochisti, mafiosi, se contribuivano ad allontanare un temuto Controllo Rosso, e l’inevitabile ritorsione americana. Il PCI e la CGIL erano sentiti come ambigui e inaffidabili. Il ricordo dell’insurrezione partigiana e delle armi nascoste era molto vicino .Gruppi estremisti spuntavano inarrestabili, glorificando rivoluzioni in un altrove cinese inverificabile. Ogni fine settimana i centri città – vetrine abbassate – erano percorse da bande intimidatorie e rumoreggianti, fazzoletti e bandiere rosse.
Nelle scuole era stato facile impadronirsi dei giovani completamente disorientati: i figli dei borghesi risentivano del fallimento militare e ideologico dei padri; i figli dei lavoratori, della scomparsa improvvisa del millenario assetto patriarcale-clericale e intravedevano una “società aperta” simile a un labirinto.
Ma il Paese resse: la DC e gli Apparati dello Stato fecero barriera con il sacrificio dei loro uomini: fu quella la Resistenza che unì per la prima volta l’Italia.
La DC vinse l’insurrezione, ma non onorò a sufficienza i suoi caduti, non elaborò gli avvenimenti, non costruì una politica di maggior Buon Governo e meno Ideologia: rimase prigioniera del catto-comunismo.
Considerando l’uso e l’abuso che la Sinistra ha fatto dei due martiri del Ventennio, Matteotti e Gramsci, ci auguriamo che a partire da Calabresi, anche le innumerevoli vittime degli anni di piombo siano onorate come meritano.
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