STORIA: La Prima e la Seconda Roma
25 Gennaio 2013
di Costanza Caredio
La difesa di Roma e dell’Italia dopo la perdita del ruolo imperiale, fu sempre difficile, e che la responsabilitĂ debba essere addossata al papato, è una leggenda anticlericale e antipapista. Dopo Nicea e la creazione dell’impero romano cristiano di Bisanzio, Roma e l’Italia rimasero indifese e oggetto di devastazione da parte delle tribĂą nomadi del Nord.Est europeo e asiatico e del Sud Est mediterraneo.
I papi, dopo aver cercato invano aiuto dai nuovi regni “cristiani", si organizzarono per resistere.
Il toscano Leone I allontanò gli Unni di Attila giunti sino a Mantova, utilizzando i tesori protetti dalle ossa dei Santi; si piazzò sotto le mura di Roma, impedendo ai Vandali il massacro dei cittadini. Il romano Leone IV, costruì una nuova cerchia di mura contro i Saraceni (mura leonine); Giiovanni VIII, armata una flotta, sbaragliò i Mori davanti al Circeo. Dal IX secolo i Mossulmani erano padroni della Sicilia e avevano un proprio enclave tra Napoli e la foce del Tevere, da dove partivano per devastare il territorio laziale. La grande Marozia, dei conti di Tuscolo, oggetto di maldicenza e discredito nei secoli ad opera di monaci e teologi protestanti, cercò, attraverso alleanze matrimoniali in uso nella Roma classica, di riportare la carica di Pontefice Massimo (il papa), nell’ambito delle famiglie patrizie che potevano organizzare una difesa efficace del territorio. Ma non fu possibile, l’assetto era giĂ stabilito. Nel IX secolo Roma contava giĂ un numero eccessivo di edifici sacri:”Dai monasteri si formarono successivamente 20 abazie e il numero dei conventi si moltiplicò vertiginosamente; si calcola che Roma contasse 20.000 suore, 40.000 monaci e 60.000 tra canonici e altri monaci viventi sotto regola claustrale” (Gregorovius, Storia di Roma, V,I)
Questa era la strategia per impedire la rinascita del potere romano e di essa rimase vittima la stessa Bisanzio. L’imperatore Maurizio (582-602) tentò invano di limitare l’accesso ai monasteri al suo personale amministrativo e la controversia iconoclasta – la distruzione delle immagini religiose “non dipinte da mano d’uomo” fonte di miracoli e di ricchezza per i monasteri – può esser vista come un tentativo fallito di limitare la progressiva erosione del potere statale da parte di quello ecclesiastico.
Nel 1453 la Seconda Roma non resse l’urto dei Mossulmani, ma con il matrimoniio tra Zoe Paleologo e Ivan III di Russia, legò la propria missione allo Zar, discendente di Augusto.
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