STORIA: Lettera a Francesco Petrini in merito al suo: “Lucca. Memorie, vissuti e percorsi eccentrici alla scoperta del Genius Loci”18 Febbraio 2019 Caro Francesco, il tuo è un poderoso e ponderoso lavoro di ricerca e di esperienze varie, che arricchisce il lettore, e in specie un lettore lucchese. Vi ho trovato notizie che mi hanno coinvolto, completando le mie conoscenze, come quelle relative ai bagni che si facevano nel fosso della città ; la tramvia Lucca – Ponte a Moriano; il suo grande Jutificio così importante per l’occupazione di mano d’opera, e per rimanere nella stessa area, il Mulino Pardini; le notizie sulla Croce Verde e sulla Misericordia (sulla storia della quale posseggo il libro di Simonetta Simonetti e Luca Ricci: “La Misericordia di Lucca”, del 1996). Tutto il capitolo dell’anarchia è notevole di nomi e di date. Interessanti gli stralci di giornale che riportano la cronaca dei funerali di Ferruccio Ercoli. Mi sono incuriosito della tua esperienza MCE che ha suscitato in me la memoria di quegli anni Settanta, così fervidi e gravidi di giovanile curiosità . Ho pensato a ciò che avveniva a primi anni di quel secolo nella recitazione teatrale con la lezione del russo Stanislavskij (la sua “psicotecnica”). Non conoscevo, pur essendo avvenuti nel corso dei miei anni più maturi, i nomi di coloro che si interessarono per trasferire da Piazza San Martino gli autobus della Lazzi, tra cui Arrigo Benedetti. Il libro (mi vengono in mente la parte dedicata a Saltocchio, la storia di Italia Donati – tragica e significativa, che non conoscevo -, la storia politica di Vivere Lucca e la tua esperienza di maestro a Mastiano), probabilmente è frutto del ricompattamento di più materiali elaborati nel tempo (così come dichiari, nella nota, per la storia di Italia Donati). Ciò non ne riduce l’interesse e l’importanza, ovviamente. La tua scrittura è molto diretta e chiara. Il lavoro evidenzia il tuo impegno sociale, sin dai giovani anni. Parlando di Mastiano mi hai fatto venire in mente Cesare Viviani che lì rappresentò (io presente: vi recitava mio figlio Stefano) “Piassa Pulita” e vi ambientò il suo capolavoro, “Ir troppo stroppia”, e il tuo modo di insegnare innovativo mi ha ricordato il maestro del mio paese di Montuolo di due dei miei figli, Giuseppe Marcheschi. E anche il maestro, mio amico d’infanzia, Roberto Del Bianco. Forse li hai conosciuti. Devi sapere che a partire dal 1948 io ho frequentato le elementari proprio alla scuola “G. Pascoli” di P.zza Santa Maria Bianca (mi ricordo, allorché le lezioni si tenevano nel pomeriggio, l’oscurità della sera e mia madre che veniva a prendermi da via Pelleria, dove abitavo). Promettenti qualità narrative, che potrebbero indirizzarsi verso il romanzo, le ho notate nei ricordi contenuti nel capitolo “Dentro la città ”, in quello dedicato alla vicenda di Italia Donati e a riguardo dell’ascensione al Convento dell’Angelo (tanti anni fa ebbi la fortuna di farmi aprire la botola nella navata sotto cui sono sepolti alcuni frati, ridotti a scheletri, con indosso la nera veste. Altri sono sepolti nel piccolo cimitero, costituito da forni, collocato a destra di chi percorra il viale d’ingresso). Perfetto il racconto Eros, dove queste qualità emergono in maniera assoluta, ed è magistrale (e per me il migliore) tutto quel capitolo. Sono rimasto entusiasta della passeggiata sulle Mura, che, se un giorno completerai nel suo intero percorso, potrebbe diventare un pezzo da antologia. Da giovane, abitando in città , in via Pelleria, 35, tante volte ho studiato seduto sulla panchina delle Mura, da te menzionata, davanti al laghetto dell’Orto botanico, il laghetto della leggenda di Lucida. Spesso facevo il giro delle Mura in bicicletta, pedalando in equilibrio e tenendo nelle due mani il libro da studiare. Non c’era pressoché traffico, e lo si poteva fare, ed io lo feci molte volte. Spero che tanto la panchina quanto la corona delle Mura mi ricordino. Tu hai provato ad immaginarti una Lucca nei prossimi anni, io ho fatto altrettanto, ma catapultandomi niente meno che nel Sesto Millennio, ed ecco i cambiamenti della nostra città che ho incontrato, leggendo qui. È un libro che suscita ricordi per un anziano come me, ed è ricco di riflessioni e di proposte per chi verrà dopo di noi. Bartolomeo Di Monaco
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