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STORIA: Lettera a Virginio Monti in merito al suo “Il futuro passato. Gli anni sessanta e l’imperdibile ’68”

20 Febbraio 2019

Caro Virginio,

il tuo è il libro di un rivoluzionario ancora pronto alla lotta con un convincimento ed un entusiasmo che non hanno conosciuto l’usura del tempo.
La rivoluzione onde poter vivere in una società più giusta è l’anima della tua storia. Essa ti ha guidato sin dagli anni di gioventù ed ancora ti fa compagnia e ti dà la forza di vivere e di pensare. Si avverte che non è invecchiata. C’è qualche linea di delusione per ciò che è mancato, ma la fiducia che un futuro diverso possa ancora arridere alla speranza e realizzare il sogno non si è spenta.
Raccontando la tua personale avventura umana, tu ci trascini dentro il lettore, che si trova partecipe di quei movimenti, di quegli incontri, di quelle lotte, riunito con te in quelle cantine dove prendeva forma il vostro sogno rivoluzionario.

Tu nella dedica che mi hai fatto hai scritto “al di là delle posizioni politiche diverse”. Oggi sono diverse, ma un tempo ero pervaso dal tuo stesso desiderio. Sono stato impegnato nel sindacato Cisl e molti dei personaggi che citi, li ho conosciuti e stimati: Enzo Lanini, Riccardo Fratino, (il segretario della CGIL, Sergio Gigli, che conoscevo bene, viveva nel mio rione di Pelleria), Paolo Barsocchi che lo sostituì alla guida della CGIL, Mario Dinelli, Marco Pedonesi, Vittorio Baccelli, Domenico Izzo (“Memo”) che gestisce ancora oggi una libreria di testi antichi, Pierluigi Bachi di cui conservo i tre dipinti che mi eseguì in occasione del mio matrimonio, il generoso e altruista Pier Giorgio Licheri, e il poeta Mario Lena a cui dedichi l’apertura.

Con il passare del tempo, ho scelto di dare il mio contributo in modo differente, combattendo la falsità, l’ipocrisia e la doppiezza togliattiana, che ancora persiste. La sinistra tradizionale, che anche tu non manchi di criticare, vive su questo e di questo e dunque la tallono e cerco di smascherarla. Non mi piacciono le posizioni ambigue finalizzate al solo potere. Tu non sei come loro, la tua storia dimostra che sei leale e limpido. Non so dirti se sei di sinistra (ma che cosa vuol mai dire questa divisione tra sinistra e destra?), perché tu incarni un ideale perenne che è quello di migliorare la vita degli uomini radunati in una società, in uno Stato. Non sei un mio avversario. Hai la mia stima, perché non tradisci, non ti contraddici, non ti nascondi.

Tornando al tuo libro, ho scoperto che sei stato un dongiovanni, piacevi alle donne e ti era facile conquistarle. Bello il ricordo di Adriana e delle parole che le dedichi: “Col tempo ci siamo persi totalmente di vista, nel cuore mantengo un ricordo indelebile e vivo di lei, sebbene siano ormai passati 50 anni.”. È la dimostrazione della tua natura di uomo che non dimentica e sa riconoscere e apprezzare per sempre. Ma tutte le donne intorno a te (anche l’amica di Daniela a cui non hai voluto dare un nome) si muovono come falene attratte dalla luce: qualcosa, dunque, di speciale deve essere dentro di te. La tua storia ne è testimonianza. L’amore verso il tuo sogno, la costanza e la pervicacia con cui ancora lo insegui sono rari e appartengono a uomini che non si dimenticano. La calda postfazione di tua figlia Ramona è lì a confermarlo.

Il libro, non solo rievoca un momento storico di grandi fermenti, ma è anche un tuo preciso ritratto, come fa un pittore quando dipinge se stesso e la sua anima.

Bartolomeo Di Monaco


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