Monti, Virginio
19 Febbraio 2019
Il futuro passato. Gli anni sessanta e l’imperdibile ’68
L’XI Zona Partigiana
Il futuro passato. Gli anni sessanta e l’imperdibile ’68
Caro Virginio,
il tuo è il libro di un rivoluzionario ancora pronto alla lotta con un convincimento ed un entusiasmo che non hanno conosciuto l’usura del tempo.
La rivoluzione onde poter vivere in una società più giusta è l’anima della tua storia. Essa ti ha guidato sin dagli anni di gioventù ed ancora ti fa compagnia e ti dà la forza di vivere e di pensare. Si avverte che non è invecchiata. C’è qualche linea di delusione per ciò che è mancato, ma la fiducia che un futuro diverso possa ancora arridere alla speranza e realizzare il sogno non si è spenta.
Raccontando la tua personale avventura umana, tu ci trascini dentro il lettore, che si trova partecipe di quei movimenti, di quegli incontri, di quelle lotte, riunito con te in quelle cantine dove prendeva forma il vostro sogno rivoluzionario.
Tu nella dedica che mi hai fatto hai scritto “al di là delle posizioni politiche diverse”. Oggi sono diverse, ma un tempo ero pervaso dal tuo stesso desiderio. Sono stato impegnato nel sindacato Cisl e molti dei personaggi che citi, li ho conosciuti e stimati: Enzo Lanini, Riccardo Fratino, (il segretario della CGIL, Sergio Gigli, che conoscevo bene, viveva nel mio rione di Pelleria), Paolo Barsocchi che lo sostituì alla guida della CGIL, Mario Dinelli, Marco Pedonesi, Vittorio Baccelli, Domenico Izzo (“Memo”) che gestisce ancora oggi una libreria di testi antichi, Pierluigi Bachi di cui conservo i tre dipinti che mi eseguì in occasione del mio matrimonio, il generoso e altruista Pier Giorgio Licheri, e il poeta Mario Lena a cui dedichi l’apertura.
Con il passare del tempo, ho scelto di dare il mio contributo in modo differente, combattendo la falsità , l’ipocrisia e la doppiezza togliattiana, che ancora persiste. La sinistra tradizionale, che anche tu non manchi di criticare, vive su questo e di questo e dunque la tallono e cerco di smascherarla. Non mi piacciono le posizioni ambigue finalizzate al solo potere. Tu non sei come loro, la tua storia dimostra che sei leale e limpido. Non so dirti se sei di sinistra (ma che cosa vuol mai dire questa divisione tra sinistra e destra?), perché tu incarni un ideale perenne che è quello di migliorare la vita degli uomini radunati in una società , in uno Stato. Non sei un mio avversario. Hai la mia stima, perché non tradisci, non ti contraddici, non ti nascondi.
Tornando al tuo libro, ho scoperto che sei stato un dongiovanni, piacevi alle donne e ti era facile conquistarle. Bello il ricordo di Adriana e delle parole che le dedichi: “Col tempo ci siamo persi totalmente di vista, nel cuore mantengo un ricordo indelebile e vivo di lei, sebbene siano ormai passati 50 anni.”. È la dimostrazione della tua natura di uomo che non dimentica e sa riconoscere e apprezzare per sempre. Ma tutte le donne intorno a te (anche l’amica di Daniela a cui non hai voluto dare un nome) si muovono come falene attratte dalla luce: qualcosa, dunque, di speciale deve essere dentro di te. La tua storia ne è testimonianza. L’amore verso il tuo sogno, la costanza e la pervicacia con cui ancora lo insegui sono rari e appartengono a uomini che non si dimenticano. La calda postfazione di tua figlia Ramona è lì a confermarlo.
Il libro, non solo rievoca un momento storico di grandi fermenti, ma è anche un tuo preciso ritratto, come fa un pittore quando dipinge se stesso e la sua anima.
Bartolomeo Di Monaco
L’XI Zona Partigiana
Soltanto per il fatto che è dedicato alla storia della XI Zona Partigiana e al suo leggendario capo Manrico Ducceschi, detto “Pippoâ€, questo libro merita la lettura e una grande attenzione: “Non è la ragione politica che muove Manrico ma quella morale, anzi la politica la vede come elemento di divisione, una perdita di tempo, e dell’azione partigiana preferisce quella di natura militare improntata a cementare il patriottismo, lo spirito di appartenenza ad un territorio ora invaso dalle truppe tedesche, e ad esse consegnato dal fascismo, dai fascisti repubblicani di Salò, dai monarchici pusillanimi e dal Duce.â€.
In questo brano c’è già tutto Manrico Ducceschi, il quale “l’8 settembre 1943, giorno in cui viene concordato l’armistizio con gli oppositori dell’asse, si trovava presso il Battaglione allievi ufficiali del V Reggimento Alpini di Tarquinia, quando a lui come agli altri suoi commilitoni viene detto di tornarsene a casa.â€.
Decide subito di aderire alla guerra partigiana: “maturò in cuor suo di organizzare una sua formazione partigiana con base nelle zone montane e meno accessibili della Svizzera pesciatinaâ€. La sua famiglia abita a Pistoia e Manrico conosce bene quei luoghi: “Era noto poi che il passo dell’Abetone fosse un punto fondamentale nella lotta di resistenza dell’Appennino Toscano, data anche la sua vicinanza alla linea Gotica. Questa zona montuosa inoltre si prestava bene ad azioni di sabotaggio e di guerriglia.â€.
Manrico mostra subito le doti di un leader. Ha capacità organizzative e non gli manca il coraggio. A Casabasciana insedia il suo quartiere a pochi passi da una caserma di soldati tedeschi.
Il libro è ricco di prove e di documentazione, talché assume la valenza di un testo storico, a cui anche attingere. L’autore si mostra molto preparato e le sue ricostruzioni, proprio perché suffragate da documenti, sono precise e affidabili.
Si resta ammirati dai dettagli di cui il libro è colmo.
Un importante collaboratore di Pippo fu il sardo Giuseppe Mulas: “… l’XI Zona Patrioti Pippo nasce grazie all’impegno di Manrico Ducceschi e alle sue doti di uomo e militare, ma avrà ed ha avuto in Mulas, alto e magro coi baffetti, i capelli lisci tirati all’indietro, e nell’altero e fiero La Loggia, due identità altrettanto importanti per dare forza e guida alla formazione partigianaâ€.
Pippo è attento a non provocare rappresaglie nelle località in cui opera il suo gruppo. Nello scontro alla Macchia degli Antonini, dove vengono fatti alcuni prigionieri, decide di non ucciderli: “Non si giudica però opportuno procedere ad una loro esecuzione capitale in seguito alla quale potrebbero verificarsi eventuali rappresaglie nei confronti degli abitanti della zona e dei soldati che in maggioranza si sono arresi di buon grado, per cui si provvede solo a disarmare e a degradare gli ufficiali fascisti con l’ammonizione di pene maggiori nel caso di persistenza nella loro opera di tradimento.â€.
Anche il “Gruppo Valangaâ€, comandato dall’eroico e medaglia d’oro Leandro Puccetti, si unirà alla XI Zona: “Solo dopo il 16 giugno [1944] il ‘Valanga’ viene inquadrato nell’XI Zona ‘Pippo’ pur operando sempre in totale autonomia.â€. Dopo la tragedia al Monte Rovaio del 29 agosto 1944, in cui, nello scontro con forze preponderanti tedesche, il Gruppo Valanga viene decimato (morirono 19 patrioti), e Leandro Puccetti ferito gravemente, talché morirà all’Ospedale di Castelnuovo Garfagnana il 3 settembre, il comando sarà assunto da Mario De Maria.
Il libro riporta molte imprese di cui il battaglione di Pippo fu protagonista traendole dalle relazioni di vari autori, tra cui lo stesso Pippo, grazie alle quali ci facciamo l’idea di come quelle zone della montagna pistoiesi fossero in fermento, senza concedersi pause, e pronte a ripartire dopo ogni azione miliare, e come per Pippo si trattasse di mandare avanti una organizzazione complessa.
Viene ricordato l’assalto alla camionetta su cui viaggiava il contrammiraglio Toyo Mitsunobo, che aveva con sé importanti documenti grazie ai quali gli Alleati poterono aprirsi un varco nella linea Gotica e continuare l’avanzata verso il Nord.
L’autore non manca di intervenire direttamente precisando e, quando occorra, rettificando.
Numerosi sono i casi di rastrellamento e di rappresaglia. L’autore ne ricorda puntigliosamente con nome e cognome le vittime. Ricorda pure il console d’Italia Landini che si adoperò con successo per salvare alcuni prigionieri raccolti per essere fucilati: “Verso la sera del 13 o del 14 giugno 1944 furono catturati una trentina di cittadini come ostaggi, che vengono portati ed allineati nei giardini pubblici del Capoluogo (nel parco di via Casalini) [siamo a Bagni di Lucca] per essere uccisi come esempio alla popolazione. Si racconta che furono salvati dal console d’Italia Landini che intervenne presso il comando tedesco alloggiato all’Albergo Continentale, poco distante dal luogo della strage. Quest’uomo, mai ricordato in nessuna celebrazione, riuscì a convincere il comandante generale che ordinò il rilascio degli ostaggi.â€.
Pippo fu molto attento a non lasciare ai tedeschi occasioni di rappresaglia: “Il problema più grosso era quello di impedire che la soldataglia nazifascista operasse azioni di rappresaglia indiscriminata nei confronti della popolazione. Il primo passo intrapreso e che rappresentava pure una necessità per i patrioti di Pippo, fu quello di posizionarsi nei distaccamenti distanti dai centri abitati.â€.
Attraverso i vari bandi e ordini del giorno emessi dal Comando dell’XI Zona, con i quali l’autore arricchisce il suo lavoro di ricerca, si ha il senso dei numerosi pericoli in cui incorre la formazione partigiana, impegnata continuamente a rafforzare i punti deboli e maggiormente esposti agli attacchi nazifascisti. Si prendono provvedimenti anche per impedire tentativi di infiltrazione, che non mancarono.
Non mancarono neppure incidenti tra le formazioni partigiane. Il 19 luglio 1944: “Durante i combattimenti gli uomini della brigata Bozzi avevano sparato contro quelli dell’XI Zona presi per nemici. Ci fu una disputa accesa, ma gli uomini della Bozzi sostenevano che quanto accaduto dipendeva dal fatto che i partigiani dell’XI Zona avevano abbandonato le posizioni del Lago Scaffaiolo. La competizione fra formazioni partigiane avviene anche a causa del diverso orientamento politico, ed è stata in talune circostanze anche feroce.â€.
L’autore ci offre anche questo dettaglio: “Era proprio la sera del 20 luglio [1944] quando Pippo fu ferito seriamente al viso dal calcio di un mulo, venne adagiato su una scala a pioli e trasportato a spalla nella sacrestia di Ospitale. Nel suo rapporto non c’è nulla di tutto questo.â€.
Monti si avvale e incorpora anche la testimonianza del partigiano Giorgio Petracchi: “Il racconto di Giorgio Petracchi, diverso da quello della relazione militare fatta da Pippo, è a suo modo integrativo quando descrive il percorso fatto dalla colonna partigiana.â€.
Qui si rimarca l’importanza dei rifornimenti provenienti dagli Alleati. È il 21 agosto 1944: “Viene ancora sollecitato via radio l’invio di rifornimenti, insistendo sulla loro urgenza e sulla loro necessità . Praticamente dalla fine della Battaglia delle Fabbriche di Casabasciana l’XI Zona Pippo e in particolare il gruppo comando, senza l’assistenza militare e alimentare degli alleati parrebbe paralizzato ad agire, dal momento che i rapporti con il P.d’A. e Giustizia e Libertà sono inesistenti e anche con il CLN fiorentino rimasti senza continuità .â€.
È menzionato un episodio tragico a riprova della severità di Pippo quando qualcuno dei suoi aveva violato la legalità : “In altri casi, come per esempio con Maestripieri Carlo detto ‘Baffo’, per prelevamenti effettuati senza mandato da parte del gruppo comando, Pippo intervenne obbligando la restituzione del mal tolto o il suo risarcimento in denaro. In quel caso, Pippo, nonostante la strenua difesa esercitata in favore del ragazzo da ‘Capretto’ in veste di avvocato difensore, sentenziò in base al bando di cui all’Allegato C la pena di morte, che Pippo stesso eseguì, si dice, con le lacrime agli occhi mentre sua moglie Renata disperata gli urlava contro di tutto, e alcuni sardi, sopraggiunti da poco nella formazione, non capivano quanto stava accadendo, e pensavano perciò di essere capitati in mezzo ad una banda di matti violenti. Alla famiglia del povero partigiano non venne pensato di mandare nessun risarcimento in denaro.â€.
Il gruppo XI Zona si scioglie: “L’esercito di liberazione nazionale XI Zona Pippo si sciolse in data 6 ottobre 1944.â€.
In seguito questi uomini furono aggregati all’esercito alleato fino all’8 giugno 1945, quando “il Battaglione Autonomo, reparto ausiliario integrato all’interno della 5a Armata.†venne smobilitato “con l’onore delle armiâ€.
Gli Alleati conferiranno a Pippo la “Bronze Starâ€. Nessun riconoscimento, ad oggi, è pervenuto dal governo italiano.
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