STORIA: Letture pasquali
8 Aprile 2012
di Costanza Caredio
Un’occhiata al giardino dove i mughetti hanno fatto un timido outing, ma le fresie sono esplose in tutta la loro bellezza insolente. Nel ricordo c’è il paese, dove nella vecchia chiesa romanica, le donne ponevano ai piedi dell’altare sotto il benevolo sguardo del parroco, le cassette di bianchi germogli di grano custoditi nelle cantine a simboleggiare la discesa nell’oscurità e il risorgere alla luce, delle divinità dei raccolti.
Nella Giudea degli anni 30 d.C. gli avvenimenti si susseguivano, tragici come si addice al luogo. Gli attori erano numerosi, non solo Pilato, procuratore romano, non solo Erode Antipa, ma la grande folla convenuta per la memoria della liberazione dall’Egitto che aveva cancellato i riti simbolici della natura.
I grandi protagonisti erano però altrove, a Roma, e a Ctesifonte. Era scomparso Erode il Grande una generazione prima (4 a.C.), un Idumeo che aveva guidato con mano sicura il paese verso l’Occidente; era stato un instancabile costruttore: di fortezze, strade, ponti, anfiteatri, porti, acquedotti, non solo nella Palestina, ma in Asia Minore e perfino in Grecia. Aveva capito e seguito lo spirito della civiltà greco-romana e respinto l’Oriente nomade e pastorale, dedito a razzìe periodiche, guidato da autocrati. Il suo Stato giudaico, amico di Roma, si inseriva in una rete di regnicoli tutti imparentati tra loro, eredi dell’Ellenismo: essi formavano una barriera di protezione, dall’Armenia alla Mauretania per contenere i giganti asiatici e le incursioni dal deserto africano. Ora la Palestina cercava autonomia e indipendenza.
Gesù di Nazaret si era proclamato erede del glorioso regno di David, ma il Tempio, governato dagli eredi dei Maccabei, da sempre condizionato dalle grandi comunità della Diaspora, quella romana e quella babilonese, lo respinse e lo consegnò ai Romani, irridendo le sue pretese alla regalità e indicandolo come “perturbatore della quiete”. Il gran sacerdote Ircano era stato istallato dai Parti, Erode Antipa dai Romani; non c’era spazio per il figlio di David.
La politica romana di contenimento a Est per mezzo di regimi amici, non mutò nel corso del secolo, ma Gerusalemme, dilaniata da lotte interne e condizionata da Babilonia, non dava più alcuna garanzia e fu distrutta. I seguaci del messia davidico furono infine accolti a Roma, ottenendo a nome di Pietro, zelota (indipendentista) il sacerdozio e ripudiando la violenza di Giuda Iscariote (il sicario).
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