STORIA: Tribù o Nazione?
12 Dicembre 2013
di Costanza Caredio
Le leggi razziali del ’38 ponevano problemi ora divenuti ineludibili: nel caso di conflitti armati a chi andrà la lealtà degli immigrati, il sacrificio della persona, della famiglia, della proprietà ? Affermando l’eguaglianza incondizionata ed eliminando dal linguaggio e dall’immaginario le diversità , le caratteristiche personali, tribali, religiose formatesi nel corso di millenni, lasciamo credere che la società felice multietnica verrà da sé. Lo Stato di Israele concede parità di diritti e procura condizioni economiche eccellenti alla propria minoranza mossulmana, ma l’esclude dall’esercito.Perché? perché gli arabi non possono e non debbono essere obbligati a combattere contro i propri fratelli.
Valeva questo nel ’38? L’esercito alleato guidato dagli USA aveva preparato e messo in campo una “brigata ebraica” che si sarebbe trovata di fronte i correligionari schierati con l’ASSE. Con le leggi del ’38, votate anche dai senatori ebrei, gli Italiani israeliti venivano sottratti a questo obbligo.
E’ nella loro tradizione: Giuseppe Flavio ci informa che il generale Anania, capo dell’esercito di Cleopatra III (II secolo a.C) rifiutò di invadere il regno dei Maccabei e così rispose alla sua regina:” Desidero che tu sappia che un torto fatto al re della Giudea, equivale a renderti nemici tutti noi”. E ai Greci di Scitopoli in Galilea che chiedevano ai vicini ebrei di combattere contro i correligionari, essi rispondono :”E’ proibito dalla nostra Legge”. La Città , lo Stato, la Nazione, istituzioni occidentali non sono in grado di spezzare i legami tribali e religiosi. E’ un situazione che si pone ora con forza per la presenza delle sempre più numerose comunità mossulmane in Italia e in Europa. A chi andrà la loro lealtà ? A noi il compito di rafforzare i nostri ordinamenti cittadini, nazionali e anche sovranazionali purché siano chiaramente a nostra difesa.
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