Su Napolitano molti non hanno capito niente12 Ottobre 2012 Pubblico l’articolo apparso oggi su “Il Tempo” a firma del suo direttore Mario Sechi per offrire al lettore un esempio di giornalismo inginocchiato e remissivo. Mi dispiace che tocchi a Mario Sechi, che molte volte ho apprezzato, ma a riguardo di Napolitano egli è stato ed è troppo accondiscendente. __________ Il settennato di Giorgio Napolitano è vicino al giro di boa. Quando la storia avrà accumulato molta sabbia nella clessidra e fatto posare il polverone della quotidianità , emergerà l’importanza di questo Presidente della Repubblica. Figlio della democrazia dei partiti, cresciuto nel Partito comunista, leader di una corrente minoritaria in una formazione che ha trascorso gran parte della sua avventura all’opposizione, è toccato proprio a lui vedere la fine della Seconda Repubblica e provare a evitare il crac del sistema istituzionale. Ieri Napolitano ha fotografato, ancora una volta, lo stato dell’arte della politica: gli scandali nelle Regioni, l’occasione mancata dai partiti per fare le riforme, il tempo bruciato a discutere di cose inutili invece di fare le cose utili per il Paese. Il suo tono è quello di un uomo che non dà per persa la speranza, ma nelle ultime settimane è emerso anche un tratto di malinconia nelle sue parole. Il Quirinale è stato il regista di una soluzione che ha evitato il crac (economico e istituzionale) ma non è stata colta dai partiti come un momento unico per rinnovarsi e innovare lo Stato. Quando la legislatura sarà giunta alla fine, sarà ancora più lampante la dissipazione di un’occasione servita su un piatto d’argento dall’uomo del Colle. Un altro presidente – privo di coraggio e magari ostaggio dei partiti – avrebbe risolto la crisi del governo Berlusconi con un ricorso al voto anticipato, una soluzione al buio che avrebbe trascinato il Paese in una spirale di speculazione senza ritorno. Monti è arrivato a Palazzo Chigi in uno «stato d’eccezione » e ha messo in piedi – con la regia del Quirinale – l’unico governo possibile in quel momento. Con la collaborazione dei partiti – e di Berlusconi prima di tutti – ben consci del fatto che nessuno in quel momento aveva la bacchetta magica per tirare fuori l’Italia dal pantano creato dalla recessione, dalla speculazione e dalla mancanza di una maggioranza in grado di rispondere alle sollecitazioni che venivano dai mercati e dall’Unione Europea. Ma gli stessi partiti che favorivano quella soluzione – evitando accuratamente il ricorso alle urne – dovevano anche approfittare di quel momento per riformare e autoriformarsi. È andata a finire come sappiamo: hanno votato tutti i provvedimenti del governo tecnico, qualche volta hanno ottenuto delle modifiche – migliorando o peggiorando i contenuti – delle leggi, ma si sono astenuti dal fare chiarezza al proprio interno e non hanno usato il potere parlamentare per fare quello di cui il Paese ha bisogno: avviare una fase costituente da proseguire nella prossima legislatura. Questo ha dato all’antipolitica una spinta eccezionale e gli scandali ne sono la logica conseguenza. Così vent’anni dopo Mani Pulite, siamo al punto di partenza. Letto 844 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||